Russofobia: mille anni di diffidenza di Guy Mettan e pubblicato da Sandro Teti Editore (2016) ripercorre un fenomeno millenario che si è declinato in diverse forme: dalla russofobia di matrice francese a quella britannica, da quella tedesca a quella statunitense. Un libro controverso che vale la pena leggere ora più che mai, ora che si fa largo un atteggiamento antirusso miope e deleterio che mette Putin e Dostoevskij, la guerra e i classici letterari, gli oligarchi e la musica classica, gli orrori dell’occupazione con la millenaria arte russa tutte nello stesso calderone, senza distinguere il bene dal male.
La recente aggressione della Russia di Putin ai danni dell’Ucraina sembrerebbe la prova evidente che la russofobia è qualcosa di concreto. Il libro dal titolo “Russofobia: mille anni di diffidenza” scritto da Guy Mettan pubblicato in Svizzera nel 2015 con il titolo “Russie-Occident: une guerre de mille ans. La russophobie de charlemagne à la crise ukrainiennein” Editions des Syrtes e portato in Italia da Sandro Teti edizioni l’anno successivo racconta proprio questo fenomeno. L’autore è una personalità ben nota in Svizzera. Guy Mettan è un giornalista di spicco, è stato caporedattore del Tribune de Genève; ha anche assunto la presidenza del Gran Consiglio, il parlamento di Ginevra, eletto nella lista della Democrazia Cristiana; dirige lo Swiss Press Club e ha scritto diversi libri sulla Svizzera e sulla Ginevra internazionale. Con Russofobia: mille anni di diffidenza, Guy Mettan cerca di smontare il castello di pregiudizi su cui si basa l’approccio occidentale alla Russia, a partire da Carlo Magno fino ai nostri giorni. Secondo Mettan, la russofobia è un fenomeno della psicologia collettiva, una psicopatia, che si autoalimenta interpretando fatti e situazioni in modo parziale in modo tale da ritenere responsabili i russi o il loro leader, attualmente Vladimir Putin. “Come l’antisemitismo, non è un fenomeno transitorio legato a specifici eventi storici. Come lui, assume forme diverse, essendosi evoluto in contesti diversi in paesi diversi. Non è quindi in alcun modo il risultato di una congiura, perché non si sviluppa in segreto. Si diffonde apertamente attraverso la stampa e, più in generale, attraverso i media. La prima parte del libro è dedicata all’analisi di cinque manifestazioni della russofobia in Occidente: come lo schianto di un aereo russo nel sud della Germania, a Überlingen, nel 2002, o come la presa in ostaggio di Beslan, una città dell’Ossezia del Nord, nella Federazione Russa, nel 2004, o la seconda guerra in Ossezia, nel 2008, le Olimpiadi di Sochi nel 2014, e la crisi ucraina nel 2014, quindi l’origine della guerra in corso, è oggetto di un trattamento molto più approfondito rispetto ai casi precedenti.
Poi Mettan va a ritroso nel tempo analizzando i diversi aspetti della Russofobia che discende dai tempi di Carlo Magno, per passare da quella francese (il mito del dispotismo orientale) a quella inglese (l’ossessione dell’impero) fino a quella tedesca (dal Lebensraum – spazio vitale- all’ostracismo della memoria) fino a quella americana (la dittatura della libertà). Nella terza parte del libro l’autore si concentra sulle “istruzioni per l’uso” della russofobia dove analizza quella che definisce la “neolingua” antirussa che aumenterebbe il divario tra noi occidentali e loro russi nella contrapposizione semantica tra democrazia e autocrazia, tra civiltà e barbarie, tra pluralismo e omogeneità insomma tra noi e loro. Davvero un bel libro, molto documentato e ben scritto che ha cercato di ribaltare la visione comune sull’”Orso russo”. Una scelta coraggiosa dell’editore, Sandro Teti, che in questi anni ha continuato a dare spazio e voce ad una visione diversa rispetto alla narrazione mainstream. Una scelta coraggiosa soprattutto ora che un atteggiamento antirusso miope e deleterio mette Putin e Dostoevskij, la guerra e i classici letterari, gli oligarchi e la musica classica, gli orrori dell’occupazione con la millenaria arte russa tutte nello stesso calderone, senza distinguere il bene dal male.
Foto copertina: Copertina del libro Russofobia: mille anni di diffidenza