L’India e la criminalizzazione dei matrimoni interreligiosi: tra leggi anti-conversioni e islamofobia


In India, negli stati dell’Uttar Pradesh, Uttarakhand e Madhya Pradesh sono state approvate delle leggi anti-conversioni da parte del BJP, partito della destra nazionalista indù, esacerbando la politica discriminatoria su base religiosa a danno delle minoranze musulmane.


In questi giorni l’India si trova a far fronte ad una seconda ondata di coronavirus, riportando 1,761 morti solo nelle ultime 24 ore, il più alto numero dall’inizio della pandemia, ed eleggendo il paese a nuovo epicentro globale del virus.[1]

Per il secondo paese col più fragile sistema sanitario al mondo, la situazione pandemica è aggravata da altre difficoltà che sul fronte interno generano malcontenti e proteste. Si tratta delle recenti leggi anti-conversioni approvate dal Partito Popolare Indiano e presentate come “leggi sulla libertà religiosa”.
Le suddette si propongono, realisticamente, di proibire le libere conversioni, danneggiando la già fragile protezione delle minoranze musulmane, a ragion del vero le più vulnerabili del paese. Ed il loro effetto più evidente è quello di alimentare e promuovere quella cultura dell’odio per il ‘diverso’ tra le varie comunità del paese: è quella “alterizzazione” (in inglese otherization) che è imperativo per un governo proiettato sul nazionalismo spietato.

Hindutva

 La retorica del PM indiano Narendra Modi si è finora basata sull’ideologia nazionalista dell’Hindutva (egemonia indù), adottata in particolar modo dalle organizzazioni della destra nazionalista indù. La presa sull’elettorato da parte del Primo Ministro è stata finora dovuta ad una narrazione focalizzata sull’orgoglio nazionale e sull’accento posto sulla rigida divisione in caste tipica della società indiana, che normalizza e legittima le gerarchie sociali basate su genere e religione, tra le varie.
Il partito di maggioranza a cui appartiene Modi è il BJP, il Bharatiya Janata Party, che detiene la maggioranza dell’Assemblea Legislativa in 12 stati su 28. In linea di continuità e coerentemente con la direzione politica conservatorista e nazionalista adottata dai governi di destra, è stata approvata una serie di leggi anti-conversioni, anche presentate come leggi contro il “love jihad”. Esse si presentano al pubblico come leggi che vietano le conversioni religiose allo scopo di una presunta protezione delle donne indiane dagli uomini musulmani, ma che fattualmente criminalizzano i matrimoni inter-religiosi attraverso il divieto di conversioni religiose ‘forzate’.

“L’infame trinità di patriarcato, casta e religione dominante”

La teoria della “love jihad” affonda le sue radici in un passato non troppo lontano, quando a partire dagli anni venti, in particolare nello stato del Kerala, gruppi di nazionalisti estremisti costruirono a tavolino questa strategia camuffata da complotto, dando l’avvio ad una campagna contro il “rapimento” di donne indù da parte di uomini musulmani e che nel corso degli anni si sarebbe consolidata e diffusa anche altrove nel paese.[2]

Le leggi contro il “love jihad” sono state messe a punto in virtù di una presunta (senza alcuna evidenza credibile) conspirazione secondo cui i musulmani provino ad adescare le donne indù con lo scopo di sposarle e convertirle all’Islam, al fine di conseguire la cosidetta “sostituzione demografica”.[3] Secondo il pensiero di molti esponenti della destra, ciò sarebbe parte di un piano più grande finanziato dal vicino Pakistan, paese a maggioranza musulmana.[4]
La legge vieterebbe quindi la conversione anche ai fini del matrimonio, “stabilendo che chiunque si voglia sposare fuori dalla propria comunità religiosa lo debba comunicare prima al governo locale due mesi prima, per permettere ai funzionari di verificare che la relazione sia sincera. Se viene stabilito il contrario, l’uomo rischia fino a cinque anni di carcere. Nel caso, poi, che la donna provenga da un gruppo di casta bassa il massimo della pena aumenta fino a 10 anni di carcere. Il presupposto della legge è che ogni conversione religiosa avvenga senza consenso, e che le donne di casta inferiore siano particolarmente incapaci di decidere per sé”.[5]                 

E’ evidente l’islamofobia che sottende questa scelta legislativa, e che inizia già ad esplicare il suo meccanismo repressivo attraverso l’arresto di numerosi uomini musulmani considerati un pericolo per le donne del paese. Come se ciò non fosse già abbastanza preoccupante, qualsiasi parente della donna può rivolgersi alla polizia se ritiene ci sia anche il più insignificante sospetto, e per tale motivo gli uomini musulmani spesso si fingono indù.

