Argentina, hoy es el día


In Argentina i cittadini chiamati alle urne per il ballottaggio finale tra Javier Milei e Sergio Massa. Chi sarà il nuovo presidente della repubblica?


A cura di Valentina Franzese

Introduzione

Lo scorso 22 ottobre si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali in Argentina. Come prevedibile, data l’elevata polarizzazione che caratterizza l’Argentina degli ultimi anni, la cittadinanza è stata chiamata nuovamente alle urne per scegliere chi, tra Milei e lo sfidante Sergio Massa (Unión Por la Patria), sarà il nuovo inquilino della Casa Rosada. Quest’ultimo, leader del partito Peronista – Kirchnerista, ha, infatti, ribaltato il precedente esito delle PASO (Primarias, Abiertas, Simultáneas y Obligatorias) costringendo Milei al ballottaggio. Agli argentini, e non solo, non resta dunque che attendere e vedere se il fantasma del militarismo e della destra radicale incarnato dall’economista Javier Milei – candidato con il partito La Libertad Avanza – si allontanerà definitivamente o meno.

Le percentuali del primo turno

Durante il primo turno delle presidenziali Sergio Massa, ministro dell’economia uscente e leader di Unión Por La Patria, ha superato le aspettative e i sondaggi elettorali ottenendo il 36,6% di consensi, percentuale che l’ha reso il candidato più votato, nonché il protagonista di una storica rimonta. Immediatamente dietro, con un certo distacco, Javier Milei che ha ottenuto il 30,4% di consensi nonostante gli ultimi sondaggi l’avessero dato tra i favoriti e, le PASO ne avessero acclamato il trionfo. Fallimentare, invece, si è rivelata la candidatura di Patricia Bullrich che, con Juntos Por El Cambio – coalizione antikirchnerista creata dall’ex presidente Mauricio Macri – ha ottenuto soltanto il 23,7% di voti rimanendo fuori dal ballottaggio. Seguono, nel colpo di coda finale, i candidati Juan Schiaretti di Hacemos por Nuestro País, con il 6,8% di consensi e Myriam Bregman con Frente de Izquierda Unidad, con il 2,7% dei voti [1]. La partecipazione complessiva è stata del 77,65%, oltre 8 punti percentuali in più rispetto alle Primarie di agosto. Vale a dire che, rispetto ad agosto, domenica  22 ottobre sono andati a votare 3 milioni di persone in più. Di questo cospicuo aumento ha beneficiato Massa, che è salito di oltre 16 punti percentuali, passando dai 5.070.000 voti individuali (il 21% alle PASO), a quasi 9.646.000 voti alle elezioni generali (36,68 %)[2]. Tuttavia, nonostante votare alle presidenziali in Argentina sia obbligatorio (la pena è una multa), l’affluenza complessiva è stata sì più alta rispetto alle primarie di agosto, ma la più bassa fra le elezioni presidenziali dal ritorno alla democrazia nel 1983. Per essere eletto al primo turno un0 dei candidati avrebbe dovuto prendere almeno il 45% dei voti o, in alternativa, il 40% con dieci punti di vantaggio sul secondo contendente.

Con il sostegno di Patricia Bullrich e la benedizione di Mauricio Macri, crescono le possibilità di ascesa alla Casa Rosada di Milei?

