Cosa deve farci capire il fallimento della controffensiva ucraina


La controffensiva ucraina è terminata e, come dichiarato dal generale Zaluzhny all’Economist, ha raggiunto una situazione di stallo. Il 2024 non vedrà grossi cambiamenti nell’andamento della guerra, perché entrambe le parti mancano delle risorse necessarie. Stati Uniti ed Europa devono accettare che la guerra durerà a lungo e rinnovare il sostegno a Kiev finché necessario.


A cura di Simone Orbitello

Stallo

“There will most likely be no deep and beautiful breakthrough.”[1] Le parole del generale Valery Zaluzhny, comandante in capo delle forze ucraine, criticate da Zelensky per il loro pessimismo, sono una doccia fredda. Non ci saranno sfondamenti. Zaluzhny ha dichiarato candidamente quello che era ormai chiaro: la guerra è in stallo. La controffensiva ha portato un guadagno territoriale minimo a Kiev, che puntava a penetrare le difese russe fino a città come Tokmat e Melitopol, che collegano la Crimea agli oblast di Donetsk e Luhansk. Le forze ucraine hanno spinto per cinque mesi, hanno sfondato la prima linea di difesa russa vicino a Zaporizhzhia, ma alla fine sono avanzate di soli 17 chilometri. Sebbene le forze ucraine stiano continuando a spingere, soprattutto nel sud, dove hanno superato il Dnipro nella zona di Kherson, la controffensiva generale è finita, e questi ultimi attacchi sono limitati per obiettivi e portata, soprattutto perché la disponibilità di proiettili di artiglieria è molto diminuita e i soldati sono esausti dopo 5 mesi di controffensiva.

Nelle ultime settimane le forze russe hanno ripreso l’iniziativa, con delle offensive nelle città di Kupyansk (oblast di Kharkiv) e Avdiivka (oblast di Donetsk), senza particolare successo. L’obiettivo è quello di rendere più regolare la linea del fronte. In particolare, nelle operazioni per accerchiare Avdiivka, Mosca avrebbe perso più di 100 carri armati, 250 veicoli militari, 7 aerei Su-25 e 10.000 uomini[2], a dispetto della poca rilevanza strategica della città. Questo a prova del fatto che una strategia basata su manovre ad armi combinate (combined arms manouver) risulta fallimentare in un contesto di guerra di attrito, come è ormai prevalentemente quella in Ucraina. Nonostante le critiche, Kiev ha dunque perseguito la giusta strategia, quella di attrito, evitando tentativi di fare salti in avanti che avrebbero portato a risultati simili a quelli russi ad Avdiivka. Mosca ha già ricevuto armi dall’Iran e più di un milione di proiettili di artiglieria dalla Corea del Nord, e la sua capacità industriale sta aumentando. Nonostante ciò, Mosca continua a fare un uso molto elevato di proiettili di artiglieria, cosicché la sua capacità produttiva non è al momento sufficiente a coprire i bisogni bellici da sola.

Nell’ultimo anno si sono alternati momenti di guerra di posizione a tentativi di manovre. La guerra di posizione ha però prevalso, e probabilmente sarà così anche nel 2024. Le forze russe hanno costruito diverse linee di fortificazioni e trincee, che gli ucraini hanno provato a sfondare in una guerra di attrito.

Zaluzhny ha dichiarato che l’unico modo per uscire dallo stallo è con una svolta tecnologica, ma non si è rivelato ottimista sulle possibilità di questo avvenimento. Zaluzhny ha parlato della necessità di migliorare su alcuni fronti[3]. Anzitutto la superiorità area, che nel contesto ucraino significa soprattutto droni e possibilmente i caccia F-16. Ancora, i russi si sono rivelati superiori nella guerra elettronica, dunque bisogna colmare questo divario. Infine, Kiev ha un problema di quantità e qualità dei soldati. Se la Russia ha affrontato il problema umano utilizzando minoranze etniche e criminali, spesso usati letteralmente come palle da cannone, l’Ucraina non può fare lo stesso. Kiev non ha la grandezza demografica russa, e c’è bisogno di mesi per addestrare le nuove reclute. Date le difficoltà ucraine e la lentezza con cui europei e americani forniscono ulteriori armi, è molto improbabile che il prossimo anno Kiev abbia a disposizione le risorse per un’altra controffensiva di questo livello.

