Elezioni statunitensi: perché il voto degli ispanici può essere determinante?


Voto Usa: Trump chiama a raccolta i “latinos”.


 

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Gli ispanici ago della bilancia?

I latinos potrebbero rivelarsi determinanti per la vittoria dalle presidenziali. Lo sa bene il candidato repubblicano, Donald Trump, che punta ad aggiudicarsi un tesoretto di voti degli ispanici molto prezioso, che quattro anni fa premiò il presidente uscente, Joe Biden. Due sono gli stati a fare particolare gola all’ex tycoon: l’Arizona e il Nevada, in cui il 25% della popolazione è di origine ispanica. Altre roccaforti, storicamente repubblicane, come il Texas e la California, sono guardate con notevole interesse data la concentrazione di ispano discendenti. Osservando i dati raccolti nell’ultimo censimento del 2020[2] emerge che, sul totale, la porzione ispanica è pari al 19.5%, localizzata in alcune aree ben specifiche degli Stati Uniti. L’ubicazione delle diverse razze è, infatti, una questione molto rilevante che ci dice tanto sulla storia del Paese. Mentre i bianchi sono distribuiti in modo relativamente uniforme, i neri sono collocati soprattutto negli ex Stati schiavisti. Gli ispanici si trovano soprattutto nelle terre conquistate dal Messico e confinanti con esso, oltre che nella Florida meridionale. Gli amerindi o nativi americani a causa dalla conquista sono stati invece spinti delle loro terre, a est del Paese e la maggior parte vive nelle riserve. Tra gli asiatici, invece, la costa orientale, New York e l’area intorno a Washington, D.C., è quella in cui gli insediamenti si sono concentrati maggiormente.

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Chi sono i “latinos” e perché il loro voto può essere determinante?

