[dropcap]Lo scorso[/dropcap] 18 Aprile, presso l’Istituto Luigi Sturzo di Roma, si è tenuto il convegno dal titolo “Il futuro della globalizzazione e la cooperazione tra Cina e Italia/Ue”. L’incontro ha permesso di comprendere e analizzare in dettaglio l’evoluzione dei rapporti tra Cina, Italia e Ue a seguito del Memorandum e gli altri 29 accordi commerciali e istituzionali firmati lo scorso 23 Marzo.
Giovedì 18 Aprile, presso l’Istituto Luigi Sturzo di Roma, è stato organizzato il convegno dal titolo “Il futuro della globalizzazione e la cooperazione tra Cina e Italia/Ue”. L’incontro, promosso da Chinese Academy of Socia Sciences, Centro Studi sulla Cina Contemporanea e l’Istituto Luigi Sturzo, ha permesso di comprendere e analizzare in dettaglio l’evoluzione dei rapporti tra Cina, Italia e Ue a seguito del Memorandum e gli altri 29 accordi commerciali e istituzionali firmati lo scorso 23 Marzo a Villa Madama.
La conferenza è stata presieduta da Liao Fan, dell’Istituto di Diritto Internazionale, CASS e Famiano Crucianelli. Tra gli interventi di apertura si annoverano quelli di Xie Fuzhan, Presidente Chinese Academy of Social Sciences (CASS) e il Prof. Agostino Giovagnoli, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel suo intervento, Xie Fuzhan ha ribadito come:
“Nel mondo attuale ci siano molte incertezze e problematiche come quelle che affronta quotidianamente l’Ue e, a tal proposito, l’Italia è da sempre un importante membro della costituzione dell’Unione Europea che porta avanti un processo di globalizzazione e nuove sfide, che portano rinnovamento come ad esempio i rapporti con la Cina che hanno fatto registrare un incremento del 9,1%. Siamo di fronte a fondamentali rapporti tra Cina e Italia e, tutto questo, contribuirà ad un ampio confronto per promuovere anche un nuovo processo di formazione tra i due Paesi”
Anche il Prof. Agostino Giovagnoli, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha ribadito nel suo intervento la stretta e fondamentale cooperazione tra i due Paesi:
“La strada dell’amicizia tra l’Italia e la Cina è una strada antica, sono ormai più di 30 anni che mi interesso di Italia e Cina. L’istituto Luigi Sturzo è uno degli istituti più importanti in Italia che si occupa della storia italiana ma non solo, perché il futuro dell’Italia dipende da ciò che ne scaturisce dalla globalizzazione. Considero così importante questo incontro, perché la visita del presidente Xi Jinping è stata estremamente positiva, per entrambi i Paesi. Per la prima volta l’opinione pubblica ha avuto un impatto davvero importante. Il Memorandum che è stato sottoscritto ha rivelato incertezze, incomprensioni e paure per le pressioni che venivano dall’estero ma ricordo che la ‘Belt and Road’ non è cosa nuova perché nasce nel 2013. Oggi ci manca una visione euroasiatica comune che ci permette di superare gli ostacoli e le divisioni. Ogni popolo vuole avere il rispetto per la propria sovranità, oggi viviamo in tempi di pura interdipendenza degli stati, in quanto non sappiamo più cosa significa sovranità. E’ ormai appurato che le opinioni pubbliche avvertono paura e non è chiaro cosa deve fare uno stato per proteggere i propri cittadini.
