Russian Freedom Legion: chi sono? quando sono nati? quali sono gli obiettivi? Retroscena ed attività di un gruppo armato russo dissidente.
a cura di Lorenzo Paolo Riviezzo, direttore di Άτλας_Geopol
Introduzione
Nelle giornate del 22 e del 23 maggio 2023, ignoti, pesantemente armati, penetrarono a fondo nell’oblast russo di Belgorod, a ridosso del confine ucraino nord orientale.
Le prime informazioni li dipinsero come arditi sabotatori ucraini, forze speciali di Kiev che erano riuscite a squarciare il velo del sistema difensivo di frontiera russo e colpire diversi villaggi nel circondario di Belgorod.
Con il passare delle ore si delineò un nuovo scenario; il gruppo, che nel frattempo aveva diffuso dei video sui social, si identificava come Lehion “Svoboda Rosiji”[1], ovvero Legione Russa per Libertà, poco più grande di un battaglione, composta interamente di russi ostili a Putin e alla sua politica, russi che avevano abbandonato la Russia nei primi mesi dell’invasione del territorio ucraino.
Le prime azioni[2]
Il primo dei raid della RFL, avvenne pochi giorni dopo l’ennesimo sfogo via video di Evgenij Victorovich Prigozhin, in cui il signore della guerra dei Wagner lamentava il tradimento dell’establishment russo, puntava il dito, in particolar modo, contro il Ministero della difesa russo e il Tuvano, Šojgu, e poco dopo l’annuncio frettoloso, dopo mesi di carneficina, della conquista di Bakhmut e la successiva ritira del Gruppa Vagnera.
Per molti i due eventi, cioè i primi raid della RLF e l’inaspettata ritirata di Prigozhin da Bakhmut senza averne completato la conquista, parvero in qualche modo correlati; considerando, soprattutto, che la RFL aveva una chiara ispirazione di estrema destra e nei giorni degli attacchi a Belgorod, gli alti comandi del gruppo dissidente russo avevano più volte espresso il proprio apprezzamento per Prigozhin[3].
Con il passare del tempo la Russian Freedom Legion colorò i propri contorni, aggiungendo importanti informazioni, dichiarando di essere una delle appendici armate dei Russkij dobrovol’českij korpus, i Corpi Volontari Russi, anch’essi composti da esuli e transfughi russi, provenienti dall’estrema destra, attivi in Ucraina a fianco delle forze delle Kiev fin da agosto 2022.
Origine del gruppo
La Russian Freedom Legion nacque nel marzo del 2022, fondata da russi che avevano trovato rifugio in Ucraino insieme ai primi disertori dell’esercito russo.
Secondo fonti accertate, la RFL, nei mesi che vanno da marzo 2022 a maggio 2023, fu armata e addestrata da ufficiali ucraini e dall’SBU, il servizio segreto ucraino, che ne avevano visto l’enorme potenziale, soprattutto, dal punto di vista psicologico.
Nei mesi che precedettero il primo raid su Belgorod la RFL strinse legami strettissimi con un altro gruppo di esuli russi, i RVK, Russian Volunteer Korps. Le due formazioni armate, pur mantenendo un’identità particolare e minimale, divennero però, de facto, una cosa sola.
Gli attacchi del 22[4] e del 23 maggio si delinearono come semplici sortite, il cui scopo era quello di stordire e lasciare in stato di totale shock l’opinione pubblica russa. All’alba del 22 maggio la RFL di concerto con RVK presero il controllo dei villaggi di Kozinka[5], Gora-Podol, Glotovo arrivando a raggiungere i sobborghi di Grayvoron[6], dichiarando il territorio conquistato “zona demilitarizzata”[7].
L’azione fu rapida e fulminea, riuscendo a prendere totalmente di sorpresa le poche e mal addestrate guardie di frontiera russe; il governatore dell’oblast di Belgorod annunciò una goffa e intempestiva “operazione antiterrorismo” mettendosi alle terga della RFL, cercandoli casa per casa.
Le forze dissidenti russe, dopo aver seminato il caos e il panico e aver mostrato all’opinione pubblica russa che il gigante ruteno presentava più vulnerabilità che mai, si erano già ritirate oltre il confine russo, sparendo nel fitto e verde fogliame delle foreste.
Il giorno seguendo la città di Belgorod[8] si svegliò con droni non identificati che sorvolavano il suo cielo, droni che colpirono gli uffici dell’FSB, causando diversi danni.
Nel frattempo il ministero della difesa russa, insieme al governatore di Belgorod, annunciava la fine delle “operazioni anti terrorismo” e l’eliminazione totale dei sabotatori; tuttavia la gioia e l’euforia del governo russa fu oltremodo prematura.
Nel pomeriggio la RFL iniziò una nuova incursione, colpendo Bogun-Gorodol, Gorkovsky, Lozovaya Rudka, Shchetinovka, Tsapovka, riuscendo a ritornare, in tarda serata, oltre il confine ucraino in quasi completa tranquillità.
