Lo scorso 19 luglio, il Presidente sudafricano Cyrill Ramaphosa ha annunciato la firma di un accordo con la Federazione Russa secondo il quale il Presidente Vladimir Putin non parteciperà al summit dei Brics in programma il prossimo 22-24 agosto nel Paese. Secondo fonti interne, la decisione potrebbe essere giunta a seguito di consultazioni tra una delegazione diplomatica dal Sudafrica e la Corte Penale Internazionale, che ha emesso un mandato d’arresto contro il Presidente russo per crimini di guerra commessi in Ucraina.
Il mandato d’arresto contro il Putin
Lo scorso 17 marzo, la Seconda Camera Preliminare della Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso un mandato d’arresto internazionale nei confronti del Presidente russo Vladimir Putin e della Commissaria per i diritti dei bambini del Cremlino Maria Alekseyevna Lvova-Belova per reati commessi in Ucraina dal 24 febbraio 2022. La nota della CPI ha esplicitato infatti che “vi sono fondati motivi di ritenere che Putin e Lvova-Belova siano responsabili di crimini di guerra per la deportazione illegale di bambini dai territori occupati dell’Ucraina alla Federazione Russa, ai sensi dell’articolo 8 (2) lett. (a) e (b)”.[1] Il mandato d’arresto nei confronti di Putin, si inserisce al culmine di un’indagine avviata dal Procuratore capo della Corte pochi giorni dopo l’annuncio dell’aggressione russa, che ha potuto procedere immediatamente e senza necessità di autorizzazioni a seguito del referral del caso di un gruppo di oltre 40 Stati, che – a cominciare dalla Lituania – hanno presentato alla Corte la richiesta di condurre un’investigazione sul caso.[2]
La soluzione sudafricana: accordi paralleli
A prescindere dalla portata giuridica del mandato d’arresto della CPI, non sono mancate recenti discussioni di carattere politico circa il dovere di uno Stato parte dello Statuto di Roma di arrestare il Presidente russo qualora questi si trovasse sul proprio territorio. Da ultimo, il Sudafrica si è recentemente trovato in una posizione politicamente scomoda per via dell’imminente summit dei BRICS in programma dal 22 al 24 agosto, facendo aleggiare un’ “incognita Putin” fino alla serata del 19 luglio, quando il Presidente sudafricano Cyrill Ramaphosa ha firmato un accordo con il Cremlino sancendo di fatto la non partecipazione di Putin al vertice.[3] A sostituirlo sarà probabilmente il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov, permettendo così al Sudafrica di non doversi trovare nella condizione di dover attuare il mandato d’arresto della CPI. Tuttavia, con ogni probabilità la firma di tale accordo non libererà il Sudafrica dalle critiche della comunità internazionale, in quanto non si tratta del primo caso in cui il Paese ha tentato di aggirare le decisioni della Corte Penale. Nel 2015 infatti il Tribunale dell’Aia aveva fortemente condannato il rifiuto di Pretoria di arrestare il Presidente sudanese Omar al-Bashir durante la sua visita nel Paese, nonostante un mandato d’arresto della Corte per crimini commessi in Darfur.[4] Inoltre, fonti interne alla Corte Penale Internazionale e analoghe fonti diplomatiche sudafricane hanno fatto intendere che nei giorni antecedenti la firma dell’accordo tra il Sudafrica e la Federazione Russa sulla mancata partecipazione in presenza di Putin al summit dei Brics siano state avviate consultazioni tra una delegazione dell’Ambasciata del Sudafrica presso i Paesi Bassi e la Corte Penale stessa sulla base dell’art. 97 dello Statuto di Roma. In tale occasione, pare che il Sudafrica abbia presentato l’arresto di Putin come una minaccia alla propria sicurezza interna, per via dei timori di una possibile dichiarazione di guerra da parte del Cremlino. A tal proposito, non è da escludere che si sia giunti ad un accordo su questa vicenda anche tra il Sudafrica e la CPI, la cui divulgazione tuttavia sarà probabilmente rimandata a quando i tempi saranno più maturi.