La strada dell’apertura e della globalizzazione è quella giusta ma anche della collaborazione. Oggi la sovranità si difende meno con gli eserciti e più con la collaborazione tra stati, un vero e proprio ‘destino comune’ come citato dal presidente Xi Jinping. E’ molto interessante che mentre oggi molti Stati adottano come strategia l’isolamento, dalla Cina viene una apertura e nuovi processi di collaborazione. La Cina è un grande paese e proprio per questo c’è un interesse italiano e europeo a collaborare e dobbiamo necessariamente rassicurare l’opinione pubblica su questo punto anche se debbo dire che purtroppo oggi in Occidente e in Italia prevale una visione negativa tra est e ovest. Noi occidentali abbiamo la percezione che sta finendo un’epoca e che sta iniziando un’era asiatica, ma non dobbiamo viverla come una cattiva notizia. La storia cambia ed ha delle svolte, proprio per questo dipende da noi. Oggi dobbiamo avere una narrazione positiva per il futuro, dobbiamo trarre dal passato una lezione per il futuro, ‘La via della seta’ è stata percorsa per millenni dalla comunità euro asiatica (e anche un po’ di Africa) e noi dobbiamo in qualche mondo tornare lì, nel senso di riprendere quella grande storia ovvero quella euro-afro-asiatica. ‘Belt and Road’ è un qualcosa di nuovo ma ha delle radici antiche di cui dobbiamo farne tesoro. C’è una lunga storia di amicizia tra cristiani e cinesi. Già dagli anni ‘40 e ‘50 la Cina è stata sempre vicino all’Europa”.
Dopo l’intervento del Prof. Agostino Giovagnoli, è stato dato il via al primo panel che ha visto come tema centrale “le sfide della globalizzazione e la cooperazione Cina-Italia/Ue”. Il relatore Zhang Yuyan, dell’Istituto mondiale di Economia e Politica, CASS ha analizzato i dati sia a livello nazionale che internazionale relativi alla crescita della Cina, affrontando inoltre il quesito sostanziale sulle nuove teorie economiche e sul fatto se possano o meno portare ricchezza.
“Oggi queste teorie rispetto al passato – secondo Zhang Yuyan – vengono messe in discussione ed è necessario comprendere in modo specifico i processi di globalizzazione tra i Paesi”.
Nel secondo intervento, la parola è passata al Prof. Sergio Paba, dell’Università degli Studi di Modena e Reggio. Il Prof. Paba ha rimarcato la problematica relativa ad un:
“Atteggiamento critico verso la globalizzazione, in quanto ha creato disuguaglianze e il timore di una espansione della Cina. Gli effetti positivi del protezionismo sono abbastanza limitati per cui l’effetto dei dazi ha l’obiettivo di spostare la parte rilevante di commercio verso le nazioni europee piuttosto che negli Usa. Questa guerra commerciale tra Cina e Usa porta ad una tendenza di avversione verso la globalizzazione. Non è solo un problema di esportazione, ma anche di catena del valore che si sta riducendo. Queste politiche hanno degli effetti negativi e incentivano la tendenza dei paesi avanzati a sostituire le persone con i robot. Il settore manifatturiero cinese, è perfettamente integrato con le catene del valore, che assumono un ruolo importante e proprio su questo risiede la diffidenza verso la globalizzazione. Questo atteggiamento, riflette anche le ambizioni della Cina, soprattutto se guardiamo il cosiddetto ‘sogno cinese’ più volte citato dal presidente Xi Jinping. Oggi la Cina vuole cambiare, vuole diventare un Paese innovatore, che vende i prodotti investendo nel marketing e nei servizi ed è chiaro che questo cambiamento cinese preoccupa in senso positivo i Paesi occidentali, perché la Cina sta diventando da Paese complementare a Paese produttore e per questa ragione in Europa e in molte cancellerie si chiede che i rapporti con la Cina siano più bilanciati in relazione con gli investimenti che provengono dall’Europa e dagli altri Paesi. In questi Paesi si enfatizza come la Cina sia diventata ormai una concorrente economica e un rivale sistemico perché propone sistemi di governance diversi da quelli attuali. La Cina negli ultimi anni ha investito moltissimo, con partecipazioni e acquisto di imprese europee e negli ultimi anni gli investimenti cinesi sono stati tre volte superiori a quelli europei”.
Il tema del secondo panel ha riguardato “le dinamiche dell’integrazione europea e la cooperazione Cina-Italia/Ue” Huang Ping, dell’Istituto di Studi Europei, CASS ha definito come
“Il rapporto tra Cina e Italia non è solo un’integrazione commerciale ma anche un rapporto tra le persone con una collaborazione sempre maggiore, che ha portato con sé importanti sfide. La sfida più importante da affrontare ad oggi per l’Ue è la Brexit ma anche quella monetaria in quanto dietro all’Euro non c’è ad oggi una politica monetaria sovrana”
Il Prof. Giulio Salerno, dell’Università di Macerata ha analizzato nel suo intervento le modalità della reciproca collaborazione tra l’Europa e la Cina.
