Il conflitto in Ucraina, non ha tardato ad infiammare nuovamente le eterne tensioni che attanagliano il fragile equilibrio dei Balcani.
L’illegittima azione di forza di Mosca ai danni dell’Ucraina, finalizzata in primo luogo alla conquista del Donbass e alla riunificazione di questa regione con la Crimea[1], non ha tardato ad infiammare nuovamente le eterne tensioni che attanagliano il fragile equilibrio dei Balcani. La Regione, infatti, guarda con grande attenzione agli sviluppi del conflitto Russo-Ucraino per una serie di motivi che vanno dal consolidarsi del prestigio personale e politico del putiniano Milorad Dodik
in Bosnia Erzegovina, passando per le tensioni in Kosovo e per i risvolti economici quali, ed esempio, la chiusura della banca russa in Europa Sberbank che, con gli anni, ha consolidato sempre più la propria presenza nei Balcani, fino ad uno dei punti più focali della questione, da ritrovarsi nel sempiterno legame tra Serbia e Russia. Quest’ultima circostanza, in particolare, è fonte di preoccupazione per i paesi Balcanici che fanno parte della NATO (Slovenia, Croazia, Albania, Montenegro e Macedonia del Nord), che assistono al dilagare del sentimento filo-russo in Belgrado e alla problematica rappresentata, appunto, dall’opera politica di Milorad Dodik, leader della Repubblica Srpska, entità a maggioranza serba della Bosnia, il quale non nasconde i progetti secessionisti, implementati a partire dalla fine del 2021 con la creazione di istituzioni de-facto parallele rispetto a quelle di Sarajevo[2].
Sviluppi in Serbia, Bosnia, Montenegro e Kosovo
“Fin dall’inizio della crisi ucraina i Balcani occidentali hanno rappresentato, e rappresentano tuttora, una sorta di secondo fronte di guerra, che potrebbe aprirsi in qualsiasi momento” questo è il commento di Sonja Biserko, fondatrice e tuttora presidente dell’Helsinki Committee for Human Rights in Serbia che, in un’intervista originariamente pubblicata da Al Jazeera Balkans, ha provato a tracciare un quadro della situazione paventando il rischio concreto di un’interferenza di Mosca nella Regione al fine di destabilizzarla con il duplice scopo di rafforzare la propria influenza nell’area e, naturalmente, di creare problemi al fronte orientale dell’Alleanza Atlantica. Come introdotto, è facile comprendere come le due principali pedine del Cremlino in questa operazione siano appunto il separatista Bosniaco Dodik e la Serbia, in virtù del sodalizio tra la Russia e quest’ultima che, non a caso, sostiene i progetti di Dodik. E’ dunque opportuno considerare questo asse come un potenziale innesco per una crisi che avrebbe risvolti drammatici ed imprevedibili[3]. La stessa Unione Europea ha fiutato il pericolo e, recentemente, l’Alto Rappresentante Borrel ha annunciato il rafforzamento della missione di pace Eufor Altea in Bosnia Erzegovina temendo che Dodik possa approfittare del caos geopolitico attuale per procedere una volta per tutte alla secessione[4].
Focalizzandoci sulla Serbia, basta dire che il governo di Belgrado è, ad oggi, l’unico paese Europeo assieme alla Bielorussia a non aver seguito la comunità internazionale nell’applicazione delle sanzioni alla Russia. La cosa assume notevole rilevanza in un momento storico come quello attuale i cui sviluppi hanno portato persino la Svizzera ad abbandonare la propria neutralità in nome della ferma condanna all’invasione Russa dell’Ucraina. Il rieletto Presidente Serbo Aleksander Vučić ha sì condannato l’azione di Mosca appellandosi in maniera generica alla necessitò della tutela dell’integrità territoriale di ogni paese, aggiungendo però, senza mezzi termini, che la Serbia “ha suoi interessi vitali e i suoi amici tradizionali”, motivando in questo modo la scelta di non aderire all’impianto sanzionatori ai danni della Russia. In questo caso, al di là dei legami economici che intercorrono tra Belgrado e Mosca, la decisione di Vučić è anche frutto di un calcolo elettorale: un sondaggio realizzato nel 2021 dall’Istituto per gli affari europei di Belgrado sostiene che per l’83% dei serbi la Russia è un paese “amico”.[5] Non sarebbe stato conveniente, poco prima delle elezioni presidenziali, poi vinte lo scorso 6 Aprile, assumere una postura ostile nei confronti di Mosca visto e considerato il sentimento filo-russo diffuso tra la popolazione, come dimostrato anche dalle imponenti manifestazioni svoltesi in questi giorni a Belgrado a sostegno della Russia, in cui migliaia di manifestanti non hanno esitato a chiarire la loro posizione arrivando anche a sfoggiare l’ormai famigerata “Z”, simbolo di quella che Putin ha definito “operazione speciale” nel Donbass[6]. Ad ogni modo, Bruxelles non resterà a guardare e proverà ad esercitare una forte pressione sulla Serbia la quale rimane, tuttora, candidata ad aderire all’Unione Europa.
