Hamas, Iran, Israele e Arabia Saudita. Il problema della pace tra estremismi e rivalità


Tra i motivi dietro l’offensiva di Hamas, spiccano le consultazioni in corso tra Tel Aviv e Riyadh.


Di Matteo Montano*

Premessa

Questo approfondimento non è volto all’indagine della nascita dei movimenti fondamentalisti islamici in generale, né di Hamas in particolare. È comunque da sottolineare che nella loro nascita e soprattutto nella loro diffusione, l’Europa e il Nord America hanno da recriminarsi molto.
Sarebbe difficile immaginare la nascita di fenomeni quali la rivoluzione islamica del 1979 in Iran senza la disastrosa gestione dello Stato degli scià filo-occidentali; come larga responsabilità ricade sulla scellerata gestione statunitense dell’Iraq post-2003 per la nascita dello Stato Islamico[1]. Allo stesso modo, a causa della critica situazione umanitaria a Gaza, Hamas ha modo di vivere e di aumentare le proprie file e proseliti. Tuttavia, l’intento di questo articolo è inserire l’attuale conflitto tra Israele e Hamas nella cornice degli eventi attuali e in prospettiva futura, piuttosto che analizzare le radici storiche che hanno condotto all’esplosione di nuova violenza.

Accordi di Abramo e dialogo israelo-saudita

Di fondamentale importanza è ricordare il processo di pace, che è ancora in corso, tra Israele e alcuni paesi arabi; nel 2020, a seguito degli Accordi di Abramo promossi dagli USA di Trump, i rapporti tra Israele e Emirati Arabi Uniti, Sudan, Bahrein e Marocco sono giunti ad una normalizzazione e ad una pace sostanziale (allo stesso risultato in precedenza erano già giunti Egitto e Giordania).
Unica linea di continuità tra Amministrazione Trump e quella Biden, quest’ultimo ha spinto per la continuazione di questo processo diplomatico, tentando di includere il principale attore arabo-sunnita: l’Arabia Saudita.
Le richieste avanzate dal Principe saudita Mohammed bin Salman sono state abbastanza ambigue in merito alla questione palestinese – fortemente sentita dal popolo saudita. Secondo quanto riportato da fonti diplomatiche anonime a Reuters, bin Salman avrebbe richiesto il trasferimento di porzioni dei Territori Occupati in Cisgiordania all’Autorità Palestinese e impedire qualsiasi ulteriore espansione nella terra palestinese. Riyadh avrebbe anche promesso finanziamenti all’Autorità Palestinese – guidata da Fatah, l’altro principale partito palestinese e rivale di Hamas[2]. Dall’altro lato del tavolo c’è Israele, con uno dei governi più fondamentalisti della sua storia. Membri del governo israeliano, in particolare Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, spingono per una soluzione massimalista della questione israelo-palestinese: ovvero la distruzione dell’Autorità Palestinese e l’annessione della Cisgiordania (a questo fine c’è anche la dibattuta riforma giudiziaria approvata dal Knesset[3]).
Secondo un articolo di Foreign Affairs, scritto da due alti diplomatici, l’ex Ambasciatore USA in Giordania Zeid Ra’ad al-Hussein e l’ex Ambasciatore USA in Israele Martin Indyk, l’Amministrazione Biden spingerebbe il possibile accordo con l’Arabia Saudita, tra le altre cose, anche per impedire questo progetto di pulizia etnica promosso dalle frange estremiste israeliane.
Da sottolineare, ovviamente, che l’accordo dovrebbe tutelare i diritti dei palestinesi: sarebbe altrimenti una luce verde per un ulteriore grave attacco ai palestinesi[4]. Inoltre, l’accordo sarebbe una enorme vittoria per la diplomazia di Washington, che vedrebbe risolvere le storiche contese tra i suoi due principali alleati nell’area; questo appunto non implica una automatica e significativa risoluzione dei problemi palestinesi – come del resto non è successo in occasione degli accordi tra Israele e gli altri paesi arabi[5].

