La politica estera polacca a guida sovranista si muove seguendo due direttrici di senso opposto. Da una parte lo scontro con l’Unione Europea, ostacolando una vera integrazione politica senza rinunciare ai benefici economici. Dall’altra la special relationship con gli USA, garanzia di sicurezza nei confronti di Mosca.
L’Unione Europea secondo Varsavia
In seguito alla vittoria della corrente sovranista ed euro-scettica del PiS (Prawo i Sprawiedliwość) di Jarosław Kaczyński nel 2015, l’atteggiamento del governo polacco nei confronti dell’Ue è sensibilmente cambiato rispetto alla stagione precedente. Il partito, all’opposizione durante il governo liberale ed europeista di Donald Tusk, si impose sia alle elezioni presidenziali, con la vittoria del candidato Andrzej Duda, sia alle elezioni parlamentari, dove conquista 235 seggi al Sejm e 61 seggi al Senato[1].
Il PiS, ha raccolto le istanze delle correnti nazionaliste e conservatrici di ispirazione cattolica del paese, le quali hanno plasmato l’identità politica del partito, euro-scettica, anti-LGBT, anti-aborto; sistematica opposizione alla redistribuzione dei migranti e di richiedenti asilo, espressione della “islamofobia” di una parte della società.
La presidenza Duda ha adottato una strategia di incontro e scontro con Bruxelles, che certifica la sostanziale ambiguità della retorica euro-scettica del PiS.
Da una parte, infatti, lo scontro con l’Ue riguarda la questione delle riforme costituzionali, che sono costate il deferimento alla Corte di giustizia Ue, in applicazione dell’art 7, par.1, TUE[2], e più recentemente l’avvio di una procedura di infrazione annunciata dalla Commissione Europea, “in seguito alla nuova legge sulla giustizia, entrata in vigore all’inizio del 2020”[3].
Di contro, il PiS deve abilmente misurare la propria ostilità nei confronti delle regole europee, al fine di impedire che questo braccio di ferro possa risultare troppo costoso, o addirittura controproducente. Kaczyński e Duda, sono consapevoli che, tirando troppo la corda questa potrebbe spezzarsi, compromettendo seriamente i rapporti con Bruxelles e gli altri partners europei. Questo potrebbe costare a Varsavia più di quanto i leader polacchi vogliano ammettere.
La Polonia, infatti, “è nella Ue dal 2004. Nel 2017 il suo contributo complessivo al bilancio comunitario è stato di 3,048 miliardi di euro, mentre la spesa totale della Ue in Polonia è stata di 11,9 miliardi. L’anno scorso il Pil polacco è cresciuto del 5,1%, il più veloce dei Paesi Ue dopo Malta e Irlanda”[4].
Tuttavia, con gli effetti politici ed economici causati dalla pandemia Covid-19, potrebbe aprirsi una nuova stagione per l’Europa che porrebbe i paesi di Visegrád, Polonia e Ungheria in particolare, dinanzi ad una scelta: il rispetto dei principi Ue (Stato di diritto) o la perdita dei benefici economici derivanti dalla partecipazione all’Unione (fondi strutturali europei)[5].
Difatti, già durante le negoziazioni tra gli Stati membri e le istituzioni Ue in merito al Recovery Fund, è emersa con chiarezza la volontà della Commissione Von der Leyen, di vincolare l’accesso ai fondi europei, in riferimento al bilancio comunitario 2021-2027, al rispetto dello stato di diritto. Nonostante ciò, la dura opposizione dei paesi “frugali” e del fronte Visegrád, la necessità di disporre di tale strumento in tempi brevi, hanno giocato a favore di Polonia e Ungheria, che sono riuscite a trovare un compromesso sulla questione della condizionalità dei fondi europei.
L’ Orzeł Biały (Aquila Bianca) sogna a stelle e strisce
Tutt’altro che conflittuale è il rapporto che lega la Polonia agli Stati Uniti, con i quali Varsavia ha instaurato una intensa cooperazione in settori strategici, quali difesa ed energia. I contatti tra i due paesi si sono intensificati a partire dallo scoppio della crisi ucraina nel 2014, che hanno visto proprio il PiS ottenere enormi consensi sfruttando la nuova minaccia russa, la necessità di investire in difesa e sicurezza e i tentennamenti del governo Tusk e dell’Ue di condannare l’occupazione russa della Crimea.
La Polonia, rappresentando il punto strategico della Eastern Flank Security, ospita il contingente NATO Multinational Corps and Division Northeast e le forze congiunte NATO Force Integration Unit (NFIU), un comparto del sistema missilistico di difesa US rientrante nell “European Phased Adaptive Approach”[6], oltre ad ospitare 4500 soldati americani, su base non permanente, tra cui una intera Brigata meccanizzata US, nel quadro della NATO Enhanced Forward Presence.
Proprio all’interno della cornice NATO, si manifesta più chiaramente la special relationship tra Washington e Varsavia, la quale, da quando Donald Trump siede alla Casa Bianca, è divenuta (per stessa ammissione del Tycoon) il main partner europeo, arrivando ad insidiare la leadership di Berlino. Difatti, il governo Morawiecki e la diplomazia polacca, hanno sfruttato abilmente il raggiungimento del target delle spese militari (2% del PIL) per accrescere il prestigio della nazione e aggiudicarsi una maggior presenza alleata in Polonia. A farne le spese è stata proprio la Germania, pizzicata a più riprese dall’amministrazione Trump perché “non ha sufficientemente aumentato la propria spesa militare”[7].
