Tunisia: rimpasto di governo in vista delle elezioni


Mancano meno di due mesi alle prossime elezioni presidenziali, fissate per il 6 ottobre prossimo in Tunisia. Ma il presidente Kais Saïed, a sua volta candidato, ha disposto un ampio rimpasto di governo che ha coinvolto 19 ministri. Ciò solleva interrogativi e desta preoccupazione in un clima pre-elezioni segnato da repressione dell’opposizione e della libertà di stampa.


Rimangono poche settimane prima delle elezioni presidenziali che si terranno in Tunisia il 6 ottobre prossimo.
Ciononostante, domenica 25 agosto, Kais Saïed ha deciso di modificare completamente la composizione dell’esecutivo. Il rimpasto ministeriale ha interessato 19 ministri e 3 sottosegretari, ad eccezione del Ministro dell’Interno, del Ministro delle Finanze e dell’Industria e del Ministro della Giustizia. Ciò era stato, in qualche modo, anticipato dalla scelta presidenziale dell’8 agosto di nominare un nuovo ministro dell’Interno, Kamel Madouri, con il compito di formare una nuova squadra di governo.
Madouri era stato nominato ministro degli Affari Sociali a maggio scorso, a seguito di un altro rimpasto parziale portato avanti da Saïed. Ad agosto, Madouri ha rimpiazzato Hashani Ahmed al-Hashani, nominato a sua volta ad agosto 2023. Sebbene nel corso della presidenza di Saïed ci siano stati vari rimpasti di governo, quello che sorprende è la dimensione di quest’ultimo, scelta non poco bizzarra a poco più di un mese alle prossime elezioni e che porta a diversi interrogativi e diverse letture.
Una prima lettura vede il rimpasto come parte della campagna elettorale e riguarda la volontà di dare un nuovo volto al governo prima delle elezioni, in modo da alleggerire le critiche dell’elettorato tunisino rivolte a numerosi ministri, alla luce di una performance economica bassa e di pressioni internazionali. In questo modo, Kais Saïed scarica le responsabilità della scarsa performance solo sul suo esecutivo e non su chi li ha nominati.
Secondo altri, invece, non si tratterebbe di un rimpasto di governo ma di un nuovo governo vero e proprio e sta ad indicare la sicurezza di Saïed nel vincere la prossima tornata elettorale e rimanere al potere per continuare il suo progetto politico con la nuova squadra di governo. [1]
In Tunisia, il clima pre-elettorale è teso. La campagna elettorale dovrebbe iniziare il 14 settembre e proseguire fino al 4 ottobre. Ma l’opposizione accusa da tempo l’attuale presidente di aver iniziato la campagna elettorale in anticipo e di manipolare le agenzie statali, come ad esempio l’Alta Autorità Indipendente per le elezioni (ISIE), a proprio vantaggio. [2]
Aumenta, infatti, la preoccupazione tra candidati, oppositori e organizzazioni in difesa dei diritti umani che più volte hanno denunciato le autorità tunisine di aver esercitato restrizioni arbitrarie ed intimidazioni per favorire la rielezione del presidente attuale, Kais Saïed.
Il periodo di presentazione delle candidature, iniziato il 29 luglio e conclusosi il 6 agosto, ha visto numerose infrazioni e violazioni denunciate sia da organizzazioni della società civile sia da potenziali candidati esclusi dalla corsa. Delle 17 candidature presentate, infatti, solo 3 sono state accettate: Ayachi Zammel, presidente del Movimento Azimoun; Zuhair al-Maghzawi, segretario generale del Movimento del Popolo e l’attuale presidente Kais Saïed.

Più volte gli oppositori politici sono scesi in piazza per denunciare la restrizione delle libertà che la Tunisia sta vivendo negli ultimi mesi, come in occasione del 13 agosto, giorno della festa della donna tunisina, in cui centinaia di persone si sono riversate nel centro di Tunisi per richiedere il rilascio delle prigioniere politiche.
Se a ciò si aggiunge che la maggior parte degli oppositori è in carcere, l’esito delle elezioni appare abbastanza scontato.

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Oppositori in carcere e repressione della libertà di stampa

I giornalisti denunciano da tempo il clima “non democratico” che si respira in Tunisia negli ultimi mesi.
Secondo Mohammed Youssfi, le prossime saranno “le peggiori elezioni che avranno luogo in Tunisia dopo la rivoluzione per quanto riguarda la libertà dei media.”[3]
Tra gli oppositori politici attualmente in carcere, troviamo Abir Moussi, leader del partito Dustur Libero, maggior partito di opposizione nel Paese. Moussi è in carcere dallo scorso ottobre e ha recentemente ricevuto dalla Corte una condanna di due anni per aver insultato l’Alta Autorità Indipendente per le elezioni (Isie).

