Haiti e Repubblica Dominicana, così vicine ma così diverse


Haiti e la Repubblica Dominicana sono due paesi che condividono lo stesso territorio oltre che secoli di sfruttamento coloniale. Ma nonostante questo, sono due realtà completamente opposte con lingue e culture diverse.


Haiti e la Repubblica Dominicana sono due paesi che condividono lo stesso territorio oltre che secoli di sfruttamento coloniale. Ma nonostante questo, sono due realtà completamente opposte con lingue e culture diverse. Haiti è il paese più povero dell’America Latina, mentre la Repubblica Dominicana è caratterizzata da un’economia in forte crescita grazie al turismo. Le lingue ufficiali di Haiti sono il francese ed il creolo, mentre quella della Repubblica Dominicana è lo spagnolo; ad Haiti la maggior parte della popolazione è di origine africana, mentre nella Repubblica Dominicana sono meticci. Il 95% dei dominicani si dichiara cattolico mentre ad Haiti il cattolicesimo convive con altre religioni ufficiali[1]. Haiti ha un tasso di povertà del 60% e un tasso di estrema povertà del 24%[2]. La Repubblica Dominicana ha un tasso di povertà del 23%[3].
Com’è possibile che l’isola più popolata dell’America Latina sia divisa in due blocchi così distinti?
Gli aborigeni che vivevano nell’isola prima dell’arrivo di Colombo erano chiamati i Tainos che denominavano il loro territorio come Quisqueia, o madre di tutte le terre, o Haity ossia terra dalle alte montagne. Con l’arrivo di Cristoforo Colombo nel 1492, l’isola fu denominata la Hispaniola, usata come base strategica per la conquista e la diffusione del cristianesimo. Ciò comportò lo sterminio della popolazione Taina in meno di 25 anni e l’occupazione del territorio ricco di miniere d’oro e di terreni coltivabili. Avendo necessità di più manodopera, gli spagnoli importarono massivamente gli schiavi africani dal 1501 al 1520. Proprio in quest’ultimo anno, gli spagnoli persero interesse per l’isola lasciandola in mano ad un governatore locale, per dirigersi verso nuove terre pieni di ricchezze.

A quel punto, esploratori inglesi, francesi e olandesi si contesero la zona occidentale dell’isola, l’attuale Haiti. I francesi ebbero la meglio e ottennero ufficialmente un terzo del territorio dalla corona spagnola denominandolo l’Isle de Saint Domingue. Grazie alla produzione di zucchero convertirono la zona in una delle colonie più ricche del mondo e più lucrativa dei Caraibi, ovviamente dietro un crudele sistema di schiavitù. All’inizio del 1800, l’eco della Rivoluzione francese arrivò fino ad Haiti dove gli schiavi iniziarono ad insorgere dichiarando guerra alle forze di Napoleone Buonaparte e nel 1804 Saint Domingue dichiarò l’indipendenza e fu ribattezzata “Haiti”. Passò alla storia come la prima nazione indipendente dell’America Latina e la repubblica nera più antica del mondo. Tutto ciò ad un prezzo altissimo perché la Francia la obbligò a pagare un indennizzo gigantesco per compensare i soldi che non avrebbero ricevuto a causa dello sfruttamento del territorio. Haiti non è riuscita a saldare il debito fino al 1947[4].

Nel frattempo, la parte est dell’isola continuò a essere sotto il dominio spagnolo fino al 1821 quando si dichiarò stato indipendente di Haiti “spagnolo”. Così nacquero i due paesi. Tuttavia, l’indipendenza dell’Haiti spagnolo durò appena due mesi perché nel 1822 tornò ad essere occupata dal vicino Haiti francese che si ampliò inaugurando l’occupazione haitiana. L’occupazione haitiana, che durò per più di due decadi, fece emergere svariati conflitti sociali presenti ancor oggi. Infatti, Haiti governò con l’obiettivo di unificare l’isola e per farlo prese misure repressive e drastiche come proibire l’uso dello spagnolo nei documenti ufficiali, istaurare il francese nell’educazione primaria e limitare tradizioni culturali spagnole. Inoltre, il governo francese mise in atto una riforma agraria che pregiudicò i latifondisti bianchi e obbligò i dominicani a contribuire al pagamento dell’immenso debito haitiano. Dalla prospettiva domenicana, queste azioni furono viste come una “haitinizacion” forzata che provocò la nascita di un gruppo segreto separatista che riuscì a dichiarare l’indipendenza nel 1844. Fu solo allora che la parte orientale dell’isola iniziò a chiamarsi Repubblica Domenicana. Nel XX secolo furono gli Stati Uniti ad occupare nuovamente il territorio in diverse occasioni.

