Il governo italiano strizza l’occhio alla Russia in piena emergenza pandemica intaccando un sistema di alleanze “storico” e la stessa Ue, incapace di gestire la questione vaccini.
Italia – Russia
Il deterioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Unione Europea è stato, sin dalla fine della guerra fredda una sorta di costante che a più riprese ha visto crearsi diverse spaccature all’interno della stessa Unione. L’Italia, ha sempre cercato di mantenere una posizione filostatunitense molto marcata e ha visto il nostro paese come “non allineato” con il resto dell’Europa con la partecipazione più o meno attiva nelle guerre in Iraq e Afghanistan al seguito della famosa coalition of willings. In questo quadro di crisi dei rapporti già citata, la situazione pandemica globale causata dal Covid-19 ha smosso alcune dinamiche che mai ci si sarebbe aspettato di vedere e soprattutto da parte del nostro paese nei confronti di quelli che sono visti come aspiranti “competitor” del ruolo egemone globale degli Stati Uniti.
Dalla Russia con amore
Era il 22 marzo 2020 quando l’Italia in piena chiusura totale causata dalla dilagante epidemia di Covid-19 vide arrivare sul suo territorio nazionale del personale militare russo. Uomini e mezzi dell’esercito della Federazione Russa inviati per fornire aiuto alla situazione italiana (soprattutto nella bergamasca) sotto il comando del generale Kikot, le immagini in onda sui tg nazionali crearono grande scalpore.
Esperto di guerra batteriologica ed epidemie, l’alto ufficiale è il comandante della missione “Dalla Russia con amore”: un centinaio di militari equipaggiati di tutto ciò che serviva per contrastare l’offensiva del virus nella bergamasca. Una missione certamente umanitaria e in egual misura di propaganda[1]
Torneranno in Russia solo il 20 maggio dello stesso anno ma la loro “missione” umanitaria ha lasciato segni tanto profondi quanto invisibili agli occhi dell’opinione pubblica. Secondo fonti ufficiali la missione russa autorizzata dal governo italiano avrebbe dovuto avere durata indeterminata ma un fatto di tale portata non poteva lasciare gli alleati occidentali ed in particolare la Nato indifferenti. Infatti, sono state proprio le forti pressioni politiche di questi ultimi a determinare la fine della missione umanitaria russa sul nostro territorio nazionale.
Le pressioni degli alleati occidentali e dei nostri vertici militari, servizi compresi, hanno convinto il governo italiano e russo a chiudere di comune accordo “Dalla Russia con amore”. Se nelle loro interviste il premier Conte e il ministro degli Esteri Di Maio hanno ripetutamente precisato l’ovvio – e cioè che la solidarietà cinese e russa non modificavano la nostra collocazione internazionale – così ovvia la nostra fedeltà geopolitica non doveva essere: non per gli americani né per la Nato. E nemmeno per cinesi e russi che ci hanno provato, dal loro punto di vista legittimamente, in un paese nel quale i 5Stelle avevano mostrato grande simpatia per i primi e la Lega per i secondi.[2]
La pandemia che ancora oggi ci attanaglia ha inevitabilmente cambiato la posizione di molte pedine dello scacchiere internazionale, accelerandone o congelandone i progressi. Il caso italiano ha visto una forte accelerazione di quei nascenti sentimenti di simpatia nel nostro governo verso potenze emergenti quali la Cina (la questione della “nuova via della seta” ne è stata una prima avvisaglia) e la Russia. Questo però ha fatto guadagnare all’Italia non pochi sguardi sospettosi all’interno della Nato e dell’UE. Il Ministro Luigi Di Maio ne ha parlato col Segretario Generale Jens Stoltenberg. L’Italia avrebbe forse potuto pensarci per tempo prima di tuffarsi alla cieca nella generosità non necessariamente disinteressata di altri Paesi.[3]
L’interventismo russo
