Attacco a Belgorod! Due vittorie, una battaglia?


In data 23 maggio un’incursione militare ad opera di partigiani russi, spalleggiati da Kiev ha varcato i confini russi attaccando la regione di Belgorod. Un atto eclatante dai risvolti notevoli per l’Ucraina e per la Russia.


Introduzione

Nella notte del 22 maggio, a poche ore dalla caduta della oramai famosa cittadina di Bakhmut nelle mani dell’esercito russo (anche se sarebbe più corretto dire nelle mani della PMC Wagner), una vera e propria incursione ha avuto luogo in territorio russo, più precisamente nella regione di Belgorod, confinante con l’Ucraina. L’incursione ha avuto luogo ad opera di gruppi “partigiani” russi anti Putin, spalleggiati da Kiev: il corpo volontario russo filo-ucraino (RDK) e la Legione della libertà della Russia (LSR). A partire dalle prime ore di questa sortita le immagini e gli aggiornamenti di questo fatto, in un certo senso eclatante, hanno iniziato a diffondersi su tutti i social e sulle maggiori testate giornalistiche. Sembrerebbe che addirittura i partigiani anti Putin si siano presi gioco del Cremlino liberando sui cieli di Mosca la propria bandiera con dei semplici palloncini.
Tornando “boots on the ground” l’incursione nella regione di Belgorod sembrerebbe essere stata supportata da diversi veicoli e un discreto numero di uomini (cifre esatte sono estremamente difficili da reperire al momento) e sembrerebbe che dall’ingaggio con le guardie di confine russe e le forze di polizia ci siano state diverse vittime tra cui 6 civili. L’agenzia di stampa russa Tass ha al momento riportato di circa 70 vittime tra i “terroristi” (così il Cremlino ha definito i sabotatori) e la distruzione di diversi mezzi da trasporto blindati. A tal proposito è stata quasi immediata l’accusa da parte di Mosca verso gli Stati Uniti che le armi e i mezzi utilizzati durante l’assalto fossero di produzione USA.
Dopo poche ore di combattimenti tra i partigiani russi e le forze del Cremlino i primi sembravano essersi attestati il 23 su posizioni difensive presso alcuni villaggi della regione. A chiudere il cerchio degli eventi e a respingere definitivamente l’assalto sembrerebbe essere stato l’intervento dell’aviazione russa e dell’artiglieria, mirata sulle posizioni difensive degli occupanti.

Due vittorie?

