Nel 2018, dopo due anni di progettazione, nasce Volcano Etna Dry Gin, un gin tutto “vulcanico” ideato da tre giovani ragazzi siciliani. La loro idea, ben accolta anche a livello internazionale, ha permesso alla cultura, all’artigianato, all’agricoltura biologica siciliana di fare il giro del mondo dentro ad una bottiglia.
La storia del Volcano Etna Dry Gin
L’Etna, il vulcano più alto d’Europa, è diventato lo scenario di una storia tutta italiana che intreccia territorio, natura, aromi e spezie.[1] È proprio durante una passeggiata tra le sciare dell’Etna che nasce l’idea di trasferire gli odori e i sapori vulcanici dentro ad una bottiglia.
Il Volcano Etna Dry Gin nasce così da un semplice incontro tra tre sommelier catanesi, Alessandro Malfitana, Diego Pollicina e Stefano Lo Giudice. Non è mancato di certo l’aiuto del distillatore Mariano Caggegi, maestro nel suo mestiere.[2]
Il gin dell’Etna è diventato unico nel suo genere: proviene da un territorio unico nel mondo, la Sicilia, e, di conseguenza, i prodotti sono unici e provengono da un’agricoltura locale e sostenibile. Dunque, all’interno di queste bottiglie, veri e propri capolavori artigianali in vetro, sono racchiusi i profumi dell’Etna che raccontano a tutto il mondo la storia della Sicilia. Ginepro, ginestra, nocciola, finocchietto selvatico e arancia amara sono gli aromi che caratterizzano questo gin.[3]
È un progetto siciliano a tutti gli effetti, ma questo gin viene esportato molto anche all’estero, comprendendo paesi come Australia, Stati Uniti, Germania, Olanda e Austria.[4] La bellezza della Sicilia si esprime, oltre che degustando questo superalcolico dai sapori aromatizzati ed eleganti, anche tramite la lavorazione delle bottiglie in cristallo. Basti pensare che ogni singolo tappo è costituito per il 95% da pietra lavica, piccolo gioiello artigiano di Piedimonte Etneo. L’idea è quindi quella di esportare l’agricoltura e l’artigianalità locale etnea anche all’esterno.[5]
La lavorazione del Volcano Etna Dry Gin
Prima di tutto, il gin è un distillato secco che si ottiene dalla distillazione di un fermentato composto da frumento e orzo, a cui vengono poi aggiunte erbe, spezie, piante, bacche di Ginepro (da cui il nome Gin) e radici.[6]
La caratteristica che rende unico il Volcano Gin è proprio il ginepro che, a differenza di quello che cresce in altre zone d’Italia, trova nell’Etna il suo habitat naturale e dona freschezza con una nota minerale al gin.
Il secondo passaggio consiste nell’infusione a freddo dei vari botanici. Si comincia dal fiore di ginestra, che offre il contrasto dolce-amaro, si aggiunge poi la nocciola, il finocchietto e infine l’arancia amara che gli conferisce una nota acidula.[7]
Il processo termina con l’assemblaggio dei botanici seguendo la ricetta ideata dai tre ragazzi, frutto di due anni di progettazione (dal 2016 al 2018) e 67 diverse prove d’infusione. Il gin dell’Etna viene prodotto proprio ai piedi del vulcano, nella più antica distilleria siciliana di mastro Mariano, artigianalmente e senza additivi.[8]
L’Etna Rosé Gin: i ragazzi del vulcano riscoprono il territorio
“Il gin, in generale, trionfa in assoluto nel mercato italiano e internazionale – racconta Alessandro Malfitana – a scapito di un crollo della Vodka, per esempio. C’è una continua richiesta di gin particolari e noi abbiamo voluto ideare una nuova ricetta che esprimesse in modo ancora più incisivo il territorio dell’Etna. Volcano Gin Rosé è un gin più morbido, adatto anche ai palati più raffinati, si può considerare tale anche per un minore livello alcolico. Siamo soddisfatti del risultato e felici dei più recenti riconoscimenti”.[9]
Il gin rosé è diverso da quello dry poiché prevede un’innovativa lavorazione dell’uva e di un vino di contrada Etna Rosso Doc, tipico del luogo.[10]
Riconoscimenti
“Siamo davvero felici – raccontano i fondatori di Volcano. Quando abbiamo iniziato questa avventura lo abbiamo fatto con lo spirito di dedicare il progetto al nostro territorio speciale; siamo stati per anni all’estero e tornare qui facendo sentire il carattere dell’Etna al mondo è il traguardo più bello che potessimo desiderare.” I prossimi progetti? “Vogliamo entrare nelle più prestigiose enoteche all’interno dei grandi marchi della Gdo, senza trascurare l’Ho.re.ca. Per il resto, il nostro sogno nel cassetto lo tireremo fuori presto, perché ci crediamo. In sintesi, fare di questo progetto il nostro lavoro a tempo pieno e questo significa crescere, diventare autonomi totalmente.”[11]
Queste le parole piene di orgoglio dei fondatori di Volcano, che hanno ottenuto, tra gli altri, numerosi riconoscimenti del settore vinicolo. Eccone alcuni: la menzione al Merano Wine Festival con l’Award Rosso di The Wine Hunter e il premio Ampolla d’Oro.[12]
Note
[1] Cortegiani, F. (2020, 28 aprile). L’Etna è in bottiglia: sentori di ginepro e arancia amara per un gin “vulcanico”, Balarm. https://www.balarm.it/news/l-etna-e-in-bottiglia-sentori-di-ginepro-e-di-arancia-amara-per-un-gin-vulcanico-117920.
[2] Ibid
[3] Volcanogin.com. https://volcanogin.com/la-nostra-storia/territorio/
[4] Cortegiani, F. (2020, 28 aprile). L’Etna è in bottiglia: sentori di ginepro e arancia amara per un gin “vulcanico”, op. cit.
[5] Volcanogin.com, op. cit.
[6] Cortegiani, F. (2020, 28 aprile). L’Etna è in bottiglia: sentori di ginepro e arancia amara per un gin “vulcanico”, op. cit. Vedi anche Volcanogin.com. https://volcanogin.com/la-nostra-storia/territorio/
[7] Ibid
[8] Ibid
[9] Volcanogin.com, op. cit.
[10] Ibid
[11] Ibid
[12] Ibid
Foto copertina: L’Etna, il vulcano più alto d’Europa, è diventato lo scenario di una storia tutta italiana che intreccia territorio, natura, aromi e spezie. Gin vulcanico