Il rappresentante di Apruebo Dignidad ha battuto José Antonio Kast con il 54% dei voti. “Siamo arrivati fin qui con un progetto che si può riassumere in poche semplici parole: andremo avanti con cambiamenti strutturali senza lasciare indietro nessuno (…) ma lo faremo in modo responsabile”.
Al secondo turno, Gabriel Boric è diventato il più giovane presidente eletto e il candidato con il maggior numero di voti nella storia del Cile. Nel farlo il deputato per Magallanes ha battuto alle urne José Antonio Kast (Frente Social Cristiano) con il 54% e 4,6 milioni di voti a suo favore.
Al suo successo è seguito il suo primo discorso da capo di stato, che ha pronunciato su un palco sull’Alameda, vicino a Santa Rosa. In questa circostanza Boric ha descritto il trionfo come “categorico” e ha fatto appello a tutti coloro che lo hanno sostenuto. “L’impegno di mesi non deve esaurirsi in una sola elezione, deve essere visto in tutti gli anni di governo, in modo che tutti noi sosteniamo il processo di cambiamento che porteremo avanti passo dopo passo”.
Sottolineando l’importanza di raggiungere “larghe intese”, Gabriel Boric ha fatto cenni ai discorsi degli ex presidenti Salvador Allende e Patricio Aylwin. Da un lato si preannuncia un governo dai forti “cambiamenti strutturali” ma con “responsabilità fiscale”. Dall’altro lato è possibile osservare una potente narrazione ideologica in cui Boric si è dichiarato “erede”, sottolineando “la storia non inizia con noi”.
I punti chiave del primo discorso
Senza menzionare esplicitamente l’appoggio espresso dagli ex presidenti della Concertación Michelle Bachelet e Ricardo Lagos durante la campagna del secondo turno, Boric ha fatto riferimento all’opera dei governi precedenti. “So che la storia non inizia con noi. Mi sento erede di una lunga traiettoria storica, quella di coloro che, da posizioni diverse, hanno cercato instancabilmente la giustizia sociale, l’espansione della democrazia, la difesa dei diritti umani, la protezione delle libertà. Questa è la mia grande famiglia, che vorrei vedere riunita di nuovo”.
Il discorso, però, riesce comunque a restare pragmatico e realista nel riconoscere l’importanza delle larghe intese. Nel contesto della necessità del dialogo, Boric ha infatti riconosciuto la realtà legislativa che dovrà affrontare. “Avremo un Congresso equilibrato, che a sua volta significa un invito e un obbligo al dialogo. Onestamente la vedo come un’opportunità per incontrarsi di nuovo, per unirsi in grandi azioni per il benessere del nostro paese, per raggiungere accordi ampi e duraturi che migliorino la qualità della vita dei nostri compatrioti”.
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In questo senso, il presidente neoeletto ha assicurato che sarà “il presidente di tutti gli uomini e le donne cileni”, ammettendo allo stesso tempo che “i tempi a venire non saranno facili”. “Dovremo affrontare le conseguenze sociali, economiche e sanitarie della peggiore pandemia che il nostro paese abbia vissuto in più di un secolo. Sarà difficile, non c’è dubbio, ma andremo avanti a piccoli ma decisi passi, imparando dalla nostra storia.”
Politica estera: più multilateralismo e una regione più unita
Secondo il programma presidenziale di Boric, uno degli assi principali della politica estera del suo governo è “recuperare la vocazione multilaterale per promuovere agende per il futuro, con una vocazione latinoamericanista, rispettosa dei diritti umani, del diritto internazionale, della cooperazione, dei trattati internazionali e della sostenibilità”. “Come primo compito, recupereremo il prestigio internazionale del nostro paese”, ha detto a La Tercera il senatore Juan Ignacio Latorre, che dirige la squadra degli affari esteri del presidente neoeletto.
I partner più importanti per il Cile certamente continueranno ad essere gli Stati Uniti e la Cina. In questo senso, Alberto Aggio, accademico presso l’Universidad Nacional Estadual Paulista, sostiene che “per i cinesi non c’è molta differenza riguardo quale candidato sia stato eletto, perché sono più pragmatici riguardo l’economia, ma penso che il primo viaggio di Boric all’estero dovrebbe essere alla Casa Bianca. A causa della vicinanza, i legami tra l’economia, la cultura, la scienza e la visione globale. Lì potremmo parlare di un’America democratica, al sud con Boric e al nord con Joe Biden, come riferimenti di libertà, democrazia, progresso, innovazione e solidarietà”.
I suoi ex contendenti, ed i riferimenti ai discorsi di Allende e Aylwin
Oltre a rafforzare la richiesta di accordi, dentro e fuori il paese, il presidente Boric ha rivolto parte del proprio discorso a coloro che hanno gareggiato con lui in queste elezioni. “Voglio ringraziare tutti i candidati che hanno partecipato a queste elezioni, perché alla fine la democrazia è fatta da tutti noi, e abbiamo bisogno gli uni degli altri. A Yasna Provoste, Sebastián Sichel, Marco Enríquez-Ominami, Franco Parisi, Eduardo Artes e José Antonio Kast. Sì, anche a José Antonio Kast!”.
L’ultima parte del suo discorso – tra i fischi dei suoi sostenitori – è stata interpretata da molti come un cenno allo storico discorso di Patricio Aylwin nello Stadio Nazionale quando divenne il primo presidente del ritorno alla democrazia.
Inoltre, alla fine del suo discorso, Boric ha citato esplicitamente il discorso di Salvador Allende dopo il trionfo dell’Unità Popolare nel 1970. “Tornate a casa con la sana gioia della vittoria pulita ottenuta. Vi chiedo di prendervi cura di questo trionfo, che da domani avremo molto lavoro da fare per riconnetterci, guarire le ferite e camminare verso un futuro migliore”.