Queste continue divisioni e conquiste hanno portato ad una disuguaglianza sociale molto forte tra le due parti dell’isola che si identificano come due popoli distinti. La povertà di Haiti è marcata anche dall’incapacità di rispondere in maniera efficace ai disastri ambientali, mentre la vicina Repubblica dominica ha sempre affrontato problemi simili in maniera efficiente. L’isola, infatti, si trova in una zona critica ad alto rischio di terremoti e uragani. Nel 2004 l’uragano Jeanne colpì l’area della Repubblica dominicana provocando 19 morti, mentre ad Haiti le inondazioni uccisero 3.000 persone. Allo stesso modo l’uragano Matthew del 2016 ebbe effetti disastrosi ad Haiti dove persero la vita più di 300 persone[5]. Anche il terremoto del 2010, che ha devastato Haiti riducendolo a brandelli, ha avuto un impatto molto inferiore nella Repubblica dominicana. Tale incongruenza è dovuta all’incapacità haitiana di far fronte alle emergenze climatiche per mancanza di risorse volte alla mitigazione dei fenomeni atmosferici e al miglioramento delle infrastrutture locali. Inoltre, l’incremento della deforestazione delle foreste haitiane ha contribuito all’erosione del suolo e, di conseguenza, ad un impatto devastante delle inondazioni. Infatti, l’assenza di una copertura arborea fa sì che l’impatto di tempeste e uragani sia maggiore.

Alla base di tali problematiche regna un’instabilità politica ed economica che destabilizza l’intero paese. Haiti è stata governata per quasi trent’anni (1957-1986) da due dittatori, Francois “Papa Doc” Duvalier e suo figlio Jean-Claude “Baby Doc” Duvalier, che hanno eliminato oppositori politici per dissipare il dissenso. Dopo il ritiro del presidente Michel Martelly, il parlamento di Haiti ha eletto un nuovo presidente ad interim, Jocelerme Privert e l’elezione presidenziale di ottobre 2016 è stata nuovamente rinviata a causa dell’uragano Matthew[6]. Nel 2017 è salito al potere Jovenel Moïse, assassinato il luglio scorso. In una classifica di Transparency International sulla corruzione, Haiti occupa il 158º posto su 167 paesi. Dall’altra parte dell’isola, la Repubblica Dominicana ha tenuto elezioni presidenziali competitive. Dopo aver affrontato la dittatura di Rafael Leonidas Trujillo (1930-1961) e il governo autoritario di Joaquín Balaguer (1966-1996), Danilo Medina Sanchez è diventato presidente nel 2012, rieletto nel 2016. Attualmente il presidente è Luis Abinader dall’agosto del 2020.

La migrazione e il nuovo muro

Lo squilibrio tra i due Paesi ha portato numerosi haitiani ad attraversare la frontiera. Da molte generazioni i contadini haitiani sono stati elementi chiave per lo sviluppo dell’economia dominicana quale manodopera a basso costo. Si stima che oggi siano circa 500mila gli haitiani presenti in Repubblica Dominicana in modo illegale, su una popolazione di poco inferiore ai dieci milioni. Haiti non possiede registri anagrafici aggiornati e molti migranti non riescono a fornire documenti se non falsificati. Tra il 2017 e il 2021 le autorità dominicane hanno espulso quasi 250mila haitiani. La maggior parte passa dai quattro varchi ufficiali, con l’aiuto di reti criminali locali, soprattutto attraverso il valico di Dajabón (nord), dove si registra gran parte del flusso di migranti[7]. In seguito a questa situazione, il presidente della Repubblica dominicana Luis Abinader ha comunicato a febbraio di quest’anno la volontà di costruire un muro al confine con Haiti, ed è già in costruzione, con lo scopo di fermare i migranti irregolari ed eliminare il traffico di armi e droga, creando una frontera segura (confine sicuro)[8]. Si tratta di una barriera lunga 160 chilometri con 19 torri di sorveglianza, sensori di movimento e droni, per permettere agli agenti di frontiera di controllare il transito dei migranti[9]. L’idea del muro non è di certo un’idea nuova, dato che è l’espressione di un disprezzo e di una discriminazione storicamente molto forti e ricorda ciò che accade tra il confine Messicano e gli Stati Uniti. Tuttavia ci sono dubbi sulla funzionalità di tale muro e si pensa che non sarà un deterrente nemmeno per il traffico di cocaina che ha rappresentato il 75 % della droga sequestrata nella Repubblica Dominicana nel 2021. Nello stesso periodo in tutto il paese ne sono state sequestrate dodici tonnellate. Raramente questa sostanza è intercettata al confine dato che gran parte della cocaina arriva dal mare e viene scaricata sulle spiagge deserte nelle province meridionali come Pedernales e Barahona. Da lì viene trasferita in container diretti in Europa, o trasportata a Puerto Rico su piccole imbarcazioni. Il confine terrestre non ha un ruolo significativo nel narcotraffico sull’isola.