Il secondo raid[9]
La seconda sortita della Russian Freedom Legion ebbe tutti i caratteri di una piccola offensiva; il ministero della difesa russo, incolpando nuovamente gli ucraini, dichiarò che «terroristi ucraini, circa 50, erano entrati nuovamente nell’oblast di Belgord, con carro armati e veicoli corazzati». L’attacco ebbe luogo il 1 giugno 2023 e la RFL si presentò armata come un piccolo esercito, con mezzi corazzati di produzione occidentale ed anche con un carro armato.
Secondo il governatore di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, questi separatisti russi avevano iniziato a bombardare il villaggio e il distretto di Shebekino con missili Grad. Tra l’1 e il 3 giugno la RFL riuscì ad occupare Shebekino e Novaya Tavolzhanka, costringendo i civili russi ad evacuare gli insediamenti.
Il 4 di giugno Gladkov, il governatore di Belgorod, accettò di incontrare i leader della RFL[10], per uno scambio di prigionieri, l’incontro si sarebbe tenuto a Shebekino, ma Gladkov non si presentò, lamentando che i prigionieri russi erano stati giustiziati.
Prove video dimostrarono poi che i prigionieri russi era sani e salvi e la RFL decise di spedire i soldati catturati a Kiev[11].
Il 6 giugno le forze russe, composte principalmente da poliziotti e guardie di frontiera, lanciarono una serie di attacchi su Shebekino e Novaya Tavolzhanka[12], con l’intento di riprendere il controllo degli insediamenti ma senza successo.
Questo secondo raid si concluse il 15 giugno, quando la RFL abbandonò le posizioni a Shebekino e Novaya Tavolzhanka, a causa delle pressioni russe[13].
Portavoce della RFL dichiarano in seguito che il primo raid aveva lo scopo di «liberare la regione e creare una zona demilitarizzata nell’oblast di Belgorod, in modo tale che la Russia non potesse attaccare l’Ucraina da quel territorio»; per la seconda sortita si dichiarò che l’obbiettivo principale era creare un diversivo, attirando quante più possibili e incoraggiare una ribellione contro il governo russo.
La reazione russa
La televisione di stato russa non ha mai menzionato al RFL, tuttavia pare che già dal marzo 2023 il governo russo fosse a conoscenza dell’esistenza del gruppo. Quello stesso mese, infatti, la Corte Suprema Russa, dichiarò la Lehion “Svoboda Rosiji” un gruppo terroristico[14], punendo ogni affiliazione ad esso con vent’anni di reclusione. I due raid su Belgorod, sulle prime crearono caos, confusione e paura nell’establishment russo; diversi canali russi dichiarano l’esistenza della Lehion una mera finzione, oppure una creazione dell’intelligence ucraina. Verso la fine del secondo raid però fu chiaro, anche al governo russo, che lo scopo della RFL, cioè quello di provocare una rivolta su larga scala, era fallito. La popolazione civile russa aveva assistito alle sortite di questi separatisti russi, che aveva anche “osato” dichiarare la secessione e la nascita della Repubblica Libera di Belgorod, con assoluta passività, sorda a qualsiasi richiamo di libertà o rivolta.
Un fattore che sicuramente ha compromesso il supporto da parte della popolazione russa è l’ideologia del gruppo, marcatamente di estrema destra, o perlomeno molti membri del gruppo hanno professato l’appartenenza ad ideologie neonaziste[15].
I due raid su Belgorod però mostrarono al mondo e allo stesso pubblico russo la fragilità del complesso governativo putinano, pur senza innescare alcuna reazione nella popolazione civile; tuttavia le azione della RFL saranno poi i prodromi della Marcia della Giustizia di Prigozhin, qualche settimana dopo.
Le connessioni della Lehion “Svoboda Rosiji”
Soprattutto con il secondo raid il pubblico occidentale cominciò a domandarsi chi ci fosse, realmente, dietro la RFL; nei primi giorni di giugno, il gruppo, era apparso pesantemente armato, con armi e mezzi di produzione occidentale, nella fattispecie di produzione statunitense. La RFL era equipaggiata con armi e armamenti identici a quelli che i governi occidentali avevano inviato in Ucraina sin da Gennaio 2022.
Si apprese, in seguito, che molto dell’equipaggiamento della RFL proveniva da una sorta di “mercato nero”, che aveva il suo epicentro a Bakhmut; la maggioranza delle armi e dei mezzi corazzati in mano alla RFL proveniva, secondo diverse voci, dal bottino di guerra dei Wagner che essi avevano rivenduto con assoluta noncuranza ad una “organizzazione terroristica” ( tale era ed è considerata la RFL in Russia).
La Lehion “Svoboda Rosiji” è stata sicuramente addestrata dall’SBU ucraino ma è difficile pensare che Kiev abbia fornito a questo gruppo di russi, verso i quali, comunque, aleggia una pur flebile nube di sospetto, armi tanto costose e tanto importanti per la causa ucraina.
