Triangolo di Lublino: La sicurezza regionale a guida polacca


Lo scorso 28 luglio, i ministri degli esteri di Ucraina, Polonia e Lituania – Dmytro Kuleba, Jacek Czaputowicz, e Linas Linkevičius – hanno annunciato la nascita del cosiddetto “Triangolo di Lublino”, un format di cooperazione regionale che vede i tre paesi dell’Europa centro-orientale perseguire obiettivi comuni in campo economico, culturale, politico e militare


 

Una cooperazione regionale, nostalgica di quella Confederazione Polacco-Lituana, che mira a rafforzare i legami culturali e politici tra popoli che condividono un passato comune. Quello del Triangolo di Lublino non è l’unico esempio di cooperazione regionale che interessa la regione centro-orientale dell’Europa. La diplomazia polacca si adopera per tracciare una linea di congiunzione dalle sponde del Baltico fino al Mar Nero, da Varsavia a Kyiv. Che si tratti di cooperazione economica, politica, sociale e culturale, o militare, il volano della proliferazione di organizzazioni e forum regionali resta il rafforzamento del fianco orientale, al fine di mostrare compattezza e coesione di fronte all’aggressività di Mosca. Polona, Ucraina, Romania e Lituania, per motivazioni diverse, temono le interferenze russe nella loro politica interna ed estera. Il messaggio lanciato alla Russia, ma anche a UE e NATO, è chiaro: l’unione fa la forza.

Il Triangolo di Lublino

Il nuovo format voluto da Varsavia, Kyiv e Vilnius sembrerebbe avere una doppia finalità. Da una parte, quello di rafforzare il ruolo della regione centro-orientale nell’UE, promuovendo una maggiore coesione e un maggior coordinamento politico sul versante orientale, soprattutto in funzione antirussa. Dall’altra, quella di promuovere l’integrazione dell’Ucraina nel contesto UE e NATO, garantendo allo stesso tempo un più efficace e coeso sostegno al principio dell’integrità territoriale ucraina in riferimento alle regioni di Donetsk e Luhansk; denunciando quella che è definita come illegale occupazione russa in Crimea.

Nelle parole del Ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che su Twitter ha affermato: “One year ago, on this day I was in Lublin, with my Polish and Lithuanian colleagues we created the Lublin Triangle to bring closer three allies – Ukraine, Poland and Lithuania. We joined forces to ensure freedom, security and prosperity of our nations and our region between the Baltic & Black Seas” e aggiunge “The Lublin Triangle is proud of the common past, clear-eyed about countering current threats and resolute when it comes to defending our Europeans and Euro-Atlantic future from aggressive neighbours”. 

I segnali di una maggiore cooperazione militare tra i tre stati si rivede nella partecipazione di quattro velivoli F-16 della Aeronautica polacca durante la parata militare tenutasi a Kyiv in agosto, in occasione del 30esimo anniversario dell’Indipendenza dell’Ucraina, come riportato da PolskieRadio.[1]

Un ulteriore esempio di cooperazione militare è rappresentato dalla brigata multinazionale Lituania-Polonia-Ucraina, la LitPolUkrBrig, composta da oltre 4000 unità, completamente operativa dal 2016, pensata per avviare una strategia di sicurezza collettiva dei tre paesi aderenti e che ha rappresentato il primo passo dell’Ucraina verso la membership NATO. Dal 17 al 30 luglio scorso si è tenuta l’esercitazione militare congiunta, definita Three Swords 2021, nei pressi della cittadina ucraina di Yavoriv, vicino Lviv, che ha visto il dispiegamento di circa 1200 soldati e 200 veicoli della stessa LitPolUkrBrig, con la partecipazione degli Stati Uniti.[2]

B9 e 3SI

Si è già detto della naturale vocazione della diplomazia polacca ad intensificare la sua attività nella regione dell’Europa orientale, facendo ricorso alla sua peculiare capacità di raccogliere gli interessi dei paesi culturalmente e geograficamente più vicini e assumerne il ruolo di portavoce nelle aule dell’Unione Europea e NATO.

Facendo leva su affinità storiche, linguistiche e culturali, Varsavia è riuscita a edificare le fondamenta della sua attività diplomatica nell’Est Europa, la già menzionata “Ostpolitik”, che vede la sua massima espressione nel Gruppo di Visegrad e nel Partenariato Orientale[3] (Eastern Partnership – EaP) – un’iniziativa polacco-svedese che mirava ad avvicinare il più possibile Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Repubblica di Moldavia, Georgia e Ucraina all’Ue.[4]

Altri esempi della attività di politica estera polacca nella cosiddetta “zona grigia” del continente europeo – termine con il quale si suole definire quei paesi post-sovietici che non fanno parte (o non ancora) dell’Unione Europea e/o della NATO – sono due iniziative di cooperazione regionale, la Bucharest Nine (B9) e la Three Seas Initiative (3SI).[5]

Il format di cooperazione regionale in ambito di sicurezza, noto come Bucharest Nine[6] è sorto dalla collaborazione del Presidente rumeno Klaus Iohannis e del presidente polacco Andrzej Duda nel novembre del 2015, sulla base di una proposta formulata durante il Summit degli stati dell’Europa Centro-Orientale a Bucarest.

