In Groenlandia, le elezioni del 6 aprile hanno sancito la vittoria del partito Inuit, fortemente identitario e ambientalista. La tornata elettorale era incentrata su temi ecologici e sul futuro minerario di Kuannersuit. La posizione del partito vincente è stata determinante.
Si chiama Inuit Ataqatigiit il partito che sta facendo parlare di sé, l’Europa e il mondo intero. La campagna elettorale della Groenlandia, tenutasi poco più di un mese fa, ha messo in risalto questo movimento politico, connotato dall’identità Inuit e da un’impronta ambientalista[1]. Inuit Ataqatigiit (Comunità Inuit) ha trionfato su Siumut, il partito di centrosinistra uscente. Per la prima volta i socialdemocratici, al governo dal 1979 vengono battuti[2]. Questa volta a trionfare è un partito verde. Tutto questo mentre gli occhi del mondo intero erano posti sulla piccola comunità di quella gigantesca isola che è la Groenlandia.
Ma come mai le elezioni di un’isola, abitata da poco più di 50.000 persone suscitano così tanto interesse?
La ragione sta nei temi che hanno tenuto banco durante l’amministrazione uscente, che sono stati determinanti per la caduta del governo e, sono stati al centro della campagna elettorale del 2021. Uno su tutti, l’ambiente. La Groenlandia, si sa, è una terra ricca di minerali. Nel sottosuolo ci sono immense quantità di zinco, piombo, uranio; ma a fare gola alle multinazionali ed ai giganti economici, sono soprattutto le terre rare[3]. Si tratta di un mix di 17 elementi chimici naturalmente presenti insieme in natura. Questi costituiscono un elemento fondamentale per la realizzazione di prodotti ad alta tecnologia. Le terre rare sono presenti in massicce quantità proprio in Groenlandia, ed in poche altre parti del mondo.
Kuannersuit: il monte della discordia
Kuannersuit è uno dei tanti rilievi montuosi della Groenlandia, ma è anche il motivo che ha determinato la caduta del governo del partito Siumut e la vittoria elettorale di Inuit Ataqatigiit. Il monte conserva al suo interno, le quantità di uranio e terre rare, più grande di tutta l’isola. Il governo uscente aveva dato il via ad un mandato esplorativo alla compagnia australiana Greenland Minerals sul monte Kuannersuit, al fine di verificare la possibilità di impiantarvi stabilmente attività estrattive. Tuttavia il governo non ha trovato l’appoggio di tutti: i democratici di centrodestra, contrari al conferimento del mandato, hanno così fatto cadere il governo e dato l’idea del tema centrale della successiva campagna elettorale. La questione di Kuannersuit ha immediatamente interessato l’opinione pubblica groenlandese, dimostratasi quasi unanimemente concorde sul non volere trivellazioni su quel monte[4].
Le motivazioni sono molteplici: sul territorio ci sono già diverse compagnie, americane, cinesi, giapponesi, europee e persino indiane. Negli ultimi vent’anni sono spuntate miniere un po’ ovunque sull’isola. Ciò comporta una serie di danni ambientali, che hanno ripercussioni, inevitabilmente sulla popolazione autoctona. In primo luogo l’inquinamento[5]. Le attività estrattive di materiali come l’uranio, avvelenano l’aria e le terre circostanti la miniera, spesso non troppo lontana dai piccoli centri abitati. Inoltre l’incremento massiccio delle attività antropiche sul territorio è la causa di sofferenza delle popolazioni locali che vedono stravolti i loro stili di vita, basati su ritmi ed usi atavici e consolidati. Danni all’ecosistema e danni alle popolazioni, che avrebbero avuto modo di accrescere se sul monte Kuannersuit si fosse realizzata quella che sarebbe stata, secondo molti, la più grande miniera di terre rare e uranio al mondo. Su questi argomenti caldi, la maggioranza Inuit ha manifestato spesso preoccupazioni e volontà di porre dei limiti alla sfrenata corsa ai minerali e, Inuit Ataqatigiit ha portato in campagna elettorale queste istanze.
Gli occhi del mondo
Il partito che ha rappresentato la comunità Inuit sin dal nome, ha promesso che sul monte Kuannersuit non ci sarebbe stato nessun mandato esplorativo e nessuna miniera. Data la contrarietà dei cittadini, avrebbe vinto chiunque avesse fatto della causa, una bandiera nella propria campagna elettorale. Ma la Groenlandia e chi la governerà nel prossimo futuro, deve anche guardarsi intorno. Gli occhi del mondo guardano la Groenlandia. Sull’isola gravano gli interessi di vari paesi, in primis la Cina. Pechino ha da un po’ di tempo allungato le mani sulla Groenlandia per accaparrarsi la fetta più grossa delle riserve minerarie. Sulle terre rare poi, Pechino ha particolari ambizioni[6].
