Pere Aragonès è il nuovo Presidente della Generalitat de Catalunya
Dopo più di tre mesi dalle elezioni del 14 febbraio[1] i partiti indipendentisti catalani, Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), Junts per Catalunya e CUP (Candidatura d’Unitat Popular), hanno trovato l’accordo per formare il nuovo governo regionale. Il 21 maggio hanno eletto Pere Aragonès i Garcia 132º Presidente della Generalitat de Catalunya.
I due accordi
L’accordo tra ERC, che detiene la maggioranza parlamentare, e la CUP era stato raggiunto abbastanza facilmente già a marzo e comprende oltre a politiche sociali progressiste una revisione a metà mandato per analizzare l’andamento del dialogo con Madrid, del quale ERC è sostenitrice ma di cui la CUP, come Junts, è scettica[2].
Dall’altra parte, l’accordo tra ERC e Junts, oltre alla spartizione equa dei ministeri e dei fondi europei per la ripresa post-Covid, ricalca l’accordo siglato tra ERC e CUP: un periodo di due anni in cui si seguirà una strategia di dialogo con lo Stato, voluta da ERC, e l’implementazione di politiche di sinistra. Junts aveva impedito per due volte l’investitura in marzo per i disaccordi con Esquerra sulla strategia da adottare per inseguire il sogno di una Catalogna indipendente. Inoltre, desiderava che il Consell per la Repùblica, l’opaco organo privato di coordinazione dell’indipendentismo che Carles Puidgemont guida da Waterloo, avesse un ruolo nel nuovo governo. ERC considera il Consell una piattaforma di proiezione diretta di Puidgemont e rifiuta “cani da guardia” nel governo o altri centri di potere. L’accordo attuale prevede che il Consell abbia un ruolo importante ma ridimensionato rispetto alle aspirazioni iniziali. Creerà “uno spazio di coordinazione, consenso e direzione strategica” tra le principali forze dell’indipendentismo, cioè i tre partiti di governo e le associazioni culturali Òminum Cultural e Assemblea Nazionale Catalana.
L’obiettivo è riformularsi per ottenere quella trasversalità e l’appoggio internazionale che oggi manca alla causa indipendentista. Sarà quindi Esquerra a guidare il processo indipendentista per almeno i primi due anni.
Junts ne esce politicamente ridimensionata ma Carles Puidgemont, architetto del Consell, ne esce con le ossa rotte.
Il Consell non sembra godere dell’appoggio necessario per durare a lungo e il peso politico di Puidgemont si va assottigliando con il tempo. Junts sta da tempo attraversando una crisi identitaria e un vuoto di leadership.
Al suo interno si sono unite figure provenienti da ambiti ideologici e politici diversi. Puidgemont, da parte sua, cerca di tenere viva la fiamma dell’obiettivo indipendentista per non scomparire dalla scena politica. Junts è oggi un partito molto liquido, senza posizioni chiare, che cerca di evitare che Esquerra occupi la centralità della politica catalana[3].
Il nuovo Presidente della Generalitat
Giurista e docente universitario, Pere Aragonès è stato il candidato di Esquerra alle ultime elezioni nonché Presidente della Generalitat ad interim dal settembre 2020 dopo la destituzione di Quim Torra ordinata dal Tribunale Supremo spagnolo (Torra si era rifiutato di togliere lo striscione che chiedeva la liberazione dei prigionieri politici catalani dal balcone del Palau de la Generalitat durante le elezioni spagnole del 2019). Diventa il primo Presidente della Generalitat di ERC nella democrazia post-franchista. Fino ad oggi la distribuzione di forze all’interno della politica catalana aveva visto Junts alla Generalitat e ERC a capo del Parlament de Catalunya. Le elezioni di febbraio hanno sovvertito quest’ordine.
Aragonès nel suo discorso d’investitura ha ribadito la necessità di portare a termine il processo d’indipendenza, di lottare per esercitare “il diritto di decidere” e per ottenere l’amnistia per i leader politici in carcere da ormai due anni[4]. Cosciente però del fragile equilibrio all’interno della coalizione di governo ha evitato chiari riferimenti alle misure da adottare per raggiungere l’indipendenza. Ha parlato di confrontazione non di scontro o unilateralità.
Il Neopresidente ha così difeso la necessità di dialogo con il governo di Madrid.
Ha insistito molto sulla necessità di ampie riforme sociali, sul rafforzamento del settore pubblico e sulla ripresa economica post-pandemia. In accordo con la CUP, mette in primo piano la lotta alle disuguaglianze sociali e la necessità di un nuovo modello produttivo basato pure sull’ecologismo e sul femminismo.
Anche per questo non ha chiuso le porte a En Comù Podem, favorevole alle riforme interne proposte ma contraria a continuare il procès indipendentista, e conta sul Partito Socialista per passare le riforme sociali.
La Scozia è stata citata più volte quale possibile modello.
La Spagna però dovrebbe fare “come il Regno Unito” che nel 2014 permise lo svolgimento del referendum sull’indipendenza scozzese. Una frecciata al governo spagnolo, repressivo quando la Catalogna provò a fare lo stesso.
Gli sviluppi sul fronte scozzese possono influenzare come non mai la politica catalana nei prossimi mesi
La principale sfida di Aragonès consisterà nel mantenere l’equilibrio tra le diverse forze della coalizione e nell’intavolare un dialogo costruttivo e non necessariamente intransigente con Madrid. Tenere a bada gli animi “di lotta” della CUP e anche di Junts non sarà semplice. La CUP ha subito avvertito che l’appoggio al governo non è “un assegno in bianco” e che gli equilibri possono cambiare se i patti non saranno rispettati. In tutto questo, il nuovo esecutivo dovrà riacquistare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni regionali e combattere la crisi sanitaria, economica e sociale attualmente in corso. Bon treball i bona sort!
Note
[1] In Catalogna tutto cambia affinché nulla cambi, , Opinio Juris, aprile 2021, www.opiniojuris.it/in-catalogna-tutto-cambia-affinche-nulla-cambi/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=in-catalogna-tutto-cambia-affinche-nulla-cambi.
[2] La CUP ha nuovamente sostenuto che il dialogo non porterà alla soluzione del conflitto e che “la confrontazione è inevitabile”.
[3] Pancatalanismo, le elezioni catalane, la crisi politica spagnola e le proteste del caso Hasel: intervista a Steven Forti, marzo 2021, Opinio Juris www.opiniojuris.it/pancatalanismo-le-elezioni-catalane-la-crisi-politica-spagnola-e-le-proteste-del-caso-hasel-intervista-a-steven-forti/.
[4] “Vull ser president de la Generalitat per culminar la independència de Catalunya, per fer inevitable l’amnistia i per exercir amb total llibertat el dret a l’autodeterminació, governant per a tota la ciutadania, per al país sencer”. Il suo mentore, nonché Presidente di ERC, Oriol Junqueras, condannato a 13 anni per sedizione e appropriazione indebita, ha potuto assistere all’investitura grazie a un permesso.
Foto copertina: Il vicepresidente della Generalitat, Pere Aragonés. – EFE