Uno dei legami più sorprendenti della Russian Freedom Legion[16] è quello con Ilya Vladimirovich Ponomarev, cittadino russo ucraino, ex membro della Duma di Stato russa dal 2007 al 2016, anni della sua fuga dal paese, e membro di spicco del partito Spravedlivaya Rossiya – Za pravdu, conosciuto anche come Russia Giusta, partito con il quale Prigozhin sperava di candidarsi alle elezioni presidenziali russe del 2024.
Ponomarev dal 2012, organizzò forti proteste contro Putin[17] e la oramai inarrestabile deriva autoritaria del governo russo; nel 2014 egli fu l’unico membro della Duma a condannare l’annessione della Crimea[18] e nel 2016 dopo diverse minacce scelse la via dell’esilio proprio in Ucraina.
Ponomarev è anche un ricco imprenditore, fondatore di due start up tecnologiche di grande successo, ha usato il proprio patrimonio per finanziare ed armare la RFL, alla quale, fin da subito, ha fatto pervenire il proprio sostegno[19]; pare anche che Ponomarev abbia coordinato dal confine ucraino il secondo attacco contro Belgorod della Legione.
Infine, bisogna poi menzionare il secondo grande sponsor della RFL, Michail Borisovič Chodorkovskij, oligarca in esilio a Londra da moltissimi anni ed acerrimo nemico di Putin.
Chodorkovskij fece la propria fortuna nei primi anni ’90 grazie al commercio di valuta, diventando proprietario a metà degli anni ’90 del conglomerato del petrolio Jukos.
Chodorkovskij ha sempre rifiutato di piegarsi alle pressioni di Putin, arrivando anche ad affrontarlo in diretta televisiva, minacciando una revoca del supporto da parte della classe imprenditoriale russa. Questa minaccia non restò inascoltata, infatti nell’ottobre del 2003 Putin fece arrestare Chodorkovskij per frode fiscale, facendo svalutare la Jukos e facendola infine rilevare dalla Rosneft, la banca di stato russa, sotto controllo dello stesso Putin.
Chodorkovskij rimase in carcere fino al 2017, quando fu graziato dallo stesso Putin e scelse poi la via dell’esilio.
Da Londra Chodorkovskij non ha mai smesso di attaccare Putin, di mettere in guardia il mondo da questo novello “zar” e soprattutto di trovare un modo per vendicarsi.
In concomitanza con il secondo attacco della RFL a Belgorod anche Chodorkovskij è intervenuto, rendendo noto il proprio totale supporto alla Legione, sia in termini spirituali che materiali.
Note
[1] https://www.themoscowtimes.com/2022/08/08/switching-sides-the-elusive-russian-legion-fighting-with-ukraine-a78459
[2]https://web.archive.org/web/20230226063303/http://www.nytimes.com/2023/02/12/world/europe/russian-legion-ukraine-war.html
[3] https://www.france24.com/en/live-news/20221228-not-a-traitor-the-russians-fighting-alongside-ukraine-s-forces
[4]https://archive.today/20230522173138/https://meduza.io/en/news/2023/05/22/belgorod-governor-reports-incursion-into-region-by-ukrainian-sabotage-and-reconnaissance-group
[5]https://archive.today/20230522145923/https://www.pravda.com.ua/eng/news/2023/05/22/7403263/
[6]https://archive.today/20230522173259/https://meduza.io/en/news/2023/05/22/casualty-count-rises-in-grayvoron-district-near-ukrainian-border-six-civilians-injured-by-shelling-belgorod-governor-reports
[7] https://news.yahoo.com/explosions-belgorod-oblast-russian-volunteer-084900667.html
[8] https://www.reuters.com/world/europe/russia-maintains-counter-terrorism-operation-belgorod-governor-2023-05-23/
[9] https://kyivindependent.com/russian-anti-kremlin-militia-claims-to-have-started-another-raid-on-russian-territory
[10] https://kyivindependent.com/belgorod-oblast-governor-claims-he-is-ready-to-meet-anti-kremlin-militia-if-russian-pows-are-alive/
[11] https://news.sky.com/story/ukraine-war-belgorod-governor-willing-to-meet-group-who-captured-two-russian-soldiers-12896398
[12] https://global.espreso.tv/russian-volunteers-corps-claims-it-has-been-controlling-novaya-tavolzhanka-for-7-days
[13] https://news.yahoo.com/russia-using-thermobaric-missiles-insurgents-215920676.html
[14] https://www.themoscowtimes.com/2023/03/16/russian-supreme-court-deems-freedom-of-russia-legion-terrorist-organization-a80516
[15] https://www.abc.net.au/news/2023-06-27/the-russian-partisans-working-to-end-putins-war-in-ukraine/102498418
[16] https://www.lemonde.fr/en/international/article/2023/03/15/the-russian-rebels-fighting-alongside-ukraine_6019510_4.html
[17] https://www.nytimes.com/2012/06/23/world/europe/ponomarev-works-to-change-russia-from-the-inside.html?_r=1&
[18] https://www.reuters.com/article/us-ukraine-crisis-ponomaryov-idUSBREA2O17720140325
[19] https://www.thebulwark.com/the-dugina-killing-aftermath/
Foto copertina: Russian Freedom Legion