La Cina infatti è il maggior fornitore di terre rare al mondo. Una posizione che i cinesi vogliono mantenere tale.
Oltre ad avere delle concessioni in Groenlandia per miniere di terre rare, infatti, la Cina possiede dei giacimenti anche in Vietnam, secondo luogo al mondo per quantità di terre rare rilevate. È chiaro che alla Cina, ma anche agli altri paesi che pressano per le miniere groenlandesi, il risultato del voto di Nuuk non sia piaciuto[7]. Ma la partita non è finita qui. Bisogna tener presente che la Groenlandia è una nazione piccola, sottoposta alla sovranità del Regno di Danimarca per svariate questioni. Per questo motivo, la maggioranza di governo dovrà necessariamente fare i conti con i risvolti geopolitici che la decisione di sospendere le esplorazioni comporterà. La svolta green non è proprio dietro l’angolo.
Il cambio di passo e le pressioni esterne
In Groenlandia si discute da anni sul futuro dell’isola e sulla questione mineraria. Gli Inuit non sono nuovi a questo dibattito. Si analizzano i costi e i benefici. Sicuramente le compagnie che giungono in Groenlandia possono portare dei vantaggi in termini di occupazione, diretta e di indotto. Per questo motivo Inuit Ataqatigiit non è del tutto contrario alle estrazioni minerarie in generale, ma lo è nei confronti del monte Kuannersuit, laddove, il gioco non varrebbe la candela: il danno ambientale sarebbe troppo alto. Per questo motivo è prematuro indicare la vittoria del partito Inuit come un cambio di passo.
È probabile infatti che, pur mantenendo intatta la zona di Kuannersuit, si concedano comunque spazi alle compagnie straniere per esplorazioni in altre zone. Se così non fosse, la Groenlandia potrebbe trovarsi al centro di questioni geopolitiche rilevanti. Il governo di Nuuk dovrà tenere presente che le terre rare fanno gola anche agli Stati Uniti, attualmente estremamente vulnerabili su questo fronte. È probabile che i due giganti potrebbero pressare il governo locale per ottenere degli spazi. Gli Stati Uniti, sono interessati all’isola, non solo per le miniere, ma anche per le possibilità di approdo militare[8].
Loro oppure la Cina potrebbero concedere qualcosa in cambio alla Groenlandia, la quale, in cerca di sempre più autonomia da Copenaghen, potrebbe scegliere di chiudere un occhio contro il volere della popolazione locale. In sostanza la posizione del nuovo governo è tutt’altro che vantaggiosa. Resistere alle ingerenze esterne sarà difficile, così come sarà difficile la scelta di cedere o meno, parti di territorio a danno dell’ambiente. Per ora è il no alla miniera di Kuannersuit sembra insindacabile. Ma per una realtà piccola come la Groenlandia, l’ultima parola va sempre discussa con i giganti esterni.
Note
[1]https://www.ilpost.it/2021/04/07/groenlandia-elezioni-vinte-comunita-inuit/
[2]https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/04/07/in-groenlandia-gli-inuit-vincono-le-elezioni-i-verdi-battono-i-socialdemocratici-per-la-seconda-volta/6157911/
[3]https://www.theguardian.com/world/2021/apr/07/greenlands-left-wing-anti-mine-party-wins-snap-election
[4] https://www.greenme.it/informarsi/ambiente/elezioni-groenlandia-miniera-uranio/
[5]https://www.wired.it/attualita/ambiente/2021/04/08/groenlandia-miniera-terre-rare-elezioni-inuit/?refresh_ce=
[6]https://yrtnews.com/chinese-shadows-over-the-elections-in-greenland/
[7] https://europa.today.it/ambiente/groenlandia-uranio-cina-paese.html
[8]https://ilmanifesto.it/gli-inuit-si-riprendono-la-groenlandia-sinistra-e-ambiente-vincono-le-elezioni/
Foto copertina: Elezioni in Groenlandia: schiacciante vittoria degli Inuit Ataqatigiit, il partito ambientalista groenlandese © AFP / EMIL HELMS / RITZAU SCANPIX