In tutta l’area MENA l’omosessualità, così come qualsiasi altro orientamento sessuale o identità di genere non conformi alla norma, sono considerati illegali e/o contro natura, pena il carcere o spesso la morte.
La storia di Sarah Hegazy
Il 15 giugno del 2020 l’attivista egiziana Sarah Hegazy si è tolta la vita in Canada, dopo aver subito violenze nel suo paese di origine, l’Egitto, rea di aver sventolato la bandiera arcobaleno durante il concerto della famosa band musicale libanese “Mashrou’ Leila” (il cui cantante è apertamente omosessuale). Il 22 settembre del 2017, infatti, almeno 11 persone sono state arrestate in al Cairo in seguito al suddetto concerto, colpevoli di essere “diversi”, Sarah Hijazy era una di quelle[1]. Andiamo però ad approfondire gli ordinamenti giuridici dei paesi del MENA e come le diverse leggi vengono applicate per criminalizzare relazioni con persone dello stesso sesso.
I sistemi giuridici che criminalizzano l’omosessualità
Potremmo differenziare le diverse legislazioni dei paesi dell’area del MENA[2] a seconda delle parole utilizzate per descrivere gli “atti omosessuali” da criminalizzare. Innanzitutto, va detto che il termine “omosessuale” così come “gay” o “eterosessuale”, non vengono mai usati nei Codici Giuridici del MENA. Ciò che invece possiamo trovare è “relazioni dello stesso sesso”, “sodomia”, altre volte invece nessuno di essi viene utilizzato.
La Tunisia, per esempio, nel suo articolo 230 del Codice Penale[3] usa le parole liwāṭ e masāḥiqa, il cui significato corrisponde rispettivamente a «sodomia, pederastia» e «tribadismo, lesbianismo». Al contrario, Algeria e Marocco utilizzano la stessa formula che differisce da quella tunisina, il Codice Penale Algerino all’articolo 338[4] e il Codice Penale Marocchino all’articolo 489[5] criminalizzano atti commessi da af‘al al-shudhudh al-jinsy ma‘a shakhs min nafsi jinsihu (letteralmente “atti di anomalia sessuale con una persona dello stesso sesso”). Lo Yemen, così come la Tunisia, nel suo Codice Penale usa la parola liwāṭ all’articolo 264, per riferirsi alla sodomia tra uomini, mentre all’articolo 268 il termine utilizzato è siḥāq, che indica lesbianismo[6].
Diverso è invece il caso di paesi come Libano e Siria, la cui criminalizzazione degli atti omosessuali è velatamente menzionata. I Codici Penali Libanese e Siriano, infatti, citano rispettivamente agli articoli 543[7] il primo e 520[8] il secondo kull majāmi‘a ‘alā khilāfa al-ṭabī‘a (letteralmente “oggni rapporto sessuale contro natura”).
Il caso dell’Egitto
Ciò che emerge da questa prima analisi è che l’Egitto, paese natale di Sarah Hegazy, non compare tra i paesi sopra elencati, nonostante sia uno dei più rigidi dell-area del MENA nel trattare persone LGBT+ (se non si prendono in considerazione i paesi del golfo arabo). In Egitto, infatti, non vi è una vera e propria legge che punisce gli “atti contro natura” o gli atti sessuali con persone dello stesso sesso – come invece accade nei paesi già menzionati; per questo motivo si parla di criminalizzazione de facto, la quale tramite l’uso di leggi contro la prostituzione e contro atti osceni mira a orientamento sessuale e identità di genere non conformi alla norma.
L’ articolo 278 della Legge No. 95-2003 recita infatti:
»كل من فعل علانية فعلاً فاضحاً مخلاً بالحياء يعاقب بالحبس مدة لا تزيد على سنة وغرامة لا تتجاوز ثلاثمائة جنيه.«
Letteralmente “chiunque commetta atti contro il pudore va punito con la detenzione per un periodo non superiore ad un anno o una multa non superiore a trecento pound”. Tale articolo si aggiunge inoltre alla Legge N.51 del 1951 modificata dalla Legge 10/1961 la quale recita: “Pena il carcere per un periodo non inferiore a tre mesi e non superiore a tre anni […], per tutti coloro che abitualmente commettono atti osceni o si danno alla prostituzione.”. Ciò che pero salta all’occhio è la presenza di “atti osceni” e “prostituzione” nello stesso articolo, come possono dunque essere collegati tra loro o interscambiati? Se si guarda al testo originale in arabo
» كل من اعتاد ممارسة الفجور او الدعارة «
“Kullu man i‘tāda mumārasatan al-fujūrin au l-da‘āratin”, le parole usate sono dunque fujūr e da‘āra che comunemente vengono tradotte con “immoralità, atti osceni, fornicazione […]”, la prima, e “immoralità, indecenza […]”, la seconda. Dunque, perché utilizzare due parole con significato simile per condannare la stessa condotta? La risposta ce la fornisce Human Rights Watch nel suo report “In a time of torture”, spiegando che da‘āra fa riferimento alla prostituzione femminile mentre fujūr a quella maschile[9].
Le leggi in pratica
Sono stati riportati arresti in Egitto avvenuti nel 2016, così come nel 2017, con l’accusa di “dissolutezza”.
