Il presente articolo evidenzia diverse questioni complesse che interessano le relazioni bilaterali USA-Turchia. Lo stato attuale delle relazioni tra i due Paesi può essere caratterizzato come teso e piuttosto difficile. Inoltre, non sembra esserci luce alla fine del tunnel che possa ridurre le tensioni tra questi alleati della NATO.
The Article is first published at the Research Institute for European and American Studies (www.rieas.gr ) based in Athens, Greece.
L’articolo è apparso originariamente sul Research Institute for European and American Studies di Atene, Grecia (www.rieas.gr)
A cura di Eugene Kogan[1]
Introduzione: diritti umani o uomini senza diritti in Turchia
Dall’insediamento del presidente Biden nel gennaio 2021, l’amministrazione statunitense ha ridotto al minimo indispensabile le sue relazioni con la Turchia. Per l’amministrazione Biden, la questione dei diritti umani in Turchia rimane all’ordine del giorno, mentre per il presidente Erdoğan sembra essere una priorità minore. Tale comportamento ha fatto infuriare non solo i funzionari dell’amministrazione Biden, ma anche i membri della Camera e del Senato, tanto da portare il presidente turco a non essere invitato a Washington.
Probabilmente le due parti possono avere responsabilità per la propria attuale reazione; tuttavia, Erdoğan sta mantenendo la sua rotta e sembra indifferente rispetto alle conseguenze. Da parte sua, Biden mantiene la calma, nonostante una serie di divergenze negli interessi di Stati Uniti e Turchia.
Oltre alla questione dei diritti umani e alla natura del loro rapporto transazionale, la Turchia ha urgente bisogno di modernizzare la sua vecchia flotta di F-16 da quando il primo modello è stato acquisito nel 1987. Pertanto, sia la modernizzazione che l’acquisto di F-16 Block 70 sono diventati una questione complicata nelle relazioni bilaterali, poiché le due parti vedono le cose in modo molto diverso. In breve, dal punto di vista di Ankara, i bisogni della Turchia non vengono soddisfatti dall’amministrazione Biden. Se Erdoğan deciderà o meno di acquistare aerei da combattimento da un altro Paese verrà discusso in seguito.
Il dilemma degli F-16
Quando la Turchia ha acquistato il sistema di difesa aerea S-400 di costruzione russa nel 2019 è stato rimosso dal programma di coproduzione dell’F-35.
Questo allontanamento dagli Stati Uniti ha avuto ripercussioni: l’industria della difesa turca non è ora in grado di portare i suoi aerei da combattimento F-16 allo standard Lockheed Martin F-16 Block 70. poiché manca il know-how necessario.
Di conseguenza, Ankara ha chiesto a Washington il permesso di acquistare 40 caccia F-16 Block 70 e kit per l’ammodernamento della sua attuale flotta di 79 velivoli F-16 per un costo di 20 miliardi di dollari nell’ottobre 2021. La richiesta è in attesa di approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti.
L’amministrazione Biden ha informato ufficiosamente il Congresso nel gennaio 2023 della sua intenzione di vendere aerei da combattimento F-16 alla Turchia, ma sa che sia la Camera che il Senato si oppongono fermamente all’accordo. Uno dei più forti oppositori dell’affare F-16 è il senatore Bob Menendez, Presidente della Commissione per le Relazioni Estere del Senato. Non ha nascosto la sua opinione e non ha certo usato mezzi termini quando ha affermato: “Mi oppongo fermamente alla proposta di vendita di velivoli F-16 avanzati alla Turchia da parte dell’amministrazione Biden. Il presidente Erdoğan continua a minare il diritto internazionale, a ignorare i diritti umani e le norme democratiche e ad assumere comportamenti allarmanti e destabilizzanti in Turchia e contro i vicini alleati della NATO. Fino a quando Erdoğan non cesserà le sue minacce, non migliorerà la sua situazione dei diritti umani in patria – anche rilasciando giornalisti e [membri dell’opposizione] politica – e comincerà ad agire come dovrebbe fare un alleato fidato, non approverò la vendita”.
