Svolta storica a L’Aia: in Olanda trionfa la Destra di Wilders


Quadro generale e prime considerazioni sulle elezioni in Olanda


Le elezioni legislative appena svoltesi nei Paesi Bassi hanno visto una significativa vittoria della destra sovranista e marcatamente anti-islamica guidata da Geert Wilders, storico e controverso leader del Partito per la Libertà (PVV), arrivato in prima posizione con il 23,3% dei voti. Seguono i Verdi-Socialdemocratici con il 15,6% e i liberali di VVD, il partito dell’ex primo ministro Mark Rutte e guidato da Dilan Yeşilgöz-Zegerius, con il 14,9%. Questo verdetto rappresenta a tutti gli effetti il sigillo di ceralacca da apporre all’appena terminata “Era Rutte”, durata 13 anni.
Gli elettori hanno parlato e ne hanno avuto abbastanza”[1]. Queste le prime parole di Geert Wilders, pronunciate in un caffè di Scheveningen, elegante quartiere marittimo de L’Aia, per celebrare quello che può essere considerato un vero e proprio trionfo elettorale che lo ha visto protagonista.

Breve ritratto di Geert Wilders

Nato il 6 settembre 1963 a Venlo, città che sorge sulla Mosa al confine con la Germania nel sud dei Paesi Bassi, è il più giovane di quattro figli. Wilders inizia la sua carriera politica come assistente parlamentare di Frits Bolkestein leader del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), lasciandolo successivamente nel 2004 per divergenze su varie questioni, tra cui l’adesione della Turchia all’Unione Europea. Nel 2006 fonda il Partito per la Libertà (PVV)[2] di cui è attualmente leader.  Nel corso della sua carriera politica, Wilders è emerso come una figura influente e ben nota nella politica olandese. Eletto per la prima volta in parlamento nel 1998, nel 2009 beneficia di un boom di consensi alle elezioni europee, quando è riuscito a garantirsi il 16,79% dei voti. Alle legislative dell’anno successivo ottiene il 15,45%. Dopo un periodo di apparente crisi, la svolta è arrivata quest’anno alle elezioni del 22 novembre che hanno reso il suo partito la formazione politica più popolare nei Paesi Bassi[3].La sua posizione politica è sempre stata connotata da toni terribilmente aggressivi nei confronti dell’Islam e dell’Unione Europea arrivando a paragonare il Corano al “Mein Kampf” di Adolf Hitler.
Ha condotto numerose campagne non solo per la messa al bando del libro sacro nei Paesi Bassi, ma anche per una de-islamizzazione del paese attraverso lo stop all’immigrazione dai paesi musulmani e la chiusura delle moschee.
Queste posizioni hanno reso Wilders una figura controversa sia in patria che all’estero, allineandolo alla cosiddetta “internazionale sovranista”, la cui comparsa ha scosso e contribuito ad animare la scena politica europea (e non solo). Dal 2004, a causa di minacce alla sua sicurezza, Wilders è costantemente protetto da una scorta armata[4]. Accanto a queste posizioni che lo configurano come esponente dell’estrema destra, dal punto di vista sociale ed economico è considerato un liberale: favorevole all’eutanasia, alla liberalizzazione delle droghe e ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Leggi anche:

Egli è stato oggetto di svariate controversie legali a causa delle sue dichiarazioni pubbliche. È stato messo sotto accusa per gli insulti a gruppi religiosi ed etnici, oltre che di incitare all’odio e alla discriminazione; tuttavia, nel 2011 è stato assolto da queste accuse. Successivamente, nel 2016, è stato nuovamente costretto a presentarsi in tribunale e ritenuto colpevole di incitamento alla discriminazione nei confronti degli immigrati marocchini nei Paesi Bassi, ma non è stata inflitta alcuna pena. Questo verdetto, però, è stato successivamente annullato.

