La guerra, mai veramente andata via dalle sabbie palestinesi, ha visto una nuova escalation di violenza e il suo fragore avrà ripercussioni anche sulla “lontana” Russia.
Di Andrea Minervini*
Orso funambolo
Dall’inizio di questa nuova fase delle ostilità tra Israele e Palestina, numerosi sono i nomi degli altri attori internazionali più o meno rimasti coinvolti. Stati Uniti, Iran, Arabia Saudita, Egitto, Libano, Siria e altri, eppure le “onde d’urto” dello scontro oramai hanno effetti in tutto lo scacchiere internazionale, anche per la “lontana” Russia di Putin. Da oramai quasi due anni eravamo “abituati” ad accogliere nelle nostre case e nei nostri smartphone ogni genere di aggiornamenti e news riguardanti la guerra tra Federazione Russa e Ucraina, certo con qualche breve interruzione (o distrazione).
È questo il caso delle tensioni tra Cina e Taiwan o i colpi di Stato che hanno afflitto il continente africano ma, nella stragrande maggioranza dei casi Russia e Ucraina erano protagoniste assolute dei nostri media, nel male e… nel male, anche nell’orrore a cui irrimediabilmente molte persone si sono assuefatte secondo il concetto di disaster porn[1].
Gli occhi e i riflettori del mondo erano puntati su quella che oramai è considerata la “guerra di Putin” ma l’escalation mediorientale in pochissimo tempo, forse perché argomento spinoso da sempre o forse perché mera news in un mondo dove l’Ucraina non attirava più come prima, ha distolto quasi totalmente l’attenzione da quelle terre oramai fredde e prossime all’inverno per concentrarsi sulle insanguinate sabbie del Mediterraneo Orientale.
La Russia però non è rimasta estranea ai fatti e proprio come un funambolo che cerca di raggiungere il suo obiettivo senza cadere per prestigio e gloria così il Cremlino ha visto nell’escalation un’occasione proficua dal punto di vista politico e anche militare. Questo in una situazione però estremamente delicata e spinosa, dove, si potrebbe dire, gli errori si pagano in sconfitte geostrategiche e soprattutto vite umane, per il “funambolo” non c’è rete di sicurezza in questi casi.
La Russia, l’ONU e gli attori mediorientali
Dichiarazioni ufficiali del Presidente Vladimir Putin sull’escalation in Medioriente non sono giunte celermente e hanno seguito in pieno la narrazione antioccidentale ma soprattutto antistatunitense della Federazione Russa, vedendo in questi ultimi e nel loro parteggiare unicamente per Israele la causa della degenerata situazione attuale[2]. Putin avrebbe infatti dichiarato apertamente che la situazione attuale è «un chiaro fallimento della politica statunitense nel Medio Oriente»[3].
Eppure, in questa quasi scontata condanna alle azioni di politica estera targate USA si potrebbe celare dell’altro. Non è la prima volta che il Presidente russo, nei riguardi della politica estera statunitense utilizza toni duri e fortemente dispregiativi; già nel 2014, quando l'”antiamericanismo” di Putin era evidente quest’ultimo arrivò ad affermare che «qualsiasi cosa gli Usa tocchino si trasforma in Libia e Iraq»[4]. Putin e il ministro degli esteri Lavrov hanno più volte e in più situazioni richiamato alla calma le parti in lotta, cercando altri attori internazionali con cui intavolare una mediazione e fornendo anche soluzioni per una possibile cessazione del conflitto, in linea ad esempio con la Lega Araba[5]. Questo atteggiamento è riconducibile al doppio legame che la Federazione Russa ha sia con la Palestina che con Israele ma sulle azioni di quest’ultimo i toni di ammonimento da parte della Russia e della Cina sono stati più duri nonché un chiaro messaggio del malcontento per le azioni israeliane. La Cina tramite il proprio Ministro degli Esteri ha affermato che le azioni israeliane superano di gran lunga quella che è l’autodifesa mentre Putin stesso ha richiamato l’attenzione di Israele dall’evitare strategie e tattiche simili a quelle usate dai tedeschi durante l’assedio di Leningrado della Seconda guerra mondiale[6].
La Russia ha sempre sostenuto le istanze del popolo palestinese non allontanandosi mai dal supporto alla causa irrisolta della formazione di uno stato con confini internazionalmente riconosciuti e delineati[7].
Questo però non ha impedito al Cremlino di intrattenere rapporti diplomatici e securitari importanti con Israele, in particolare il rapporto tra Putin e Netanyahu è di lunga data[8]. Impossibile dimenticare i tentativi di mediazione da parte israeliana per il conflitto russo-ucraino (purtroppo falliti)[9].