Tali posizioni mettono l’amministrazione Biden in una posizione scomoda per quanto riguarda l’ottenimento dell’approvazione per la vendita. Finché il senatore Menendez e altri continueranno a opporsi alla vendita di questi velivoli, la Turchia non li riceverà, poiché è improbabile che Erdoğan cambi il suo comportamento e accetti le condizioni di Menendez. Stabilire un possibile periodo di tempo per la vendita è quindi probabilmente irrealistico. La potenziale vendita di F-16 Block 70 alla Turchia è ulteriormente aggravata dal ritardo di Lockheed Martin che colpisce i Paesi che hanno già ordinato F-16 Block 70, come Bahrain, Bulgaria e Slovacchia, solo per citarne alcuni.
Resta da vedere se il presidente Erdoğan deciderà o meno di rivolgersi invece al presidente Putin e ordinare aerei da combattimento Su-35. Questa opzione è stata sollevata diversi anni fa e potrebbe essere ancora sulle carte. Tuttavia, rischia di provocare gravi danni alle già logore relazioni USA-Turchia, ed Erdoğan potrebbe pensarci due volte prima di prendere una decisione del genere. Il rapporto tra due Presidenti porta alla prossima difficoltà che riguarda le relazioni tra Stati Uniti e Turchia.
La relazione di Erdoğan con Putin
Ulteriore punto dolente tra i due Paesi restano i rapporti cordiali tra i presidenti turco e russo, visti dall’amministrazione Biden con notevole preoccupazione. Erdoğan che abbraccia l’avversario della NATO è visto come una minaccia all’unità della stessa Alleanza Atlantica. Inoltre, il sostegno finanziario russo all’amministrazione di Erdoğan rimane un problema per gli Stati Uniti: Washington è ovviamente consapevole che la Russia ha accettato un accordo energetico a basso costo che la Turchia paga in rubli russi. La Russia ha inoltre prepagato 5 miliardi di dollari per la costruzione della centrale nucleare di Akkuyu (NPP).
Infine, i turisti russi sono tornati in Turchia la scorsa estate nell’era post-COVID, con un conseguente afflusso di denaro al ministero delle Finanze turco. Finora, la reazione degli Stati Uniti rimane moderata. Ad esempio, il vice segretario al Tesoro Wally Adeyemo ha parlato con il vice ministro delle finanze della Turchia, Yunus Elitas, il 19 agosto 2022 per discutere gli sforzi in corso per attuare e far rispettare le ampie sanzioni imposte alla Russia dopo la sua invasione dell’Ucraina. Adeyemo ha espresso preoccupazione per il fatto che entità e individui russi stessero tentando di utilizzare la Turchia per eludere le sanzioni messe in atto dagli Stati Uniti e da altri 30 paesi.
Inoltre, mentre si trovava a Istanbul, il 3 febbraio 2023 il sottosegretario al Tesoro per il terrorismo e l’intelligence finanziaria Brian Nelson ha incontrato l’Associazione delle banche turche per discutere l’attuazione delle sanzioni internazionali alla Russia per la sua guerra contro l’Ucraina.
Nelson ha espresso preoccupazione per il fatto che gli oligarchi russi e i funzionari governativi abbiano continuato ad acquistare proprietà, attraccare i loro yacht, gestire attività commerciali e ricevere servizi per le loro proprietà in Turchia. Il rifiuto della Turchia di aderire alle sanzioni dell’UE e della NATO contro la Russia tormenta anche lo stato delle relazioni bilaterali. Qualsiasi spiegazione proveniente dalla Turchia sul motivo per cui l’amministrazione di Erdoğan abbia rifiutato di aderire alle sanzioni avvalora l’argomento secondo cui il rapporto tra i due Paesi è fondamentalmente transazionale.