Un fallimento?

Se la controffensiva ha portato pochi guadagni territoriali ed è terminata in uno stallo, non significa necessariamente che sia stata un fallimento. In termini territoriali certamente lo è stata, perché non ha portato al raggiungimento né degli obiettivi di breve termine (Tokmat e Melitopol), né di lungo termine (la liberazione dell’intera Ucraina). Tuttavia, le forze ucraine hanno imposto dei costi molto alti ai russi, hanno impedito che Mosca prendesse l’iniziativa e guadagnasse territorio, e hanno portato avanti operazioni di successo, sebbene a volte solo simboliche, come l’attacco al porto di Sebastopoli. In totale, le perdite ucraine di materiale e uomini sono inferiori o pari a quelle russe, sebbene normalmente sia l’attaccante a subire le maggiori perdite. Kiev ha ottenuto successi tattici nei combattimenti con le forze russe, ma ha fallito nel raggiungere i suoi obiettivi strategici.

Più in generale, l’obiettivo di espellere totalmente le forze russe e tornare ai confini pre-2014 è impossibile nel breve e medio termine. Non solo perché c’è il rischio che Mosca utilizzi le atomiche, ma perché si è raggiunti un livello di tecnologia impiegata da entrambe le parti che favorisce la difesa e impedisce sfondamenti. L’Occidente ha fornito abbastanza armi a Kiev da attaccare con successo le forze russe, ma non abbastanza da consentire a Kiev di vincere. I governi occidentali sono stati criticati per la loro lentezza nel fornire nuovi tipi di armi, ma un certo grado di gradualità è necessaria per evitare un’escalation fuori controllo[4]. Bisogna infatti ricordare che il rischio nucleare, sebbene basso, è reale, e può aumentare se Mosca si trovasse spalle al muro. D’altra parte, però, la lentezza nell’introduzione di nuove armi, come le cluster munitions, gli ATACMS, i carri armati Abrahams e Leopard, gli F-16, consente alle forze russe di adattarsi alle tattiche ucraine. Come rimarcato dallo stesso Zaluzhny, i russi stanno imparando dai loro errori ed è più difficile sorprenderli ora di quanto lo fosse un anno fa. Sebbene questo sia un problema per gli ucraini, è probabile che sia proprio lo scopo di Washington, che non è disposta né a trasformarsi in economia di guerra, né a rischiare un’escalation contro Mosca, soprattutto ora con la guerra in Palestina.

Poche prospettive

La guerra non è ancora totalmente di posizione, entrambe le parti tentano spesso manovre e non sono totalmente trincerate. Il prossimo anno vedrà una superiorità materiale russa in munizioni di artiglieria, produzione di droni e missili a lunga gittata. Questo perché il supporto Occidentale è molto lento e si è ridotto notevolmente dopo l’inizio della guerra tra Israele e Hamas. Molti paesi europei non hanno le capacità industriali per sostenere un tale sforzo bellico per tanto tempo.[5] Bruxelles ha dichiarato che l’obiettivo di un milione di munizioni da consegnare a Kiev entro marzo non verrà rispettato[6].

Anche la volontà politica di sostenere Kiev è sempre più debole. Prima delle elezioni, il governo polacco, in un tentativo di catturare i sentimenti popolari, ha dichiarato che Varsavia non manderà altre armi a Kiev oltre quelle già stabilite. Simili affermazioni sono state fatte dal nuovo primo ministro ceco. Negli Stati Uniti, i repubblicani hanno bloccato ulteriori aiuti finché Biden e Zelensky non dimostrano di avere una chiara strategia per la vittoria. Kiev si trova nella difficile posizione di chiedere armi agli alleati senza una reale prospettiva di sfondare le linee russe. 