In tal senso riuscire a mediare una soluzione tra le due parti, anche se non come sola protagonista, sfruttando l’aperto schieramento statunitense, malvisto dal mondo arabo e da altri attori come la Cina, potrebbe portare a benefici politici importanti, come il supporto proprio del mondo arabo, il mantenimento del legame con Israele e un maggiore peso in seno alle Nazioni Unite, piattaforma presso la quale l’Ambasciatore russo ha già fatto sentire la propria voce. Nell’ambito dell’Organizzazione la colpa di tutto questo è stata additata al “blocco occidentale” e la Federazione Russa ha proposto una risoluzione in seno al Consiglio di Sicurezza per fornire aiuti umanitari a Gaza e mediare un cessate il fuoco tra le parti.
La risoluzione proposta non ha però raggiunto il numero di voti necessari: cinque voti a favore (Cina, Gabon, Mozambico, Russia ed Emirati Arabi Uniti) e quattro contrari (Francia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti), con sei astensioni (Albania, Brasile, Ecuador, Ghana, Malta e Svizzera)[10].
Forse una speranza vana, se non incoerente, vista la gravità di ciò che tutt’oggi accade in Ucraina? o forse ennesima riprova del fatto che le agende politiche e i singoli interessi nazionali riescono ad emergere non appena cala (anche solo temporaneamente) il sipario del palcoscenico internazionale su un particolare tema? In ogni caso la Federazione Russa non è nuova all’appellarsi alle Nazioni Unite per la risoluzione diplomatica di questioni alle quali è legata e forse proprio in quella che fu la più eclatante, che portò la Russia a vedere disattese le proprie speranze e aspettative dall’Organizzazione potrebbe aver “fatto scuola”.
Ad esempio, furono molti gli appelli della Federazione in seno all’ONU per una risoluzione diplomatica della questione serbo-kosovara tra il 1998 e il 1999 (significativa fu l’approvazione da parte russa delle risoluzioni n°1160[11] prima e poi della n°1199[12] del Consiglio di Sicurezza, poiché questa non comprendeva l’utilizzo della forza nella crisi serbo-kosovara) ma furono ampiamente disattesi; Belgrado, storica alleata di Mosca fu bombardata ugualmente.
Nel caso odierno, l’aperto voto sfavorevole per la risoluzione diplomatica delle violenze tra Israele e Palestina proposta dalla Russia, prevalentemente operato da Nazioni del “blocco occidentale” potrebbe essere strumentalizzato in ambito politico dal Cremlino per alimentare i sentimenti antioccidentali latenti in oramai molte Nazioni, per la quali il conflitto israelo-palestinese risulta più “vicino” e sentito di quello in Ucraina, considerata una “guerra europea”.
Può il fragore delle bombe su Gaza coprire lo sferragliare dei cingoli in Ucraina?
Abbiamo parlato di alcuni degli effetti politici per la Russia dell’oramai divampante conflitto israelo-palestinese tra le sabbie della striscia di Gaza ma questo avrà effetti anche sui campi di battaglia ucraini? La risposta potrebbe non essere scontata.
La visita a sorpresa del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj al quartier generale della NATO a Bruxelles, avvenuta in data 11 ottobre[13], sebbene non una novità da almeno un anno a questa parte sembra essere avvenuta in un momento particolarmente aperto a diverse interpretazioni.
A partire dall’attacco a sorpresa di Hamas, le parole di sostegno da parte del Presidente Biden per Israele, seguite da un primo pacchetto di aiuti militari, hanno destato dubbi sull’effettiva possibilità di sostenere sia Kiev che Tel Aviv per Washington. Questi dubbi vanno ad allacciarsi alla spinosa situazione economica statunitense dalla quale Biden sta da mesi tentando di districarsi e un primo “colpo” al supporto a Kiev non è tardato ad arrivare: «I repubblicani della Camera si sono rifiutati di includere gli aiuti all’Ucraina in una legge di spesa dell’ultimo minuto approvata il mese scorso per evitare uno shutdown del governo.»[14]
Queste importanti discussioni in seno al maggior sostenitore di Kiev dal punto di vista degli aiuti militari stanno giungendo in un momento particolarmente delicato per la guerra tra Russia e Ucraina. La controffensiva di Kiev iniziata durante l’estate non sembra aver ancora raggiunto i suoi principali obiettivi, sfondando lentamente la prima linea russa nel settore di Zaporižžja per poi tornare a rallentare.
Nel mentre, nell’est del paese gli attacchi russi sono ripresi con forza nel settore di Avdiivka, portando le forze di Mosca a tornare nuovamente, seppur lentamente e costosamente ad avanzare[15].