Inoltre, il Senato degli Stati Uniti in particolare vede il rapporto di Erdoğan con Putin come un tradimento dell’ethos degli alleati della NATO, dal momento che gli Stati membri della NATO hanno imposto sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina e sostengono militarmente qurst’ultima, mentre Erdoğan è visto come adulatore di Putin. Tuttavia, la consegna da parte della Turchia degli UAV Bayraktar TB2 aiutò in qualche modo l’Ucraina nei primi giorni della guerra. Il numero di UAV rimane in ogni caso esiguo e non paragonabile all’assistenza militare fornita da molti membri della NATO e dell’UE dallo scoppio della guerra, inclusi gli Stati baltici, la Repubblica ceca, la Francia, la Germania, la Polonia, la Slovacchia, nonché gli alleati non UE Regno Unito e Stati Uniti. Durante un evento Al-Monitor PRO nel gennaio 2023, il senatore statunitense Chris Van Hollen ha criticato la Turchia definendola un “alleato infedele”.
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Se la relazione Erdoğan-Putin rimane un problema per l’amministrazione Biden, allo stesso modo la relazione Mitsotakis-Biden costituisce un problema per l’amministrazione Erdoğan.
Per Erdoğan la Grecia è stata e rimane una spina nel fianco che non è stata ancora affrontata con decisione. Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis, intervenuto in una sessione congiunta del Congresso degli Stati Uniti il 17 maggio 2022, ha implicitamente chiesto ai suoi membri di non approvare la vendita di aerei da combattimento F-16 alla Turchia.
Di conseguenza, Erdoğan ha annullato un incontro strategico tra Turchia e Grecia, affermando che “Mitsotakis non esiste più per me. Non accetterò mai di incontrarlo”.
La volontà di Erdoğan di condurre una guerra verbale contro la Grecia non ha aiutato le relazioni tra Stati Uniti e Turchia. Allo stesso tempo, però, gli Stati Uniti hanno prestato maggiore attenzione alla Grecia, sia in termini politici che militari. Erdoğan ha probabilmente perso una battaglia politica sul fronte del Mediterraneo orientale e l’indispensabilità della Turchia come alleato degli Stati Uniti sono sempre più messi in discussione. Sebbene Erdoğan comprenda senza dubbio questo punto, tuttavia, sta facendo ben poco per rimediare alle carenze nelle relazioni bilaterali. I rapporti tra i due leader sono stati alquanto gelidi.
Il blocco all’accesso della Svezia alla NATO
Un altro pomo della discordia continua ad essere la posizione turca sull’ammissione della Svezia alla NATO, che alla fine ha ceduto rispetto alla Finlandia alla fine di marzo 2023. Gli Stati Uniti considerano l’ammissione di entrambi i Paesi nella NATO di importanza cruciale, poiché aumenta l’interoperabilità della NATO, la coesione e la forza nel Mar Baltico e nelle aree oceaniche dell’Artico in particolare.
Erdoğan, tuttavia, sta perseguendo una politica di interessi nazionali che è vista come dannosa per l’Alleanza e, pertanto, contribuisce a causare danni a lungo termine alla coesione, alla forza e all’unità dell’Alleanza.
Questo sembra non infastidire Erdoğan, dal momento che ha allontanato politicamente il suo Paese dagli Stati Uniti. Tuttavia, l’amministrazione Biden continua a credere che nel quadro degli Stati Uniti e della NATO Erdoğan non si sposterà ulteriormente verso la Russia. Il tempo dirà se tali convinzioni sono fondate.
Finché i suddetti problemi continueranno a tormentare le relazioni tra i due Paesi, non ci sarà alcuna soluzione allo stato attuale delle relazioni. Biden ed Erdoğan si conoscono da molto tempo, tuttavia le loro visioni del mondo sono molto diverse e al momento non c’è luce alla fine del tunnel. Attualmente, l’unico vincitore nel rapporto USA-Turchia è il Presidente Putin, che sta per raccogliere i frutti di qualsiasi discordia tra alleati.
Note
[1] Security Analysy, RIEAS, Atene.
Foto copertina: Relazioni Usa-Turchia: Biden e le difficoltà con Erdoğan