Per quanto riguarda invece il Montenegro[7], la stessa Sonja Biserko sostiene come, nonostante il “mondo Serbo” sia stato in qualche modo arginato, l’attenzione dell’Occidente debba rimanere alta verso eventuali influenze che il Cremlino potrebbe esercitare con il coinvolgimento dei servizi segreti serbi e della stessa Chiesa Ortodossa.
Spostando l’attenzione sul Kosovo, è interessante citare l’intervista rilasciata dal Premier Albin Kurti al quotidiano La Repubblica, durante la quale non ha nascosto le ostilità con il Presidente Serbo Vučić, definito senza mezzi termini come “Una marionetta del Cremlino”. L’attacco del Premier Kosovaro alla Serbia è netto: l’accusa è infatti quella di volere, allo stesso tempo, i soldi di Bruxelles e le armi e il gas di Mosca. Nel corso dell’Intervista, Kurti ha rimarcato inoltre come, mentre il Kosovo partecipava nel 2021 alla più grande esercitazione NATO, la Defender Europe, la Serbia invece seguiva Russia e Bielorussia nel cosiddetto “scudo slavo”[8].
Conclusioni
L’eterno ritorno dell’instabilità balcanica non ha tardato dunque ad essere nuovamente evidenziato dagli sviluppi della campagna di Putin in Ucraina, che ha in primo luogo risvegliato la NATO dallo status di “morte celebrale” che il Presidente Francese Emmanuel Macron aveva osservato in tempi meno sospetti. Il Kosovo ha chiesto l’installazione sul suo territorio di una base permanente dell’Alleanza e l’attivazione della procedura di adesione accelerata alla stessa.[9] La cosa però rischia di creare fratture in seno alla UE e alla NATO stessa, in quanto il Kosovo non è riconosciuto come stato da Spagna, Grecia, Romania, Slovacchia e Cipro. La Bosnia Erzegovina ha invece dato avvio all’iter per l’adesione all’Alleanza, incontrando chiaramente le proteste di Dodik. Oltre alla preoccupante ambiguità Serba, non vanno ignorati i rischi di una crisi economica nella regione Balcanica, essendo i paesi dell’area profondamente legati alla Russia in quanto ad export, che costituisce più del 2% del loro PIL nazionale e, naturalmente, in relazione alla fornitura di gas.[10] Altro fattore di preoccupazione è la giù citata presenza bancaria russa nei Balcani tramite la Sberbank. La situazione è in continua evoluzione e merita un’attenzione particolare: i Balcani, purtroppo, potrebbero diventare nuovamente la polveriera d’Europa sulla scia di dei drammatici avvenimenti che stiamo osservando in Ucraina.
Note
[1] Annessa dalla Russia nel 2014 in violazione delle più basilari norme del Diritto Internazionale
[2] https://www.balcanicaucaso.org/aree/Balcani/Guerra-in-Ucraina-i-Balcani-col-fiato-sospeso-216258?fbclid=IwAR0mkDKdWCyzfQU-wDrQ_vUmGxooXwgBUClbq6f6DW9SKrjTLBIU9q6vQg0
[3] https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/Sonja-Biserko-l-invasione-russa-dell-Ucraina-scatenera-il-caos-nei-Balcani-216174
[4] https://eeas.europa.eu/headquarters/headquarters-homepage/111687/foreign-affairs-council-press-remarks-high-representative-josep-borrell_en
[5] https://iea.rs/wp-content/uploads/2021/07/Stav-gradjana-Srbije-RUSIJA-2021.pdf
[6] Nel complicato rapporto tra Serbia ed Occidente persistono, inoltre, le tensioni risalenti agli interventi della NATO che hanno avuto luogo nella Regione negli Anni Novanta.
[7] Fino al 2006, Serbia e Montenegro erano un’unica entità statale.
[8]https://www.repubblica.it/esteri/2022/03/20/news/il_primo_ministro_del_kosovo_putin_vuole_una_seconda_yalta_i_balcani_ancora_in_pericolo-342177747/
[9] https://www.reuters.com/world/europe/kosovo-asks-us-permanent-military-base-speedier-nato-membership-2022-02-27/
[10] https://www.bruegel.org/2022/01/can-europe-survive-painlessly-without-russian-gas/
Foto copertina:A Belgrado i manifestanti hanno appoggiato l’intervento militare russo in Ucraina: “La Crimea è la Russia, il Kosovo è la Serbia”.