Storicamente ago della bilancia in grado di far pendere l’esito elettorale più a destra che a sinistra, o viceversa, i cosiddetti “latinos” sono un cospicuo gruppo etnico formato da ispanoamericani di 1° o 2° generazione, originari degli stati del Centro America (Messico, El Salvador, Colombia) e degli stati caribici (Repubblica Dominicana, Porto Rico, Cuba).  Tradizionalmente di stampo democratico, i latinos si sono avviati verso una progressiva modifica delle proprie lealtà elettorali spostandosi sempre più verso l’area repubblicana tanto che, nel 2020, il candidato Donald Trump – benché perdente – prese il 3% di voti in più tra i latinos[4]. Dei 36,2 milioni di latini che hanno diritto di voto, questo gruppo demografico è quello che è cresciuto maggiormente dalle passate elezioni, aggiungendo quattro milioni di nuovi elettori. Tuttavia, ci sono ancora oltre 13 milioni di ispanici che non si sono registrati per votare. La mancanza di informazioni sui programmi, dovuta a uno sforzo insufficiente per raggiungerli, ostacola la loro partecipazione alle elezioni, denuncia la UnidosUS Latino Vote Initiative, un’organizzazione ispanica per la difesa dei diritti civili[5]. Particolarmente rilevanti e cospicui sarebbero i voti degli stati cerniera Pennsylvania, Georgia e Arizona, dove oltre ad esserci un’elevata concentrazione latina, c’è un quasi totale pareggio tra la candidata democratica Harris e il candidato repubblicano Trump. In questi Stati la crescita della popolazione latina è stata enorme. Tra il 2002 e il 2022, gli ispanici sono quasi quadruplicati in Georgia, quasi triplicati in Pennsylvania e più che raddoppiati in Arizona. Una delle caratteristiche degli elettori latini è che sono più giovani degli altri (ad esempio: il 41% dei giovani elettori in Arizona sono latini, rispetto al 25% della popolazione generale). E sebbene non possano essere considerati come un unico blocco, presentano alcuni tratti comuni, come la maggiore probabilità di vivere in case sovraffollate e la mancanza di assicurazione sanitaria. Ma ci sono anche molte differenze tra i latini in ogni stato degli Stati Uniti, differenze che dipendono dal reddito e dal livello di istruzione. In Pennsylvania, la comunità latina è quella che è cresciuta di più negli ultimi anni. Dal 2010 è aumentata del 40% e 600.000 persone hanno il diritto di voto. Circa il 24% di loro voterà per la prima volta e la loro rilevanza si riflette nel contrasto con la piccola percentuale di voti che ha dato la vittoria a Joe Biden nel 2020. Quell’anno il democratico vinse con un margine molto risicato, dell’1,80%, e i latinos rappresentarono il 4% dei voti espressi. Ma nonostante la crescita, i latini non si sentono coinvolti. A denunciarlo Michael Toledo, CEO dell’Hispanic Center: «Molti nella nostra comunità hanno ancora la sensazione di essere trascurati, che il loro voto sia dato per scontato, che si sentano sottorappresentati quando si tratta di sforzi di sensibilizzazione». In altri Stati in bilico, come l’Arizona o il Nevada, il potere elettorale dei latinos è maggiore. In Nevada, gli ispanici rappresentano il 20% della popolazione votante, mentre in Arizona il 25%[6]. L’ultimo sondaggio condotto da SSRS oltre a rilevare un complessivo testa a testa pari al 47% per i due candidati, ci conferma la storica vicinanza degli ispanici ai democratici con un 54% di preferenze per Harris e un 37% per Trump, cioè 17 