Una nuova Guerra Fredda?


Analisi sulle relazioni Sino-americane e del loro impatto a livello internazionale.


A cura di Clara Cempini

La Repubblica Popolare Cinese (RPC) è nata nel 1949.
Nel corso della storia, diversi eventi hanno peggiorato le relazioni tra Stati Uniti e Cina, a partire dallo scoppio della guerra di Corea, dalla prima crisi dello stretto di Taiwan e dalla rivolta tibetana, durante la quale il governo statunitense si è unito alla condanna di Pechino da parte delle Nazioni Unite per le violazioni dei diritti umani in Tibet. Tuttavia, dopo il conflitto di confine sino-sovietico del 1960, il possibile riavvicinamento della Cina agli Stati Uniti si è trasformato in uno scenario concreto.
Nel 1971, infatti, due eventi particolari hanno caratterizzato il miglioramento delle relazioni tra i due Paesi: il viaggio segreto in Cina del Segretario di Stato americano Henry Kissinger e il riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese da parte dell’ONU che le ha conferito il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza che la Repubblica Cinese di Chiang Kai-shek deteneva dal 1945. Nonostante la visita di Nixon in Cina e il pieno riconoscimento diplomatico dello Stato da parte di Carter, l’arrivo di Reagan e il massacro di Piazza Tienanmen – insieme all’errore esplosivo della NATO del 1999 – hanno distrutto quanto costruito in precedenza. Ciononostante, l’U.S.-China Relations Act di Clinton del 2000 ha gettato le basi per normalizzare i legami economici tra le due potenze.
Nel 2007, la Cina ha annunciato un aumento delle spese per la difesa, una decisione che è stata criticata dal vicepresidente degli Stati Uniti; inoltre, nel 2010 Pechino è diventata la seconda economia del mondo. Oltre a ciò, la leadership di Xi Jinping è iniziata nel 2012, seguita dal “shirt-sleeves summit” in California e dall’impegno di ridurre le emissioni di carbonio preso nel 2015.
La dichiarazione dell’amministrazione Trump di imporre dazi a tappeto sulle importazioni della Cina e le conseguenti misure di ritorsione cinesi hanno innescato la cosiddetta “guerra commerciale” tra le due superpotenze.
Nel 2019 le tasse sono state aumentate al 25% e il Presidente Trump ha dato il suo sostegno ai manifestanti di Hong Kong. Sebbene nel 2020 sia stata raggiunta una prima svolta economica, la pandemia COVID-19 e le sue conseguenze hanno deteriorato le relazioni diplomatiche sino-americane.