Qualche parola in più va spesa in particolare sulle azioni della Federazione Russa degli ultimi anni. Quest’ultima ha cercato di colmare il “vuoto” di potere lasciato dagli Usa nei quattro anni di presidenza di Donald Trump e dal suo motto “America firts”. L’intervento in Siria, l’espansionismo in Ucraina, l’utilizzo di contractors privati in molti teatri di guerra, un esempio ne è il tristemente noto Wagner group, (Deployments in Syria, Sudan and the Central African Republic[4]), sono una serie di azioni atte a guadagnare uno status globale e ad allentare la pressione interna di un paese che da anni vive una gravissima crisi economica e sociale. Il Covid-19 ha sicuramente colpito le economie di tutto il mondo ma ha messo anche in risalto il fatto che la già sofferente economia della Federazione Russa non riesce più a mantenere appieno i suoi impegni in ambito internazionale. Il calo dei prezzi del petrolio del 2020 è stato un colpo durissimo, che ha stoppato addirittura grandi progetti più o meno civili come quello della grande compagnia petrolifera Rosneft: Vostok Oil [5]. Dunque, ha avuto in questo quadro drammatico la possibilità di continuare a perpetuare questa politica di espansione “regionale” ibrida in un paese come l’Italia e al “costo” di una piccola missione di aiuto umanitario (soft power).
In cinquanta giorni il Covid-19 ha cambiato la scena ma alla fine ha solo svelato le debolezze già esistenti di una superpotenza nucleare con un’economia più piccola di quella italiana.[6]
Marzo 2021 – La pandemia non ci lascia…e nemmeno Mosca
È passato un anno dagli avvenimenti che abbiamo precedentemente analizzato, la pandemia non ci ha, purtroppo, mai abbandonato e ad oggi la situazione sembra la stessa di un anno fa se non peggiore, soprattutto per quanto riguarda i rapporti interni tra gli stati Europei e questo è particolarmente evidente nel nostro paese, in minima parte anche a causa degli avvenimenti precedentemente descritti.
Anche il soft power dell’UE ha subito un duro colpo. Si parla molto meno dell’impressionante stimolo economico di 750 miliardi di euro all’economia europea annunciato dalla Banca centrale europea che degli aiuti russi o cinesi all’Italia, colpendo un nervo scoperto. Anche se queste enormi iniezioni finanziarie sono talvolta definite dei “grandi bazooka”, è più difficile comprendere l’impatto di 750 miliardi di euro rispetto all’assistenza medica cinese, ai virologi militari russi o agli aerei che li portano in Italia.[7]
Eppure, in questa situazione di grade sospetto e sfiducia reciproca esacerbata da un nemico invisibile, un barlume di speranza c’è, il vaccino per il Covid-19 ha visto luce e diverse grandi aziende farmaceutiche ne stanno producendo milioni di dosi in tutto il globo. I primi a dichiararne la messa in produzione? I russi con il loro Sputnik V, un nome deliberatamente provocatorio.
In mancanza di alternative, numerosi paesi in via di sviluppo hanno optato per l’acquisto del vaccino russo Sputnik V. Dall’America Latina all’Asia Centrale, passando per i Balcani e il Medio Oriente, la Russia è un attore importante per la campagna di vaccinazione.[8]
L’Europa e gli Stati Uniti hanno guardato sin da subito con sospetto al vaccino russo, mettendone in discussione l’efficacia e le controindicazioni. Di lì a pochi mesi grandi case farmaceutiche, in gran parte statunitensi, hanno avviato la produzione di massa di milioni di dosi ma che non si stanno, ad oggi, rivelando sufficienti per battere il virus prima che muti radicalmente. In questa situazione drammatica l’Italia si è trovata ad affrontare una profonda crisi di governo che ha portato alla nascita di un governo tecnico d’emergenza per la gestione degli aiuti economici europei, guidato da Mario Draghi. Quest’ultimo, famoso per il suo ex ruolo di direttore della BCE è stato ben accolto da quasi tutti i leader europei. Purtroppo, però la questione spinosa dei vaccini e le “lotte” per le dosi hanno inasprito grandemente e ulteriormente i rapporti. È recentissima la notizia del blocco operato da Draghi, nella piena legalità del fatto, dell’esportazione di dosi di vaccino AstraZeneca verso l’Australia.