Il governo indiano prova quindi a vendersi come il salvatore e il protettore delle donne, ma in verità le policy messe in atto sono profondamente misogine e radicate nel patriarcato: è “L’infame trinità di patriarcato, casta e religione dominante che ha sempre voluto controllare la sessualità e la libertà delle donne”, come afferma l’avvocato ed attivista per i diritti Vrinda Grover.[6]

Da sempre la destra nazionalista carpisce astutamente consensi in chiave anti-musulmana, facendo breccia nella popolazione attraverso la strumentalizzazione delle disuguaglianze di genere a suo favore. Ciò rischia, tuttavia, di mettere in pericolo il cuore dei dettami costituzionali (laici) che all’Articolo 25 dovrebbero garantire libertà di culto.

Madhya Pradesh

Anche lo stato centrale del Madhya Pradesh non è esente dai meccanismi di esclusione che sagomano spietatamente la vita delle persone, su tutte le donne e i musulmani. Secondo stato più grande per area e quinto per popolazione, con oltre 72 milioni di residenti, qui il BJP risulta essere il partito di maggioranza, ed il governatore Anandibel Patel ha di recente approvato una delle legge anti-conversioni in linea di continuità con le policy adottate anche da altri stati in materia, avallando quelle pratiche di emarginazione religiosa che l’India supporta ormai da anni.[7] Un esempio calzante è quello del Kashmir, la cui recente assimilazione è da leggersi in termini di costruzione di una forte identità nazionale indiana e al fine di contrastare qualsivoglia istanza separatista. Anche in questo caso il governo indiano strumentalizzò le diseguaglianze di genere – dipingendo le donne kashmire come vittime del patriarcato islamico- allo scopo di attuare una discriminazione anti-musulmana.[8]  Ed ancora, si può portare ad esempio la legge sulla cittadinanza, il Citizenship Amendment Act approvata nel 2019 che emenda una legge di 64 anni fa secondo cui un immigrato irregolare non può diventare cittadino indiano, fatta eccezione per indù, sikh e cristiani ma non per gli immigrati musulmani (che rappresentano il 14% della popolazione totale).[9]

A conti fatti, con l’approvazione di suddette leggi, lo Stato si sostituisce con prepotenza alla libertà del singolo dettando divieti che minano profondamente il pluralismo religioso sancito costituzionalmente ed esacerbando i problemi del paese sul fronte interno.
Come conseguenza di ciò, molte coppie decidono di lasciare gli stati in cui le leggi sono vigenti per spostarsi in posti considerati più sicuri, come Delhi, ove i matrimoni inter-religiosi riescono ad essere facilitati.[10] Questa è una realtà che riguarda molte coppie, le quali provano a nascondersi dalle possibili ripercussioni della legislazione dei singoli stati, andando incontro anche ad altre tipologie di disagi, come la perdita del lavoro, ed una vita vissuta sempre a rischio, col timore costante di rivelarsi per quello che si è e di rivelare quelli che si amano, ed essere puniti.

Un aspetto da considerare positivo o, almeno in linea teorica rassicurante, è la recentissima decisione adottata dalla Corte Suprema indiana, che ha respinto le leggi contro le conversioni religiose dichiarandole incostituzionali. I cittadini indiani ripongono speranza nella effettiva forza ed autorevolezza della sentenza della Corte, auspicando in un cambio di marcia da parte dei singoli stati che allo stato attuale si pongono di fatto come contravventori di una serie di garanzie costituzionali inviolabili.

Conclusioni

La retorica islamofobica portata avanti dai vari governi si presta benissimo allo scopo di alimentare quella diffidenza, avversione e disprezzo verso l’altro, che in questo caso (ed in molti altri) è incarnato dai musulmani, considerati cittadini di serie B.
Le rivolte e le manifestazioni contro questa becera strumentalizzazione delle disparità di genere e le rivendicazioni in nome di una effettiva libertà di credo infervorano la popolazione indiana, che lungi dall’accettare lo stato attuale delle cose dimostra come la causale conservatorista -nazionalista non riesca più a tenere salda la presa sull’elettorato, e che forse la strategia politica del leader populista Modi stia rivelando la sua fallacia.

