La GERD, acronimo per Grand Ethiopian Renaissence Dam riaccende la disputa sulle acque del Nilo e sembra dare qualche gatta da pelare all’Egitto, che teme di rimanere a secco mentre l’Etiopia si gode il “Rinascimento”.
La disputa sulle acque del Nilo che oppone i paesi subsahariani ha inizio già un secolo addietro, quando il leader storico egiziano Gamal Abdel Nasser pone le basi di un progetto: la diga di Assuan[1]. Da allora, grazie a trattati ed accordi, l’Egitto si delinea senza la benché minima ombra di dubbio come il padrone indiscusso di questa sorgente di vita. Invero, il Nilo costituisce letteralmente la fonte di dipendenza dell’Egitto, in quanto esso rappresenta il 90% del suo approvvigionamento idrico. Sia Il Cairo che i due suoi vicini Sudan ed Etiopia concordano che sia un dono dal cielo, e in quanto tale non sono disposti a rinunciarci, significhi pure dare complicare i rapporti tra di essi.
Gli accordi sul Nilo
Il Nilo, lungo 6.671 chilometri, accarezza il suolo di ben undici paesi africani (Burundi, Ruanda, Tanzania, Uganda, Sudan del Sud, Sudan, Egitto, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Etiopia ed Eritrea) e per alcuni di essi definirlo vitale è poco nulla, altrimenti difatti la siccità la farebbe da padrona.
L’ONU considera ogni paese con meno di 1.000 m³ di acqua per persona all’anno come paesi a scarsità d’acqua; l’Egitto ne ha 570 e per giunta, riceve meno di 10 millimetri di pioggia all’anno.
La gestione delle acque del Nilo è regolamentata da due trattati. Il primo risale al 1929 e fu stipulato dall’Egitto (che era diventato indipendente nel 1922) e dalla Gran Bretagna (per conto del Sudan, allora sua colonia). L’intesa riconosceva a Egitto e Sudan un diritto storico e naturale all’uso delle acque del fiume, vincolando tutti gli Stati a monte del bacino. Nel 1956, diventato indipendente il Sudan, Khartoum e Il Cairo tornarono a negoziare la ripartizione delle risorse del Nilo. Il trattato firmato nel 1959, e tuttora in vigore, assegna all’Egitto il 75% delle acque del fiume, lasciando al Sudan la rimanente parte[2].
L’Etiopia non veniva menzionata negli accordi e benché gli altopiani etiopi ricevano 80 pollici\200 cm di pioggia all’anno, che in confronto è 4 volte quella di Londra, e benché la sua dipendenza dal Nilo non è impattante come per l’Egitto, esso è una fonte di ricchezza dalla quale trarre vantaggio.
La rimonta etiope
In Etiopia si trova la sorgente del Nilo Azzurro, che gli etiopi chiamano “Abay” e che unendosi al Nilo Bianco a Khartoum contribuisce alla portata d’acqua del Nilo, se non quasi totalmente (85%).
Malgrado la quantità d’acqua, il 65% dell’Etiopia non è collegata alla rete elettrica, dunque la costruzione di una diga è ideale per l’economia e lo sviluppo della nazione stessa.
Di fatto, fu costruita con incuranza delle preoccupazioni dell’Egitto e del Sudan.
La diga del Rinascimento o GERD (Grand Ethiopian Renaissance Dam), così la chiamano gli etiopi, sarà, una volta funzionante, l’ottavo più grande impianto elettrico capace di produrre quasi 16.000 GWh all’anno e con un serbatoio di superficie più grande di quella di Londra[3]. Pare che il progetto della diga, per gli etiopi, sia un argomento cerotto e un vanto. Finanziata dalle tasse e dalle obbligazioni pagate dagli etiopi, la GERD è una speranza in un paese controverso come l’Etiopia che, nonostante ciò, Africa24 definisce il “paese con la più rapida crescita al mondo”.