La candidata della coalizione centrista Juntos por el cambio, Patricia Bullrich, non ha mancato di manifestare, in maniera chiara e diretta, il proprio sostegno a Javier Milei. Dopo qualche momento di esitazione, durante una conferenza stampa tenutasi a Buenos Aires poco dopo l’ufficialità dei ballottaggi, l’ex Ministra della Sicurezza affiancata da Luis Petri – candidato alla vicepresidenza con Bullrich – si è detta impossibilitata ad essere neutrale nella corsa a due tra Milei e Massa. «Con Javier Mieli abbiamo delle differenze, per questo eravamo in competizione. Siamo, però, di fronte a un dilemma: cambiamento o continuità delle mafie. Abbiamo l’obbligo di non essere neutrali»[3], ha dichiarato. «Ieri sera ho avuto un incontro con Javier Milei dove abbiamo parlato delle sue dichiarazioni. Oggi il Paese ha bisogno che siamo in grado di perdonarci a vicenda perché è in gioco qualcosa di molto importante per il futuro»[4], ha proseguito Bullrich. Nonostante avesse garantito l’assenza di patti con Milei, Bullrich ha chiarito che il suo appoggio è stato determinato da alcune condizioni negoziate dall’ex Presidente della Repubblica Mauricio Macri – molto vicino a Mieli – volte a rivedere le proposte fatte in campagna elettorale, ad eccezione dell’austerità e della dollarizzazione, temi fortemente cari al candidato de La Libertad Avanza. Il raggiungimento di un accordo non deve, però, stupirci più di tanto. Il corteggiamento tra i leader di LLA e PRO è iniziato ben prima della certezza matematica del ballottaggio, quando si ventilò l’ipotesi di aggregare Milei a Juntos Por el Cambio. Questa avventura fu poi frenata da alcuni dirigenti di partito, pronti a rompere la coalizione voluta dall’ex presidente del Boca Juniors. Il flirt con Macri continuò poi con le dichiarazioni di Milei che anticipò, in un’intervista giornalistica, che Macri avrebbe potuto ricevere l’incarico di ambasciatore nel suo eventuale governo. Dal canto suo Macri, pur escludendo la possibilità di ricoprire un incarico in un possibile governo, ha detto che sarebbe stato «ovunque fosse necessario per contribuire, dare un’opinione e una visione»[5] a Milei. Inoltre, durante un’intervista condotta dall’ex presidente colombiano Iván Duque per il Woodrow Wilson Center, Macri ha cercato di stemperare le dichiarazioni fatte negli ultimi mesi da Milei evidenziando quanto, a suo parere, quest’ultimo sia una personalità tutto sommato innocua e incapace di costituire una minaccia per la democrazia in Argentina. Il fondatore di PRO ha osservato che, sebbene abbia qualche divergenza con il candidato libertario, «sono molte di più le corrispondenze, soprattutto per ciò che riguarda la fine di un sistema mafioso»[6] sistema, secondo Macri, incarnato dall’ala kirchnerista presente nel paese. L’ex Presidente della Repubblica ha, inoltre, sottolineato quanto sia opportuno «capire cos’è un ballottaggio», ovvero «il momento in cui si vota contro la persona che non si vuole che sia presidente. Quello di cui dobbiamo essere sicuri è ciò che abbiamo già visto. Massa ha già governato con il kirchnerismo in questi quattro anni, avendo un rendimento deplorevole». Al contrario Javier Milei dovrebbe godere, a suo parere, «dell’opportunità di manifestare le sue buone intenzioni»[7]. Successivamente, dialogando con il canale La Nación+, Macri ha cercato di rassicurare gli ascoltatori sulla personalità e le proposte di Mieli: «non possono dire che (Milei) mette in pericolo la patria, quando non ha offeso una sola volta la Giustizia» e anche se «ha avuto atteggiamenti intolleranti con i giornalisti, non perseguiterà la stampa se arriverà alla Presidenza»[8].