Anche Lofti al-Maraihi, forte oppositore di Saied e potenziale candidato, ha ricevuto una condanna a otto mesi di carcere con l’accusa di compravendita di voti oltre al divieto a vita di presentare una candidatura.  
E poi c’è il caso di Sonia Dahmani, avvocata e cronista, arrestata a maggio scorso in diretta televisiva ai sensi del decreto legge n.54 a causa di un commento sulla situazione dei migranti sub-sahariani che, secondo l’accusa, danneggia l’immagine e la dignità del Paese. È stata condannata ad un anno di prigione dal Tribunale di prima istanza di Tunisi.
O ancora il caso del giornalista Walid al-Majri, fondatore del media indipendente investigativo al-Katiba, condannato in contumacia ad un anno di reclusione dal Tribunale di Primo Grado di Tunisi[4] per aver insultato, secondo l’accusa, l’ex presidente tunisino Béji Caïd Essebsi tramite un post su Facebook. Ziad Dabbar, segretario generale del sindacato generale dei giornalisti tunisini, ha detto che “il potere politico non riconosce il diritto degli altri a dissentire e mira ad imporre la propria volontà attraverso leggi restrittive e pratiche assurde”. [5]
Singolare è il caso di Abel Latif el Makki, precedente leader del Movimento Ennahda ed ex ministro della Salute ed attuale segretario generale del partito “Amal w Injaz”, condannato ad otto mesi di prigione e un divieto perenne alla candidatura con l’accusa di falsificazione di sponsorizzazioni elettorali e compravendita di voti. Il Tribunale di Primo Grado di Tunisi ha autorizzato il rilascio di el-Makki e il Tribunale Amministrativo, con sentenza pronunciata il 27 agosto 2024, ha accettato il ricorso alla sua candidatura.[6] Pertanto, el-Makki è in corsa per le elezioni presidenziali.
Circa 30 organizzazioni tunisine per i diritti umani hanno rilasciato una dichiarazione congiunta nella quale denunciano la perdita di indipendenza dell’Autorità Indipendente per le elezioni e la sua trasformazione in uno strumento di repressione ed intimidazione nelle mani del potere politico.

Tutte queste accuse sono state respinte dal Presidente Kais Saïed, che rifiuta l’esistenza di restrizioni alle candidature.
Ciononostante, continuano le manifestazioni e i sit-in che richiedono il rilascio dei prigionieri politici sulla base del decreto legge n.54.
In questo contesto, l’esito delle elezioni appare abbastanza prevedibile. Rimane l’interrogativo sul futuro della libertà di espressione e delle opposizioni in una Tunisia che è sempre più repressiva e che deve far fronte a numerose sfide.


Note

[1] AlHurra, تونس… سعيد يجري تحويرا وزاريا يشمل 19 وزيرا, 26 agosto 2024, Youtube
[2] AlJazeera, لماذا غير الرئيس التونسي حكومته قبل أسابيع من انتخابات الرئاسة؟, 26 agosto 2024, al link:https://www.aljazeera.net/politics/2024/8/26/%D9%84%D9%85%D8%A7%D8%B0%D8%A7-%D8%BA%D9%8A%D8%B1-%D8%A7%D9%84%D8%B1%D8%A6%D9%8A%D8%B3-%D8%A7%D9%84%D8%AA%D9%88%D9%86%D8%B3%D9%8A-%D8%AD%D9%83%D9%88%D9%85%D8%AA%D9%87-%D9%82%D8%A8%D9%84
[3] Ibid.
[4] Il 22 agosto la Corte di Primo Grado ha rivisto la sentenza e concesso libertà ad al-Majri in attesa della decisione definitiva sul suo caso.
[5] International Federation of Journalists, Tunisia: IFJ and SNJT call for judgement against journalist Walid Al-Majri to be annulled, 26 agosto 2024, https://www.ifj.org/media-centre/news/detail/category/press-releases/article/tunisia-ifj-and-snjt-call-for-judgement-against-journalist-walid-al-majri-to-be-annulled
[6] Business News, Abdellatif El Mekki revient dans la course à la présidentielle, 27 agosto 2024, https://www.businessnews.com.tn/abdellatif-mekki-revient-dans-la-course-a-la-presidentielle,520,140409,3


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