Come per la maggior parte degli eventi del mondo internazionale è difficile pensare che l’incursione nella regione di Belgorod (tra l’altro secondo evento di questo genere), proprio per la sua natura eclatante, non possa essere “strumentalizzata” da entrambe le parti in lotta. Partendo dai benefici che Kiev conta di ottenere da questa sortita all’interno del territorio della Federazione Russa ebbene questi sono di natura multilivello: militare e politico.
Da un punto di vista militare Kiev ha dimostrato non solo che azioni militari all’interno dei confini russi sono possibili ma anche che la forza difensiva stessa della Federazione ha risentito del massiccio impiego sul territorio ucraino.
Certo gli attaccanti sono stati respinti e sul proprio territorio la Russia ha potuto utilizzare la sua aviazione “secondo manuale” ma il chiaro messaggio che le sole guardie di confine non sono sufficienti a respingere attacchi sul territorio nazionale è giunto forte e chiaro al Cremlino.
Con questa mossa Kiev cerca di spingere Mosca ad un’ardua scelta ovvero ricollocare parte delle truppe dispiegate in Donbass per proteggere i propri confini con l’Ucraina, indebolendo contestualmente le proprie linee difensive in vista della tanto “attesa” controffensiva o lasciare ancora le proprie “spalle” esposte ad altri tentativi di sabotaggio e incursione nel proprio territorio.
Un abile gambetto da parte di Kiev che ha avuto e potrebbe avere risvolti politici importanti all’interno della Federazione.
La solidità politico-sociale della Federazione Russa non è mai stata monolitica e questo si è reso subito chiaro già dai primi anni della sua nascita post 1991.
Non a caso gran parte della narrativa interna alla Russia è stata incentrata (in particolar modo con la presidenza Putin) su un nazionalismo multietnico di stampo fortemente imperiale[3].
Questo, comunque, fragile equilibrio potrebbe essere messo in crisi dalle incursioni dei partigiani russi sul territorio nazionale, poiché queste aperture lasciano campo libero non solo a spie, sabotatori, agitatori ecc. ecc. ma potrebbero alimentare il senso di insofferenza da parte della popolazione russa per l’attuale governo e riaccendere i sentimenti indipendentisti sopiti all’interno della Russia.
A livello internazionale, del resto, gli effetti di una Russia indebolita militarmente dal conflitto ucraino sono già visibili, come i fatti del Caucaso tra Armenia e Azerbaijan dove il pugno duro di Mosca non sembra più incutere lo stesso timore.
Al contempo non vanno sottovalutati i “benefici” che Mosca potrebbe provare guadagnare da questa situazione all’apparenza totalmente negativa per il Cremlino e la dirigenza russa. Sin dai primi giorni di guerra Mosca ha proclamato la sua “operazione speciale” in territorio ucraino per liberare le popolazioni filo-russe del Donbass dal giogo dei nazisti ucraini e per estensione il popolo ucraino stesso. Una narrazione questa che per quanto inverosimile ed estremamente radicalizzata è stata perseguita dal Cremlino sino ad oggi, agganciandosi ad altri filoni quali l’”accerchiamento” della Russia da parte di storici nemici come la NATO, il tentativo di distruggere la Russia da parte dell’occidente e la difesa dei valori tradizionali minacciati dall’eterogeneo mondo liberal-democratico.
In questa tanto complessa quanto lineare propaganda nazionale giungono i recenti fatti di Belgorod.
Abbiamo visto come politicamente le incursioni potrebbero mettere in difficoltà l’equilibrio interno della Russia di Putin ma questo potrebbe essere considerato un ragionamento “occidentale” ma la Russia non è un paese pienamente occidentale né tantomeno democratico.
In un Paese dove l’informazione è quasi totalmente controllata dallo Stato e l’opinione pubblica fortemente influenzata dalla propaganda il rischio che i fatti di Belgorod diventino una materializzazione delle paure sino ad ora propugnate dal Cremlino è molto alto.
Le conseguenze della riuscita di una “contromossa” come questa potrebbero rinsaldare l’unità nazionale e il supporto popolare alle decisioni del Cremlino ma anche aprire alla dirigenza russa le porte di narrative ancor più nazionaliste e patriottiche che potrebbero fornire a Mosca una base interna più solida con tutto ciò che ne conseguirebbe per Kiev: maggiore mobilitazione, innalzamento del morale dei soldati al fronte e un nuovo scopo per combattere per questi ultimi e per la popolazione tutta. Del resto l’Urss prima e la Federazione Russa poi, hanno sempre promosso e promulgato la narrativa della difesa della madrepatria, in particolare durante e dopo il Secondo conflitto mondiale.

Conclusioni

I fatti di Belgorod hanno portato il conflitto tra Russia e Ucraina ad un nuovo livello e le prospettive brevemente analizzate potrebbero intrecciarsi e creare ulteriori diramazioni in una situazione estremamente complessa e che non sembra destinata a concludersi rapidamente.
La mediazione e la diplomazia sembrano oramai essere state poste in secondo piano da quasi tutti gli attori coinvolti, in attesa del “colpo decisivo” che possa far pendere l’ago di questa macabra bilancia per l’una o per l’altra parte.
Un gioco al massacro dove qualsivoglia strada possa essere intrapresa, allo stato attuale delle cose, non vedrà vincitori né vinti ma solo lugubri scenari di quella che assume sempre più le forme della imminente sfida sistemica in atto nel sistema internazionale.


Note

[1] C. R. Davis, Russian opposition group posts video of what appears to be an antiwar flag above Moscow following purported cross-border raid, Insider, May 23, 2023. In: https://www.businessinsider.com/liberty-of-russia-legion-appears-fly-opposition-flag-over-moscow-2023-5?r=US&IR=T
[2] Redazione, Nella notte nuovi attacchi con droni sulla regione russa di Belgorod, ANSA, 24 maggio. In: https://www.ansa.it/amp/sito/notizie/mondo/2023/05/24/nella-notte-nuovi-attacchi-con-droni-sulla-regione-russa-di-belgorod_e4cece53-80e6-443b-9287-5690c9e0a53f.html
[3] Per approfondire si veda A. Minervini, L’ultima aquila imperiale, Opinio Juris. In: https://www.opiniojuris.it/lultima-aquila-imperiale/


Foto copertina: La città di Belgorod si trova al confine con l’Ucraina. Foto Sipa/Vadim GHIRDA