Tracciando una linea di demarcazione tra il prima e il dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, è necessario evidenziare diversi eventi che hanno plasmato l’attuale clima politico tra Stati Uniti e Cina. Nel 2021, per la prima volta, la NATO ha rilasciato una netta dichiarazione considerando la RPC come una sfida alla sicurezza internazionale: “Le ambizioni dichiarate e il comportamento assertivo della Cina rappresentano sfide sistemiche all’ordine internazionale basato sulle regole e alle aree rilevanti per la sicurezza dell’Alleanza […] la Cina sta rapidamente espandendo il suo arsenale nucleare”[1]. Durante lo stesso anno ha avuto luogo il primo incontro virtuale tra i due Presidenti che hanno sottolineato l’importanza della coesistenza pacifica dei due Paesi. Biden ha evidenziato le sue preoccupazioni per la situazione nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong e il suo impegno “a proteggere i lavoratori e le industrie americane dalle pratiche commerciali ed economiche sleali della RPC”[2]. Invece, il leader cinese ha sottolineato l’impegno di Pechino per “la pace, lo sviluppo, l’equità, la giustizia, la democrazia e la libertà, che sono valori comuni dell’umanità”[3] e ha scongiurato l’adozione di pratiche atte allo sviluppo di una nuova Guerra Fredda.
Tuttavia, durante l’8979esima riunione del Consiglio di Sicurezza, la Cina si è astenuta dal votare per la risoluzione S/2022/155 che condannava l’aggressione russa all’Ucraina, sostenendo che “Tutte le azioni dovrebbero essere veramente favorevoli a disinnescare la crisi piuttosto che aggiungere benzina sul fuoco”[4]. Essendo le due maggiori potenze mondiali, le decisioni di Cina e Stati Uniti hanno un grande impatto sull’intera società internazionale. Infatti, le future prese di posizione della RPC potrebbero o congelare le sue relazioni con l’Occidente o i suoi legami con la Federazione Russa.
Il Presidente degli Stati Uniti è stato cristallino nel delineare le conseguenze che Pechino avrebbe provocato aiutando l’invasione russa. Infatti, durante il suo tour asiatico, Biden ha dichiarato con fermezza il sostegno militare degli Stati Uniti nel caso in cui la Cina decidesse di invadere Taiwan. Esiste un chiaro legame tra l’aggressione della Russia all’Ucraina e l’approccio della Cina a Taiwan; inoltre, tutte le misure messe in atto dall’amministrazione statunitense non sono solo dirette a contrastare le azioni di Putin, ma anche un messaggio volto a plasmare le decisioni di Xi Jinping. Dopo l’intensificarsi delle tensioni nello Stretto di Taiwan, un periodo di distensione è stato raggiunto in seguito al vertice del G20 a Bali, ma è stato ufficialmente interrotto a causa dell’abbattimento di un pallone spia presumibilmente cinese. In sintesi, l’attuale clima politico è in costante congelamento, sporadicamente rischiarato da riavvicinamenti “ufficiali”. Da un lato l’amministrazione statunitense continua a imporre l’approccio del “democratic enlargement” Clintoniano, dall’altro la Cina approfitta del suo ruolo da ago della bilancia, evitando di fare il passo più lungo della gamba.

I rapporti economici

Dal punto di vista economico, i due Paesi sono fortemente legati l’uno all’altro, soprattutto in seguito all’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001. Secondo il rapporto Oxford Economics del 2021, il picco delle relazioni commerciali sino-americane è stato raggiunto nel 2017 “con la quota delle esportazioni di beni statunitensi verso la Cina che ha raggiunto l’8,6% e la quota delle importazioni di beni che ha raggiunto il 21,6%”. Tuttavia, questo record è stato superato durante lo scorso anno con 153.837,1 miliardi di dollari di esportazioni e 536.754,1 di importazioni (dati dello United States Census Bureau). Per quanto riguarda gli IDE, gli investimenti statunitensi effettuati in Cina nel 2021 sono stati stimati intorno ai 118,19 miliardi di dollari, raggiungendo la cifra più alta da quando le loro relazioni commerciali si sono consolidate. Invece, i flussi di IDE in uscita dalla Cina verso gli Stati Uniti sono aumentati drasticamente dal 2015 (14,71 miliardi di dollari) al 2016 (31,87 miliardi di dollari), raggiungendo il massimo nel 2019 con 38,79 miliardi di dollari investiti (dati di “Statista”). Un recente articolo di ricerca ha analizzato come le tensioni politiche possano danneggiare i legami commerciali, concentrandosi sulle relazioni economiche tra Stati Uniti e Cina. Tuttavia, solo l’aliquota tariffaria è risultata fortemente connessa alle tensioni politiche, in particolare per i settori con alti livelli di legami con le catene globali del valore (GVC) in Cina: “mentre uno shock di deviazione standard delle tensioni politiche porta a un aumento delle tariffe di circa lo 0,05% […] per le industrie con alti livelli di legami GVC con la Cina […] uno shock simile porta a un aumento delle tariffe di circa lo 0,01% per quelle con livelli medi o bassi di legami GVC con la Cina”[5]. Nonostante le tensioni economiche del 2019, il 15 gennaio 2020 è stato firmato il Phase One Tree Deal che ha posto fine alla storica lotta sulla proprietà intellettuale tra i due Paesi. Tuttavia, nuove indagini del Rappresentante del Commercio degli Stati Uniti hanno dimostrato il mancato impegno cinese nel rispettare l’accordo: “Un recente studio dell’OCSE e dell’EUIPO ha rilevato che Cina, India, Filippine, Vietnam, Indonesia e Pakistan sono le principali fonti di farmaci contraffatti distribuiti a livello globale”[6]. In conclusione, nonostante i numerosi alti e bassi, le tensioni economiche tra Stati Uniti e Cina non hanno impedito il regolare sviluppo delle loro relazioni commerciali che hanno raggiunto i trend più alti negli ultimi quattro anni.