L’offensiva di Hamas

Il 7 ottobre Hamas ha lanciato la clamorosa operazione di invasione su territorio israeliano – con massacri di civili e senza un apparente piano militare ben preciso, provocando quasi mille vittime israeliani, di cui la maggior parte civili.
Nei giorni successivi, l’Israeli Defense Forces (IDF) ha riconquistato le posizioni su territorio israeliano e iniziato un massiccio bombardamento su Gaza, provocando vittime nell’ordine delle migliaia, anche qui molti civili, meno combattenti di Hamas.
Ma cosa ha spinto Hamas ad attuare questa missione così? Ovviamente motivazioni certe non sono ancora disponibili. Tuttavia inserendo l’azione nel quadro è possibile portare avanti alcune ipotesi, come quella di Martin Indyk, professore e già Ambasciatore USA in Israele.
Uno dei principali obbiettivi e ragioni dell’operazione di Hamas sarebbe quella di voler provocare una estrema ritorsione israeliana con conseguente sacrificio della popolazione civile di Gaza, per impedire la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita, data la sorte della popolazione araba di Gaza. È da ricordare inoltre l’infame pratica di Hamas di utilizzare le infrastrutture civili (e i civili dentro) come scudi umani per nascondere armamenti e altri possibili target dell’aviazione israeliana[6].
I vantaggi per Hamas sarebbero molteplici per il gruppo islamista che governa Gaza: innanzitutto Fatah non gioverebbe di fondi sauditi e di un “miglioramento” della situazione in Cisgiordania; inoltre, terrebbe alto il livello di tensione con Israele.
Ad un livello regionale più ampio, è da considerare il ruolo dell’Iran, il quale subirebbe una tremenda sconfitta, oltre che una enorme minaccia strategica, da un eventuale trattato israelo-saudita. Teheran è il principale finanziatore e fornitore di Hamas (e di Hezbollah, nel sud del Libano) ed è lo stato che ha espresso più fortemente il proprio appoggio all’azione di Hamas, malgrado smentendo qualsiasi diretta responsabilità. In un articolo del Washington Post, è evidenziato come quanto meno Hamas e l’Iran si «coordinino»[7].

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Conclusione

A parte l’ovvia e scontata condanna, l’attacco di Hamas del 7 ottobre non può essere in nessun modo considerato un atto di “resistenza” da parte del popolo palestinese. Secondo l’opinione di chi scrive, e delle fonti citate, Hamas non ha nessuna remora nell’utilizzare la vita della popolazione civile di Gaza come moneta di scambio per i propri interessi politici di dominio – e forse anche per quelli di Teheran; pertanto uno stato palestinese sotto la guida di Hamas e sotto l’egida dell’Iran non sarebbe in alcun modo auspicabile per nessuno (in primis per le donne palestinesi). Contemporaneamente, l’accordo tra Israele e Arabia Saudita non offrirebbe alcuna garanzia ai palestinesi, ma potrebbe “alleviare” alcune questioni. Dal punto di vista di Israele la violenza probabilmente porterà posizioni ancora più radicali nel governo di Tel Aviv, già sotto accusa da parte di alcuna stampa israeliana, allontanando ancora di più una possibile soluzione pacifica per il popolo palestinese.


Note

[1] Fawaz Gerges, ISIS. A History, Princeton University Press
[2] S. Nakhoul, J. Mackenzie, M. Spetalnick, A. El Yaakoubi, US-Saudi defencce pact tied to Israel deal, Palestiniand demands put aside, Reuters, 29 settembre 2023. Accesso fatto il 10 ottobre 12:20 al  Shttps://www.reuters.com/world/us-saudi-defence-pact-tied-israel-deal-palestinian-demands-put-aside-2023-09-29/
[3] S. A. Cook, Israel’s Judicial Reforms: What to Know, Council on Foreign Relations, 26 luglio 2023. Accesso fatto il 10 ottobre 12:50 al https://www.cfr.org/in-brief/israels-judicial-reforms-what-know
[4] M. Indyk, Z. R. Al Hussein, What a Saudi-Israeli Deal Could Mean for the Palestinians, Foreign Affairs, 2 ottobre 2023. Accesso fatto il 10 ottobre 15:10 al https://www.foreignaffairs.com/middle-east/what-saudi-israeli-deal-could-mean-palestinians
[5] Nell’articolo, bin Salman ha affermato che Israele deve «facilitare la vita dei Palestinesi».
[6] T. McCoy, Why Hamas Stores its Weapons Inside Hospitals, Mosques and Schools, 31 luglio 2014, Washington Post. Accesso fatto il 10 ottobre 17:10 al https://www.washingtonpost.com/news/morning-mix/wp/2014/07/31/why-hamas-stores-its-weapons-inside-hospitals-mosques-and-schools/ . Altre evidenze qui: O. Kittrie, Hold Hamas Accountable for Human-Shields Use During the May 2021 Gaza War, Foundation for Defense of Democracies, accesso fatto il 10 ottobre 16:10 al https://www.fdd.org/analysis/2021/06/23/hold-hamas-accountable-for-human-shields-use-during-the-may-2021-gaza-war/
[7] J. Warrick, E. Nakashima, S. Harris, S. Mekhennet, Hamas Received Weapons and Training from Iran, officials say, Washington Post, 9 ottobre 2023. Accesso fatto il 10 ottobre 18:05 al https://www.washingtonpost.com/national-security/2023/10/09/iran-support-hamas-training-weapons-israel/


Foto copertina: Gaza @ansa

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