punti in più per la candidata dem, anche se con un margine di errore di 9,9%, il che riflette quanto sia serrato il processo in atto. Un esempio della rilevanza del voto ispanico all’interno dello scacchiere elettorale statunitense ci arriva dalle precedenti elezioni presidenziali del 2020. In quell’occasione Trump perse le elezioni nello stato della Georgia contro lo sfidante Biden. Rifiutatosi di accettare la sconfitta, Trump portò avanti una lunga campagna di discredito, accompagnata da false dichiarazioni, con l’obiettivo di sovvertire l’esito elettorale. Come parte di questa campagna, il 2 gennaio 2021, Trump fece una telefonata registrata in cui tentò di persuadere il Segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger a cambiare a suo favore il conteggio dei voti. «Il margine attuale è solo di 11.779. Brad, penso che tu sia d’accordo, giusto? […]Le schede elettorali sono state abbandonate in gran numero. E noi stiamo cercando di raggiungere quei numeri e li avremo»[7]. L’allora Presidente degli Stati Uniti perse effettivamente la Georgia per 11.779 voti. Questo momento oltre a raccontarci la complessità del sistema elettorale statunitense ci conferma come, per vincere, i candidati cerchino di assicurarsi ad ogni costo una certa fetta di elettorato in ogni Stato, per mettersi al sicuro, come se si stessero muovendo all’interno di una partita a scacchi. È proprio qui che diventa rilevante il voto ispanico, che entro il 2024 rappresenterà quasi il 15% dell’intero elettorato statunitense, con oltre 36 milioni di persone aventi diritto al voto, secondo il Pew Research Center. Sempre nel 2020, la sconfitta di Trump non fu decisa solo dalla Georgia. L’ex tycoon perse anche l’Arizona, il Nevada e la Pennsylvania per 81.660. Tutti e tre stati determinanti in cui la concertazione di latinos è elevata. Ad esempio, in Arizona Biden vinse nel 2020 con 10.457 voti. Secondo uno studio dell’Institute of Politics dell’Università della California a Los Angeles (UCLA), quest’anno in Arizona avranno diritto al voto circa 1,3 milioni di ispanici. Nel 2020, l’affluenza alle urne degli ispanici a livello nazionale fu pari del 53,7%; ciò potrebbe implicare che, in caso di testa a testa, i latinos potrebbero determinare il vincitore di uno Stato chiave. Sebbene non siano il gruppo elettorale dominante, questi potrebbero ipoteticamente essere i 10.470 voti che nel 2020 diedero la vittoria a Biden e che si sposterebbero o verso Trump o verso Harris. In Nevada, Trump perse le presidenziali per 33.596 voti. Secondo il medesimo studio dell’UCLA, entro il 2024 ci saranno 450.000 potenziali elettori ispanici, il che significa che, se si mantenesse la media nazionale, circa 243.000 voterebbero in queste elezioni. Anche in questo caso – considerando che nel 2020 il 56% dei voti ispanici in quello Stato andò a Biden e il 37% a Trump –  potrebbero essere gli elettori latini a definire la gara, facendo pendere la bilancia verso uno dei due candidati. Osservando i dati complessivi di tutti gli stati nel 2020 sappiamo che Biden sconfisse Trump nel voto popolare con 7.060.347 voti, mentre la sua vittoria si consolidò tra i Grandi Elettori con una differenza di 74 voti. Ciò ci porta a dire che, anche se gli ispanici non definiscono il voto popolare a livello nazionale, la loro presenza negli Stati in bilico è sufficientemente rilevante da poter definire chi diventerà presidente[8].

