Il 3 maggio è la giornata mondiale per la libertà di stampa. Nel 2019, 389 giornalisti sono stati arrestati in tutto in mondo, mentre sono 49 quelli uccisi.
Il 3 maggio, celebrazioni nazionali e locali per la Giornata mondiale della libertà di stampa si terranno in tutto il mondo, alcune sotto forma di dibattiti e workshop online. Questa data è stata istituita per ricordare ai governi il loro dovere di sostenere e far rispettare la libertà di espressione sancita dall’Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948[1].
L’Unesco ha infatti lanciato una campagna globale con un focus sul “Giornalismo senza paura o favore” in un panorama dei media sempre più complesso. Inoltre, dal 4 al 6 maggio, ci saranno diversi eventi[2] tra cui: “Dialogo di alto livello sulla libertà di stampa e la lotta alla disinformazione nel contesto COVID-19”, webinar e discussioni online tramite i canali Facebook Live, YouTube e Microsoft e altre piattaforme digitali[3].
Tra i temi di quest’anno ci sono:
- Sicurezza delle donne e degli uomini giornalisti e operatori dei media
- Giornalismo indipendente e professionale libero da influenze politiche e commerciali
- Parità di genere in tutti gli aspetti dei media
Giornalista: lavoro difficile
Nel 2019 secondo il report annuale di Reporters sans frontières[4], 49 giornalisti sono stati uccisi, 389 sono stati in prigione e 57 sono stati tenuti in ostaggio.
Il giornalismo rimane una professione pericolosa.
Il numero di giornalisti uccisi lo scorso anno è al suo minimo da 16 anni, grazie al calo del numero di giornalisti uccisi nelle zone di guerra, infatti la copertura dei conflitti in Siria, Yemen e Afghanistan è stata due volte meno mortale per i giornalisti nel 2019 (17 giornalisti uccisi in questi tre paesi rispetto ai 34 del 2018).
Il numero di giornalisti uccisi in paesi in pace, invece, continua ad essere alto come negli anni precedenti.
L’America Latina è infatti diventata pericolosa come le zone di guerra: lo scorso anno infatti sono stati 14 i cronisti uccisi, di cui 10 solo in Messico. Ad agosto, la settimana più tragica: nel giro di pochi giorni sono stati trovati morti Jorge Ruiz Vazquez, Edgar Alberto Nava e Rogelio Barragan, che lavoravano in diverse testate[5].
Giornalisti uccisi in Europa
Seppur non paragonabile ad altre zone del mondo, anche il “vecchio continente” non è immune da questo fenomeno.
Nel corso degli ultimi anni, ci sono stati alcuni casi.
Come ad esempio la morte di Ján Kuciak, ucciso insieme alla sua fidanzata Martina Kušnírova il 22 febbraio 2018 a Velka Maca, una località poco lontana dalla capitale Bratislava. Kuciak lavorava per la rivista Aktuality[6] e da anni indagava sui casi di corruzione e truffe intorno ai fondi strutturali dell’Unione Europea. Oppure come Daphne Caruana Galizia, uccisa con un autobomba il 16 ottobre 2017 a Bidnija a Malta. Daphne dal suo blog Running Commentary[7] denunciava da anni atti di corruzione, e fu la prima a dare la notizia del coinvolgimento di eminenti politici maltesi nello sfruttamento dei regimi fiscali offshore nello scandalo Panama Papers.
Il 20 luglio del 2016, un’autobomba uccise a Kiev in Ucraina Pavel Ryhoravič Šaramet giornalista bielorusso che lavorava per Ukraïns’ka pravda[8]. Secondo il New York Times, Šaramet che da anni si occupava degli abusi politici in Bielorussia, era una vera spina nel fianco del governo autocratico di Lukašėnka[9].
Oppure come Łukasz Masiak, giornalista polacco fondatore ed editore del sito di notizie indipendente Nasza Mława[10] ucciso in un bar di Mława nel giugno del 2015.
La “colpa” Viktorija Marinova era stata quella di indagare su uno scandalo legato all’affidamento di fondi europei. La trentenne giornalista bulgara fu violentata e uccisa nell’ottobre del 2018 a Ruse.
Sempre nel 2018, l’11 dicembre a Strasburgo, morirono in un attentato il giornalista italiano Antonio Megalizzi e il suo collega polacco Bartosz Orent-Niedzieslski[11].