Questa iniziativa rappresenta il tentativo polacco-rumeno di rafforzare la cooperazione bilaterale e intensificare il proprio impegno, relativo non soltanto al rispetto degli obblighi di spesa richiesti dal Patto atlantico, il noto standard del 2% del PIL, bensì rivolto anche a promuovere una maggior partecipazione dei Paesi dell’Est ai progetti NATO.

I paesi aderenti, ossia Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Repubblica Slovacca, si sono impegnati nella creazione di un gruppo di cooperazione speciale a livello regionale a sostegno delle operazioni NATO, volte a rafforzare e garantire la sicurezza e la stabilità nell’area compresa tra il Mar Baltico e il Mar Nero.[7]

Anche la Three Seas Initiative[8] nasce dalla collaborazione del Presidente rumeno Klaus Iohannis e del Presidente Andrzej Duda, nell’agosto 2016, durante il Dubrovnik Forum, dove venne raccolta l’idea di creare un asse nord-sud nel continente europeo, collegando tre mari: Mar Baltico, Mar Adriatico e Mar Nero.

La proposta lanciata dal Presidente croato Kolinda Grabar-Kitarović intercettava la volontà del Presidente Duda di intensificare la cooperazione multilaterale nella regione che affaccia su tre mari, all’interno del frame UE. I paesi che hanno aderito al 3SI sono i paesi già membri del B9, ossia Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Repubblica Slovacca, ai quali si aggiungono l’Austria, la Croazia e la Slovenia.

Cooperazione o competizione?

In linea di principio, entrambe le iniziative lanciate nel contesto Euro-Atlantico, sono finalizzate al consolidamento e rafforzamento del fronte orientale (soprattutto in chiave anti-Russia), intensificando la cooperazione tra i paesi dell’Est, da un lato, e tra questi e le istituzioni UE/NATO, dall’altra, intensificando il sostegno ai progetti di integrazione europea e di sicurezza collettiva.

Dunque, lo scopo principale sembrerebbe essere quello di armonizzare l’azione politica di questi paesi al fine di rafforzare il fianco orientale, per assicurare una maggior compattezza in risposta alla assertività russa, il che ha ottenuto il sostegno di alti funzionari europei e della stessa Alleanza.

Come espresso in una nota congiunta in seguito all’incontro dei leader dei nove paesi NATO membri del B9, tenutosi a Varsavia nel giugno 2018, “per garantire il rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza, è necessario intensificare la cooperazione tra i paesi”[9] per rispondere alle sfide che la NATO sarà chiamata ad affrontare, dalla cyber security, alla deterrenza della minaccia russa.

In questa nota appare chiaro che l’intenzione dei leader del B9 è quella di mostrarsi compatti sulla decisione di intensificare lo sforzo nel campo della difesa, persuadendo gli alleati sulla necessità di una maggior presenza militare al confine orientale, e questo vale in particolare nel caso della Polonia. Infatti, quello della presenza militare alleata sul proprio territorio, ai fini della deterrenza della minaccia di Mosca, è da sempre un chiodo fisso nella agenda politica polacca, già all’indomani della caduta dell’URSS.

Proprio in merito al rapporto con Mosca, nella già menzionata nota sì legge che “il desiderato risultato di riavviare un dialogo diplomatico con la Russia potrebbe essere raggiunto solo se Mosca ritornerà a rispettare i trattati e le norme internazionali.”[10]

Quanto dichiarato pochi mesi prima del Summit NATO 2018 a Bruxelles, dimostra che la coalizione di paesi del fianco orientale, ed in particolare Polonia e Romania, è riuscita a creare un fronte interno alla stessa Alleanza. Ragion per cui, vista la permeabilità delle relazioni bilaterali tra i paesi europei e NATO, questo ulteriore fronte potrebbe tradursi in un vantaggio diretto per la definizione di una strategia di una forma di difesa europea – in considerazione della mai celata volontà dell’UE di dotarsi di una vera difesa – ovvero potrebbe rappresentare un momento di ulteriore divisione in seno all’UE, anziché uno strumento di integrazione politica. 

