Investire per costruire nuove speranze. Le realtà dei piccoli Borghi italiani e le nuove opportunità offerte dal PNRR. Intervista al Presidente Regionale Unpli Campania, Tony Lucido.
“Ventuno borghi straordinari torneranno a vivere. Un meccanismo virtuoso voluto dal Ministero della Cultura ha portato le regioni a individuare progetti ambiziosi che daranno nuove vocazioni a luoghi meravigliosi. Sul PNRR dobbiamo correre, c’è un cronoprogramma stringente e lo stiamo rispettando. L’obiettivo del piano Borghi previsto dal Pnrr è quello di creare una crescita sostenibile e di qualità e di distribuirla su tutto il territorio nazionale”. [1]
L’Italia è prima di tutto i suoi Paesi. Borghi inesplorati, borghi fantasma, perle del Belpaese. Il Covid non ha di certo aiutato le zone dell’entroterra, causando un rallentamento economico.
Il Bando Borghi pubblicato a dicembre 2021 in attuazione dell’Intervento 2.1 “Attrattività dei Borghi” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede l’insediamento di nuove funzioni, infrastrutture e servizi nel campo della cultura, del turismo, del sociale o della ricerca, come ad esempio scuole o accademia di arti e dei mestieri della cultura, alberghi diffusi, residenze d’artista, centri di ricerca e campus universitari, residenze sanitarie assistenziali (RSA) dove sviluppare anche programmi a matrice culturale, residenze per famiglie con lavoratori in smart working e nomadi digitali.
Potrebbe interessarti:
- PNRR: quale ruolo per l’Italia alla luce dei finanziamenti del Next Generation EU?
- Nuove sfide per l’Italia nel PNRR
Tony Lucido, Presidente Unpli Campania, ente del Terzo Settore da sempre attivo nella valorizzazione e promozione del territorio tramite l’operato delle Pro loco, ci spiega i punti di forza e le criticità del Programma Borghi.
Qual è la rilevanza dei piccoli borghi a livello turistico?
“Il turismo è una componente molto forte per l’Italia in genere, tranne per i piccoli Borghi dell’entroterra, soprattutto quelli della dorsale Appenninica fatta eccezione per le zone con flussi turistici impegnati nei piani di valorizzazione, come in Umbria, Abruzzo o alcuni luoghi dell’Appennino Emiliano. Le zone del Lazio, della Campania, del Cilento, della Lucania o della Calabria hanno avuto opportunità differenti. Qual è la rilevanza? Stiamo vivendo una stagione della nostra vita che ci tocca ovviamente di vivere al di là delle fasce di età, in un senso di smarrimento sociale ed economico dovuto all’ epidemia da Covid-19. Questa situazione pandemica ha messo in crisi modelli di vita e di organizzazione, di ristrutturazione sociale nelle nostre comunità, anche come modelli di promozione turistica. Sembrava che venisse fuori il bisogno di ritrovarsi in luoghi dove è possibile ascoltare il silenzio e poi anche gustare una tipicità e un’originalità di prodotti. Organizzare il turismo è ancora una potenzialità notevole in questa tendenza.
La società post-industriale aveva assunto dei modelli particolari con il 93% delle famiglie che, in caso di possibilità economica, sceglievano prevalentemente il mare, solo il 7% sceglieva la montagna. I tempi si sono diversificati in base a nuovi interessi culturali e sociali. Continua a crescere l’ esigenza della popolazione di andare oltre i luoghi turistici famosi ed esplorare luoghi cosiddetti minori. Tuttavia, cosa dovrebbero avere di minore?
Si tratta di una dinamica importante, si può dire che è una linea di tendenza di una società intelligente in cui la politica dovrebbe essere capace di fare in modo che i piccoli mondi possano diventare un punto di riferimento importante sia nell’architettura emotiva e relazionale delle persone, ma nello stesso tempo diventare anche un luogo dove c’è una qualità della vita tale che tra turismo, accoglienza, assistenza, prodotti tipici e altre attività la gente del luogo possa scegliere di restare.
I piccoli Borghi sono di una straordinaria importanza; c’è la tendenza a livello globale della crescita conversiva delle dinamiche demografiche intorno ai grandi centri. Tale dinamica in Italia non è ancora come in altri luoghi in modo particolare nel sud-est asiatico, in Cina e India con megalopoli straordinarie. Dove la persona si perde. Si smarrisce.
Dinanzi ad una sostanziale tendenza a spingere le persone all’aggregazione perché le leggi dell’economia portano a gestire meglio servizi, succede che si debba procedere all’equilibrio territoriale, a investire risorse affinché i Borghi non muoiano, non solo per una questione “romantica”, ma per evitare un abbandono di territori e coltivazioni.
L’aspetto è culturale, in un equilibrio psichico emotivo delle persone che in alcuni territori non sanno dove inizia e dove finisce la propria terra, il proprio ambiente, nell’ansia di non ritrovarsi.
