Gli eventi che stanno interessando l’Ucraina in questi giorni, preoccupano tutto il mondo, ma qualche area sente particolarmente il pericolo. È il caso dei paesi del Baltico
Estonia, Lettonia e Lituania temono notevolmente l’inasprirsi delle violenze russe in Ucraina, in funzione di quella che potrà essere la scoperta dei motivi reconditi che fanno da sfondo a quelli manifesti dell’invasione russa. Secondo Mosca, è intollerabile che l’Ucraina, da sempre nel raggio della sfera d’influenza russa, finisca sotto l’influenza NATO. Questo è un motivo noto ai più, ma da Vilnius, Tallinn e Riga, arrivano preoccupazioni diverse: che dietro questa marcia militare russa, ci sia l’intento di Putin di ripercorrere i fasti di Unione Sovietica e Impero Russo, in termini di espansione territoriale? La prospettiva è più di un’’ipotesi in realtà. Per questo motivo, i tre paesi baltici cominciano a chiedersi se saranno loro i prossimi nel mirino di Mosca.
D’altronde sono molti gli estoni, i lettoni e i lituani, ad avere ancora in mente il passato, nemmeno troppo remoto, del controllo sovietico. Oggi, con scenari diversi, tempi e posizioni diverse, sembra ripresentarsi lo spettro di quel controllo. Nel Baltico infatti, ci sono molte testimonianze di persecuzioni e deportazioni nei gulag o sparizioni misteriose da parte del KGB. Ed è chiaro che, in paesi che ultimamente stanno conoscendo un notevole sviluppo dal punto di vista economico ed infrastrutturale, le tensioni vicine producono panico e tensione. Tali sensazioni si riflettono comunque nelle immediate reazioni dei governi. La premier lituana Ingrida Šimonytė ha dichiarato lo stato d’emergenza, mentre la Lettonia ha sospeso le concessioni per la trasmissione televisiva ad emittenti russe, le quali sarebbero responsabili, secondo Riga, di fare propaganda e disinformazione. Oltre a questo, c’è da dire che i tre paesi baltici sono anche membri della NATO, dal 2004, e questo li pone in una posizione necessariamente contraria all’avanzamento di Mosca.
La presenza di truppe NATO e statunitensi nei confini baltici, dimostra sia l’intento di protezione degli alleati da parte della NATO, sia il rispetto di determinati obblighi di ospitalità, cui sono dovuti i membri dell’Alleanza. Negli ultimi giorni poi sono arrivati altri 800 soldati di fanteria ed alcuni F-35, partiti da Vicenza, a rafforzare le fila del contingente NATO. Tutto questo, fa seguito ad una linea politica ben delineata, rigorosamente contraria a quanto fatto finora dalla Russia.
I paesi baltici infatti sono stati tra i più forti sostenitori della necessità di sanzionare economicamente la Russia.
D’altro canto però, Putin, se da un lato non ha mai nascosto l’interesse del suo governo verso Kiev, ritenendo l’Ucraina parte inalienabile della storia del paese, dal punto di vista culturale e spirituale, dall’altro non ha mai fatto sapere di eventuali interessi di conquista territoriale lungo la zona baltica.
Quindi, anche se è opinione comune che il premier russo voglia ripristinare i fasti dell’impero zarista, e dell’URSS, riannettendo tutte le ex repubbliche sovietiche sotto la propria sfera d’influenza, al momento non c’è alcuna ufficiale intenzione in merito. Ma bisogna guardare al contesto russo-ucraino con gli occhi dei paesi baltici. Da un altro punto di vista, si potrebbe credere al fatto che la Russia non abbia intenzione di muovere prima o poi guerra ad Estonia, Lettonia e Lituania. I motivi che legano Mosca a Kiev, invece, sono molto diversi, ed hanno carattere storico e culturale. L’unica similitudine che i tre paesi condividono con l’Ucraina è la presenza di una grossa minoranza russofona al loro interno. Anche qui ci sono stati dei momenti di tensione, seppur in misura minore a quanto accaduto in Ucraina nel 2014. In Estonia nel 2007, la minoranza russa scese in piazza a Tallinn manifestando apertamente contro il governo. Il paese temette un’invasione imminente, che però non si è mai verificata. La Lituania invece, è molto preoccupata perché i suoi confini si affacciano su Kaliningrad, una regione russa che affaccia sul Mar Baltico e sorge su un fiume navigabile, il Pregel, dove transitano numerose imbarcazioni mercantili. Ma non solo; poco distante vi è anche il confine con la Bielorussia, alleata in questo momento del governo di Mosca, nell’invasione dell’Ucraina. La posizione più forte adesso sembra essere quella estone: il paese infatti, si sta impegnando in chiave anti-russa, spinto da un decantato “obbligo morale”. Di recente infatti il governo di Tallinn ha dichiarato che farà il possibile per far comprendere anche agli altri paesi europei l’importanza del periodo e la pericolosità della Russia. Per il momento, da Vilnius, Tallinn e Riga arrivano attestati di stima e vicinanza alla popolazione ed al governo ucraino. Solo pochi giorni prima dell’invasione, i leader dei tre paesi avevano visitato l’Ucraina ed inviato armi e aiuti umanitari.
Foto copertina: Soldati lettoni al fronte