Le più importanti notizie dal mondo riprese dai maggiori quotidiani, per essere sempre aggiornati. Notizie dal 3 al 10 giugno.
Africa
Mozambico: L’Ambasciata degli Stati Uniti in Mozambico ha affermato di aver “informazioni che indicano la probabilità di attacchi imminenti” nel nord del paese, recentemente scosso da attacchi mortali probabilmente di natura jihadista. “Raccomandiamo vivamente ai cittadini statunitensi nella sede del distretto di Palma di prendere in considerazione l’idea di lasciare immediatamente l’area”, ha dichiarato l’ambasciata sul suo sito web.
Palma, una località nella provincia di Cabo Delgado (nord), è destinata a diventare un complesso energetico, con enormi giacimenti di gas scoperti al largo della città. Ma la regione è stata teatro da ottobre di una serie di attacchi contro forze di sicurezza e civili. Quasi 30 persone sono state uccise in attacchi con machete o coltelli nelle zone rurali, che la polizia ha attribuito ai jihadisti. Il gigante petrolifero e del gas Anadarko Uniti ha sospeso molte delle sue attività nella zona ed evacuato i lavoratori interessati in un luogo sicuro, secondo una fonte vicina alla società, che ha chiesto di rimanere anonimo.
L’ambasciata USA sollecita inoltre i suoi cittadini a “posticipare le visite agli uffici governativi e ai punti vendita, compresi i mercati”. Almeno cinque persone sono state uccise mercoledì sera con machete e coltelli in un villaggio a 250 km a sud di Palma, durante il terzo attacco omicida in dieci giorni. La polizia afferma che lo stesso gruppo ha ucciso sette civili in un altro villaggio della zona martedì dopo aver ucciso 10 persone con il machete il 27 maggio. Il gruppo, localmente conosciuto come “al-shabab” – “giovani” in arabo – non ha collegamenti noti con i jihadisti somali con lo stesso nome. Forze armate e rinforzi militari sono stati schierati nell’area per aumentare la sicurezza. Nonostante questo, gli attacchi continuarono. Il massacro del 27 maggio si è svolto in due piccoli villaggi vicino al confine con la Tanzania e non lontano da Palma.
Mali: Decine di migliaia di maliani hanno marciato tranquillamente venerdì a Bamako su richiesta dell’opposizione per chiedere “trasparenza” nelle elezioni presidenziali del 29 luglio, una settimana dopo le marce macchiate dagli incidenti. Parte della Piazza della Libertà, la marea di manifestanti ha camminato per pochi chilometri, al suono di vuvuzelas, alla Borsa del lavoro, nel cuore della capitale maliana, dove i leader dell’opposizione hanno parlato. L’opposizione aveva chiesto le dimissioni di Soumeylou Boubeye Maïga dopo la repressione di questa manifestazione, accusando i servizi di sicurezza del Primo Ministro di aver sparato munizioni vere. Accuse che il governo descrive come “false e diffamatorie”.
Libia: Le forze del generale Khalifa Haftar hanno conquistato “più del 75% di Derna”, la città dell’est della Libia per anni sotto il controllo di estremisti islamici e da quasi tre assediata dall’Esercito nazionale libico (Lna) dell’uomo forte della Cirenaica. Le cifre sono state fornite all’Associated Press dal portavoce della Lna, Ahmed Al-Mesmari il quale ha aggiunto che “i terroristi sono stati spinti fuori della maggior parte della città”. “Solo poche sacche restano sotto il controllo di gruppi estremisti e le forze armate li stanno ripulendo”, ha sostenuto il portavoce annunciando che fra l’altro è stato conquistato il porto e “la maggior parte della costa est”. Le forze di Haftar starebbero avanzando da tutti i lati. Il generale, che con una campagna iniziata a metà 2014 l’anno scorso aveva scacciato gli estremisti islamici da Bengasi, a maggio aveva annunciato il lancio dell’operazione che dovrebbe portare a “liberare” anche Derna, città di 150 mila abitanti.
Etiopia: L’Etiopia ha annunciato che accetterà e applicherà integralmente i termini dell’accordo di pace per mettere fine alla sua ultradecennale guerra di confine con l’Eritrea.