“Nel linguaggio della Ue oggi si parla di competenza che riguarda il trattato che disciplina le finalità dell’azione esterna con l’incoraggiamento e la promozione del sistema internazionale e la cooperazione del governo mondiale. Nelle relazioni esterne l’Ue, deve rispettare tutti i principi, i valori, la sua indipendenza e la sua integrità. La cooperazione internazionale è guidata in parte dall’Europa e in parte dai singoli stati. La guida europea della politica commerciale va interpretata in modo approfondito, in quanto processo complicato dove il commercio ha rappresentato da sempre l’obiettivo primario ma un contributo decisivo è stato dato dalle quattro libertà fondamentali europee. L’Ue dal 2009 ha una competenza esclusiva dei beni e servizi e degli investimenti diretti esteri in quanto sono ancora oggi rapporti molto delicati”.
Nel terzo ed ultimo panel è stata affrontata “l’iniziativa della Via della Seta e la cooperazione Cina-Italia/Ue” con gli interventi di Li Xiangyang, dell’Istituto Nazionale di Strategia Internazionale, CASS e dell’Ambasciatore Alberto Bradanini, Presidente, Centro Studi sulla Cina Contemporanea; già Ambasciatore italiano presso la Repubblica Popolare Cinese. Secondo Li Xiangyang:
“La Cina vuole portare avanti i suoi punti di forza per sviluppare una collaborazione innovativa. La Cina ha un obiettivo di complementarietà dei punti di forza, tra obiettivi di lungo termine e breve termine. Gli economisti sanno bene che la storia vede un susseguirsi di corsi e ricorsi con fenomeni di successi a breve termine proprio perché spesso le aziende non vogliono intraprendere progetti a lungo termine ma solo nel caso di un lavoro basato su una fiducia reciproca. La ‘Belt and Road’ è proprio per questo una grande strategia politica oltre che commerciale”.
L’Ambasciatore Alberto Bradanini nel suo intervento che ha chiuso i lavori ha ricordato che
“Nelle relazioni tra Italia e Cina vi sono importanti convergenze, e che alla luce di tale scenario bene ha fatto l’Italia nel firmare il Memorandum, mentre meraviglia la reazione degli alleati dell’Italia contrari a questa scelta. Cina e Italia, possono lavorare in modo bilaterale, equilibrando la bilancia commerciale con l’esportazione dei prodotti italiani in Cina. La ‘Belt and Road’ va oltre l’infrastruttura economica e, se anche Washington abbandonasse la sua logica imperiale, potrà beneficiarne a tutti i livelli”.
In concomitanza con l’evento, lo scorso 15 Aprile anche il Vice Presidente e Direttore del CIIS (Academic Council Senior Research Fellow) Xu Jian, ha espresso grande importanza per il Merorandum siglato tra i due Paesi:
“La visita di Xi in Italia è stato un evento importante per le relazioni tra i due paesi. Questa visita ha prodotto importanti effetti nelle relazioni bilaterali. Una tra le più importanti è il MoU e questo favorirà le relazioni tra Italia e Cina su molti aspetti. L’Italia è il primo paese del G7 a firmare il MoU nell’ambito della BRI. Questa collaborazione non è una strategia della Cina, è un’iniziativa aperta, nel senso che una volta esposti i principi generali i Paesi sono liberi di aderire. Non ci sono benefici soltanto per la Cina ma per tutti i partecipanti impegnati nei progetti di cooperazione. Tutti i progetti lungo la BRI sono aperti. Pensiamo che l’Italia sia un buon esempio sia per i membri del G7 che per gli altri Paesi, in quanto Italia e Cina possono operare su più fronti, tra cui il potenziamento delle infrastrutture portuali.”
Copertina: foto dell’autore.