“La Russia eterna. Origini e costruzione dell’ideologia post-sovietica” di Luca Gori (Luiss University Press) si propone di rintracciare le componenti ideologiche, politiche, storiche e culturali di questa ascesa.
La guerra in Ucraina ha posto l’accento, tra le altre cose, su una profonda spaccatura ideologica e culturale tra il mondo russo e l’”Occidente”. La Russia post-sovietica, tra il 1991 e il 2022 ha totalmente cambiato il suo approccio ideologico e la sua postura internazionale. Alle apertura di stampo liberale tentate da Eltsin negli anni Novanta, è seguita una progressiva affermazione di una egemonia culturale conservatrice basata su concetti di patriottismo, nazionalismo, revisionismo e recupero dello status di grande potenza. È questa la premessa di “La Russia eterna. Origini e costruzione dell’ideologia post-sovietica” (Luiss Press, acquista qui) a cura di Luca Gori, diplomatico italiano, ha prestato servizio nelle Ambasciate d’Italia a Mosca, Washington e nella Rappresentanza italiana presso Unione Europea a Bruxelles.
Con “La Russia eterna”, Gori ci porta a conoscere i principi che sono alla base dell’ideologia putiniana e dei valori che oggi rappresentano Mosca come centro di una civiltà immutabile, unica e indipendente. Il conservatorismo dai contenuti antagonistici rispetto alle pretese universalistiche del paradigma occidentale. Un conservatorismo che Putin ha sfruttato a proprio favore, ma che è stato favorito dal progressivo affermarsi nel Paese di un’egemonia culturale tradizionalista, come abbiamo detto quasi in contrapposizione con i valori occidentali. I valori del conservatorismo sociale si sono diffusi velocemente in Russia anche grazie al ruolo svolto dalla letteratura, dal cinema, dalla tv e dal giornalismo, che hanno reso ancora più popolari i miti della storia nazionale, utilizzando una retorica fortemente anti-individualista, antimoderna e anti-occidentale. Secondo Gori, l’ascesa del consevatorismo russo la si può riscontrare attraverso l’analisi di tra svolte storiche. La prima va ricercata nella rielezione di Putin alla presidenza russa nel 2012 dopo la “rivoluzione bianca. La rivoluzione è consistita in diverse manifestazioni pacifiche e non-violente, contro presunti brogli elettorali e irregolarità che sarebbero avvenute durante le votazioni, e contro l’ex presidente e attuale primo ministro russo Putin, che ha annunciato di volersi ricandidare per le elezioni del 2012, e al suo partito politico, la Russia Unita. La protesta è nata grazie ai giornalisti e agli attivisti politici che hanno denunciato lo svolgimento irregolare delle elezioni[2]. Il 10 dicembre 2011, dopo una settimana contrassegnata da una scala ridotta di manifestazioni, la Russia ha assistito alla più grande protesta a Mosca dai tempi della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Queste manifestazioni sono state ricondotte esplicitamente al fantasma americano del regime change sull’onda lunga delle rivoluzioni colorate che erano divampate in molti paesi ex-sovietici.
La seconda svolta, ovvero l’annessione della Crimea nel marzo del 2014, concretizza la resistenza di forza all’ordine “imposto” da Stati Uniti e Unione Europea. Ricorrendo a categorie culturali russe, Gori distingue le ragioni per la subordinazione di interessi economici e politici a valori metastorici, simbolici e identitari risonanti tanto tra le masse quanto tra le élite: in questa prospettiva, l’attacco all’Ucraina è una mossa di difesa della terra russa, la sacralità del sacrificio collettivo supera il danno delle sanzioni e si lega al recupero dello status di grande potenza osteggiato dai partner occidentali.
Infine, la riforma costituzionale del 2020 istituzionalizza un prototipo di governo originale, smarcato dai principi universali ispirati alla vittoria storica del liberalismo che erano stati iscritti nella carta del 1993.
Gori analizza in conclusione la politica estera di Putin che mira ad essere capofila di una modello di revisionismo, anzi di “Neorevisionismo” articolato in revisionismo sistemico, culturale, ma anche etico in contrapposizione ad un Occidente depositario della verità e della giustezza, e soprattutto geopolitico con lo strappo ormai netto e irrimediabile con l’Occidente e lo sguardo puntato sempre con maggiore attenzione al vicino orientale: la Cina.
Foto: “La Russia eterna. Origini e costruzione dell’ideologia post-sovietica” di Luca Gori (Luiss University Press)