Le prime conclusioni da trarre

Nonostante si debbano ancora attendere i classici sviluppi post-elettorali, possiamo cominciare a trarre delle considerazioni che potranno essere utili per osservare gli avvenimenti che seguiranno a margine della tornata elettorale che si è appena conclusa in terra olandese.
Il sistema politico olandese è frammentato e, anche a causa di una legge elettorale proporzionale con una bassa soglia di sbarramento, questa frammentazione si esprime anche nella distribuzione dei seggi. Ne consegue che la formazione dei governi di solito impiega alcuni mesi, per cui bisognerà ancora attendere prima di comprendere chi effettivamente andrà a guidare il Paese.

Il primo dato da registrare è senza dubbio quello riguardante la straordinaria ascesa del PVV. Il Partito per la Libertà ha ottenuto un risultato storico, diventando il partito più grande con il 23,5% dei voti e un incremento del 12,7% rispetto alle elezioni precedenti, ottenendo 37 seggi. Questo segna un cambiamento significativo nella storia politica olandese, essendo infatti la prima volta che un partito di fatto ascrivibile alla categoria dell’Estrema Destra raggiunge i numeri necessari a guidare il Paese, pur essendo stato già in passato parte della coalizione di Governo (fino al 2012).

Al partito di Wilders segue la coalizione formata da Sinistra Verde e Partito Socialista (GroenLinks-Pvda), guidata dall’ex commissario europeo Timmermans che nelle consultazioni del 22 novembre ha in parte deluso le aspettative, fermandosi, con il 15,6% a 25 seggi. Grande sconfitto è sicuramente il partito di liberale e conservatore che ha governato negli ultimi 13 anni e che si è fermato al 14,9% ottenendo 24 seggi. In generale l’intera galassia centrista e parte dell’ex coalizione di governo ha ottenuto risultati deludenti.
Un dato meritevole di attenzione è quindi l’andamento non brillante dei partiti legati in qualche modo alla galassia centrista, che ha messo in evidenza una profonda crisi di consensi per le forze politiche olandesi tradizionali di centrodestra e centrosinistra,. In particolare, la strategia adottata dal VVD (guidato dalla Ministra di Giustizia e Sicurezza Dilan Yeşilgöz-Zegerius) di avvicinarsi, per quanto riguarda i temi, a Wilders ha avuto un effetto contrario alle aspettative, relegando il partito al terzo posto.

Parimenti, il tentativo di Frans Timmermans di unire la sinistra per contrastare la destra non è riuscito, segnalando una marcata sfiducia verso le forze politiche “tradizionali”.
La terza ed ultima considerazione riguarda invece gli ostacoli nella formazione del governo che emergeranno nei prossimi giorni.

La posizione del Nuovo Contratto Sociale (NSC), guidato dall’economista Pieter Omtzigt, dato per favorito prima delle elezioni ma che ha conseguito con il 12,9% 20 seggi, assume un’importanza critica. Nonostante in precedenza avesse escluso ogni collaborazione con Wilders per questioni legate ai principi dello stato di diritto (rispetto al quale, le dichiarazioni rilasciate da Wilders negli anni si pongono spesso in antitesi), ora si trova di fronte alla difficile scelta di decidere se collaborare o meno con il PVV. È evidente come, in questo scenario di crescente polarizzazione e di mutamento dei paradigmi politici tradizionali, il panorama politico olandese si confronti con sfide significative nella formazione del nuovo governo.[5]


Note

[1] https://www.nrc.nl/
[2] https://www.britannica.com/biography/Geert-Wilders
[3] https://www.vox.com/world/2017/3/14/14921614/geert-wilders-islamophobia-islam-netherlands-populism-europe
[4] https://apnews.com/article/netherlands-election-prime-minister-rutte-parties-9cf84a4b65dfb9309b666a717adcc298#
[5] https://krant.volkskrant.nl/titles/volkskrant/7929


Foto copertina: Wilders sorpresa in Olanda