La fascinazione degli ispanici per Trump

Quattro anni fa il video di “Latinos por Trump[9] spopolò sul web, venendo ripreso da molti mass media. Lo spot segnava la nascita di un vero e proprio gruppo di supporto verso l’allora presidente. “Latinos for Trump” iniziò infatti a muoversi dalla Florida, raccogliendo sempre più consenso e fondi, utili a finanziare la campagna elettorale di Trump.
In questa recente tornata elettorale il gruppo ha operato un’azione di rebranding cambiando nome, passando da “Latinos por Trump” a “Latino Americans for Trump”, per enfatizzare, accanto a quella latina, la radice statunitense. Il rebranding riflette una tendenza sempre più forte: Donald Trump ha raccolto, ad oggi, i migliori dati nei sondaggi fra gli elettori ispanici di tutta la sua parabola politica. Le ultime rivelazioni dicono infatti che Trump, per essere un candidato repubblicano, sta raccogliendo parecchi consensi soprattutto tra i latinos[10] e in piccola parte tra i neri[11]. Tra gli aspetti più citati a favore di Trump c’è sicuramente l’economia. Solo una porzione molto contenuta degli elettori ispanici afferma che le attuali condizioni economiche siano buone. E anzi, così come fra gli afroamericani, in molti affermano di aver dovuto ridurre la propria spesa alimentare nell’ultimo anno a causa del notevole incremento dei costi. Nel 2020 il 61% della popolazione bianca approvava la gestione dell’economia da parte di Trump, mentre il 35% la disapprovava, con un divario di approvazione di oltre il 26%. Questo dato era molto diverso tra gli ispanici, che presentavano uno scarto tra approvazione e disapprovazione pari a meno 18%. Nel 2024 la situazione è cambiata radicalmente, con gli ispanici che si sono avvicinati ai bianchi nella valutazione della gestione dell’economia da parte di Biden[12]. Inspiegabilmente forte è il sostegno fra gli afrodiscendenti, dei dominicani. Scrivendo su X, l’influencer e aspirante ministro dell’istruzione, Darian Vargas si mostra particolarmente entusiasta di una possibile vittoria di Trump: «L’umanità non ha mai sperato così tanto in un presidente degli Stati Uniti. Il mondo chiede a gran voce Papà Trump»[13]. Vargas non è l’unico dominicano ad essersi schierato a favore di Donald Trump; nelle strade di Washington Heights, a New York, anche altri dominicani hanno espresso a gran voce la propria devozione verso l’ex presidente. A Santo Domingo, sul Ponte Juan Bosch, l’imprenditore di origine dominicana Karim Abu Naba’a, strenuo sostenitore di Trump ha fatto costruire, con tanto di pubblicità sui social X e Instagram, un gigantesco cartellone sul quale svetta la faccia di Donald Trump e lo slogan “Dominicanos con Trump”. Ad accompagnare i video  di sostegno alla campagna elettorale due didascalie: «La Repubblica Dominicana può decidere le elezioni statunitensi. Dato che ci sono 500.000 voti in stati decisivi come la #Pennsylvania, raccomando a tutti i dominicani di votare per Trump»[14], «Trump sarà il prossimo presidente degli USA tra 8 giorni. Chiunque dica di no, passi per il banco dei presidenti e scommetta su Kamala. Va bene per la Repubblica Dominicana e per il mondo. Votate tutti per Trump»[15]. Javier Barajas, messicano, vive negli Stati Uniti da quando ha 16 anni. Oggi è proprietario di cinque ristoranti a Las Vegas (Nevada), 4 dei quali appartengono alla famosa catena di ristoranti messicani Lindo Michoacan mentre l’ultimo nato, Il Toro E La Capra, ha fatto notizia lo scorso settembre quando l’ex presidente Donald Trump fece un apparizione per presentare agli elettori la sua proposta di eliminare le tasse sulle mance. Chiamato a parlare dal candidato repubblicano, Barajas ha detto: «Sono venuto qui quando Ronald Reagan era presidente, e sapete cosa? Mi mancano molto quei tempi. Ho bisogno di voi per rendere l’America di nuovo grande»[16]. Il crescente e costante sostegno a Trump da parte degli ispanici o afrodiscendenti, ha generato sin dal 2015 e continua a generare, un’enorme paradosso elettorale, soprattutto se si pensa alla reiterata retorica xenofoba e razzista utilizzata costantemente dall’ex tycoon sul tema “immigrazione”.

