Crisi nel Tigray: cinque mesi dallo scoppio del conflitto.


Esecuzioni, violenze e rappresaglie nella Regione nord dell’Etiopia: l’ONU chiede indagini indipendenti su possibili crimini di guerra e crimini contro l’umanità.


 

Nonostante le dichiarazioni rese dal primo ministro etiope, Abiy Ahmed, a sole tre settimane dallo scoppio del conflitto[1], in merito all’asserita vittoria sulle truppe del TPLF e la conseguente esclusione di quest’ultimo dalla compagine di governo[2], la situazione in Etiopia è tutt’altro che risolta. La guerriglia continua in numerose aree della regione, con il fronte tigrino attestato sulle montagne e continue notizie di rappresaglie, violenze, nonché vere e proprie esecuzioni di civili disarmati, da parte delle forze etiopi ed eritree.

Il blocco di internet e delle comunicazioni, le intimidazioni ai media locali e le restrizioni alla libertà di movimento, imposte dal governo ai giornalisti stranieri – il cui accesso in alcune aree è subordinato all’ottenimento di permessi, spesso negati – hanno reso, e rendono tutt’ora, difficile ottenere informazioni accurate e raggiungere la popolazione in stato di bisogno. Basti pensare che, da novembre 2020, l’UNHCR ha ottenuto soltanto a marzo 2021 la prima autorizzazione ad accedere ai campi per i rifugiati di Shimelba e Hitsats[3], trovandoli completamente distrutti e vandalizzati. Prima del conflitto i due campi ospitavano circa 20.000 rifugiati eritrei: ad oggi si stima che circa 7.000 hanno raggiunto i campi di Mai Aini e di Adi Harush – già sovraffollati -, mentre altri 2.000 risultano sfollati ed avrebbero trovato rifugio temporaneo nelle città di Mekallè, Shire e di Addis Abeba, riversandosi in sistemazioni di fortuna. Allo stesso modo, circa 95.000 etiopi risultano sfollati soltanto nelle aree di Shiraro and Shimelba, con urgente bisogno di cibo, acqua, medicine ed assistenza[4].

Se prima di novembre 2020, la situazione umanitaria nella regione risultava già critica, lo scoppio del conflitto ed il coinvolgimento degli Stati limitrofi – l’Eritrea, con le proprie truppe coinvolte in prima linea negli scontri, ed il Sudan, che continua ad accogliere migliaia di tigrini in fuga dal conflitto – preoccupano la comunità internazionale: con una popolazione di 112 milioni ed una delle economie più in crescita della regione, del resto, l’Etiopia è certamente un attore fondamentale nella stabilità del Corno d’Africa.

L’emergenza umanitaria.

Secondo quanto riportato dalla Croce Rossa Etiope, circa 3.8 milioni di persone nel Tigray necessitano di assistenza umanitaria: mancano acqua, cibo, generi di prima necessità, forniture mediche e assistenza tecnica per le cliniche mobili[5].

La Commissione Europea fornisce alcuni dati in merito: l’Etiopia ospita oltre 800.000 rifugiati, provenienti soprattutto dal Sudan, dalla Somalia e dall’Eritrea; circa 68.000 dei rifugiati etiopi hanno varcato i confini verso il Sudan – tutti provenienti dal nord della regione ed in fuga dal conflitto; circa 4.7 milioni di persone risultano sfollati interni a causa del conflitto e di eventi climatici avversi; 23.5 milioni necessitano di assistenza umanitaria mentre 13.7 milioni hanno difficoltà a reperire cibo e beni di prima necessità[6]. Pochi giorni fa, l’annuncio di un nuovo piano di finanziamenti da parte dell’Unione Europea, pari a circa 53 milioni di euro, per il supporto dei soggetti più vulnerabili, affetti dal conflitto nel Tigray e da eventi climatici avversi[7].

Il coinvolgimento dell’Eritrea: l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Per mesi, il governo etiope e quello eritreo hanno negato il coinvolgimento delle truppe eritree nel conflitto, a sostegno di Abiy Ahmed. In numerose occasioni, tuttavia, agenzie di stampa ed organizzazioni internazionali hanno riportato, non solo la presenza delle truppe eritree nel territorio, ma altresì la commissione da parte delle stesse di gravi e sistematiche violazioni di diritti umani, tali da costituire crimini contro l’umanità e crimini di guerra[8].

Numerose sono state le notizie in tal senso. Grazie all’analisi di immagini satellitari e alla testimonianza di 41 superstiti, Amnesty International ha denunciato i massacri compiuti dai soldati eritrei nei confronti di civili disarmati nella città di Axum[9]; i superstiti hanno raccontato di rappresaglie e saccheggi a danno di negozi, abitazioni private, edifici pubblici, inclusi chiese ed ospedali: i residenti sono stati derubati di tutto, dai beni di lusso, alle auto, fino a cibo e medicinali.