Mosca cercherà di andare all’offensiva quando è possibile, perché deve occupare le restanti aree del Donbass. L’attacco ad Avdiivka dimostra le necessità offensive russe. Con tutta probabilità il prossimo anno non vedrà un cambio repentino nell’andamento nella guerra, perché nessuna delle due parti ha le risorse per condurre offensive prolungate e costose.

Alla luce di ciò, l’Ucraina e i suoi alleati devono considerare come adattare strategie e obiettivi alla situazione sul campo, che vede uno stallo difficile da rompere e una Russia che punta a un conflitto lungo.

Finora, Stati Uniti ed Europa hanno fornito a Kiev un grande quantitativo di materiale bellico, che le forze ucraine hanno utilizzato prima per difendersi dalle offensive russe e poi per contrattaccare. Kiev ha voluto mantenere l’iniziativa e ha attaccato quando poteva, perché il suo obiettivo dichiarato è riprendere controllo di tutte e quattro le regioni occupate dai russi (Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk, Luhansk), e la Crimea. Stati Uniti ed Europa sostengono le offensive ucraine, ma non vogliono rischiare che Kiev si spinga troppo oltre (gli attacchi sul territorio russo sono stati spesso criticati da Washington), dunque non forniscono il materiale bellico con la rapidità che servirebbe perché Kiev possa avere una reale chance di penetrare in profondità le linee russe. Americani ed europei sono in preda di un’incertezza strategica che danneggia lo sforzo bellico ucraino.

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La preoccupazione che, se Kiev provasse a riprendere tutti i territori persi dal 2014, Mosca utilizzi le armi nucleari, o che il conflitto si espanda ad altri Stati, è legittima. Tuttavia, è difficile che Mosca rinunci a quei territori spontaneamente, senza una pressione militare che la spinga a farlo. Senza le risorse per un reale sfondamento, Kiev utilizza quantità ingenti di uomini e armi per un obiettivo irraggiungibile sul breve-medio termine. In questo momento Mosca ha un ovvio vantaggio rispetto a Kiev, che è quello di avere un’economia funzionante (le sanzioni non hanno avuto effetti significativi), che gli consente di utilizzare il tempo a suo favore. Mosca punta a congelare il conflitto finché l’Occidente non abbandoni l’Ucraina a se stessa e Kiev, stremata, sia impossibilitata a difendersi. Poiché Mosca pianifica sul lungo termine, serve che lo faccia anche l’Occidente.
Come si era capito da tempo, e come dimostrato dallo stallo raggiunto dall’ultima controffensiva, la guerra in Ucraina è destinata a durare ancora per anni. Mosca non ha grossi problemi a sostenere un conflitto semi-statico fuori dal suo territorio, e dunque punta su una strategia di lungo termine per sfiancare il fronte ucraino. L’Orso ha già cominciato a integrare i nuovi territori acquisiti nella Federazione, ricostruendoli. L’Ucraina è in una situazione di svantaggio, perché deve ri-conquistare i territori, mentre Mosca deve solo difenderli. Kiev deve dunque attaccare un nemico che si è trincerato e che ha superiorità demografica e produttiva. Mentre Mosca punta a non perdere, Kiev deve vincere.

Solo con una strategia di lungo termine l’Ucraina può sperare di riprendere i territori persi, e Stati Uniti ed Europa dovrebbero rinnovare il loro impegno a sostenere Kiev finché serve, per non dare spazio alle speranze russe di fiaccare la volontà occidentale.


Note

[1] Ukraine’s commander-in-chief on the breakthrough he needs to beat Russia, economist.com.
[2] Military: Russia prepares another Avdiivka offensive, kyivindependent.com
[3] A decidere il dissidio interno fra Zelensky e il capo del suo esercito saranno le energie degli ucraini, ilfoglio.it
[4] The Missing Escalation in Ukraine, Austin Carson, foreignaffairs.com
[5] Adaptation at the front and the big picture in Ukraine, warontherocks.com
[6] EU countries failing to meet ammunition production demands for Ukraine, euronews.com


Foto copertina: La controffensiva ucraina