L’annuncio arriva poche ore dopo la revoca dello stato di emergenza da parte del governo di Addis Abeba, ovvero quella che era stata finora la più significativa misura adottata sotto la guida del nuovo premier Abiy Ahmed.
Tunisia: Il premier del governo di unità nazionale tunisino, Youssed Chahed, ha destituito dalle proprie funzioni il ministro dell’Interno, Lofti Brahem. Lo ha reso noto un comunicato della presidenza del governo indicando che sarà sostituito dall’attuale ministro della Giustizia, Ghazi Jribi, senza fornire ulteriori dettagli.
Americhe
Guatemala: Come danni e come entità paragonabile a quella di Pompei, l’eruzione del Volcan De Fuego, attivo nel sudovest del Guatemala, nella sua più violenta esplosione da quarant’anni, ha seppellito sotto le sue ceneri e lava interi paesi cagionando la morte di almeno 109 persone, secondo fonti delle autorità.
Stati Uniti: Trump vs. Russiagate. Ancora una volta, il Presidente degli Stati Uniti si troa ancora coinvolto nell’ennesimo scandalo contro di lui. Stavolta sarcasticamente, in una dichiarazione al New York Times, si definisce “untouchable”, Intoccabile, un “re al di sopra della legge”, rivendicando il potere di concedersi la grazia, anche se, secondo le sue parole, non avrebbe alcun motivo per farlo. E c’è di più. La nomina di Mueller, procuratore speciale dell’inchiesta Russiagate; lo stesso Mueller che ha accusato l’ex capo della campagna elettorale di Donald Trump, Paul Manafort, di tentata corruzione di testimoni chiamati a riferire sulle attività del cosiddetto “gruppo degli Asburgo”, che avrebbe svolto attività di lobby illecite per l’Ucraina, e di riciclaggio di denaro. Sempre Manafort, si è dichiarato innocente per le suddette accuse, e anche di frode bancaria e fiscale, per cui sarà processato il 10 luglio.
In un suo tweet, Donald Trump ha dichiarato di avere dunque il diritto di avere la grazia, anche se non ha fatto nulla di male. L’unico modo sarebbe l’impeachment, per essere accusato, e proprio adesso non sarebbe il caso, in quanto tra le altre cose il Presidente è impegnato per le elezioni di mid-tem. Il dibattito intorno ai poteri costituzionali del Presidente si è acceso proprio quando il New York Times ha pubblicato un memo del 22 gennaio inviato a Mueller dall’allora avvocato di Trump John Dowd. In questa lettera si legge che il presidente, essendo chief legal officer, non può essere incriminato o convocato da un giudice né tantomeno essere colpevole di ostruzione della giustizia perché è nei suoi poteri mettere fine all’inchiesta invocando il potere di grazia.
Argentina: Il Fmi e l’Argentina hanno raggiunto un accordo da 50 miliardi di dollari su tre anni che supera di gran lunga le attese del mercato, che scommetteva su 30 miliardi di dollari. L’intesa arriva più velocemente del previsto, anche se il board del Fondo deve ancora approvarla. Si tratta – ha affermato il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde – di un’intesa ”disegnata dal governo argentino, che punta a rafforzare l’economia a beneficio di tutti gli argentini”. Il Fondo – ha aggiunto – è lieto ”di poter contribuire a questo sforzo offrendo appoggio finanziario, che può aiutare la fiducia dei mercati, consentendo alle autorità di affrontare le debolezze” di lunga data.
Cuba: Il Neopresidente Miguel Diaz Canel ha convocato una commissione speciale del Parlamento per riscrivere la costituzione di Cuba, approvata in epoca sovietica; la commissione sarà presieduta dall’ex presidente Raul Castro, e sarà composta da trenta parlamentari. Tuttavia, il nuovo testo, manterrà il sistema egemonico del partito comunista, e prevederà una differente regolamentazione della proprietà privata, e l’introduzione del limite di due mandati da 5 anni per il Presidente.