L’Italia ha reagito: ricorrendo al meccanismo istituito dall’Ue, ha bloccato 250 mila dosi di AstraZeneca che erano in partenza per l’Australia. Si tratta della prima mossa del genere nell’Unione. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, l’aveva più volte chiesto al vertice dei leader dei Ventisette. “Chi non rispetta i contratti non deve poter esportare, le aziende non devono essere scusate”, aveva indicato.[9]
In questa corsa disperata all’”ultima dose” è arrivata come un fulmine a ciel sereno la decisione italiana di avviare entro luglio la produzione del vaccino russo Sputnik V. Il polverone è stato immediato anche se in Europa altre nazioni stavano già prendendo contatti per avviare la produzione del vaccino russo (Francia e Germania, infatti, stanno prendendo contatti per la stessa mossa), con grande sorpresa degli Stati Uniti.
[…] quel che conta per Roma non è mostrarsi fedeli e muti allievi di Bruxelles, è preservare una qualche forma di intesa con Parigi e Berlino. Per mandare un messaggio oltreoceano. Ammiccare allo Sputnik è l’unico modo accettabile (per non rivolgersi alla Cina) per un’Unione priva di un vaccino autoctono di fare pressioni sulle case farmaceutiche, in stragrande maggioranza statunitensi. Nella certezza che se anche ci si rifornisse dalla Russia non cambierebbe il mondo: per Mosca sarebbe una bella vittoria tattica, senza alcuna possibilità di convincere il grosso degli europei ad amarla[10]
Del resto, la posizione statunitense attuale è estremamente delicata, con un numero di vittime superiore a 500000mila persone (in continuo aumento) e con il burrascoso cambio di testimone alla presidenza che ha visto Biden vincitore (in)discusso, gli states non riescono, almeno per il momento, a mantenere lo stesso controllo di qualche anno fa sui loro alleati anche se qualcosa sembrerebbe già in movimento nell’amministrazione Biden in relazione alla questione presa in analisi.
Riservatamente ma fermamente nelle scorse ore sull’asse Washington-Roma sarebbero già stare espresse perplessità in merito all’operazione “proprio ora che gli Stati Uniti stanno partendo con una grande controffensiva nei confronti dell’ex Unione sovietica” spiegano ambienti molto bene informati.[11]
In questo caos causato dalla pandemia, però, non è possibile non menzionare l’operato della Nato. Quest’ultima resta una delle uniche certezze nella gestione di questa emergenza. Anche se presa alla sprovvista la sua capacità di gestire crisi in tempi rapidi resta indiscussa, oltre le divisioni politiche degli stati membri stessi e grazie ai suoi efficienti organi di comando. Non bisogna dimenticare che quando la pandemia sarà dichiarata debellata (o quantomeno sconfitta) bisognerà gestire questioni che anche se non coperte dai media sono ancora presenti e anzi aggravate di giorno in giorno.
Può darsi benissimo che Covid-19, in aggiunta ai drammatici problemi che sta creando all’interno di tutti i paesi membri, dall’Italia agli Usa, richieda in un futuro non lontano operazioni massicce di soccorso umanitario – pensiamo ai campi rifugiati in Siria e altrove dove il distanziamento sociale è una pia illusione. Questi gli scenari cui oggi la Nato deve essere pronta a rispondere continuare ad essere il fulcro della sicurezza dei 30 alleati. Oggi la principale minaccia a quella sicurezza è Covid-19.[12]
Conclusioni
Le vicende sinora trattate sono recentissime, e sicuramente gli sviluppi non mancheranno. Recentissima è stata la presa di posizione dello stesso governo italiano che ha preso le “distanze” dalla decisione di produrre lo Sputnik V relegandone il merito (o il demerito) alle case farmaceutiche responsabili della messa in produzione.