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L’autogol al Madison Square Garden e la reazione dei portoricani

Il comizio di Donald Trump dello scorso 27 ottobre al Madison Square Garden di New York ha visto susseguirsi numerosi oratori che hanno pronunciato diversi commenti razzisti. In apertura il comico Tony Hinchcliffe che si è espresso in modo particolarmente offensivo contro Porto Rico e i portoricani, di cui ben 500.000 mila vivono in Pennsylvania. «Dove sono i miei orgogliosi latinos stasera? […] Ragazzi non so se lo sapete ma, esiste letteralmente un’isola di spazzatura che galleggia in mezzo all’Oceano in questo momento. Credo che si chiami Porto Rico»[17]. Dopo il comizio, gli spin doctor di Trump hanno cercato di prendere le distanze da Hinchcliffe e dai suoi commenti al vetriolo su Porto Rico. «Questa battuta non riflette le opinioni del Presidente Trump o della campagna elettorale»[18], ha dichiarato Danielle Alvarez, portavoce della campagna di Trump, in una dichiarazione alla CNN. Ma la bomba mediatica era già esplosa e i promotori della campagna elettorale democratica hanno logicamente approfittato immediatamente dei commenti su Porto Rico, ritagliando rapidamente il video e pubblicandolo sui propri canali social. Domenica la vicepresidente ha visitato un ristorante portoricano a North Philadelphia, dove ha parlato della sua visione dell’isola e dei piani per creare opportunità economiche nelle comunità portoricane della terraferma. Le dichiarazioni sono state talmente tanto contraddittorie da spingere persino diversi candidati repubblicani a prendere le distanze da quanto detto al Madison Square Garden. Il senatore repubblicano della Florida Rick Scott, la cui rielezione dipende dal sostegno della comunità portoricana dello Stato, si è unito alle reazioni di sdegno, scrivendo su X: «Questa battuta è stata un fiasco per un motivo. Non è divertente e non è vera. I portoricani sono persone fantastiche e americani fantastici! Sono stato sull’isola molte volte. È un posto meraviglioso. Tutti dovrebbero visitarlo! Farò sempre tutto il possibile per aiutare qualsiasi portoricano in Florida o sull’isola»[19]. Un altro repubblicano della Florida, il deputato Carlos Gimenez, stretto alleato di Trump, si è unito alle critiche: «Questo non è uno scherzo. È completamente privo di classe e di cattivo gusto. Porto Rico è il gioiello della corona dei Caraibi e la patria di molti degli americani più patriottici che io conosca. @TonyHinchcliffe chiaramente non è divertente e sicuramente non riflette i miei valori o quelli del Partito Repubblicano»[20]. Anche il deputato repubblicano dello stato New York, Anthony D’Esposito, che sta affrontando una campagna elettorale competitiva, ha risposto su X dicendo: «Sono orgoglioso di essere portoricano. Mia madre è nata e cresciuta a Porto Rico. È una bellissima isola con una cultura ricca e parte integrante degli USA. L’unica cosa “spazzatura” era un set comico scadente»[21].
Sulla vicenda si è espresso anche l’arcivescovo di San Juan de Puerto Rico, mons. Roberto O. González Nieves che, in una lunga lettera diretta a Trump scrive: «La invito rispettosamente a chiarire che questi commenti non riflettono in alcun modo le sue opinioni personali o politiche. Non è sufficiente che la sua campagna si scusi per questi commenti. È importante che lei stesso si scusi per questi commenti. Porto Rico non è un’isola galleggiante di spazzatura, è un Paese bellissimo abitato da persone molto nobili e preziose. Mi piace una buona battuta. Tuttavia, l’umorismo ha i suoi limiti. Non deve insultare o denigrare la dignità e la sacralità delle persone, questo tipo di commenti non dovrebbe far parte del discorso politico di una società civilizzata»[22].
Ciò che rende queste “battute” così degne di nota è che arrivano in un momento in cui Trump sembrava star facendo breccia nel cuore degli elettori ispanici. In effetti, il candidato repubblicano pareva essere sulla buona strada per ottenere risultati migliori con questo gruppo etnico rispetto a qualsiasi altro candidato presidenziale dal 2004. Secondo Politico molti elettori portoricani dello Stato Pennsylvania sono furiosi per i commenti xenofobi pronunciati durante il recente comizio a New York. La costernazione è talmente tanta da offrire a Kamala Harris una nuova possibilità di conquistare gli elettori latini dello Stato. L’insofferenza per le battute pronunciate da Hinchcliffe si sta infatti  diffondendo a macchia d’olio, in un tempismo che non potrebbe essere dei peggiori per Donald Trump. E, in una corsa che si sta rivelando sostanzialmente in bilico, in cui ogni voto conta, la recente gaffe potrebbe rivelarsi più determinante del previsto. «Non è la cosa più intelligente da fare, insultare le persone, un grande gruppo di elettori qui in uno Stato in bilico, e poi andare a casa loro a chiedere i voti»[23], ha commentato Norberto Dominguez, capo circoscrizione ad Allentown, Pennsylvania.