Nicaragua: Continuano le proteste contro il governo Ortega. La situazione continua ad essere tra le più gravi in assoluto, ben 127 morti dal suo inizio; si cerca, in ogni caso, di intraprendere un primo dialogo. La Conferenza Episcopale del Nicaragua, dopo l’incontro con Ortega del 7 giugno, ha dichiarato, in conferenza stampa, di aver fatto presente al presidente la situazione terribile nella quale versa il popolo, e di aver confidato in lui su una rapida risoluzione della crisi che imperversa nel paese. Non appena arriverà la risposta di Ortega, i Vescovi si sono detti pronti per convocare il tavolo plenario del Dialogo Nazionale.
Europa
Unione Europea: Ancora una volta l’Unione Europea, durante il consiglio degli Affari Interni, in corso a Lussemburgo, i paesi presenti non sono riusciti a trovare un accordo sulla riforma di Dublino III, il sistema di asilo dell’Unione Europea, in fase di aggiornamento, per cercare di distribuire il carico migratorio tra i paesi dell’Unione in maniera più equa: Italia, Spagna, Austria, Romania, Ungheria, Slovenia e Slovacchia hanno bocciato la proposta di riforma; tuttavia, solo Grecia, Malta e Cipro hanno lasciato spiragli minimi di negoziazione, con una scelta che potrebbe seriamente compromettere il fronte unico del Mediterraneo sulle politiche migratorie dell’Unione.
Il regolamento in questione, Dublino III, prevede, tra le altre cose, che la richiesta di asilo debba essere gestita dal paese di primo arrivo. La proposta bulgara, bocciata dai sette paesi, prevede un aumento del grado di responsabilità dei paesi, obbligati a gestire un richiedente asilo per otto anni, alleggerendo piuttosto il carico di responsabilità per gli altri paesi, i quali prenderebbero in carico i migranti soltanto nel momento in cui negli altri paesi si è raggiunto un sovraccarico del 180%, e 30mila euro di penale per ogni migrante respinto.
Rep.Ceca: Il presidente ceco Milos Zeman ha nominato oggi per la seconda volta Andrej Babis premier. Babis ha prestato il giuramento esattamente dopo sei mesi dalla sua prima nomina. Il suo primo esecutivo monocolore a gennaio in Parlamento non ha ottenuto la fiducia. Ora il movimento populista Ano (Azione del cittadino scontento) di Babis, che occupa 78 seggi in Parlamento dei complessivi 150, intende dare vita ad una coalizione con i democratici sociali (Cssd, 15 seggi) con un sostegno ad hoc dei comunisti (Kscm, 15 seggi). La coalizione Ano e Cssd deve essere approvata dal referendum dei democratici sociali, nel quale i membri del Cssd decideranno se entrare nella coalizione con Babis, nonostante l’inchiesta giudiziaria a suo carico. I risultati della consultazione saranno noti il 15 giugno. Il nuovo esecutivo chiederà la fiducia in Parlamento probabilmente l’11 luglio
Francia: Il reddito di base o reddito minimo di cittadinanza non è la buona soluzione alla povertà, meglio una società basata sul valore del lavoro: lo ha detto il portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux, opponendosi cosi’ alla proposta di 13 dipartimenti francesi di sperimentare questo nuovo tipo di sostegno attualmente dibattuto anche in Italia.
Spagna: Tra le lacrime, la rivelazione: Mariano Rajoy si dimette dalla Presidenza del Partido Popular spagnolo; si attende, alla fine del periodo di transizione, quindi fine estate, un congresso straordinario che eleggerà il nuovo Presidente con una doppia votazione, che vede prima i membri del partito poi gli elettori. Nessuna arbitrarietà circa l’elezione del nuovo Presidente, né previste primarie, in quanto i candidati alla poltrona sono già pronti per le votazioni (tra questi Nunez Feijò e Maria Dolores de Cospedal). “Il vostro appoggio mi ha molto confortato, non è stato facile per me”, queste le parole del discorso di Rajoy, “è arrivato il momento di mettere la parola fine a questa storia”. Intanto Il governo di Pedro Sanchez, socialista, succeduto a Mariano Rajoy dopo le sue dimissioni ha giurato a Madrid. La peculiarità di questo nuovo governo è la presenza di donne (ben 12 su 19) ai ministeri più importanti, tra cui Nadia Calvino all’economia, ex direttrice del bilancio della Commissione Europea
Slovenia: Il Presidente Janez Jansa e il suo partito, il Partito Democratico Sloveno, conferma la sua vittoria alle elezioni con il 24,96% dei voti, seguito dalla lista di Marjan Sarec, ex comico per la prima volta ad una consultazione elettorale; “Non vediamo l’ora di iniziare, la Slovenia sarà più sicura” queste alcune delle parole di Jansa in un tweet postato dopo la vittoria, e ha anche ricordato che si è detto propenso al dialogo con le forze politiche dell’opposizione.