Anche a Roma la notizia dell’Italia che si appresta a diventare il primo paese europeo sede di produzione di un vaccino non ancora approvato dall’Ema viene accolta con freddezza. Si tratta di “un’operazione legittima che rientra nelle logiche di mercato” fanno trapelare da Palazzo Chigi, che rinvia a quanto affermato dalla Commissione: per ora Sputnik ora non rientra nella strategia vaccinale dell’Ue. La Regione Lombardia, il ministero dello Sviluppo economico e il ministero degli Esteri affermano che non erano informati dell’accordo tra Adienne e il fondo governativo russo.[13]
Il Covid-19 ha davvero spinto e accelerato tutti i processi internazionali e geopolitici del nostro tempo, portando gli attori a scelte avventate e a commettere imprudenze dettate da una sorta di frenesia da “fine del mondo”. La questione italiana riguardo alla Russia, brevemente trattata in questo articolo è sicuramente uno di questi processi, e le sue conseguenze politiche di lungo periodo non sono state accuratamente valutate, o quantomeno visualizzate, avulsi come siamo dall’emergenza pandemica. Molto altro da dire ci sarebbe su tutte le altre grandi potenze che nonostante le difficoltà hanno cercato di trarre profitto strategico dalla situazione, come la Cina e Cuba. Il ruolo chiave degli Stati Uniti ad oggi è chiaramente in crisi e l’amministrazione Biden non ha avuto ancora il tempo materiale per poter intervenire attivamente su tutte le questioni internazionali che richiedono l’attenzione degli Usa. Solo la fine della pandemia ci permetterà di ragionare a mente fredda su tutto ciò che è accaduto e che accadrà e magari ci sarà concesso di raccogliere i “cocci” che sicuramente ci saranno.
Le sfide globali non scompariranno e, alla fine, il Covid-19 non ucciderà la geopolitica. Tuttavia, solo i leader europei possono evitare che il virus faccia scomparire l’UE geopolitica.[14]
Note
[1] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/il-covid-geopolitico-e-la-retrocessione-russa-26059
[2] Ivi.
[3] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/lalleanza-atlantica-alla-prova-del-coronavirus-25584
[4]https://dailybrief.oxan.com/Analysis/GA247077/Wagner-force-offers-Russia-arms-length-deniability
[5] https://www.opiniojuris.it/vostok-oil-project-uno-dei-progetti-di-estrazione-piu-importanti-al-mondo/
[6] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/il-covid-geopolitico-e-la-retrocessione-russa-26059
[7]https://ecfr.eu/rome/article/la_minaccia_del_coronavirus_alleuropa_geopolitica/
[8] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/il-vaccino-sputnik-v-29546
[9] https://www.agi.it/estero/news/2021-03-04/italia-blocca-export-astrazeneca-11639424/
[10] https://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-sputnik-italia-vaccino-russo-produzione/122672
[11] https://www.tpi.it/politica/sputnik-v-italia-governo-draghi-retroscena-20210310755938/?fbclid=IwAR0aqZtfyXpaJJn25iGecr7xqn0rGLUZziRYmsXX1JI5lJ6Mezm0TZW8wD8
[12]https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/lalleanza-atlantica-alla-prova-del-coronavirus-25584
[13] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/vaccino-lora-di-sputnik-29582?fbclid=IwAR3OxG4WIC64pkyv6rJ_tCJc1YGu4Oo86mVtZ2spqWMahXSLBNu79_XuPgg
[14]https://ecfr.eu/rome/article/la_minaccia_del_coronavirus_alleuropa_geopolitica/
Foto copertina: Italian Minister for Foreign Affairs Luigi Di Maio and his Russian counterpart Sergej Lavrov (L) shake hands during a joint press conference after their meeting at Villa Madama in Rome, Italy, 06 December 2019. ANSA / FABIO FRUSTACI