In questa dimensione territoriale ricordiamo una provocazione “A chi appartieni? ” chiedevano a scuola, a chi appartiene la tua identità, la tua struttura fisica/mentale, il tuo modo di collegarti a quella terra, l’ appartenenza alla famiglia, la gens Romana.
Va rotta questa tendenza spaventosa di aggregare lungo le fasce costiere una grande popolazione e desertificare zone più sfavorite. I Borghi avranno un rilievo grandissimo se la politica sarà capace di invertire in questa tendenza.”.
Qual è il ruolo del PNRR nella rivalutazione delle piccole realtà?
“Se si ha la capacità a livello strategico nazionale ma anche a livello regionale, provinciale e comunale di saper cogliere quello che l ‘Europa ha detto all’Italia, di investire almeno il 40% nell’Italia meridionale per evitare una morte di un territorio o abbandoni di massa, allora il PNRR potrà essere una grande opportunità. Il collegamento dei piccoli Borghi senza distruggere l’ambiente deve essere utile, veloce ed efficiente da poter consentire maggiore mobilità con interventi ecosostenibili ed ecocompatibili.
Il PNRR non deve essere l’opportunità di guadagno per alcuni tecnici, ma deve creare la condizione ottimale per ritrovare lo splendore dei borghi e delle loro tipicità, per costruire la speranza di restare o di andare via per scelta, non per obbligatorietà. Investire soprattutto nel rispetto del territorio. Si pensi agli sprechi d’acqua degli acquedotti. Quindi il PNRR può essere l’unica se non l’ultima opportunità per salvare i piccoli paesi, per aiutare l’Italia ad essere migliore di quello che è.”.
L’articolo 44[2] della Costituzione in cui viene riconosciuta la necessità di consegnare ai territori montani leggi e misure specifiche ha un valore di fondamentale importanza. Il PNRR come può essere sfruttato quale spinta per approfondire la questione territoriale?
“La zona montana è il luogo di risorse, dall’ossigeno alle acque che lì vengono assorbite e poi gradualmente cedute a valle per gli acquedotti. È necessario preservare tali luoghi tramite leggi speciali per i territori Montani.
I borghi con turismo di qualità e conservazione ambientale devono essere salvaguardati, per evitare episodi come quelli di alcuni anni fa, di voler interrare la spazzatura del napoletano nell’altopiano dell’Irpinia.
Risultano necessari interventi di manutenzione e di idraulica forestale: si pensi agli acquedotti presenti nell’Alta Irpinia attraverso i crateri della zona vulcanica o all’acquedotto pugliese che conduce l’acqua fino a Santa Maria di Leuca. Al tempo dei Borboni furono realizzati gli acquedotti vanvitelliani, simbolo della risorsa delle zone interne. In futuro le guerre saranno per l’ assenza di acqua e gestire tali può prevenire problematiche future, con meccanismi di tutela dei territori montani.
L’aspetto della vivibilità si accompagna a retaggi culturali legati alle zone montane.
Vivere in questi territori diviene uno svantaggio immediato e un vantaggio successivo e il PNRR può essere la spinta per migliorare da un lato la condizione ambientale, dall’altro quella strutturale di vita. Leggi speciali che esentavano dal pagamento di alcune tasse, hanno consentito di salvare paesi con 200 abitanti.”.
Qual è il ruolo dell’economia circolare nelle realtà dell’entroterra?
“Il ruolo dell’economia circolare nelle piccole realtà era molto forte nei decenni passati. Successivamente attraverso i mezzi di comunicazione della promozione esagerata, della sensazione di bisogno o di mortificazione psicologica, è scattato un meccanismo nel subconscio della società consumistica. Per lungo periodo, siamo stati vittime inconsapevoli questa società e abbiamo “scimmiottato” la tipicità di alcuni luoghi.
Con la pandemia, si sta riscoprendo il valore del prodotto tipico dei Borghi come mezzo di rivalutazione della dieta Mediterranea. Nelle zone interne le Pro loco valorizzano il patrimonio locale. È necessario insistere sulla mediazione e non sulla discordia. Per legge non si abolisce il pensiero diverso, ma è necessario comprendere le ragioni degli altri, con il confronto, nello sforzo costante di migliorare la vita delle persone e ricreare le condizioni di libertà per gli altri.
Le regole del mercato si basano sulla domanda e sull’offerta. È fondamentale ricordare che il PNRR non può incidere sulla domanda e sull’offerta, ma può essere uno stimolo alla condizione di vivibilità, di qualità e di stimolo dell’attività imprenditoriale dell’offerta turistica.”.
Note
[1] Ministro della Cultura, Dario Franceschini. Available on https://cultura.gov.it/pnrr-borghi
[2] Il secondo comma dell’art. 44 Cost. prevede che la legge disponga provvedimenti a favore delle “zone montane”. Si tratta di una previsione costituzionale che, nell’ambito degli studi sulla cd. Costituzione economica, è stata piuttosto trascurata dalla dottrina.
Foto copertina: Borghi d’Italia e PNRR