Turchia: Stati Uniti e Turchia, dopo circa due anni di negoziazioni, hanno trovato un accordo sull’espulsione definitiva della milizia curdo-siriana del Ypg di Manbij (Unità di Protezione Popolare); l’accordo, firmato da Cavusoglu, ministro degli esteri turco, e il suo omologo Mike Pompeo, prevede l’espulsione della milizia da Manbij, un dispiegamento di forze politiche composte da Turchia e Stati Uniti, e un nuovo governo. Questo a conferma della politica che il presidente Erdogan sta intraprendendo per l’allontanamento definitivo dei curdi dal suo paese, soprattutto dopo la presa di Afrin e la creazione di una zona di sicurezza tra Yarabulus e Azaz.
Austria: Misure urgenti del governo Kurz. A seguito delle accuse ricevute dai capi religiosi dell’Atib di finanziamenti illeciti all’estero e violazione della legge austriaca sull’islam, il governo austriaco ha dichiarato la chiusura di sette moschee e l’espulsione di alcuni imam.
Medio Oriente
Giordania: Si terrà in Arabia Saudita un incontro tra diversi paesi del Golfo a sostegno della Giordania, scossa negli ultimi giorni da proteste di massa contro la crisi economica che hanno portato alle dimissioni del premier Hani Malki subito rimpiazzato da re Abdallah.
Secondo un comunicato dell’agenzia di stampa ufficiale saudita al summit parteciperanno Giordania, Kuwait e Emirati arabi uniti per discutere “i modi per aiutare Amman a superare la crisi”. Il che, probabilmente, si tradurrà in un aiuto finanziario. Due giorni fa il nuovo premier, Omar Razzaz, ha annunciato il ritiro del piano per l’aumento delle tasse introdotto dal predecessore. Razzaz ha detto che aprirà un dialogo con gruppi della societa’ civile, leader dei sindacati e deputati per formulare una nuova legge fiscale, in accordo con il Fondo monetario internazionale.
Palestina: I palestinesi e i loro sostenitori hanno chiesto all’assemblea generale delle Nazioni Unite di convocare una riunione di emergenza in cui si adotti una risoluzione che deplori “l’uso eccessivo della forza” da parte di Israele, in particolare a Gaza. Nella risoluzione si chiede anche di indagare sui recenti episodi di violenza avvenuti nell’area e di garantire la protezione della popolazione civile. L’iniziativa fa seguito al veto posto dagli Stati Uniti il primo giugno scorso su una risoluzione sostenuta dal Kuwait che chiedeva al segretario generale Antonio Guterres di individuare modalità di protezione dei civili palestinesi, incluso un meccanismo di protezione internazionale. L’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite Riyad Mansour e i rappresentanti arabi e islamici si sono incontrati ieri con il presidente dell’Assmeblea Miroslav Lajcak per chiedere ufficialmente un incontro per votare una risoluzione non vincolante. Mansour ha indicato che l’incontro potrebbe svolgersi mercoledì prossimo.
Yemen: Una nuova tragedia del mare con oltre 60 migranti affogati é stata segnalata nelle acque dello Yemen dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
A rovesciarsi é stato un barcone carico di migranti che provavano ad attraversare il Golfo di Aden salpando dalla Somalia, precisa da un comunicato pubblicato ieri dell’Oim: 46 persone (di cui 37 uomini e nove donne) “sono affogati”. “Altre 16 sono disperse” e “si presume siano morte”.