Anna Politkovskaja, ma non solo
La Russia detiene il triste premiato di giornalisti uccisi negli ultimi anni. L’organizzazione per la protezione dei giornalisti (CPJ[12]) ha riconosciuto che la Russia è uno dei paesi più pericolosi per i reporter ed il peggiore per quanto riguarda la risoluzione degli omicidi. Al di là dei numeri e delle statistiche, che possono sempre essere soggetti a un margine di errore, impressiona la scia di sangue che in Russia accumuna le vicende di oppositori, blogger e giornalisti[13].
Giornalisti arrestati
Un altro aspetto preoccupante del report 2019, è l’aumento del numero di giornalisti detenuti arbitrariamente.
In tutto il mondo, un totale di 389 giornalisti sono attualmente in prigione in relazione al loro lavoro, il 12% in più rispetto allo scorso anno. Quasi la metà di questi giornalisti è detenuta da tre paesi: Cina, Egitto e Arabia Saudita. Dopo aver intensificato la repressione nei confronti della minoranza uigura, la sola Cina detiene un terzo del totale mondiale di giornalisti detenuti arbitrariamente.[14]
Il World Press Freedom Index
Pubblicato ogni anno dal 2002 da Reporters Sans Frontières (RSF), il World Press Freedom Index è un importante strumento di difesa basato sul principio dell’emulazione tra stati.
L’indice classifica 180 paesi e regioni in base al livello di libertà disponibile per i giornalisti.
È un’istantanea della situazione della libertà dei media basata su una valutazione del pluralismo, dell’indipendenza dei media, della qualità del quadro legislativo e della sicurezza dei giornalisti in ciascun paese e regione, vengono valutati inoltre l’ambiente dei media e l’autocensura, la trasparenza e la qualità dell’infrastruttura che supporta la produzione di notizie e informazioni.
Al primo posto di questa classifica ci sono i paesi del nord Europa: Norvegia, Finlandia e Danimarca, mentre agli ultimi posti ci sono Cina, Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord.
La situazione in Italia
L’Italia si trova al 41esimo posto subito dopo Botswana e Rep.Ceca[15]. Circa 20 giornalisti italiani, tra cui Roberto Saviano, Rosaria Capacchione, Nello Scavo vivono ancora sotto scorta minacciati dalla criminalità organizzata.
Fortunatamente non ci sono stati casi di omicidio negli ultimi anni, né di minacce da parte della politica.
Ma nonostante questo, nel corso del 2019 sono stati registrati casi particolarmente gravi come l’agguato fallito a Mario De Michele direttore di Campania Notizie[16], o l’aggressione di giornalisti ad Ostia, ma anche a Caserta e a Pescara.
La libertà dell’informazione e la sicurezza dei giornalisti, rappresentano una delle basi della democrazia che vanno difese a tutti i costi. Stretto tra precariato e pressioni, il lavoro del giornalista diventa ogni giorno più difficile.
Note
[1] Come data si è scelto l’anniversario della Dichiarazione di Windhoek. Si tratta del documento sull’importanza fondamentale dei principi in difesa del pluralismo e dell’indipendenza dei media promulgato dai giornalisti africani a Windhoek, capitale della Namibia, a conclusione del seminario organizzato dall’Unesco dal 29 aprile al 3 maggio 1991
[2]https://en.unesco.org/commemorations/worldpressfreedomday
[3]https://en.unesco.org/commemorations/worldpressfreedomday/2020/aroundtheworld
[4] Scarica il report https://rsf.org/sites/default/files/rsf_2019_en.pdf
[5]https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/12/17/reporters-sans-frontieres-il-rapporto-49-giornalisti-uccisi-nel-2019-e-il-numero-piu-basso-degli-ultimi-16-anni/5621731/
[7] https://daphnecaruanagalizia.com/
[8] https://www.pravda.com.ua/
[9]https://www.nytimes.com/1999/09/27/world/under-fire-yeltsin-is-defended-by-his-wife.html?pagewanted=all&src=pm
[11] https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20190211IPR25764/il-pe-intitola-lo-studio-radiofonico-ai-giornalisti-assassinati-a-dicembre
[13] https://tg24.sky.it/mondo/2018/05/30/russia-liberta-di-stampa.html
[14] https://rsf.org/en/news/rsf-yearly-round-historically-low-number-journalists-killed-2019
[15] https://rsf.org/en/ranking_table
[16] http://campanianotizie.com/primo-piano/93-primo-piano/152878-nuovo-agguato-direttore-campania-notizie-da-numerosi-colpi-di-pistola-mentre-era-a-bordo-della-sua-auto-si-segue-la-pista-della-camorra.html
Foto Copertina:Un poster di protesta contro la regolamentazione sempre più restrittiva di Internet da parte del governo indiano al di fuori di un centro commerciale a Bangalore il 9 giugno 2012. Stringer
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