La diga permetterà di produrre più del doppio dell’energia ed avendo l’Etiopia il tasso di consumo elettrico più basso al mondo[4], consentirà un Surplus energetico e portando l’Etiopia ad essere un probabile esportatore di energia.
Toccare l’acqua del Nilo? Non esiste.
La Diga, insomma, costituisce la patata bollente degli ultimi tempi e ragione per la quale, Egitto ed Etiopia si trovano sul piede di guerra.
“Voglio dire a tutti, nessuno potrà prendere una goccia d’acqua dall’Egitto, […] non abbiamo mai minacciato nessuno, abbiamo sempre seguito il dialogo razionale e sono molto paziente, ma nessuno può prendere una goccia d’acqua dall’Egitto. Altrimenti il paese entrerà in un immaginabile stato di instabilità.” Dice il presidente Abel Fattah Al-Sisi, aggiungendo poi: “Nessuno è fuori dalla nostra portata. L’acqua dell’Egitto è una linea rossa”.
Il presidente parla chiaro; l’Egitto non se ne starà con le mani in mano se la diga lo danneggerà.
La minaccia prossima, per Egitto e Sudan, è dunque il riempimento del serbatoio che potrà avere un effetto impattante sulla portata del fiume. Infatti, non si discute più sulla costruzione della diga, che fu iniziata già nel 2010 dall’azienda italiana Salini Impregilo, ma sui tempi di riempimento.
Il riempimento ridurrà per alcuni anni la quantità d’acqua in Egitto e come immediata conseguenza oltre alla minore disponibilità di acqua da bere, l’agricoltura sarà danneggiata e l’elettricità ridotta.
Un accordo mancato
L’Etiopia vorrebbe riempire il serbatoio nel minor tempo possibile, mentre Egitto e Sudan optano per farlo gradualmente e in periodi di piogge forti.
L’Egitto inoltre non vede di buon’occhio il fiato sul collo da parte di un’altra nazione che potrebbe chiudere il rubinetto, un domani, a suo piacimento.
Persino l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump tentò un tentativo di pace invitando Egitto, Sudan ed Etiopia a Washington, al quale però l’ultima non si presentò provocando la risposta di Washington, ovverosia la sospensione degli aiuti finanziari per la mancanza di progressi nei negoziati sulla GERD.
Temendo attacchi da parte dell’Egitto a seguito della frase dell’ex presidente Trump “Faranno saltare in aria quella diga”, l’Etiopia, accusandolo di favoreggiamento all’Egitto, ha installato delle batterie antiaeree lungo il perimetro della GERD per tutelarsi.
Pare chiaro dunque che se i paesi protagonisti non troveranno un accordo pacifico, a rimetterci non sarà soltanto l’economia dei paesi, bensì anche le 280 milioni di persone che vivono lungo le rive del Nilo e che al posto di un Rinascimento si avrà nient’altro che un Decadentismo.
Note
[1] Con il termine Diga di Assuan – chiamata in arabo: السد العالي, al-Sadd al-ʿĀlī, “Alta Diga” – si indica la più grande e più moderna delle due dighe sul Nilo che si trovano nei pressi della prima cateratta del Nilo, vicino alla città di Assuan, in Egitto.Lunga 3600 m e larga 980 m alla base e 40 m sulla sommità, per un’altezza di 111 m; il volume è di 43 milioni di metri cubi. Le chiuse, quando sono aperte al massimo, possono far defluire fino a 11.000 m³/s di acqua.
[2]https://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%20453/volume-453-I-6519-English.pdf
[3] 1,569 km²: superficie di Londra – 1,680 km²: superficie della GERD
[4] Un americano medio consuma la stessa quantità di energia di 186 etiopi. Etiopia: 66.199 kW, Stati Uniti: 12,997.449 kW.
Foto copertina: I lavoratori spostano sbarre di ferro con una gru presso la diga del Rinascimento dell’Etiopia, vicino a Guba in Etiopia, il 26 dicembre 2019. EDUARDO SOTERAS / AFP VIA GETTY IMAGES