Iraq: È di almeno 19 morti e decine di feriti il bilancio dell’esplosione che ha distrutto una moschea alla periferia di Baghdad, in quel che sembra esser stata una deflagrazione accidentale di un deposito di armi custodito all’interno del luogo di preghiera. Lo riferiscono fonti della polizia locale di Baghdad, citate dalla tv panaraba al Jazira. Secondo le fonti, il bilancio dell’esplosione che ha ieri scosso il quartiere di Sadr City, a maggioranza sciita, potrebbe aggravarsi a causa della gravità delle condizioni di salute di alcuni feriti.
Israele: “E’ una vergogna che le star del calcio argentino abbiano ceduto alle pressioni degli odiatori di Israele il cui unico obiettivo è quello di danneggiare il diritto di Israele alla sua difesa e di provocare la sua distruzione”. Lo ha detto, su Twitter, in ministro della difesa Avigdor Lieberman. Intanto si è appreso che la notte scorsa il premier Benyamin Netanyahu ha chiamato sulla vicenda, senza successo, il presidente argentino Mauricio Macrì.
Asia e Pacifico
Australia: Un giudice australiano ha condannato un uomo dello Sri Lanka a 12 anni di carcere per aver minacciato di fare esplodere una finta bomba su un volo della Malaysia Airlines, terrorizzando più di 200 passeggeri e membri dell’equipaggio. A maggio dell’anno scorso, Manodh Marks urlò di avere un ordigno e corse lungo il corridoio con un dispositivo elettronico lampeggiante, costringendo il volo diretto a Kuala Lumpur a rientrare a Melbourne poco dopo il decollo. Il tribunale di Melbourne l’ha condannato per dirottamento, un reato la cui pena massima è 20 anni.
Giappone: Quasi 60mila automobilisti con più di 75 anni di età in Giappone mostrano sintomi di demenza senile all’atto del rinnovo della patente. Lo rivela l’Agenzia nazionale di polizia, a un anno dall’introduzione di regole più stringenti, dopo il verificarsi di incidenti sempre più frequenti che vedono come protagoniste persone anziane al volante. L’agenzia ha riferito che tra i poco più di 2,10 milioni di titolari di permessi di guida che hanno sostenuto test cognitivi, 58mila di essi hanno rivelato segnali di demenza senile. A 1.900 di essi è stata sospesa la patente: un livello più che triplicato rispetto al 2016. La percentuale di sinistri causati da anziani continua a salire in Giappone, un paese dove un quarto della popolazione – complice un’aspettativa di vita tra le più alte al mondo – ha più di 65 anni di età. Lo scorso mese una donna di 90 anni è stata arrestata per non essersi fermata al semaforo rosso, a sud ovest di Tokyo, e aver investito quattro persone, una delle quali è poi deceduta.
Corea del Nord: Il presidente russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong-un potrebbero incontrarsi faccia a faccia a settembre a margine del forum economico di Vladivostok,
in programma dall’11 al 13 di settembre. Lo riportano fonti ben informate a RIA Novosti. “Stiamo aspettando la riposta alla lettera di Putin a Kim”, ha detto la fonte.
Cina: Sono 23 i minatori tratti in salvo nelle operazioni di soccorso per l’esplosione avvenuta martedì in una miniera di ferro della città di Benxi, nella provincia cinese nordorientale del Liaoning: il bilancio, ancora parziale, evidenzia 11 vittime e due dispersi. Lo ha riferito il ministero della Gestione delle emergenze, postando sul suo sito web un aggiornamento della situazione scaturita dalla detonazione di esplosivo in fase di trasporto all’ingresso della miniera. L’onda d’urto ha danneggiato il pozzo principale profondo più di mille metri, intrappolando in totale 25 lavoratori impegnati in galleria, mentre 11 minatori sono morti all’istante e 9 sono rimasti feriti e trasportati in ospedale, di cui 5 in gravi ma non critiche condizioni. L’incidente ha allungato la serie negativa delle miniere cinesi che, malgrado i miglioramenti normativi su formazione e sicurezza, restano tra le più pericolose al mondo.
Afghanistan: I talebani hanno accettato la tregua proposta dal presidente Ashraf Ghani e hanno annunciato il cessate il fuoco per una settimana, in coincidenza con la fine del Ramadan, dal 12 al 19 giugno. I talebani sottolineano in un comunicato che dalla tregua sono escluse le forze straniere e che, in caso di attacco, si difenderanno.
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