L’economia dell’Unione Europea è sulla buona rotta? Nonostante il cauto ottimismo delle voci istituzionali, le prospettive per il 2024 e oltre non sono incoraggianti. Il nodo fondamentale della governance economica rimane aperto.
A cura di Paolo Pellegrini
Quali sono le prospettive per l’economia dell’Unione europea nel 2024? Leggendo le più recenti previsioni economiche della Commissione europea1 e le ultime proiezioni macroeconomiche della Banca centrale europea2, l’andamento economico futuro continua a essere avvolto da un alto grado di incertezza.
Nonostante le buone notizie in materia di discesa dell’inflazione, ci si attende che l’impatto negativo delle restrizioni di politica monetaria (sebbene si dia per scontato che abbiano contribuito a far scendere gli alti prezzi al consumo) continui a indebolire la crescita, almeno nel breve periodo. La crescita dell’economia reale nell’Eurozona è stata negativa nel terzo trimestre del 2023 e il possibile graduale recupero previsto non sarà sufficiente a controbilanciare la tendenza negativa. Se non altro perché le stime sono concordi su variazioni minime: nessuno può seriamente considerare significativi 0,1 punti percentuali in più o in meno.
Ci si potrebbe chiedere cosa non va in Europa, visto che nel frattempo, guardando all’economia mondiale, la crescita globale nel 2023 è stata stimata al 3,3%. Non è confortante neanche il paragone con gli Stati Uniti, dove una stretta monetaria molto simile a quella imposta all’Eurozona dalla BCE non ha avuto lo stesso impatto recessivo, con una domanda interna solida e un mercato del lavoro forte apparentemente capaci di sostenere una crescita robusta3.
Appare evidente come il periodo espansivo post-pandemico del 2021 e 2022, spinto dalla ripresa di produzione e commercio e, soprattutto, dallo stimolo fiscale fornito dalla sospensione del Patto di stabilità e crescita4 e dalla politica fiscale comune e coordinata perseguita tramite la mutualizzazione del debito (Next Generation EU), abbia ora perso il suo slancio. La prospettiva economica europea appare piuttosto proiettata a essere una curva piatta nel 20245 (quindi stagnazione, per non dire recessione), con rischi di peggioramento che potrebbero addirittura aumentare (qui l’incertezza è davvero totale) in base al corso della guerra in Ucraina e alle possibili ulteriori escalation nel conflitto in Medio Oriente.
Dati e previsioni mostrano dunque che nel nostro continente le politiche fiscali non stanno sostenendo l’economia. E continueranno a non farlo nel prossimo futuro.
Il che è diverso da quanto sta accadendo negli Stati Uniti, dove (in qualche modo in maniera ironica, se si pensa alla storia politica USA contemporanea e alle origini della teoria economica mainstream) pragmatismo e volontà politica superano l’ossessione della riduzione del deficit pubblico e del controllo delle dinamiche del debito. Ciò è possibile grazie alla struttura federale dello stato e alle conseguenti politiche fiscali federali che Governo e Parlamento possono guidare. Laddove in Europa i decisori politici (ossia la maggioranza dei Governi degli Stati membri) sono costantemente fermi allo stesso obiettivo: ridurre gli squilibri delle finanze pubbliche, indipendentemente da ogni circostanza, ciclo economico specifico o possibili conseguenze negative.
In questo contesto, non c’è da gioire per l’accordo finalmente raggiunto sulle modifiche al Patto di stabilità6. Al di là delle differenti opinioni degli esperti sui reali effetti delle nuove regole fiscali (fondamentalmente, percorsi differenziati per i singoli paesi per raggiungere gli stessi indicatori, ancora unici per tutti, ed esclusione di alcuni tipi di spesa nel calcolo del deficit), rimane che si tratta di dettagli che non cambieranno il corso economico generale: al limite potranno migliorare o peggiorare il percorso fiscale di un paese o di un altro.
Quello che veramente manca è una politica fiscale effettiva che possa stimolare la crescita nell’intera Ue, ossia una politica economica comune.
Come è possibile raggiungere gli obiettivi (sempre ripetuti in ogni documento ufficiale delle istituzioni Ue) della trasformazione verde e digitale, della riduzione della povertà, della resilienza sociale, dell’invecchiamento della popolazione? Come affrontare i rischi associati ai disastri naturali causati dai cambiamenti climatici, i cui effetti possono essere catastrofici non solo per le persone e l’ambiente, ma anche per l’economia?
Non vi è pilota automatico che possa supportare la crescita e la transizione, con regole sul deficit e sul debito pubblico e senza autonomia politica e politiche fiscali armonizzate. Questo è un fatto ormai acquisito dalla maggioranza degli studiosi e nella discussione pubblica più informata7. Tuttavia, non è né sufficientemente diffuso nel dibattito pubblico quotidiano sui mass media, né ammesso dalla politica attualmente egemone, dominata nei paesi europei da partiti di destra e sovranisti, contrari a ogni passo avanti verso una più stretta Unione.
Era parso per un periodo, durante la pandemia e ancora a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, che la coscienza dell’impatto di shock asimmetrici fosse stata acquisita dagli Stati europei. Infatti, il Patto di stabilità venne sospeso e un’embrionale politica economica comune lanciata con i Piani di ripresa e resilienza. Ma ora di nuovo austerità ed equilibrio di bilancio sono considerati obiettivi da perseguire e imporre, indipendentemente da ogni circostanza. Non si vede spazio nel futuro imminente per un bilancio europeo aumentato e rafforzato con nuove risorse fiscali proprie, per ulteriore mutualizzazione del debito e politiche economiche comuni, anche se limitate a scopi straordinari o spese specifiche. Salvo che le prossime elezioni europee di giugno riservino sorprese clamorose, cosa che al momento appare molto improbabile. Dunque, il nodo fondamentale della governance economica dell’Ue non è sul tavolo per ora, e probabilmente non verrà affrontato ancora per lungo tempo.
Note
1 European Commission, European Economic Forecast – Institutional Paper 258, November 2023
2 European Central Bank, Macroeconomic projections, December 2023 (https://www.ecb.europa.eu/pub/projections/html/index.en.html)
3 Source: U.S. Bureau of Labor Statistics (https://www.bls.gov/)
4 By application of the “unusual events” and “general escape” clauses.
5 European Parliament, Implementation of the Stability and Growth Pact under exceptional times, In-depth analysis, December 2023
6 European Council, Council orientations for a reform of the EU economic governance framework (https://www.consilium.europa.eu/en/)
7 M. Draghi, On the path to fiscal union in the euro zone, The Economist, 6 September 2023
Foto copertina: Economia dell’Unione Europea