Durante l’ultimo debate televisivo Massa mette all’angolo, ma non troppo, Milei

Accompagnato da una roboante campagna pubblicitaria in stile hollywoodiano, lo scorso 12 novembre si è tenuto l’ultimo scontro televisivo tra i due candidati alla presidenza con picchi pari al 48,5% di audience[9]. La discussione – che ha avuto sei blocchi tematici ed è durata circa due ore – ha visto Massa dominare, con un tono pacato, il debate. Particolarmente brillante è stato l’esito del primo blocco durante il quale Massa – evitando di parlare dell’inflazione e della crisi economica – ha messo Milei alle strette con una serie di domande dirette a cui doveva rispondere sì o no, alludendo alla sua instabilità emotiva. Milei, dal canto suo, ha passato gran parte del tempo a difendersi, accusando l’avversario di essere “un bugiardo”, nonché parte della casta responsabile di aver impoverito l’Argentina. Durante la discussione Massa ha posto, più volte, l’accento sui ripensamenti e i cambiamenti di programma fatti da Javier Milei in corso d’opera. Il leader de LLA, infatti, a fronte dell’alleanza stipulata con Macri, dopo il primo turno ha messo da parte alcune delle proposte del suo programma che più hanno suscitato polemiche come: la soppressione dell’educazione pubblica; la liberalizzazione del porto d’armi; la fine dei sussidi sociali. Inspiegabilmente, però, Massa ha sprecato l’opportunità di affrontare Milei sul tema dei diritti umani e della convivenza democratica. Ciò sopratutto alla luce delle preoccupanti e ripetute dichiarazioni di Victoria Villarruel – candidata alla vicepresidenza di Milei – che nega l’esistenza del terrorismo di stato durante l’ultima dittatura militare. Il sesto e ultimo blocco è stato dedicato all’appello al voto fatto dai due candidati. Sergio Massa ha comunque ribadito quanto importante sia la storica lotta per i diritti umani, fatta da quarant’anni a questa parte, in Argentina e ha riaffermato il suo impegno affinché memoria, verità e giustizia siano sempre salvaguardate. Inoltre, ha proposto di istituire e «mettere in agenda dei nuovi diritti umani come il diritto ad un ambiente sano e il diritto alla terra»[10].
In conclusione Massa ha affermato di voler diventare presidente perché «l’Argentina deve porre fine definitivamente alla sua spaccatura», e ha promesso di lavorare per persuadere quegli argentini che non voteranno per lui convincendoli che con lui si andrà verso «un cammino che non sia di violenza o danno»[11].

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Cosa ci dicono gli ultimi sondaggi?

Saranno agli indecisi l’ago della bilancia in grado di far pendere la vittoria o favore del candidato libertario Javier Milei o a favore del candidato peronista Sergio Massa. Sebbene tutti i sondaggi parlino di un sostanziale pareggio tra i due candidati, Milei è leggermente favorito, e a decidere sarà l’esercito di indecisi stimato intorno al 10% degli elettori. Ed è proprio in cerca di quei voti che negli ultimi giorni si è mobilitata spontaneamente una parte della società.
Lo stesso Milei ha cercato di moderare il proprio discorso, limando la retorica e accantonando molte delle sue discutibili proposte. Eliminata la motosega ai comizi, simbolo dei tagli alle spese “della casta”, ha ridotto le urla e le eccentricità. Accantonanti anche i suoi slogan più popolari come: il rogo della Banca Centrale per fermare l’inflazione o la liberalizzazione del commercio di armi e organi[12]. Dagli ultimi sondaggi emerge chiaramente che la crescita di Milei sia in parte il frutto del trasbordo di voti dati in precedenza a Patricia Bullrich. Il sostegno ufficiale e l’accordo tra Juntos por el Cambio di Macri e La Libertad Avanza di Milei, spiegano gli analisti, ha visto crescere del 20% quello che sarebbe stato il travaso naturale dei voti all’interno dell’elettorato di destra. Dall’altro lato, a compensare la tendenza proveniente da destra, ci sono i voti del candidato arrivato quarto, il peronista moderato Juan Schiaretti, che il 22 ottobre ha ottenuto il 6,8% di preferenze. I suoi elettori, inizialmente favorevoli a Milei, sembrano ora orientarsi verso Massa che si sta allontanando in maniera sempre più evidente dall’impostazione peronista radicale dell’amministrazione uscente. A Massa, inoltre, andrebbero anche i voti della socialista Myriam Bregman, che durante il primo turno ha ottenuto il 2,7% di voti.