Note

[1] Il ponte Juan Bosch, Santo Domingo, su cui svetta lo striscione con lo slogan “Dominicani con Trump” voluto dall’uomo d’affari di origine dominicana Karim Abu Naba’a, https://robertocavada.com/nacionales/2024/10/26/mopc-retira-valla-publicitaria-de-trump-en-el-puente-juan-bosch/.
[2] https://www.census.gov/quickfacts/fact/table/US/POP010220.
[3] Mappa della diversità etnica negli Stati Uniti, Ufficio del Censimento degli Stati Uniti, 2020, https://www.descifrandolaguerra.es/mapa-de-la-diversidad-etnica-de-estados-unidos/?fbclid=PAY2xjawGRgZdleHRuA2FlbQIxMQABpiDSwqiRBSRMa5qjOEEZVUdjOAHAv-hqX9gtnCW9Gf__TDbhoGjiWuexQA_aem_BRfNE1Key5QZUrgjHDIW9Q.
[4] M. Vaudagna, “Il dinamismo politico elettorale degli ispanici”, Il Mulino, 6/11/2022, https://www.rivistailmulino.it/a/il-dinamismo-politico-elettorale-degli-ispanici#:~:text=Secondo%20il%20Pew%20Research%20Center,etno%2Drazziali%20dopo%20gli%20asiatici.
[5] https://unidosus.org/press-releases/latino-vote-will-be-decisive-in-2024-but-many-latino-voters-report-no-contact-by-either-party/.
[6] P. Caro, “La atención hacia los latinos aumenta, pero ya es tarde: más de 13 millones no se han registrado para votar”, El País, 25/10/2024, https://elpais.com/us/2024-10-25/la-atencion-hacia-los-latinos-aumenta-pero-ya-es-tarde-mas-de-13-millones-no-se-han-registrado-para-votar.html.
[7] “Read the full transcript and listen to Trump’s audio call with Georgia secretary of state”, CNN Politics, 03/01/2021, https://edition.cnn.com/2021/01/03/politics/trump-brad-raffensperger-phone-call-transcript/index.html.
[8] J. C. Lopez, “El verdadero peso del voto hispano: así se mueve el electorado latino en el ajedrez electoral de EE.UU.”, CNN, 29/10/2024, https://cnnespanol.cnn.com/2024/10/29/voto-hispano-latino-elecciones-ajedrez-eeuu-orixpuede-ser-definitivo-en-el-ajedrez-electoral-estadounidense-orix.
[9] https://youtu.be/LdRPgO2OtkA?si=77Exx0IQwWdUk7po.
[10] Harris 56%, Trump 37% https://www.nytimes.com/interactive/2024/10/13/us/elections/times-siena-poll-hispanic-likely-electorate.html.
[11] Harris 78%, Trump 15% https://www.nytimes.com/interactive/2024/10/13/us/elections/times-siena-poll-black-likely-electorate.html.
[12] P. Whiteley, “US election: why Latino and Hispanic voters are shifting to Trump after a long history of supporting the Democrats”, The Conversation, 20/05/2024, https://theconversation.com/us-election-why-latino-and-hispanic-voters-are-shifting-to-trump-after-a-long-history-of-supporting-the-democrats-229566.
[13] https://x.com/DARIANVARGAS_A/status/1845965287390171206.
[14] https://www.instagram.com/reel/DBlsjHZxJP5/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==.
[15] https://www.instagram.com/reel/DBoVvmERzon/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==.
[16] L. Anaya – Morga, “Dueño de Lindo Michoacán se disculpa con la comunidad, sigue apoyando a Trump”, Las Vegas Review Journal, 1/09/2024, https://espanol.reviewjournal.com/noticias/local-noticias/dueno-de-lindo-michoacan-se-disculpa-con-la-comunidad-sigue-apoyando-a-trump-281661/.
[17] G. Krieg, “Trump loyalists spew racist, vulgar attacks at Harris and Democrats at New York City rally”, CNN Politics, 27/10/2024, https://edition.cnn.com/2024/10/27/politics/trump-rally-madison-square-garden-vulgar-attacks/index.html.
[18] Ibidem.
[19] https://x.com/ScottforFlorida/status/1850671024204882016.
[20] https://x.com/CarlosGimenezFL/status/1850692548710318234.
[21] https://x.com/ANTHONYDESPO/status/1850705066610553073.
[22] “Porto Rico: l’arcivescovo González scrive a Trump, “Chiarisca che commenti sull’isola durante campagna elettorale”, Agenzia SIR Servizio Informazione Religiosa, 29/10/2024, https://www.agensir.it/quotidiano/2024/10/29/porto-rico-larcivescovo-gonzalez-scrive-a-trump-chiarisca-che-commenti-sullisola-durante-campagna-elettorale/.
[23]  M. Lee HillM. McCarthyH. Otterbein, “Trump’s Puerto Rico fallout is ‘spreading like wildfire’ in Pennsylvania”, Politico, 28/10/2024, https://www.politico.com/news/2024/10/28/trump-rally-puerto-rico-pennsylvania-fallout-00185935.


Foto copertina: Elezioni Statunitensi, il voto degli ispanici può essere determinante