I missili della Corea del Nord e le conseguenze strategiche nell’area Asia-Pacifico


Il recente test dei missili in Corea del Nord ha allarmato la regione Asia-Pacifico e ha dimostrato che Pyongyang dispone delle infrastrutture e dell’equipaggiamento militari per minacciare gli interessi degli Stati Uniti e le operazioni militari nella regione.


Articolo pubblicato su SpecialEurasia a cura di Riccardo Rossi. Traduzione a cura di Aurora Minieri.

L’agenzia di stampa centrale coreana ha riferito il 24 marzo 2022 che il regime di Kim Jong-Un ha testato il missile balistico intercontinentale (ICBM) Hwasong-17, in servizio dal 2020 nella Forza Missilistica Balistica (Ballistic Missile Force). Secondo il rapporto North Korea a growing regional and global threat military power pubblicato nel 2021 dalla Defense Intelligence Agency, la Forza Missilistica Balistica include: “[…] unità che operano missili balistici a corto raggio (SRBM), medio raggio (MRBM), a raggio intermedio (IRBM) e missili balistici intercontinentali, ciascuno dei quali la Corea del Nord ha dichiarato che rappresenta una classe di sistemi con capacità nucleare”.
All’interno della Forza Missilistica Balistica della Corea del Nord, il Ministero della Difesa giapponese considera l’Hwasong-17 la piattaforma con la potenzialità più ampia della sua classe. Questa categoria comprende il missile balistico a raggio intermedio Hwasong-12 (raggio operativo di circa 5.000 km), gli ICBM Hwasong-14 (con un raggio d’azione di oltre 5.500 km) e il 17 (con la capacità di colpire bersagli a più di 10.000 km).

Secondo la Korean Central News Agency, il successo del test Hwasong-17 garantisce alla Corea del Nord una nuova importante piattaforma di lancio per pianificare un possibile attacco contro gli hub che sono strategicamente indispensabili per le operazioni militari statunitensi nell’Asia-Pacifico. Tra queste, possiamo ricordare le basi della Marina statunitense, dell’Army Airforce e dei Marines situate nella Repubblica di Corea, nell’arcipelago giapponese, nelle Filippine e vicino a Guam.
Quest’ultimo territorio rappresenta, per il regime di Kim-Jong, un obiettivo primario data la sua vicinanza allo Stretto di Miyako, a Taiwan, e la sua funzione di cardine per le operazioni guidate dalla Marina e dall’aviazione statunitensi nell’Asia-Pacifico. Questa valutazione è confermata nel rapporto del Dipartimento della Difesa del 2015 The Asia-pacific maritime security strategy. Achieving U.S.National security objectives in a changing environment, che indica a Guam il dispiegamento di una parte dei sottomarini d’attacco nucleare di classe Los Angeles e Virginia, sottomarini con missili balistici di classe Ohio e una piattaforma di supporto logistico per jet (F-22, F-35), bombardieri strategici (B-52, B-1 Lancer e B-2 Spirit) e aerei cisterna.

Valutazione dei rischi

Mentre il regime di Kim Jong-Un considera il test riuscito dell’Hwasong-17 come uno strumento per incrementare la sua capacità offensiva contro le basi statunitensi nell’Asia-Pacifico, in particolare Guam, nella visione geostrategica della Repubblica popolare cinese (RPC) e della Federazione Russa, questi test missilistici nordcoreani costituiscono una minaccia alla stabilità della penisola e indirettamente alla sua sicurezza, dato che entrambi i paesi condividono un confine con la Corea del Nord.
In questo senso Pechino e Mosca hanno sviluppato una partnership per la penisola coreana per preservare una condizione di stabilità e perseguire un duplice obiettivo. Da un lato, far svolgere al regime di Kim Jong-Un la funzione di stato cuscinetto, separando i territori cinese e russo dalla Repubblica della Corea del Sud e dalle relative basi statunitensi. Dall’altro lato, evitare lo scoppio di un conflitto tra Pyongyang e Seoul, che potrebbe essere stimolato dalla corsa a nuovi e più efficaci armamenti. Il politologo statunitense Gilbert Rozman nel suo testo Joint U.S-Korea Academic Studies (2019), analizza questa possibilità di conflitto militare che porterebbe a tre gravi conseguenze:

  1. Un coinvolgimento diretto sino-russo nel conflitto i cui effetti coinvolgerebbero la popolazione civile coreana, cinese, russa e giapponese.
  2. La possibilità è che gli Stati Uniti impieghino le proprie basi dislocate in Giappone e nell’isola di Guam come hub per il lancio di operazioni di proiezione di potenza contro Pyongyang e le installazioni militari cinesi e russe.
  3. Un conflitto nella penisola coreana porterebbe a uno scambio nucleare tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti.

Di fronte a queste tre eventualità, secondo il rapporto pubblicato nel 2017 dalla U.S.-China economic and security review commission, Pechino e Mosca ritengono sia prioritario mantenere uno stretto controllo sullo sviluppo economico e sui programmi missilistici nucleari di Pyongyang, mantenere un dialogo diplomatico con gli Stati Uniti e preservare la rispettiva presenza militare vicino alla penisola.
Per quanto riguarda la volontà sino-russa di preservare un dialogo bilaterale con gli Stati Uniti, Gilbert Rozman ritiene che rappresenti un importante strumento a disposizione di Pechino per risolvere pacificamente eventuali crisi tra Pyongyang e Seoul. Un esempio può essere la proposta fatta dalla Repubblica Popolare Cinese a Washington nel periodo dei test nucleari nordcoreani del 2016, detti double freeze, che prevedevano la sospensione dei test missilistici del regime di Kim Jong-Un a condizione che USA e forze armate sudcoreane coreane terminassero le loro esercitazioni militari. Al dialogo diplomatico, la teoria politico-militare russo-cinese aggiunge l’importanza di mantenere una presenza militare costante nei pressi della Penisola e di svolgere contemporaneamente manovre belliche come nell’esercitazione Vostok del 2018 a cui Pechino prese parte con 3200 militari per contenere la pressione statunitense.


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Foto copertina: Il recente test dei missili in Nord Corea missilistico nordcoreano ha allarmato la regione Asia-Pacifico. Kim Won-Jin/Agence France-Presse — Getty Images