Una situazione quanto mai complessa e ingarbugliata nella quale, tra le poche certezze, vi è il bisogno continuo e sempre impellente di Kiev di rifornimenti militari. Un supporto che se rivisto o addirittura tagliato potrebbe cambiare questo delicato e paradossale status quo. Naturalmente risulta difficile se non impossibile, ad oggi, poter affermare con certezza quello che nel breve/medio periodo potrebbe accadere, soprattutto alla luce della grande instabilità che lo scacchiere internazionale sta mostrando negli ultimi due anni. Ciò detto, la Russia non sembra essere un attore passivo per quanto riguarda la questione israelo-palestinese e le “porte” che questa ha aperto e potrebbe aprire sono svariate; dove conducono queste porte? Sarà il tempo a dirlo anche se i tempi della politica, in questi casi, si traducono in innumerevoli vite umane perdute e causa di sempre crescenti risentimenti, odi e focolai di nuovi conflitti.
Note
[1] «Today, as global media, NGOs, and international humanitarian efforts expose us to expanding populations of unfortunate others, and when news of famines, earthquakes, wars, terrorist attacks, and other tragedies can come from almost anywhere on the planet, media producers and international aid organizations need to consider what kinds of stories and images elicit sustained public interest rather than indifference or condemnation. Similarly, individuals with access to mass media must make decisions about their levels of exposure to such reports, and about what they can or should do to help» T. Recuber, Disaster Porn, Contexts, Vol. 12, No. 2, pp. 28-33. ISSN 1536-5042, electronic ISSN 1537-6052. © 2013 American Sociological Association. In: http://contexts.sagepub.com. DOI 10.1177/1536504213487695
[2] Russian News Agency (TASS), US one-sided stance led Palestinian-Israeli conflict settlement to deadlock — Putin, 13 OCT, 14:06. In: https://tass.com/politics/1690057
[3] Putin concerned over ‘catastrophic’ civilian deaths in Israel-Gaza war, Al Jazeera English, Youtube. In: https://www.youtube.com/watch?v=n8H55M_nxFg
[4] V. Putin, Intervento al Forum internazionale della gioventù di Seliger, 29 agosto 2014 In http://en.kremlin.ru/events/president/news/46507
[5] B. Vitkine, Israel-Hamas war: Russia’s delicate balancing act, Le Monde, 10 ottobre 2023. In: https://www.lemonde.fr/en/international/article/2023/10/10/israel-hamas-war-russia-s-delicate-balancing-act_6161791_4.html
[6] Ibidem.
[7] «The history of Russian-Palestinian (and between 1917-1991, Soviet-Palestinian) relations has been long and complex. For a number of historical and political reasons, it has been deeply interwoven with Russian (and between 1917-1991, Soviet) relations with the Zionist-Israeli enterprise, Arab nationalism, and Third World national liberation movements in general. However, at the same time, particularly between 1956 and 1990, Soviet-Palestinian relations were also part and parcel of the then ongoing Soviet American confrontation, and even after the Cold War ended, the international and ideological role and importance of the Russian-Palestinian relationship always far exceeded its local and regional limitations.» In: A. Kreutz, Russian-palestinian relations: a historical and political analysis, Journal of Military and Strategic Studies, Spring 2004, Vol. 6, Issue 3, cit. p.1
[8] CNN, Putin breaks silence on Hamas attack on Israel, Youtube. In: https://www.youtube.com/watch?v=a34zpFaoBoM
[9] N. Zilber, Why Naftali Bennett Went to Moscow, Foreign Policy, MARCH 7, 2022. In: https://foreignpolicy.com/2022/03/07/israel-ukraine-mediation-russia-bennett-putin/
[10] United Nations, Security Council rejects Russian resolution on Gaza, UN news, 16 October 2023. In: https://news.un.org/en/story/2023/10/1142427
[11] United Nations Digital Library, Resolution 1160 (1998) / adopted by the Security Council at its 3868th meeting, on 31 March 1998. In: https://digitallibrary.un.org/record/252117
[12] United Nations Digital Library, Resolution 1199 (1998) / adopted by the Security Council at its 3930th meeting, on 23 September 1998. In: https://digitallibrary.un.org/record/260416#record-files-collapse-header
[13] L. Jakes, C. Méheut, At NATO, Zelensky Secures More Ukraine Aid as Allies Balance Support for Israel, The New York Times, 11 ottobre. In: https://www.nytimes.com/2023/10/11/world/europe/zelensky-visits-nato-surprise.html#:~:text=President%20Volodymyr%20Zelensky%20of%20Ukraine%20made%20a%20surprise%20visit%20to,outbreak%20of%20violence%20in%20Israel.
[14] P. Zengerle, Explainer: Will US military aid to Israel jeopardize Biden’s help to Ukraine?, Reuters, 11 ottobre. In: https://www.reuters.com/world/will-us-military-aid-israel-jeopardize-bidens-help-ukraine-2023-10-10/
[15] A. Abdurasulov, Ukraine war: Russia attacks Avdiivka stronghold in eastern Ukraine, BBC News, 13 ottobre. In: https://www.bbc.com/news/world-europe-67095103.
Foto copertina: Vladimir Putin, Reazione a catena: dalla Palestina alla Russia
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