Sfide ed opportunità della strategia nazionale di San Josè per la decarbonizzazione.
A febbraio dello scorso anno il presidente costaricano Carlos Alvarado Quesada ha dichiarato di volersi impegnare a ridurre a zero l’uso di combustibili fossili nel paese entro il 2050, delineando un piano che permetterebbe alla Costa Rica di diventare il primo paese al mondo ad emissioni zero[1].
Il “National Decarbonisation Plan[2]” elaborato dal Ministro dell’Ambiente e dell’Energia Carlos Manuel Rodríguez, con il supporto del Climate Change Directorate (DCC), prevede infatti interventi a medio e lungo termine volti a riformare ogni settore dell’economia nazionale, tra cui incentivi economici e una riduzione delle tasse nel settore trasporti, con il fine di incoraggiare l’acquisto di veicoli elettrici, ridurre le emissioni di anidride carbonica e, allo stesso tempo, limitare la propria dipendenza da petrolio e combustibili fossili.[3]
Attualmente circa il 99,5% dell’energia elettrica prodotta in Costa Rica proviene da fonti rinnovabili: grazie alla sua conformità geografica, al clima piovoso e all’elevato numero di fiumi che attraversano il paese, le centrali idroelettriche rappresentano una risorsa fondamentale per la produzione di energia, alla quale si aggiungono impianti geotermici, centrali eoliche e solari.
Nonostante il parziale successo dell’ambiziosa strategia di Quesada, il Climate Action Tracker ha classificato la Costa Rica tra i paesi compatibili con una riduzione della temperatura globale di 2°C in conformità con gli obiettivi prefissati a Copenaghen nel 2009, sottolineando il fatto che le politiche del paese non siano ancora completamente confacenti al target di 1,5°C degli accordi di Parigi. [4]
Tuttavia, la Costa Rica rappresenta un esempio virtuoso fra i paesi in via di sviluppo per il proprio costante e perentorio impegno nella lotta alle emissioni e al cambiamento climatico. Per questo motivo, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite ha proclamato la Costa Rica leader globale per la sostenibilità, riconoscendo il suo ruolo esemplare nella riduzione di anidride carbonica nell’atmosfera. Il paese inoltre si è particolarmente distinto per la sua leadership politica e il suo persistente impegno contro il cambiamento climatico: porre la questione ambientale al centro delle politiche nazionali ed economiche del paese sembra infatti provare che promuovere la sostenibilità è sia conseguibile sia economicamente attuabile.[5]
La strategia costaricana può essere inserita in un più ampio panorama volto ad affrontare la questione ambientale non solamente in un’ottica globale, ma altresì nazionale, regionale e locale: a causa di una combinazione di fattori geografici ed economici, la Costa Rica è altamente vulnerabile e soggetta a disastri naturali ed eventi climatici estremi.
Parte di questa vulnerabilità è dovuta alla presenza di un’alta concentrazione demografica in aree soggette ad eruzioni vulcaniche[6], a causa di insediamenti scarsamente pianificati e stanziamenti in zone soggette a frane e alluvioni. A questo proposito, la Costa Rica può essere considerata il prototipo di un approccio di diversità policentrica al problema climatico.
Per “diversità policentrica” è da intendersi l’azione combinata di differenti attori quali il settore pubblico e il privato, varie scale d’analisi e azione e allo stesso tempo la necessità di disporre degli strumenti della sfera governativa, ossia leggi, disposizioni e regolamenti. Se da un lato la questione ambientale richiede l’intervento dei governi, nuovi incentivi economici, nuove partnership tra il settore pubblico e privato, nuove strategie di comunicazione e nuovi programmi educativi sono altresì indispensabili.[7]
Nel caso della Costa Rica, diversi attori e scale di analisi sono impiegati per perseguire il piano nazionale a zero emissioni: ad esempio, il piano di decarbonizzazione prevede il mantenimento di una curva ascendente in termini di crescita economica e dell’occupazione e simultaneamente una curva discendente nell’uso dei combustibili fossili al fine di minimizzare l’inquinamento.