I capi di stato latinoamericani si esprimono sulle presidenziali in Argentina

A Sergio Massa va, infatti, il chiaro sostegno di alcuni leader internazionali e latinoamericani. Negli ultimi giorni, capi di stato, leader regionali o ex presidenti di America Latina e Europa hanno manifestato il proprio appoggio a Massa quale candidato “della democrazia” in Argentina. Ciò sta facendo sì che, in una maniera piuttosto inedita, la scacchiera del potere internazionale inizi a riordinarsi anzitempo. Vale a dire: decine di leader mondiali, il cui sostegno ha un’importanza strategica chiave per lo sviluppo commerciale ed economico dell’Argentina, stanno decidendo di anticipare il proprio allineamento politico ideologico – sia per coincidenze con un candidato, che per paura delle proposte presentate dall’altro – in modo da influenzare la scelta futura degli elettori.  E questo non sta riguardando soltanto Massa, che ha ricevuto il sostegno di altri 45 intellettuali, ex presidenti e premi nobel. La scorsa settimana, anche Javier Milei ha ricevuto la sua quota di sostegni dai leader del centro e dell’ultra destra europea e latinoamericana. Uno dei comunicati più autorevoli è stato pubblicato un paio di giorni fa e porta la firma di ex presidenti come Mariano Rajoy (Spagna), Sabastián Piñera (Cile), Ivan Duque (Colombia) e l’ex mandataria de facto responsabile del golpe bianco ai danni di Evo Morales, Jeanine Añez, così come lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa. Tutti fanno parte, insieme a Mauricio Macri (che ha anche firmato la lettera), del gruppo Libertad y Democracia, una sorta di versione liberale e di destra del gruppo Puebla[13]. Nel comunicato, tuttavia, questi leader di destra fanno leva su Milei più come mezzo per frenare il kirchnerismo, che in nome di un vero e proprio sostegno al suo programma di governo (con il quale riconoscono di avere molte differenze). «Un nuovo mandato dello spazio kirchnerista seppellirebbe i fragili anticorpi dell’Argentina contro il populismo economico, l’autoritarismo e la corruzione politica»[14], hanno dichiarato, lasciando allusivamente intendere che il loro sostegno a Milei sia possibile grazie al patto stipulato con Macri e la promessa, velata che l’ex presidente della repubblica possa in qualche modo intervenire nell’eventuale futuro governo Milei. Si sono schierati a favore di Massa il brasiliano Lula, il colombiano Petro, l’uruguayano Mujica, lo spagnolo Sanchez e il messicano AMLO. Il presidente brasiliano Lula che su X ha scritto: «Il mio esempio di amicizia con l’Argentina viene dal mio primo mandato. Quando ho vinto nel 2002, l’Argentina è stato il primo paese che ho visitato prima di entrare in carica. Anche nel 2023. L’Argentina è molto importante per il Brasile. Siamo i maggiori partner commerciali degli argentini in Sud America. Ho un buon rapporto con molti ex presidenti argentini. E chiedo agli argentini di ricordare che abbiamo bisogno di un presidente che apprezzi la democrazia e valorizzi i rapporti tra i nostri paesi»[15]. Durante il programma “Conversación con el Presidente” il capo di stato brasiliano è tornato sul tema affermando: «Chiedo al popolo argentino, tenendo conto del vostro voto sovrano, che al momento di votare pensi all’Argentina, pensi a che tipo di Sud America vuole, che tipo di America Latina, che tipo di Mercosur vuole creare. Insieme saremo forti e separati saremo deboli»[16]. Chiaro e lapidario anche il sostegno del presidente colombiano Gustavo Petro che, tramite X, ha dichiarato: «In Argentina si decide non solo il futuro del suo popolo ma la speranza dell’America. Speranza o barbarie decidono gli argentini. Un Milei che ci riporta a Pinochet e Videla. O un Massa che può aprire strade di speranza. Non abbiate dubbi. Non dovete mai votare per la barbarie e dovete sempre votare per la speranza»[17]. Per l’ex presidente uruguayano José “Pepe” Mujica, invece, «Massa ha coscienza che l’Argentina non necessità di cataclisma, ma di unità nazionale, perché è da lì che prenderà la forza per uscire dal dramma in cui è immersa. Per questo, se potessi votare, voterei per Massa con due mani. Perché mi sembra che coniughi un passo di speranza con il suo atteggiamento aperto di dialogo e di inclusione, e non di disprezzo e di schiacciamento»[18]. Il capo di stato messicano, Andrés Manuel López Obrador, è andato oltre e, in una conferenza stampa del 13 novembre, ha avvertito direttamente del pericolo che un governo di Milei rappresenterebbe. « Fox, Calderón e Vargas Llosa, e altri ex presidenti di destra appoggiano Milei! Milei dell’Argentina. Facho[19]. Un ultra conservatore che è persino contro il papa. Chiama il papa comunista perché il papa è a favore della giustizia. E questo facho ultraconservatore, si oppone perché Papa Francesco è, nella storia della chiesa, uno dei papi più legati alla dottrina cristiana dell’amore per il prossimo e per i più poveri. Eppure ci sono Fox e Calderón che lo appoggiano (Milei). E questo non riguarda solo il Messico, c’è un internazionale del conservatorismo»[20]. Un altro presidente che si è pronunciato apertamente a sostegno di Sergio Massa è stato lo spagnolo Pedro Sánchez. Attraverso un video, il leader del PSOE ha detto: «Sergio Massa rappresenta la scommessa per la convivenza democratica, per la concordia, e offre un progetto di unità, di solidarietà, con opportunità per tutti e per tutte». Nel video, condiviso dallo stesso Massa, Sanchez ha rilevato che «Di fronte alla veemenza, Sergio Massa rappresenta la tolleranza e il dialogo per costruire un’Argentina con uno sviluppo inclusivo che non lascia nessuno indietro»[21].