Nonostante l’impegno dei leader di tali paesi per favorire la collaborazione tra l’Est e Ovest, tanto in UE quanto in NATO, allo stato attuale, le due proposte non alterano la struttura istituzionale dell’Europa centro-orientale, e non sono state accolte con molto interesse da parte degli altri leader dell’Europa occidentale.

Tuttavia, la scarsa attenzione da parte alleati europei alle due iniziative patrocinate da Polonia e Romania è stata compensata dal particolare entusiasmo mostrato da Washington, attraverso le dichiarazioni dell’ex Presidente Donald Trump, che nel corso del Summit di Varsavia organizzato dal 3SI, nel 2017, ha tenuto a definire tale iniziativa come un evento di “incredibile successo”.[11]

La presenza del Presidente US al Summit di Varsavia è stata considerata da molti a Bruxelles come un ennesimo tentativo di Trump di creare maggiori spaccature in Europa. Alcuni osservatori hanno sostenuto che questo evento avrebbe potuto portare maggiori vantaggi agli interessi degli Stati Uniti piuttosto che all’UE. Molti funzionari tedeschi, tra cui la stessa cancelliera Merkel, ritengono infatti che il 3SI costituisca un tentativo di creare un fronte interno all’Unione, ipotesi, tra l’altro, sostenuta anche da Ivan Jakovčić, europarlamentare croato, il quale ha rilevato come questa iniziativa finirebbe in realtà per indebolire l’Europa e ridurre la sua influenza globale.[12]


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Tuttavia, se questa ipotesi può risultare plausibile nel caso della Polonia, dove il governo euroscettico ha più volte mostrato di privilegiare rapporti più intensi con Washington che con Bruxelles, diverso è il caso della Romania. Infatti, Bucarest ha dimostrato convintamente di sostenere tanto l’UE quanto la NATO.[13] Dunque, si potrebbe affermare che Bucarest consideri il B9 ed il 3SI, come efficaci strumenti per agevolare la collaborazione NATO-UE e la cooperazione tra Europa orientale e occidentale, anziché come un mezzo di divisione all’interno dello schieramento occidentale.[14]

Il rischio di una maggiore divisione interna e il vantaggio potenziale per la difesa collettiva sono due facce della stessa medaglia. Tuttavia, sembra che ci sia una maggiore apertura verso nuove forme di cooperazione multilaterale e forum regionali sulla scia del B9 e 3SI, soprattutto in considerazione del fatto che la presenza polacca e romena nella NATO è di vitale importanza per la gestione della sicurezza europea. Ad esempio, vale la pena ricordare che entrambi i paesi ospitano i comparti del sistema di difesa missilistico “Aegis Ashore” della NATO, dislocati presso la base aerea rumena di Deveselu e quella di Redzikowo in Polonia.[15]

Sulla base delle esperienze fatte nel contesto della Eastern Partnership (EaP) e di altre iniziative simili[16], Polonia e Romania hanno avviato un intenso processo di cooperazione e collaborazione diplomatica con i paesi del vicinato. Un’azione diplomatica congiunta, volta a consolidare e rafforzare l’intera frontiera orientale dell’UE e della NATO.

Allo stato attuale entrambe le iniziative, seppur sostenute dai funzionari alleati a Bruxelles, come dimostrato anche dalla visita del Vicesegretario NATO, Rose Gottemoeller, la quale aveva partecipato al B9 Summit a Bucarest[17] nel corso della sua prima visita ufficiale in uno stato alleato nel 2016, migliorano soltanto in maniera marginale la stabilità, la sicurezza e la prosperità dell’Europa centro-orientale.

Potenzialità latenti…

Potrebbe, però, prefigurarsi una prospettiva di gran lunga più interessante per il raggiungimento degli obiettivi politici di NATO e UE, qualora Polonia e Romania riuscissero a sfruttare il grande potenziale derivante dalla naturale capacità delle rispettive diplomazie di perseguire interessi strategici verso i paesi non-membri con i quali condividono somiglianze di tipo culturale e linguistica. Varsavia potrebbe perseguire la tradizionale e privilegiata attività diplomatica con Ucraina e Bielorussia; Bucarest potrebbe far valere l’influenza politica e la reciproca amicizia con Moldavia, Georgia e altri paesi dell’area transcaucasica.

Il passo fondamentale potrebbe essere una apertura di entrambe le iniziative ad ammettere alcuni paesi che già rientrano nel Partenariato Orientale dell’Unione, ovvero Ucraina, Moldavia e Georgia. L’ammissione di questi paesi nel B9 e 3SI porterebbe una visione chiara dell’obiettivo principale della cooperazione polacco-romena, ovvero, in termini pratici, le iniziative potrebbero diventare i principali motori dell’integrazione Euro-Atlantica.