«Nel 2016 è diventato ampiamente noto che la polizia in Egitto utilizza applicazioni di incontri online (incluso Grindr) per arrestare e detenere persone LGBT. Sebbene l’attività sessuale consensuale tra persone dello stesso sesso in privato non sia illegale in Egitto, le autorità hanno arrestato e detenuto individui LGBT in base alla “legge sulla dissolutezza”, le cui disposizioni vaghe consentono questi arresti. Come riportato nell’aprile 2016, 11 persone sono state condannate a un totale di 101 anni di carcere ai sensi di questa legge»[10]
Stessa situazione si è verificata nel 2017, dove persone come Sarah Hegazy sono state arrestate per «aver sventolato bandiere arcobaleno durante una performance […] dei Mashrou’ Leila»[11].
«Il 23 settembre, un giorno dopo il concerto di Mashrou’ Leila al Cairo, un uomo di 19 anni è stato arrestato con l’accusa di “dissolutezza”. Fu condannato […] a sei anni di carcere, seguiti da sei anni di libertà vigilata. Altri due uomini che sono stati arrestati […] detenuti nella stazione di polizia di Agouza al Cairo e dovranno essere processati l’11 ottobre. Altri due uomini sono stati arrestati il 28 settembre e sono detenuti nella stazione di polizia di Dokki al Cairo»[12]
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Questi sono solo gli arresti più noti avvenuti in Egitto negli ultimi anni. Vi sono prove di arresti avvenuti negli ultimi trent’anni o più; il più importante, se così possiamo definirlo, è avvenuto nel 2001 con l’arresto di 52 persone in un night club sul Nilo, noto come caso “Queen Boat”. Baudoin Dupret conduce un’analisi precisa della sentenza n. 182/2001, Qasr al-Nil, registrata come 655/2001 emessa dalla Corte dei reati minori (Stato di emergenza)[13].
«2: Tutti gli imputati: praticavano dissolutezza (fujur) con uomini come indicato nell’inchiesta. È richiesto che vengano condannati [alla pena prevista dall’] articolo 98/7 del codice penale e dagli articoli 9/3 e 15 del decreto legge 10/1961 sulla repressione della prostituzione (da’ara)»
Come già detto precedentemente, anche se l’accusa di fujur e da’ara è stata originariamente formulata per combattere la prostituzione, in realtà viene utilizzata per arrestare le persone di diverso orientamento sessuale in Egitto.
È dunque a causa di queste leggi che i giovani delle comunità LGBTQI+ dei suddetti paesi (e di tanti altri qui non menzionati) devono spesso tenere nascosto il loro diverso orientamento sessuale o la loro diversa identità di genere, onde evitare arresti e violenze fisiche e psicologiche.
Note
[1]cfr. https://www.hrw.org/news/2017/09/30/egypt-stop-anti-lgbt-crackdown-intimidation
[2] In questo contesto ci si limiterà a fare riferimento soltanto a Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Palestina, Siria, Libano, Giordania
[3] {cfr. Codice di Procedura Criminale (approvato dalla Legge No. 68-23 del 24 Luglio 1968)Testo disponibile presso: http://www.legislation.tn/sites/default/files/codes/PenalArabe.pdf}
[4] {cfr. Codice Penale (promulgato dall’ Ordine No. 66-156 del 18 Safar 1386 corrispondente all’ 8 Giugno 1966)Testo disponibile presso: https://wipolex.wipo.int/en/legislation/details/7998}
[5] {cfr. Codice Penale (promulgato da Dahir No. 1-59-413 del 26 Novembre 1962 (28 Jumada II 1382))Testo disponibile presso: https://www.refworld.org/docid/54294d164.html}
[6] {cfr. Decreto della Repubblica per la Legge No. 12 dell’anno 1994 su crimini e penalitàTesto disponibile presso: http://www.ilo.org/dyn/natlex/docs/ELECTRONIC/83557/92354/F1549605860/YEM83557.pdf}
[7] {cfr. Decreto Legislativo No. 340 del 1 marzo 1943 sul Codice CriminaleTesto disponibile presso: https://wipolex.wipo.int/en/legislation/details/6653}
[8] {cfr. Codice Penale (emanate dal Decreto Legislativo No. 148/1949)Testo disponibile presso: https://wipolex.wipo.int/en/legislation/details/10918}
[9]{cfr. Human Rights Watch, “In a time of torture: The Assault on Justice in Egypt’s Crackdown on Homosexual Conduct, Appendix A: Laws Affecting Male Homosexual Conduct in Egypt”, 2004}
[10] {Ivi, p.152}
[11] {cfr. https://www.nytimes.com/2017/09/26/world/middleeast/egypt-mashrou-leila-gays-concert.html}
[12] {cfr. https://www.amnesty.org/en/latest/news/2017/10/egypt-escalates-lgbti-crackdown-with-fresh-wave-of-arrests-and-anal-examinations/}
[13] {cfr. B. Dupret, Adjudication in Action. An ethnomethodology of Law, Morality and Justice, Ashgate, Farnham, Burligton, 2011}
Foto copertina: Un’amica ha scattato una foto di Sarah Hegazi che issava una bandiera arcobaleno durante un concerto al Cairo nel 2017. È stata arrestata e torturata dalle autorità egiziane non molto tempo dopo. (Amr Magdi/Twitter)