Governo Meloni tra fibrillazioni e l’ombra di un passato berlusconiano


La continuità con il Berlusconi IV, la sfida dell’autonomia differenziata, il reddito di cittadinanza e il nucleare.


A cura di Jonathan Checola

Dopo aver incassato il via libera con la fiducia sia alla Camera che al Senato, rispettivamente con 235 e 115 voti favorevoli, il Governo Meloni è pronto a mettersi al lavoro.
Una legislatura, la XIX della storia della Repubblica Italiana, partita con più di qualche fibrillazione dovuta agli equilibri interni al centrodestra, trovando poi epilogo positivo negli ultimi giorni con la spartizione di Ministri e Ministeri.  
Il primo Governo con alla guida un Primo Ministro donna, si presenta agli Italiani con una squadra di ben 18  uomini a fronte delle sole 6 donne, un passo indietro rispetto al precedente Governo Draghi quando il rapporto era di 16 a 8.  Un’età media di 60 anni e una distribuzione territoriale che mette in risalto l’evoluzione del voto con ben 14 ministeri affidati al Nord a fronte dei soli 12 tra Centro, Sud Italia ed Isole comprese.

Ministri e Ministeri

Affari Esteri: Antonio Tajani che sarà anche vicepremier, Interno: Matteo Piantedosi; Giustizia: Carlo Nordio; Difesa: Guido Crosetto; Economia: Giancarlo Giorgetti; Imprese e Made in Italy: Adolfo Urso; Agricoltura e Sovranità alimentare: Francesco Lollobrigida; Ambiente e Sicurezza Energetiga: Gilberto Pichetto Fratin; Infrastrutture e Mobilità sostenibili: Matteo Salvini che sarà anche vicepremier; Lavoro e Politiche sociali: Marina Calderone; Istruzione e Merito: Giuseppe Valditara; Università e Ricerca: Anna Maria Bernini; Cultura: Gennaro Sangiugliano; Salute: Orazio Schillaci; Turism: Daniela Santanché; Rapporti con il parlamento: Luca Ciriani; Pubblica amministrazione: Paolo Zangrillo; Affari regionali e Autonomie: Roberto Calderoli; Sud e Mare: Sebastiano Musumeci; Sport e Giovani: Andrea Abodi; Famiglia, Natalità e Pari opportunità: Eugenia Roccella; Disabilità: Alessandra Locatelli; Riforme: Elisabetta Casellati; Affari europei, Coesione territoriale e PNRR: Raffaele Fitto;

Un nuovo Governo con tanti volti vecchi, dal Berlusconi IV al Meloni I

C’era da aspettarselo, un segno di continuità con il passato, è nella tradizione della destra italiana ora più che mai con una forte matrice conservatrice. Giorgia Meloni, ormai leader indiscussa del centrodestra, nel varare la sua squadra avrà sicuramente sbirciato dagli appunti del duemilaundici, prendendo ben undici membri dell’allora Governo Berlusconi.
Calderoli, Fitto, Crosetto, Bernini, sono solo alcuni dei nomi che componevano l’esecutivo che andò a schiantarsi contro lo spread e gli effetti della crisi e viene ancora riconosciuto nel mondo come il Governo del caso Ruby-rubacuori.
Conferme e in taluni casi promozioni, che hanno il sapore di una destra di governo che nonostante gli annunci e le battaglie su sponde contrapposte degli ultimi anni, prova a ripartire dal passato per affrontare una legislatura che a dir complessa è poco.
La stessa Giorgia Meloni nel discorso alle camere ha provato più volte a mettere un punto rispetto al passato – passato, con riferimenti storici e prese di distanza rispetto ai “regimi antidemocratici, fascismo compreso”; ma nel tracciare la rotta del nuovo governo ha più volte riproposto battaglie che la destra si porta dietro da qualche decennio, come l’autonomia differenziata, la riforma delle pensioni e il nucleare.