In tal modo il 3SI e il B9 potrebbero essere di sostengono in modo significativo per lo sviluppo e la sicurezza di quei paesi post-sovietici appartenenti alla “zona grigia” dell’Europa, aumentando l’inclusione internazionale di tali paesi e permettendo ai singoli membri del 3SI e del B9 di rafforzare la propria posizione nello scenario geopolitico.

Infine, le organizzazioni potrebbero sostenere tanto la NATO quanto l’UE nel compiere le loro missioni oltre gli attuali confini orientali rafforzando, al tempo stesso, le condizioni di sicurezza di Polonia e Romania in quell’area.[18]

Questi requisiti sembrerebbero, invece, sussistere nel caso specifico del Triangolo di Lublino e della Brigata LitPolUkrBrig, dove la cooperazione tra due paesi NATO e UE – Polonia e Lituania – è riuscita ad includere un paese di straordinaria importanza geopolitica e strategica, l’Ucraina, ribadendo e sottolineando l’avanzato grado di integrazione di quest’ultima nel frame Euro-Atlantico. In tal senso, il Triangolo di Lublino potrebbe tradursi in uno straordinario successo politico e militare, tanto per Varsavia, la quale si confermerebbe quale fulcro del fronte orientale; quanto per NATO ed UE, che vedrebbero incrementato il vantaggio strategico su Mosca.


Note

[1] https://www.polskieradio.pl/395/7785/Artykul/2794497,Polish-F16s-join-Ukrainian-independence-parade
[2] https://www.polskieradio.pl/395/7785/Artykul/2774379,Polish-Lithuanian-Ukrainian-troops-in-joint-drills
[3] https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_21_3367
[4] Vasile Rotaru, Andreas Umland, 08 marzo 2018, La “zona grigia” tra Russia, Nato e Ue che preoccupa l’Europa Orientale, ISPI. https://www.ispionline.it
[5] Vasile Rotaru , Andreas Umland, November 10, 2017, How Romania and Poland Can Strengthen NATO and the EU, Foreign Affairs.
[6] http://www.urm.lt/default/en/news/vilnius-hosted-the-bucharest-nine-meeting-of-ministers-of-foreign-affairs-
[7] Vasile Rotaru, Andreas Umland, 08 marzo 2018, La “zona grigia” tra Russia, Nato e Ue che preoccupa l’Europa Orientale, ISPI. https://www.ispionline.it
[8] https://3seas.eu/
[9] Cit. News, June 11, 2018, NATO Eastern Flank Presidents Agree on Joint Approach Ahead of Brussels Summit, Emerging Europe. https://emerging-europe.com
[10] Ibid.
[11] Vasile Rotaru, Andreas Umland, November 10, 2017, How Romania and Poland Can Strengthen NATO and the EU, Foreign Affairs.
[12]  Vedran Pavlic, 20 July 2017, The Economist: Germany Angry with Croatia Due to the Three Seas Initiative, Total Croatia News. https://www.total-croatia-news.com
[13] Vasile Rotaru, Andreas Umland, 08 marzo 2018, La “zona grigia” tra Russia, Nato e Ue che preoccupa l’Europa Orientale, ISPI. https://www.ispionline.it
[14] Vasile Rotaru, Andreas Umland, 08 marzo 2018, La “zona grigia” tra Russia, Nato e Ue che preoccupa l’Europa Orientale, ISPI. https://www.ispionline.it
[15] La base aerea di Deveselu e quella polacca di Redzikowo rientrano nel progetto della installazione terrestre del sistema missilistico Aegis degli USA, la «Aegis Ashore».Ian Williams, “Aegis Ashore”, Missile Threat, Center for Strategic and International Studies, April 14, 2016, last modified June 15, 2018, https://missilethreat.csis.org/defsys/aegis-ashore
[16] Black Sea Synergy (BSS) – “un progetto di Romania, Bulgaria e Grecia lanciato nel 2008 con l’obiettivo di aumentare la collaborazione dell’Ue con Armenia, Azerbaijan, Georgia, Repubblica di Moldavia, Russia, Turchia, e Ucraina” Vasile Rotaru, Andreas Umland, 08 marzo 2018, La “zona grigia” tra Russia, Nato e Ue che preoccupa l’Europa Orientale, ISPI. https://www.ispionline.it
[17] Ibid.
[18] Vasile Rotaru, Andreas Umland, 08 marzo 2018, La “zona grigia” tra Russia, Nato e Ue che preoccupa l’Europa Orientale, ISPI. https://www.ispionline.it


Foto copertina: I ministri degli Esteri di Ucraina, Polonia e Lituania hanno annunciato la creazione di una nuova piattaforma trilaterale di cooperazione politica, economica e sociale a cui hanno dato il nome di Triangolo di Lublino