Singapore contribuisce a circa lo 0,1% delle emissioni globali. La naturale posizione geografica di Singapore ha fatto sì che in passato diventasse un punto strategico per le rotte commerciali ed un porto di stoccaggio del petrolio con impianti di raffinazione che servono la regione. Il porto sta assumendo sempre più un ruolo chiave nella rete commerciale del sud-est asiatico, nel Pacifico occidentale, nell’Asia meridionale e in Australasia. Nonostante il settore della raffinazione e petrolchimico sia una grande fonte delle emissioni di carbonio, il miglioramento dell’efficienza energetica rimarrà una strategia chiave per ridurre le emissioni del settore industriale.
Singapore ha contribuito con la sua giusta quota alle ambizioni climatiche globali impartite dall’Accordo di Parigi, compreso il rafforzamento dei suoi contributi determinati a livello nazionale (NDC) sotto la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC); la creazione di un pacchetto di azioni per il clima per aiutare gli sforzi di adattamento e di mitigazione dei paesi in via di sviluppo[1]; e più recentemente, lo sviluppo del Singapore Green Plan 2030, con lo scopo di tracciare obiettivi ambiziosi e concreti per i prossimi 10 anni, rafforzando gli impegni di Singapore nell’ambito dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite e dell’Accordo di Parigi, aspirando al raggiungimento di zero emissioni nette nel minor tempo possibile[2].
Durante le due settimane di negoziati sul clima, i leader mondiali si sono riuniti a Glasgow per trattare le regole che delineano l’operatività dell’Accordo di Parigi e creare i presupposti per successivi sviluppi che dovrebbero portare ad un maggiore impegno da parte degli Stati coinvolti nella riduzione delle emissioni entro il 2030. Alla COP26, per la prima volta, le parti mondiali hanno accettato di ridurre (tuttavia non eliminare) la combustione del carbone, e hanno anche promesso di tagliare più urgentemente le emissioni di carbonio e di fornire più denaro ai paesi in via di sviluppo per adattarsi agli impatti del cambiamento climatico[3].
Singapore alla COP 26 ha annunciato che si unirà alla Powering Past Coal Alliance, ovvero una coalizione di governi nazionali e subnazionali, imprese e organizzazioni che lavorano per far progredire la transizione dalla produzione di energia da carbone senza limiti all’energia pulita, per eliminare gradualmente il carbone non abbattuto (le cui emissioni di carbonio non sono catturate e immagazzinate) dal suo mix elettrico entro il 2050[4].
Durante la COP 26 Singapore ha assunto il ruolo attivo di co-facilitatore nel finalizzare le regole su come i paesi possono ridurre le loro emissioni di carbonio utilizzando i mercati internazionali del carbonio, parte dell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, che delinea la creazione di un mercato internazionale del carbonio (un sistema di scambio delle emissioni tra paesi) per aiutare gli stati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni. Il suo ruolo è stato quello di ascoltare e portare avanti soluzioni da più paesi sulla creazione di questo mercato. Singapore è stata scelta per la sua reputazione di mediatore onesto ed equo nelle arene internazionali, un ruolo che non ha mai dato per scontato.
I mercati internazionali del carbonio hanno mostrato molti progressi da quando l’articolo 6 è stato definito nell’accordo di Parigi.
L’emergere di standard di carbonio come Gold Standard, Verra e Climate Action Reserve, enti certificatori più utilizzati nell’ambito del Mercato Volontario dei Crediti di Carbonio, dimostra che c’è già una spinta implicita nel mercato per incorporare la responsabilità climatica. Questi meccanismi aiutano ad abbassare le barriere al trasferimento internazionale dei crediti di carbonio, anche quando le regole dell’articolo 6 sono state definite in modo approssimativo dopo l’Accordo di Parigi[5].
Singapore alla COP 26 ha accettato il testo finale, in quanto, secondo la ministra della sostenibilità e dell’ambiente Grace Fu, ha contribuito a mantenere viva l’ambizione di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi sopra i livelli preindustriali.
Nel suo ultimo NDC, rilasciato nel 2020, Singapore ha dichiarato un obiettivo di “raggiungere le emissioni nette zero non appena possibile nella seconda metà del secolo”[6].
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Climate Action Tracker, un’analisi scientifica indipendente che monitora gli obiettivi climatici dei paesi, valuta ancora le politiche climatiche di Singapore come “criticamente insufficienti” e “per niente coerenti con l’accordo di Parigi”.[7]
In un discorso precedente durante la conferenza, la Ministra Fu aveva spiegato che Singapore non aveva paura di intraprendere azioni coraggiose, nonostante i suoi limiti essendo una piccola nazione insulare con un potenziale limitato per sviluppare infrastrutture di energia rinnovabile, affermando anzi di dover riconoscere che Singapore è uno dei paesi più colpiti dal cambiamento climatico e che i singaporiani sarebbero stati incoraggiati ad intraprendere anche un’azione collettiva[8].
Le parti hanno stabilito un programma di lavoro per definire l’obiettivo globale di adattamento e hanno promesso di raddoppiare almeno i finanziamenti per l’adattamento. Questo è stato di particolare interesse per molte nazioni più povere e vulnerabili che già contano i costi del cambiamento climatico in arrivo.
La ministra Fu ha dichiarato di simpatizzare con la posizione delle piccole nazioni insulari su tali questioni. Molti dei loro rappresentanti hanno fatto appelli emotivi durante le sessioni plenarie informali prima dell’accordo sul testo finale.
“Pensiamo che si debba fare di più per affrontare le preoccupazioni dei piccoli stati insulari, in particolare per quanto riguarda l’adattamento, le perdite e i danni. Abbiamo sentito la loro situazione, abbiamo molta simpatia per la loro posizione e vorremmo sostenerli il più possibile”[9].
Note
[1] https://www.nccs.gov.sg/media/press-release/singapores-enhanced-nationally-determined-contribution-and-long-term-low-emissions-development-strategy
[2] https://www.greenplan.gov.sg/key-focus-areas/overview
[3] https://www.opiniojuris.it/la-cop26-volge-al-termine-un-bilancio-del-vertice-internazionale-sul-clima-di-glasgow/
[4] https://www.poweringpastcoal.org/about/who-we-are
[5] https://www.channelnewsasia.com/commentary/cop26-singapore-co-facilitator-article-6-carbon-market-climate-change-paris-agreement-energy-2309266
[6] https://www.youtube.com/watch?v=yq5SmI7WHKo
[7] https://climateactiontracker.org/countries/singapore/
[8] https://www.youtube.com/watch?v=yq5SmI7WHKo
[9] https://www.channelnewsasia.com/singapore/cop26-singapore-climate-change-target-grace-fu-2312456
Foto copertina: La ministra della sostenibilità e dell’ambiente Grace Fu