La questione di genere e quella religiosa dovrebbero forse essere lette secondo un approccio intersezionale, alla luce del fatto che le due interagiscono tra loro ed entrambe sono espressione di quel fenomeno di disuguaglianza sociale validato ed esasperato da chi è al governo. Chi è al governo disposto sempre a rinnovare –nei momenti di crisi- il suo potere su una coesione popolare resa manifesta nel momento in cui il nemico comune viene individuato e targettizzato come causa di tutti i mali.
In ultima analisi, in questa cornice politico-strategica i dettami costituzionali tra cui il diritto alla libertà di culto e alla parità di genere non posseggono di certo il peso che ci si potrebbe auspicare, bypassati dal solito nazionalismo egoista, scevro da qualsiasi discorso che prenda davvero in considerazione le istanze di giustizia sociale.


Note

[1] https://www.aljazeera.com/gallery/2021/4/20/deaths-and-desperation-in-indias-capital-as-covid-cases-rise
[2] https://www.ilpost.it/2020/12/15/in-india-la-destra-hindu-non-vuole-i-matrimoni-interreligiosi/
[3] Ivi
[4]https://www.aljazeera.com/news/2020/12/26/another-bjp-governed-indian-state-plans-anti-conversion-law
[5] Op. cit.
[6] Op. cit.
[7] http://www.asianews.it/notizie-it/Anche-il-Madhya-Pradesh-approva-una-nuova-legge-anti-conversioni-52555.html
[8]https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/india-donne-e-religione-nellagenda-nazionalista-di-modi-25077
[9]https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/india-violenta-25208?gclid=Cj0KCQjw6-SDBhCMARIsAGbI7UgAUwBlPOCF431kNz9bosEoOwfTwF5rvnyZ2ehU40gQrdGi_M0xujEaAqv6EALw_wcB
[10]https://www.bbc.com/news/world-asia-india-56330206


Bibliografia

Another BJP-governed Indian state plans anti-conversion law, AlJazeera, 26 Dicembre 2020 https://www.aljazeera.com/news/2020/12/26/another-bjp-governed-indian-state-plans-anti-conversion-law
Buhran Bhat, Deaths and desperation in India’s capital as COVID cases rise, AlJazeera, 20 Aprile 2021
https://www.aljazeera.com/gallery/2021/4/20/deaths-and-desperation-in-indias-capital-as-covid-cases-rise
Carvalho Nirmala, Anche il Madhya Pradesh approva una nuova legge anti-conversioni, AsiaNews, 9 Marzo 2021  http://www.asianews.it/notizie-it/Anche-il-Madhya-Pradesh-approva-una-nuova-legge-anti-conversioni-52555.html
Chinki Sinha, India’s interfaith couples on edge after new law, BBC, 15 Marzo 2021https://www.bbc.com/news/world-asia-india-56330206
India violenta, ISPI, 26 Febbraio 2020 https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/india-violenta-25208?gclid=Cj0KCQjw6-SDBhCMARIsAGbI7UgAUwBlPOCF431kNz9bosEoOwfTwF5rvnyZ2ehU40gQrdGi_M0xujEaAqv6EALw_wcB
In India la destra hindu non vuole i matrimoni interreligiosi, Il Post, 15 Dicembre 2020 https://www.ilpost.it/2020/12/15/in-india-la-destra-hindu-non-vuole-i-matrimoni-interreligiosi/
Mangiarotti Emanuela, India: donne e religione nell’agenda nazionalista di Modi, ISPI, 17 Febbraio 2020 https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/india-donne-e-religione-nellagenda-nazionalista-di-modi-25077


Foto copertina: An Indian Parsi devotee talks on the phone as she stands in front of a sculpture after offering prayers at a fire temple on the Parsi New Year ‘Navroze’ in Mumbai on August 18, 2014. Parsis, followers of Zoroastrianism, a small religious community which exists largely in Mumbai, were exiled from Iran in the 7th century AD during religious persecution by the Muslims. The Indian followers of Zoroastrianism are called Parsis because the religion arrived in India from Persia. AFP PHOTO/ INDRANIL MUKHERJEE (Photo credit should read INDRANIL MUKHERJEE/AFP/Getty Images)

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