Le relazioni diplomatiche 

Per quanto riguarda la realtà diplomatica, diverse lotte hanno caratterizzato le relazioni tra i due Paesi per anni. Ad esempio, il boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi del 2022 imposto dall’amministrazione statunitense mirava ad attaccare simbolicamente la Cina per le sue violazioni dei diritti umani e le atrocità nello Xinjiang. Inoltre, la forte correlazione figurativa tra la guerra in Ucraina e la gestione della crisi dello Stretto di Taiwan ha complicato non solo le decisioni, ma anche le posizioni e le connessioni tra le due superpotenze. Nonostante ciò, sono stati compiuti diversi sforzi per migliorare i rapporti diplomatici tra i due Paesi.
Nel novembre 2021 i due Paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta durante il vertice delle Nazioni Unite sul clima a Glasgow, consolidando la loro cooperazione per affrontare la crisi climatica, concentrandosi sugli obiettivi dell’Accordo di Parigi e perseguendo diverse altre azioni: “Politiche, misure e tecnologie per decarbonizzare l’industria e l’energia, anche attraverso l’economia circolare, l’immagazzinamento dell’energia e l’affidabilità della rete, il CCUS e l’idrogeno verde; maggiore diffusione delle energie rinnovabili; trasporti verdi e a basse emissioni di carbonio…”[7].
Un altro progresso verso il miglioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina è stato l’incontro tra Biden e Xi Jinping a Bali. Sebbene non siano state risolte le principali controversie, questo evento potrebbe aver stabilito la soglia necessaria ad evitare che la competizione sino-americana si trasformi in un conflitto. Dopo l’incidente del “pallone spia” e l’annullamento della visita del Segretario di Stato americano in Cina, il primo tentativo di distensione è stato il confronto tra Blinken e Wang Yi. Ciononostante, il clima diplomatico tra i due Paesi continua a essere instabile e le future decisioni cinesi sulla guerra in Ucraina e su Taiwan potrebbero influenzare le relazioni diplomatiche bilaterali con gli Stati Uniti.

