Il desiderio dei Amritpal Singh: il Khalistan indipendente


Il movimento per il Khalistan affonda le radici nella storia politica, sociale e religiosa dell’India, in particolare della regione del Punjab e che vede nel controverso e carismatico leader Amritpal Singh la speranza per il futuro.


Origini storiche

Il movimento per il Khalistan ha le sue origini negli anni ’80, ma le sue radici possono essere rintracciate nel periodo coloniale e negli eventi successivi all’indipendenza dell’India nel 1947. Dopo la divisione del subcontinente indiano, il Punjab fu diviso tra India e Pakistan, portando a tensioni etniche e religiose.
Il Punjab è la patria dei Sikh, una religione che nacque nel XV secolo. I Sikh hanno una storia di oppressione e hanno frequentemente lottato per i propri diritti. Negli anni ’70 e ’80, molti Sikh iniziarono a sentirsi emarginati nel contesto di una società indiana dominata dalla maggioranza hindu.
Il Movimento Khalistan cerca di creare la terra natìa dei sikh stabilendo uno stato sovrano chiamato Khalistan (in pangiabi ਖ਼ਾਲਿਸਤਾਨ), che significa Terra dei Khālsā. I confini proposti per il Khalistan variano a seconda dei differenti gruppi coinvolti: alcuni suggeriscono l’intero Punjab indiano, mentre altri reclamano anche il Punjab pakistano e altre parti dell’India settentrionale come Chandigarh, Haryana, e Himachal Pradesh. Shimla e Lahore è stata proposta come capitale del Khalistan.

Il ruolo di Bhindranwale

Uno dei principali leader del movimento per il Khalistan indipendente è stato Jarnail Singh Bhindranwale, che divenne un simbolo della lotta per l’autonomia sikh. Negli anni ’80, Bhindranwale e i suoi seguaci iniziarono a chiedere maggiore autonomia per il Punjab e, infine, la creazione di un proprio stato, il Khalistan.

Operazione Bluestar

Nel 1984, il governo indiano, guidato da Indira Gandhi, lanciò l’Operazione Bluestar per rimuovere Bhindranwale e i suoi seguaci dal Tempio d’Oro di Amritsar, il luogo sacro dei Sikh. L’operazione portò a una violenza diffusa e a una crescente polarizzazione tra Sikh e hindu. L’assassinio di Indira Gandhi da parte dei suoi bodyguard sikh portò a pogrom contro i Sikh in tutto il paese, aggravando ulteriormente le tensioni.

Il movimento negli anni ’80 e ’90

Dopo l’Operazione Bluestar, il movimento per il Khalistan guadagnò slancio e si tradusse in una violenza intensa, con gruppi militanti che si opponevano al governo indiano. Negli anni ’90, il conflitto si intensificò, portando a migliaia di morti e a una repressione brutale da parte delle forze di sicurezza indiane.

Perché c’è sostegno per il Khalistan anche al di fuori dell’India?

Il movimento Khalistan è messo fuori legge in India e considerato una grave minaccia alla sicurezza nazionale dal governo: diversi gruppi associati al movimento sono elencati come “organizzazioni terroristiche” ai sensi dell’Unlawful Activities (Prevention) Act (Legge sulla prevenzione delle attività illegali) dell’India. Ma continua a suscitare una certa simpatia da parte di alcuni Sikh, in particolare in Canada, Gran Bretagna e Australia.
I consolati indiani nel Regno Unito e negli Stati Uniti sono stati vandalizzati dai sostenitori di Singh che hanno strappato la bandiera indiana, sostituendola con l’emblema del Khalistan. Le proteste sono scoppiate anche in Canada mentre la polizia continua a cercarlo. Canada, Stati Uniti, Australia e Regno Unito ospitano una numerosa comunità Sikh, molte delle quali sono fuggite dal Punjab dopo l’indipendenza in cerca di migliori opportunità economiche.
Un numero esiguo ma influente di Sikh sostiene l’idea del Khalistan, con referendum tenuti periodicamente per raggiungere un consenso sulla creazione di una patria separata all’interno dell’India.
Negli ultimi anni, il movimento ha perso parte della sua forza militante, ma le richieste di autonomia e riconoscimento culturale continuano a essere espresse, sia in India che nella diaspora. Le nuove generazioni di Sikh stanno rivalutando le loro identità e il significato del Khalistan, spostando il dibattito verso questioni di giustizia sociale e diritti umani. Tra i leader indiscussi del movimento sikh c’è senza dubbio Amritpal Singh.
Amritpal Singh è un attivista sikh che ha guadagnato notorietà per le sue posizioni a favore dell’autonomia e dell’indipendenza dei Sikh. È emerso come leader di un movimento giovanile, spesso associato a richieste di maggiore riconoscimento dei diritti sikh e alla rivitalizzazione dell’identità culturale sikh.

Ritorno dal Canada

Amritpal Singh è tornato in India nel 2022 dopo un periodo trascorso in Canada. La sua rientro ha coinciso con un rinnovato interesse per il movimento per il Khalistan, attirando l’attenzione sia dei media che delle autorità.
Singh si è presentato come un leader carismatico, cercando di mobilitare i giovani sikh attorno a temi di giustizia sociale, diritti umani e identità culturale. Ha spesso parlato contro l’ingiustizia percepita nei confronti della comunità sikh e ha criticato il governo indiano per la sua gestione delle questioni sikh.

Arresti e Repressione

L’attivismo di Singh non poteva passare inosservato e le autorità indiane hanno monitorato da vicino le sue attività, considerandolo una figura potenzialmente pericolosa. Ha affrontato arresti e misure di repressione, con il governo che ha espresso preoccupazione per la possibilità di violenze e disordini civili.
Mentre molti giovani sikh lo vedono come un simbolo di resistenza e un portavoce delle loro istanze, altri lo criticano per le sue posizioni radicali e per il potenziale rischio di riaccendere conflitti intercomunitari.


Foto copertina: Amritpal Singh leader per un Khalistan indipendente