Roberto Calderoli e la “sua” sfida per l’autonomia differenziata

Calderoli, colonnello di lungo corso della Lega Nord, in parlamento da oltre trent’anni, è uno dei volti più dirompenti della nuova squadra di Governo. E’ stato già due volte Ministro, l’ultima proprio nel Berlusconi IV, ed è il fautore di quella che lui stesso definì “una porcata”, la legge elettorale passata infatti alla storia come Porcellum.
A lui Giorgia Meloni ha affidato uno dei dicasteri più importanti, Affari regionali e Autonomie, dando un segnale forte per un governo che si candida ad essere a forte trazione nordista. Proprio la questione dell’autonomia differenziata sarà uno dei temi più caldi della legislatura e su cui si prevede uno scontro di fuoco con le opposizioni.
La sfida che da anni è il cavallo di battaglia prima della Lega Nord e poi della Lega di Salvini, potrebbe trasformarsi nella scintilla pericolosa per far saltare il banco della maggioranza di governo.

Fratin, il nucleare e quel rapporto complicato con la transizione ecologica

Gilberto Pichetto Fratin, deputato di lungo corso, fedelissimo di Silvio Berlusconi, è chiamato a sostituire Cingolani al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Uno dei ministeri che risulta stravolto nella denominazione e molto probabilmente anche nell’approccio, con un salto dalla “Transizione Ecologica” alla “Sicurezza Energetica”.
Se con il Governo Conte prima e Draghi poi, si era improntata l’azione sullo sviluppo sostenibile soffermando l’attenzione sull’incremento delle fonti rinnovabili e il graduale passaggio alle auto elettriche; ma la crisi energetica accentuata dalla Guerra in Ucraina ha fatto saltare tutti i buoni propositi legati alla transizione energetica. C’è bisogno di trovare fonti di approvvigionamento diversificate e bisogna farlo rapidamente. E con Fratin si torna a parlare di Nucleare: “Sul nucleare siamo favorevoli alla sperimentazione di quello di nuova generazione per far fronte alla crisi energetica” ha detto il ministro intervenendo al vertice europeo dell’energia, spiegando che è “interesse di tutti liberarsi dalla dipendenza energetica”.
A distanza di circa 11 anni dai referendum del 2011, quando il 94% degli italiani seppellì l’idea di un ritorno al nucleare, probabilmente con Fratin è giunto il momento per pensare ad un nuovo referendum per promuovere la nascita di nuove centrali nucleari.

La lunga partita del Reddito di Cittadinanza e la riforma lavoro

E’ Marina Elvira Calderone il nuovo ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Sicuramente uno dei ministeri più importanti del nuovo Governo Meloni, soprattutto tenendo conto di tutto il clamore della campagna elettorale sui temi delle politiche sociali.
Il Reddito di Cittadinanza rappresenta, per il nuovo governo, lo spartiacque tra le promesse elettorali e i fatti. Rivoluzionare il sussidio introdotto dal Movimento Cinque Stelle, o addirittura abolirlo totalmente, è la prima sfida a cui è chiamata a rispondere il centrodestra. Non sarà semplice eliminare il reddito di cittadinanza, che rappresenta oggi per milioni di famiglie italiane, l’unica fonte di reddito. Ma è chiaro che oggi la misura “reddito” non funziona, manca completamente la seconda parte legata alle politiche attive del lavoro, i navigator non sono mai partiti, il numero di chi ha trovato lavoro è praticamente nullo e inoltre la presenza di numerosi “furbetti”, di persone che non avevano i requisiti per poterlo ottenere, è elevata. Quindi il reddito così com’è attutato non funziona, ma non può essere completamente abolito. Calderone, la “tecnica” scelta da Giorgia Meloni, tra gli obiettivi punterà sicuramente sulle politiche attive del lavoro, con un rilancio della misura sfruttando i 4,9 miliardi del PNRR. Inoltre, proverà a dare slancio alle politiche del lavoro con interventi di semplificazione in merito agli oneri burocratici a carico dei datori di lavoro.


Foto copertina: Governo Meloni