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Secondo l’NSS 2022, la RPC è considerata una sfida strategica di passaggio, data la natura autoritaria del governo: “Molte non-democrazie si uniscono alle democrazie mondiali nel rinunciare a questi modelli di comportamento. Purtroppo, la Russia e la Repubblica Popolare Cinese (RPC) non lo fanno”[8]. Sin dalla prima crisi dello stretto di Taiwan nel 1954, la questione è sempre stata un punto dolente del rapporto tra Stati Uniti e Cina. Dopo l’arrivo di Pelosi a Taipei, il Ministero della Difesa cinese ha annunciato il lancio di una serie di operazioni militari mirate, utilizzate come contromisure. Allo stesso tempo, i media cinesi hanno riferito di una serie di esercitazioni militari della PLA intorno a Taiwan. Secondo il CSIS, queste operazioni intendono far crollare il consenso di Tsai Ing-wen, per inviare un segnale diretto sia agli Stati Uniti che alla comunità internazionale, evidenziando la volontà cinese di mantenere il controllo su Taiwan, modificando lo status quo originario. Inoltre, le esercitazioni militari sono considerate metodi strategici per creare ambiguità e incertezza. Il 10 agosto, il governo della RPC ha pubblicato un libro bianco intitolato “La questione di Taiwan e la riunificazione della Cina nella nuova era”, confermando l’impegno della Cina per una riunificazione pacifica. Tuttavia, la reazione di Biden è stata fermamente contraria all’occupazione di Taiwan. Infatti, per la prima volta da quando sono state stabilite le relazioni diplomatiche con il Paese, il presidente degli Stati Uniti ha affermato il suo sostegno alla sua indipendenza, purché non dichiarata unilateralmente. L’ultima sfida alla sicurezza internazionale, che sta minando le già difficili relazioni sino-americane, è il caso del “pallone spia”. La decisione americana di abbattere il dirigibile cinese sottolinea la non tolleranza del Paese nei confronti di una possibile violazione della sua integrità territoriale. In risposta, il governo cinese aveva prima cercato di identificare l’oggetto come un “dirigibile civile usato per la ricerca”: “dirigibile civile utilizzato per scopi di ricerca, principalmente meteorologici”[9]. In secondo luogo, ha tentato di accusare l’amministrazione statunitense di “maldicenze e manipolazioni politiche”[10]. Lo scenario della seconda Guerra Fredda sembra essere una possibile futura minaccia per la sicurezza internazionale. Pertanto, la divisione diplomatica in due blocchi e il decoupling economico provocheranno danni enormi per tutta la Comunità Internazionale. Abbiamo già sofferto a causa degli shock della catena di approvvigionamento, ma Taiwan ha una posizione cruciale per il mondo intero grazie al suo semi-monopolio sulla produzione di semiconduttori, il cui blocco causerebbe una perdita irrimediabile per la produzione di una grande serie di beni.

Una nuova guerra fredda?

La coesistenza pacifica tra le due superpotenze è quindi l’elemento chiave per evitare crisi economiche e di sicurezza internazionale. La “way of life” di Cina e Stati Uniti potrebbe non coincidere mai a causa di questioni storiche, politiche e ideologiche; di conseguenza, la teoria realistica condurrà a una reciproca accettazione di esistenza, riconoscendo che una “sana” competizione in alcuni settori (dal punto di vista economico) e una buona collaborazione in altri aspetti rilevanti (come la questione del cambiamento climatico) manterranno il loro ruolo di superpotenze e garantiranno benefici non solo ai loro Paesi, ma anche all’intera Comunità Internazionale. In termini diplomatici, “compromesso” è una delle parole più importanti e presuppone che nessuna delle parti coinvolte sia completamente soddisfatta.


Note

[1] Brussels Summit Communiqué, 14 June 2021, North Atlantic Council.
[2] The White House Readout of President Biden’s Virtual Meeting with President Xi Jinping of the People’s Republic of China, November 16, 2021.
[3] Ministry of Foreign Affairs, the People’s Republic of China.
[4] Mr. Zhang Jun, Security Council, Seventy-seventh year 8979th meeting Friday, 25 February 2022, 5 p.m. New York (pg. 11-12).
[5] Bilateral Tensions, the Trade War, and U.S.–China Trade Relations, Ka Zeng, Rob Wells, Jingping Gu and Austin Wilkins, 2022.
[6] 2022 Special 301 Report, Office of the United States Trade Representative
[7] U.S.-China Joint Statement Addressing the Climate Crisis, Office of the Spokeperson, APRIL 17, 2021.
[8] National Security Strategy, October 2022, The White House.
[9] Foreign Ministry Spokesperson’s Remarks on the Unintended Entry of a Chinese Unmanned Airship into US Airspace Due to Force Majeure, 2023-02-03 21:32
[10] China blasts US over response to Chinese balloon incursion, February 16, 2023, AP News


Foto copertina: Il personale cinese adegua le bandiere statunitensi e cinesi prima della sessione di apertura dei negoziati commerciali sino-statunitensi a Pechino, 14 febbraio 2019. Mark Schiefelbein/Pool tramite REUTERS