Ma cosa ha portato ad un aumento di tale fenomeno? La situazione socio-politica di Haiti è ormai al collasso e la vita quotidiana delle persone è costellata da morti ed insicurezza. L’anno scorso più di duecento detenuti sono evasi dalla prigione Croix-des-Bouquets alla periferia di Port-au-Prince, la capitale di Haiti. Nelle violenze sono morte venticinque persone, tra cui il direttore del penitenziario. Inoltre, ad agosto 2021 un forte terremoto ha nuovamente colpito Haiti provocando più di 2000 morti e feriti distruggendo mercati, raccolti e sistemi d’irrigazione, e interrompendo i collegamenti stradali. Secondo l’UNICEF, serviranno più di 120 milioni di dollari per superare la grave crisi umanitaria che coinvolge 1,6 milioni di haitiani, tra cui 800mila bambini. Quindi, il malcontento è ovunque ed il crimine è aumentato di quasi il 200% dal 2017[10]. Dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moïse nel luglio scorso, ad Haiti regna il caos[11]. Jovenel Moïse era stato eletto per la prima volta presidente del paese caraibico col partito di centrodestra Tèt Kale alle elezioni del 2015, poi annullate per brogli, e rieletto successivamente per governare dal febbraio 2017. Negli ultimi anni era stato accusato di corruzione oltre a voler restare in carica oltre il suo mandato. Nel 2019 ci furono violente proteste per chiedere le sue dimissioni, in cui morirono alcune decine di persone[12]. Molte bande criminali hanno approfittato della situazione per avere il controllo del territorio e rafforzare le alleanze coi politici locali. Oggi le bande criminali che operano nel paese sono circa 90 e le nove più potenti sono riunite nella coalizione, chiamata “G9 an fanmi” (G9 e famiglia). Questi gruppi controllano strade e porti, e hanno bloccato i rifornimenti di carburante, elettricità e cibo. Fino al 2020 le bande criminali operavano soprattutto nelle zone più svantaggiate della città, ma negli ultimi due anni è aumentato il loro dominio sul territorio insieme a omicidi e violenze. La zona di Butte Boyer è strategica per tali bande perché è l’unica via d’accesso stradale alla metà settentrionale del paese e tra la capitale haitiana e la Repubblica Dominicana. Le autorità hanno già perso il controllo del collegamento stradale tra Port-au-Prince e il sud di Haiti perché il quartiere di Martissant, a sud della città, è interamente in mano alle organizzazioni criminali. Le alleanze tra bande e politici locali erano già presenti durante gli anni della presidenza dello stesso Moïse, tra il 2017 e il 2021, che per questo erano stato denominato il periodo della «gangsterizzazione» di Haiti. Secondo alcune fonti, peraltro, la stessa alleanza “G9 an fanmi” sarebbe stata fondata da esponenti dell’amministrazione Moïse: i politici locali avrebbero usato le bande per controllare meglio le proprie aree di competenza, ostacolando il voto e le proteste degli oppositori. In cambio, avrebbero fornito alle bande armi, mezzi di trasporto e finanziamenti[13]. Il caos istituzionale e politico in cui è precipitata Haiti ha dato una spinta all’emigrazione.
In conclusione, la costruzione di un muro non risolverebbe nulla anzi potrebbe creare problemi all’intera economia della zona frontaliera[14].  Il fenomeno migratorio da Haiti e il caos all’interno del paese sono ancora fuori controllo e probabilmente rimarrà in tale situazione finché un governo stabile non prenderà le redini del paese. Molte persone hanno il desiderio è di fuggire da Haiti per iniziare una nuova vita[15].


Note

[1] https://www.youtube.com/watch?v=DSeuPF0Fn_g
[2] https://www.youtube.com/watch?v=3DpMIvYSZLw
[3] https://www.youtube.com/watch?v=bRI5–UmHxo&ab_channel=BBCNewsMundo
[4] https://www.youtube.com/watch?v=BexcniH31_U
[5] https://www.youtube.com/watch?v=3DpMIvYSZLw
[6] https://cnnespanol.cnn.com/2016/10/12/una-isla-y-dos-paises-las-diferencias-de-vida-o-muerte-entre-haiti-y-republica-dominicana/
[7] https://www.internazionale.it/notizie/douwe-den-held/2022/03/23/muro-santo-domingo-haiti ; https://www.bancomundial.org/es/news/press-release/2012/06/11/haiti-and-the-dominican-republic-more-than-the-sum-of-its-parts
[8] https://www.youtube.com/watch?v=bRI5–UmHxo&ab_channel=BBCNewsMundo
[9] https://www.agensir.it/mondo/2021/04/09/un-muro-a-dividere-lisola-di-hispaniola-mons-burgos-brisman-rep-dominicanale-nostre-braccia-sono-aperte-allaccoglienza-come-ci-chiede-francesco/
[10] https://www.youtube.com/watch?v=3DpMIvYSZLw
[11] https://www.theguardian.com/world/2021/jul/09/haiti-police-say-26-colombians-two-us-haitians-took-part-in-jovenel-moise-assassination-president ; https://www.youtube.com/watch?v=HIx6dQmYtPo
[12] https://www.ilpost.it/2021/07/07/jovenel-moise-morto/
[13] https://www.ilpost.it/2021/11/07/haiti-bande-criminali-post-au-prince/
[14] https://it.euronews.com/2022/02/21/un-muro-per-separare-la-repubblica-dominicana-da-haiti ; https://www.dire.it/22-02-2022/709602-haiti-la-repubblica-dominicana-avvia-la-costruzione-del-muro-anti-migranti/
[15] https://it.euronews.com/2021/08/19/la-disperazione-di-haiti-mancano-cibo-e-medicine


Foto copertina: Mappa geografica di Haiti e Repubblica Dominicana