Note

[1] “Elecciones 2023: el balotaje entre Sergio Massa y Javier Milei, los resultados y las repercusiones, minuto a minuto”, Página 12, 23/10/2023, https://www.pagina12.com.ar/601231-elecciones-2023-donde-voto-actividades-de-los-candidatos-dec.
[2] “¿Qué porcentaje de diferencia tuvo Massa entre las PASO y los resultados de las elecciones presidenciales?”, Página 12, 23/10/2023,  https://www.pagina12.com.ar/603820-que-porcentaje-de-diferencia-tuvo-massa-entre-las-paso-y-los.
[3]https://x.com/LLibertadAvanza/status/1717211600614998249?s=20.
[4] “¿Juntos por el cargo?: Patricia Bullrich anunció su apoyo a Javier Milei en el balotaje”, Pagína12, 25/10/2023, https://www.pagina12.com.ar/606223-juntos-por-el-cargo-patricia-bullrich-anuncio-su-apoyo-a-jav.
[5] “Para Mauricio Macri, Javier Milei no sería un peligro porque sería un presidente débil”, Pagína12, 16/11/2023, https://www.pagina12.com.ar/617124-para-mauricio-macri-javier-milei-no-seria-un-peligro-porque-.

[6] Ibidem.
[7] Ibidem.
[8] Ibidem.
[9] E. Respighi, “Debate: el duelo que recalentó la pantalla”, Pagína12, 13/11/2023, https://www.pagina12.com.ar/615986-debate-el-duelo-que-recalento-la-pantalla.
[10] M. Molina, “Debate: Massa puso contra las cuerdas a Milei en el último round antes del balotaje”, Pagína12, 13/11/2023, https://www.pagina12.com.ar/615985-debate-massa-puso-contra-las-cuerdas-a-milei-en-el-ultimo-ro.
[11] Ibidem.

[12] F. Larsen, “Incubo Milei o Massa, in Argentina oggi decidono gli indecisi”, Il Manifesto, 19/10/2023, https://ilmanifesto.it/incubo-milei-o-massa-in-argentina-oggi-decidono-gli-indecisi.
[13] “El apoyo a Sergio Massa de presidentes y líderes de América Latina y España”, Pagína12, 15/11/2023, https://www.pagina12.com.ar/616747-el-apoyo-a-sergio-massa-de-presidentes-y-lideres-de-america-.
[14] Ibidem.

[15]https://x.com/LulaOficial/status/1724429080215384310?s=20.
[16] “El apoyo a Sergio Massa de presidentes y líderes de América Latina y España”, Op. cit.
[17]https://x.com/petrogustavo/status/1724635322741318040?s=20.
[18]https://x.com/AgenciaTelam/status/1724431993398800717?s=20.
[19] La Royal Spanish Academy (RAE) definisce «facho(a)» come un aggettivo dispregiativo usato per parlare di persone fasciste o che sostengono un’ideologia politica reazionaria.
[20] Il presidente AMLO durante una conferenza stampa nello stato di Sonora (Messico) il 13 novembre 2023, https://youtu.be/-dGxkYq5YI0?si=i9Gcv9GifjGOEWL0.

[21] “El apoyo a Sergio Massa de presidentes y líderes de América Latina y España”, Op. cit.


Foto copertina: Elezioni Argentina