A tal proposito, l’inclusione dei diversi settori economici quali la gestione dei rifiuti, l’urbanistica, l’agricoltura sostenibile e i sopra citati trasporti è nodale. L’azione governativa è altresì presente e si manifesta in incentivi e sconti fiscali per favorire e promuovere uno stile di vita più ecologico, senza tuttavia minare le attività economiche che rappresentano il motore essenziale della crescita del paese.
L’approccio policentrico perseguito si è rivelato particolarmente efficace: già nel 2017 il paese ha registrato un record di 300 giorni in cui è stata impiegata energia prodotta esclusivamente da fonti rinnovabili[8], e recentemente il paese ha riconfermato il suo ruolo pionieristico nella promozione di tecnologie pulite per aver contribuito solo per lo 0,02% delle emissioni globali nonostante una popolazione pari a 5 milioni di abitanti.[9] Per quanto riguarda eventi meteorologici estremi, il settore pubblico e quello privato vengono coinvolti sempre più frequentemente in valutazioni di impatto ambientale al fine di identificare gli ecosistemi più a rischio e incoraggiare l’adozione di adeguate misure di adattamento.
Le foreste assumono un ruolo fondamentale al riguardo: nei primi anni ‘90 il tasso di deforestazione della Costa Rica era tra i peggiori in America Latina, e nonostante siano diminuiti considerevolmente nell’ultimo periodo, le aree protette sono ancora tristemente soggette a pratiche di raccolta illegale di legname.[10]
Tuttavia, il paese ha fatto dell’ecoturismo una delle fonti di entrata più importanti, dando così dimostrazione del fatto che il benessere economico è compatibile con la conservazione delle foreste.
Recentemente la crescita economica in Costa Rica è rallentata a causa dell’attuale pandemia di Covid-19, che a sua volta ha contribuito alla diminuzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Un’ulteriore recessione sarà inevitabile anche a causa del calo del flusso di turisti, che nel solo mese di Aprile 2020 ammontava ad una perdita di 350 milioni di dollari.
Nonostante ciò, il presidente Alvarado Quesada ha recentemente ribadito l’importanza di un “green recovery”, sottolineando l’impegno della Costa Rica all’unione e alla solidarietà e promuovendo l’investimento in risorse utili alla lotta ai cambiamenti climatici.9
Note
[1] https://www.wired.com/story/costa-rica-zero-carbon-emissions-by-2050/.
[2]https://unfccc.int/sites/default/files/resource/NationalDecarbonizationPlan.pdf
[3] cfr. Government of Costa Rica, Decarbonizing Costa Rica: National Decarbonization Plan. Country commitment 2018- 2050. https://unfccc.int/sites/default/files/resource/NationalDecarbonizationPlan.pdf.
[4] https://climateactiontracker.org/countries/costa-rica/
[5] https://www.unenvironment.org/news-and-stories/press-release/costa-rica-named-un-champion-earth-pioneeringrole-fighting-climate
[6] La capitale San Josè è collocata ad ovest del vulcano Irazù.
[7] cfr. J. Blewitt, Understanding sustainable development, Routledge, 2018, p. 152.
[8] cfr. P. Dockrill, Costa Rica’s Electricity Has Run Entirely on Renewables For 300 Days in 2017, 23 Novembre 2017.https://www.sciencealert.com/costa-rica-s-electricity-run-entirely-renewables-300-days-2017powergreen#:~:text=Costa%20Rica’s%20Electricity%20Has%20Run%20Entirely%20on%20Renewab les%20For%20300%20Days%20in%202017,PETER%20DOCKRILL&text=Leading%20the%20charg e%20is%20hydropower,and%20hydrocarbons%20(0.38%20percent).
[9] cfr. Costa Rica: the ‘living Eden’ designing a template for a cleaner, carbon-free world, 20 Settembre 2019. https://www.unenvironment.org/fr/node/26401.
[10] cfr. R. Blasiak, Ethics and environmentalism: Costa Rica’s lesson, United Nations University 27 Dicembre 2011. https://unu.edu/publications/articles/ethics-and-environmentalism-costa-ricas-lesson.html. 9 https://climateactiontracker.org/countries/costa-rica/.
Foto copertina: stampa del governo del Costa Rica. TintavivaCostaRica
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