Facendo leva sulla vicinanza politica con il suo omologo americano, e sfruttando le tensioni esistenti tra Berlino e Washington (come lo scontro in merito al progetto russo-tedesco Nord Stream 2, tra le altre cose), il Presidente Duda è riuscito a portare a casa un importante risultato. Il Tycoon, lo scorso giugno, ha dichiarato che “Gli Stati Uniti ridurranno di oltre il 25% il numero delle loro truppe in Germania entro il mese di settembre”[8] ed ha annunciato il ritiro di ulteriori 12mila unità entro settembre, una parte delle quali saranno dislocate in Polonia e altri paesi europei, tra cui l’Italia. Tuttavia, il piano del Pentagono potrebbe anche impantanarsi qualora Donald Trump non superi la prova delle elezioni in programma il 3 novembre 2020[9].
Le elezioni presidenziali svoltesi tra il 28 giugno e il 12 luglio 2020, hanno confermato la vittoria del Presidente Duda, nonostante l’ottima prova della Coalizione Civica KO di Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia, il cui elettorato si compone di una forte partecipazione giovanile, europeista, liberale, universitaria, diffusa nella Polonia occidentale e nelle grandi città di quella orientale, come Varsavia e Łódź.
Il candidato del PiS, si è imposto con il 51% dei voti sul rivale[10], il quale ha ottimisticamente dichiarato: “Fortunatamente la società civile si è svegliata. Tutti ci siamo svegliati”[11]. Nonostante la vittoria di misura e l’avanzata delle opposizioni, il PiS resterà al potere per ulteriori tre anni, fino alle prossime elezioni politiche. Una notizia accolta con soddisfazione a Washington, ma non a Bruxelles.
Note
[1] Cfr. Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Diritto_e_Giustizia
[2] Per approfondimenti si veda Comunicato stampa, 24 settembre 2018, Stato di diritto: la Commissione europea deferisce la Polonia alla Corte di giustizia dell’Unione europea a tutela dell’indipendenza della Corte suprema polacca, https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_18_5830
[3] La procedura di infrazione è collegata alla “violazione del Trattato sull’Unione europea e della Carta Fondamentale dei Diritti dell’Unione europea, nei passaggi che trattano l’indipendenza e l’imparzialità della corte.” Cfr. Matteo Meloni,30 Aprile 2020, Polonia: Ue, procedura d’infrazione, Eastwest. https://eastwest.eu/it/polonia-lue-apre-la-procedura-dinfrazione/
[4] Cfr. Milena Gabanelli e Maria Serena Natale, I Paesi sovranisti prendono i soldi dall’Unione europea violandone i principi, Dataroom, Corriere della Sera. https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/unione-europea-polonia-ungheria-romania-miliardi-fondi-quali-paesi-violano-stato-diritto-chi-li-appoggia/fbe59ca8-6dcb-11e9-a640-9ee483a15261-va.shtml
[5] Per approfondimenti: Fondi strutturali e di investimento europei. https://ec.europa.eu/info/funding-tenders/funding-opportunities/funding-programmes/overview-funding-programmes/european-structural-and-investment-funds_it
[6] La base aerea di Redzikowo rientra nel progetto della installazione terrestre del sistema missilistico Aegis degli USA, la «Aegis Ashore». Per maggiori Informazioni v. Ian Williams, “Aegis Ashore”, Missile Threat, Center for Strategic and International Studies, April 14, 2016, last modified June 15, 2018, https://missilethreat.csis.org/defsys/aegis-ashore
[7] Cfr. Jasmine Ceremigna, 13 giugno 2019, Stati Uniti-Polonia: siglato accordo sulla difesa, Sicurezza Internazionale LUISS. https://sicurezzainternazionale.luiss.it/
[8] Cfr. Marco Dell’Aguzzo, 7 Giugno 2020, Usa: via i soldati americani dalla Germania, Eastwest. https://eastwest.eu/it/trump-ordina-il-ritiro-dei-soldati-usa-dalla-germania/
[9] Cfr. F. Q. | 29 luglio 2020, Via 11.900 soldati americani dalla Germania: andranno anche in Italia. Trump: “Berlino non paga la sua quota alla Nato”, Il Fatto Quotidiano. https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/07/29/usa-ritirano-11-900-soldati-dalla-germania-andranno-anche-in-italia-trump-berlino-non-paga-la-sua-quota-alla-nato/5884207/
[10] Cfr. Matteo Meloni, 14 luglio 2020, Polonia: Duda vince di misura, EastWest. https://eastwest.eu/it/polonia-duda-vince-elezioni-confermato-al-ballottaggio/
[11] Cfr. Elisabetta Rosaspina, 13 luglio 2020, Polonia, Duda vince le elezioni presidenziali, Corriere delle Sera. https://www.corriere.it/esteri/20_luglio_13/polonia-duda-vince-presidenziali-74f154ae-c4d1-11ea-853b-530755e76362.shtml