Sempre Amnesty, solo pochi giorni fa, ha riportato l’uccisione di 3 civili ed il ferimento di altri 19 dopo che soldati eritrei, senza ragione alcuna, hanno aperto il fuoco nel centro della città di Adua[10]. Notizia, questa, confermata anche da Medici Senza Frontiere che ha soccorso, nella propria struttura, numerosi civili feriti da soldati eritrei, nei pressi di una stazione degli autobus[11]; infine, corrispondenti della BBC hanno pubblicato video ed altre immagini dell’esecuzione di ben 73 civili da parte delle milizie eritree nelle città di Mahbere Dego[12].

Messo alle strette dalla diffusione in rete delle immagini, nonché dalle pressioni esercitate dalla comunità internazionale, il Premio Nobel Abiy Ahmed, soltanto a marzo 2021 ha confermato, in un discorso al Parlamento, la presenza delle truppe eritree nel territorio[13]: affermazioni seguite dalla conferma ufficiale dell’Eritrea, in una lettera pubblicata il 16 aprile ed indirizzata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite[14]

I governi avrebbero altresì dichiarato un immediato ritiro delle truppe eritree dal territorio del Tigray, di cui, al momento, non vi è prova alcuna: del resto, avendo per mesi pubblicamente negato qualsiasi sostegno e coinvolgimento dell’Eritrea, permangono seri dubbi che la promessa di un effettivo ritiro delle truppe eritree possa davvero essere rispettata. 

Le Nazioni Unite hanno in più occasioni condannato, non solo la presenza eritrea nel Tigray – intimando al paese di lasciare il territorio etiope-, ma soprattutto le sistematiche violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario poste in essere: ecco perché, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha confermato la necessità di condurre un’indagine imparziale per accertare la responsabilità delle violazioni commesse[15].

Il diritto umanitario internazionale, volto a regolamentare il comportamento degli attori (statali e non) coinvolti in un conflitto allo scopo di proteggere e tutelare i civili e coloro che non partecipano ai combattimenti, regolato dalle Convenzioni di Ginevra del 1949 e dai Protocolli aggiuntivi del 1977, espressamente condanna, tra le altre, l’omicidio e l’attacco intenzionale a civili e a beni civili protetti, lo stupro ed il saccheggio: tutte condotte ampiamente documentate e perpetrate dalle truppe etiopi ed eritree nel conflitto che da novembre attanaglia la popolazione del Tigray.  

Condanna delle violenze, delle esecuzioni e delle rappresaglie commesse nel Tigray, è arrivata anche dal G7[16]: il gruppo delle potenze economiche, infatti, ha riconosciuto l’impegno della Commissione Etiope dei Diritti Umani e delle Nazioni Unite nel condurre investigazioni imparziali dei crimini denunciati dalle organizzazioni umanitarie e non, chiedendo al contempo l’immediato abbandono del territorio etiope da parte dell’Eritrea e l’accesso alla protezione umanitaria.


Note

[1] Cfr. Cecilia Recchi, “L’Etiopia ad un passo dalla guerra civile”, in Opinio Juris, 30 novembre 2020, disponibile al: https://www.opiniojuris.it/letiopia-a-un-passo-dalla-guerra-civile/ 
[2] https://www.abc.net.au/news/2020-11-29/ethiopian-prime-minister-abiy-says-tigray-conflict-is-complete/12931988
[3]https://www.unhcr.org/it/notizie-storie/notizie/lunhcr-raggiunge-i-campi-rifugiati-distrutti-nel-nord-del-tigray/
[4] UNHCR, Ethiopian Operation, Tigray Situation Update, 31 Marzo 2021.
[5]https://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2021/02/11/news/etiopia_la_crisi_umanitaria_in_tigray_non_si_ferma_c_e_bisogno_di_acqua_cibo_medicine_garantire_l_accesso_ai_presidi_u-287084853/
[6] https://ec.europa.eu/echo/where/africa/ethiopia_en
[7]https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_21_1817
[8]https://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=26838&LangID=E
[9]https://www.amnesty.org/en/latest/news/2021/02/ethiopia-eritrean-troops-massacre-of-hundreds-of-axum-civilians-may-amount-to-crime-against-humanity/
[10]https://www.amnesty.org/en/latest/news/2021/04/ethiopia-three-killed-19-injured-in-tigray-as-eritrean-troops-open-fire-on-civilians-2/
[11] https://www.doctorswithoutborders.org/what-we-do/news-stories/news/ethiopia-survivors-describe-being-shot-soldiers-tigray
[12] https://www.bbc.com/news/world-africa-56603022
[13]https://www.aljazeera.com/news/2021/3/23/ethiopia-pm-abiy-ahmed-says-atrocities-committed-in-tigray
[14]https://www.aljazeera.com/news/2021/4/17/eritrea-confirms-its-troops-are-fighting-ethiopias-tigray
[15]https://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=26838&LangID=E
[16]https://eeas.europa.eu/headquarters/headquarters-homepage/96145/ethiopia-g7-foreign-ministers-statement-situation-tigray_en


Foto copertina: Gli etiopi, fuggiti dai combattimenti in corso nella regione del Tigray, portano i loro averi dopo aver attraversato il fiume Setit al confine tra Sudan ed Etiopia, nello stato orientale di Kassala, il 16 dicembre 2020 in Sudan REUTERS / Mohamed Nureldin Abdallah

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