L’accettazione della giurisdizione della CPI da parte Ucraina
Poiché tanto la Russia quanto l’Ucraina non hanno ratificato lo statuto di Roma che ha istituito la Corte Penale Internazionale, in prima analisi si potrebbe affermare che questa non abbia competenza a giudicare i crimini commessi durante il conflitto. Ciononostante, a livello giuridico il quadro appare ben più articolato. In primo luogo, è bene notare che già nel 2013 il Governo ucraino aveva presentato una dichiarazione ex. Art 12(3) dello Statuto in cui accettava la giurisdizione della Corte per crimini commessi dalla Russia sul proprio territorio tra il 21 novembre 2012 e il 22 febbraio 2022.[5] A tale dichiarazione ne è seguita una seconda nel 2015, che ha sancito la giurisdizione del Tribunale per i fatti commessi dal 20 febbraio 2014, senza tuttavia un limite temporale. Nel 2020, dopo quasi 7 anni di analisi preliminare, la allora Procuratrice dell’ICC Fatou Bensouda aveva concluso che tutti i criteri previsti dallo Statuto per l‘apertura di un’indagine erano integrati. L’indagine comprendeva – oltre ad eventuali crimini connesse alle proteste di Euromaidan, anche l’occupazione russa della Crimea. Pertanto, in virtù di tali dichiarazioni di accettazione della giurisdizione della Corte, all’indomani dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il Procuratore Karim Khan ha potuto avviare le indagini sulla base del referral degli oltre 40 Stati parte e della previa sussistenza della giurisdizione.
La competenza giurisdizionale della CPI: la questione russa
Sebbene come noto la Federazione Russa non abbia ratificato lo Statuto di Roma e non sia pertanto sottoposta ad obblighi giuridici derivanti da tale strumento, non è da escludere in toto la competenza giurisdizionale della Corte Penale Internazionale per i fatti in cui è potenzialmente coinvolto il Cremlino. In merito, le procedure per l’avvio dell’attività di indagine della Corte prevedono tre distinte modalità, ossia l’investigazione motu proprio del Procuratore, su autorizzazione della Camera Preliminare; la richiesta di uno o più Stati parte, come avvenuto nel caso in esame; e infine il referral del Consiglio di Sicurezza, impossibile nella fattispecie per via del potere di veto della Russia. In aggiunta, la Corte ha competenza a giudicare casi che coinvolgono crimini internazionali che ammontano a genocidio, crimini di guerra, crimini di aggressione e crimini contro l’umanità (art. 5-8 Statuto di Roma) compiuti tanto sul territorio di uno Stato parte, quanto da un cittadino di uno Stato parte. Nella fattispecie, le dichiarazioni dell’Ucraina previamente menzionate hanno pertanto sancito la competenza della Corte a procedere all’investigazione di crimini compiuti in territorio ucraino (e non russo), non rendendo così necessaria la ratifica della Federazione Russa dello Statuto di Roma e, al contempo, prescindendo dalla nazionalità del Presidente russo.
Note
[1] International Criminal Court, Situation in Ukraine: ICC judges issue arrest warrants against Vladimir Vladimirovich Putin and Maria Alekseyevna Lvova-Belova, Press Release, 17 marzo 2023. Disponibile al link: https://www.icc-cpi.int/news/situation-ukraine-icc-judges-issue-arrest-warrants-against-vladimir-vladimirovich-putin-and.
[2] V. Chabert, Il ruolo della Corte Penale Internazionale nel conflitto russo-ucraino: intervista a Monica Gazzola, Opinio Juris – Law and Politics Review, 30 luglio 2022. Disponibile al link: https://www.opiniojuris.it/il-ruolo-della-corte-penale-internazionale-nel-conflitto-russo-ucraino-intervista-a-monica-gazzola/.
[3] Putin to miss BRICS summit by mutual agreement, South Africa says, AlJazeera. Disponibile al link: https://www.aljazeera.com/news/2023/7/19/south-africa-putin-to-miss-brics-summit-by-mutual-agreement.
[4] Maggiori informazioni sono disponibili al link: https://issafrica.org/iss-today/the-real-problem-behind-south-africas-refusal-to-arrest-al-bashir.
[5] International Criminal Court, Information for victims, Ukraine. Disponibile al link: https://www.icc-cpi.int/victims/ukraine#:~:text=On%209%20April%202014%2C%20Ukraine,2013%20to%2022%20February%202014%20.
Foto copertina: Il Sudafrica e l’accordo con Putin per raggirare il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale