Israele e Palestina: perchè non si può ridurre ad “un conflitto” né ad uno “scontro tra le parti”


Questo articolo nasce dalla volontà di portare alla luce i fatti in merito a ciò che è accaduto e che sta continuando a consumarsi velocemente nei territori Palestinesi e in Israele. Lo scopo è di analizzare la gravità degli eventi in modo critico, alla luce di una copertura mediatica sia internazionale che nostrana che sta rimuovendo questioni cruciali semplicemente rinforzando una narrazione ben conosciuta che perde aderenza e svia la necessaria analisi del tema, e che soprattutto, evita di chiamare le cose con il proprio nome omettendo informazioni rilevanti e reiterando una terminologia anacronistica.


 

Gerusalemme – e compresi con essa diversi territori palestinesi coinvolti – non vedeva violenze pubbliche ed efferate consumarsi in questo modo da anni. Ci sono diversi fattori in gioco che ci premuriamo di evidenziare nonostante le difficoltà che lo spazio limitato ci pone.

Contesto: i fatti dell’ultimo mese

All’inizio del Ramadan (12 Aprile 2021) le forze di sicurezza israeliane hanno recintato la scalinata che conduce alla porta di Damasco (Bab al-Amud), uno dei principali punti di accesso alla Città Vecchia, precludendo così il tipico riunirsi dopo la preghiera alla moschea di Al-Aqsa dove spesso si consuma a seguito l’Iftar (il pasto che rompe il digiuno durante il mese Sacro di Ramadan). Questo blocco ha creato un clima di tensione, considerati gli scarsi spazi di aggregazione di cui dispone la popolazione palestinese a Gerusalemme. In segno di protesta i fedeli si riunivano ugualmente venendo attaccati dalle forze di polizia con acqua putrescente, granate stordenti oltre che dagli agenti in divisa[1]. Gli scontri, in principio pacifici, hanno portato alla rimozione delle barriere[2] soltanto dopo un gravissimo avvenimento, passato scandalosamente in sordina dai media.

La notte tra il 22 e il 23 di Aprile ha avuto luogo la marcia programmata del gruppo ultra-ortodosso suprematista e di destra Lehava che urlava “morte agli Arabi”[3] esacerbando il clima e tramutando le proteste pacifiche in confronti accesi che riflettono una sproporzione di potere ben nota.

La parata sarebbe stata organizzata come risposta ad un video di Tiktok[4] in cui due uomini arabi schiaffeggiavano sul treno di Gerusalemme un ebreo ultra-ortodosso senza alcun motivo apparente[5]

Dopo alcune ore, il New York Times apre con il seguente titolo: “Israeliani e Palestinesi scontri attorno alla Città Vecchia di Gerusalemme[6]. Come sostiene con veemenza Jewish Voice for Peace (JWP), questo è un titolo di parte che non reca la dovuta attenzione alla grave chiamata a morte[7]. La distorsione del New York Times e dei grandi media non è nuova e non è l’unica, tuttavia, come afferma JWP, è importante sottolineare come uno dei giornali più importanti e più letti titoli un così grave evento. Si è parlato immediatamente di “scontri” – come sempre “tra le parti” – come se non ci fosse un’asimmetria di potere e di violenza, come se fossero scontri usuali. Non è andata così: una pletora di estrema destra ultra-ortodossa ha riunito centinaia di suprematisti ebrei guidati dal leader ultra-sionista Bentzi Gopstein, e ha urlato “morte agli Arabi” (la scelta linguistica in riferimento al termine “Arabi” e non ai palestinesi non è casuale, dal momento che nella prospettiva ideologica della destra Israeliana la Palestina non esiste[8]).

Questo non è “un conflitto” né una “scontro tra le parti”. Vi era una folla armata a cui è stato permesso di marciare e che ha assalito fisicamente e verbalmente i palestinesi con slogan inneggianti al genocidio. Tuttavia, quella notte la marcia pianificata e guidata dal famigerato gruppo anti-Arabo suprematista ebraico, Lehava, non fu impedita. Centinaia di persone hanno sfilato nel centro di Gerusalemme urlando in una chiamata che riflette le pagine più buie della storia che – ironicamente – in Europa ricordiamo bene quando pensiamo al preludio della forza genocida consumatasi durante la Seconda Guerra Mondiale, Ciò è stato ribadito anche dall’artista e performer Queer Israeliana Ita Segev[9]

La polizia ha cercato di prevenire che i palestinesi raggiungessero la controparte israeliana. Secondo quanto riportato da Haaretz, le forze di polizia hanno iniziato a sparare gas lacrimogeni ai palestinesi, cercando di disperdere la folla attraverso la polizia a cavallo mentre venivano risparmiati i manifestanti estremisti israeliani[10]. Tuttavia, granate stordenti, lacrimogeni e cannoni ad acqua sono stati impiegati solo contro i manifestanti palestinesi[11]. Questo evento, che ha contato 100 feriti palestinesi e 20 tra le forze di polizia israeliane[12], non è una tantum, ma fa parte di una logica istituzionalizzata, che ha gravi implicazioni tanto quanto la crescita dell’estrema destra in Israele, che non è un fenomeno di nicchia[13].

Sheikh Al-Jarrah e l’espropriazione delle terre

Israele sta attuando una politica di espropriazione inclusa a pieno titolo in meccanismi di pulizia etnica. Ergere a incomprensibili dei fatti piuttosto chiari e intellegibili – nonostante la complessità storiche del conflitto arabo-israeliano –  non fa che distogliere l’attenzione dalla questione. Se questo nodo cruciale non viene esplicitato con trasparenza, sia le azioni di dissenso e di protesta che le risposte repressive verranno comunque minimizzate e rese insensate.
I posizionamenti di parte stanno contribuendo a foraggiare una conversazione sterile nella quale si cerca continuamente di attribuire colpe risalendo a uno schema di vittime e carnefici. Questo posizionamento sacrifica una seria presa di coscienza di questioni relative agli squilibri di potere di ben più elevata importanza bipartisan. I rapporti di forza sono chiari: c’è un potere che esercita funzioni governative militari e poliziesche e dall’altra c’è una popolazione sotto occupazione.

In questa cornice, inquadriamo gli episodi di estrema tensione che dalla Città Vecchia si sono allargati verso un’escalation di violenza sempre più incontrollata circa ad un chilometro di distanza nel quartiere conteso di Sheikh Jarrah. Non avendo modo di analizzare la storia del quartiere e le sue complessità ci limitiamo a parlare degli eventi più recenti. Vi sono un numero di abitazioni e proprietà contese che erano state assegnate ai rifugiati palestinesi nel periodo compreso tra il 1948, anno della fondazione di Israele e della Nakba palestinese, e il 1967, anno della Guerra dei Sei giorni e inizio dell’occupazione israeliana di Gerusalemme Est, di Gaza e della Cisgiordania. La posizione sostenuta dalle lobby di coloni ebraiche è che quelle abitazioni prima del 1948 sarebbero appartenute agli ebrei e dunque a loro dovrebbero ritornare. La battaglia si fossilizza su questioni legali e sentenze emanate (senza un vero e proprio contraddittorio palestinese) dalla Corte Israeliana. A questo si aggiunge l’inesistenza di un diritto parimenti egualitario per i palestinesi alla terra in altre zone o nella controparte ovest della Città, ad esempio, che apparteneva ai palestinesi prima del 1948. Negli ultimi giorni, le autorità Israeliane insieme ai coloni hanno portato avanti operazioni di cosiddetto “sfratto” dei palestinesi dalle loro case dove hanno vissuto per tutta la loro vita[14] – azioni non ritenute legittime dagli abitanti e regolamentate da una giurisprudenza che non garantisce equità come l’Absentee Property Law del 1950[15]. È bene ricordare che le politiche di costruzione all’interno di Gerusalemme Est sono sempre più smodate e a briglia sciolta rispetto anche agli accordi internazionali e alimentano la capitalizzazione, oltremodo violenta e basata sull’espropriazione indebita di terre ai danni dei palestinesi[16].

Le resistenze poste dai palestinesi e la repressione israeliana hanno visto più di 200 feriti iniziali[17]. Nel momento in cui le proteste, in principio pacifiche, si sono manifestate a Sheikh Jarrah con arresti, pestaggi, coloni che letteralmente si arrampicavano nelle case dei palestinesi per infiltrarvisi mentre le persone venivano brutalmente scacciate dalle loro abitazioni private, il clima di tensione ha raggiunto anche il cuore della Città Vecchia.

L’ultimo venerdì del Ramadan, migliaia di fedeli palestinesi si sono riuniti per pregare fuori dalla Moschea di Al-Aqsa[18]. In totale, più di 70.000 si sono riuniti per partecipare alle preghiere finali del Venerdì del Mese Santo[19].

A causa della situazione, quantomeno caotica, le autorità israeliane hanno iniziato ad impedire agli autobus provenienti dalle zone più periferiche dei territori palestinesi di recarsi a Gerusalemme. Tale provvedimento è stato giustificato sostenendo che era in corso il tentativo di individuare delle persone specifiche e potenzialmente pericolose e impedirgli di raggiungere la moschea[20], un gesto che indubbiamente ostacola la libertà religiosa degli abitanti della città che a centinaia hanno tentato di marciare a piedi per dirigersi verso il luogo di culto[21].

Dopo la preghiera del venerdì, i palestinesi si sono riversati in strada protestando pacificamente; tra la folla visibili bandiere sia della Palestina che di Hamas[22]. La polizia israeliana – che da giorni aveva schierato un gran numero di ufficiali nella città di Gerusalemme (specialmente nella Città Vecchia) – ha subito provveduto a chiudere le strade che portano alla moschea. Alle manifestazioni pacifiche, la polizia israeliana ha risposto violentemente per tutta la giornata, costringendo molti a ritirarsi nella moschea e nascondersi entro i confini dei santuari all’interno del complesso[23]. Più tardi quella sera, le forze israeliane hanno usato gas lacrimogeni, granate stordenti e proiettili d’acciaio rivestiti di gomma per disperdere i fedeli nei pressi della moschea. Il risultato sono centinaia di feriti e ricoverati; secondo la Mezzaluna Rossa palestinese sono in molti ad essere stati colpiti al viso e agli occhi[24].

Moltissimi fedeli rimangono riuniti tutta la notte in preghiera all’interno della moschea.

Il punto di non ritorno arriva durante “Laylat al-Qadr”, uno dei momenti più sentiti e sacri di un mese di Ramadan già tormentato. Nella mattinata seguente, il 10 maggio 2021, le forze dell’esercito israeliano (IDF) prendono d’assalto in assetto di guerra la Spianata delle moschee e fanno irruzione armati con granate e proiettili di gomma dentro la Moschea di Al-Aqsa dove i fedeli stavano pregando e dove alcuni si erano rifugiati, provocando centinaia di feriti[25]. Come ricorda Lorenzo Forlani[26], lo Statuto di Roma, che istituì nel 1998 la Corte Penale Internazionale dell’Aja, esplicita limpidamente che “chiunque diriga intenzionalmente i suoi attacchi contro edifici adibiti al culto religioso, all’arte, all’educazione, alla scienza ed a propositi caritatevoli o culturali, sta commettendo un crimine di guerra”. Tale episodio scavalca la questione religiosa ed evidenzia come le spiegazioni che riducono la narrazione a fazioni etniche o religiose, come fossero tifoserie, sviino il focus distraendo dalla gravità dei crimini commessi dal modello sionista messo in pratica dallo Stato di Israele.

Parallelamente proseguono le violenze di cui sopra nel quartiere di Sheikh Jarrah dove centinaia di palestinesi vengono picchiati, arrestati e gettati fuori dalle loro abitazioni in piena violazione dei diritti umani. Tutto ciò si consuma nel silenzio e nell’immobilità della comunità internazionale.

Per una coincidenza, lo “sfratto” e l’assalto delle forze israeliane sono avvenute in concomitanza al Jerusalem Day (9-10 Maggio), giorno in cui Israele in si festeggia l’occupazione di Gerusalemme del 1948. Migliaia di Israeliani vengono filmati mentre ballano e cantano con alle spalle le fiamme provenire dalla Spianata dopo la sua grave violazione che ha portato decine di morti e feriti tra i palestinesi.

Questo evento ha portato ad un ulteriore acuirsi delle tensioni e al via a scontri che hanno visto nella stragrande maggioranza i palestinesi disarmati, e Israeliani perlopiù armati e supportati dalle forze di sicurezza, che, in primis, hanno permesso e coperto l’agire dei coloni Israeliani anche nella Spianata contro i palestinesi[27].

Gli interessi politici e la cooptazione mediatica

A questo scenario si aggiunge la dimensione relativa alla copertura mediatica e al ruolo dei social media.

Gli eventi dall’inizio del Ramadan ad oggi sono stati raccontati e titolati con delle gravi lacune, spesso ricorrendo ad una narrativa che distoglie dalle violazioni dei diritti umani. Come più volte ribadito da attivisti, Ong, dalle Nazioni Unite[28] e, come riportato da Human Rights Watch[29] – che non ha di certo la fama di essere l’emblema del criticismo – quello che lo stato di Israele sta portando avanti è Apartheid e pulizia etnica.

Tuttavia, gli scontri consumatisi nella Spianata delle moschee sono stati interpretati dai più come usuali, senza effettuare né una contestualizzazione della tensione, né una riflessione sulle ragioni che da decenni stremano gli abitanti palestinesi di Gerusalemme Est e dei territori occupati. A questo si aggiunge anche la cooptazione mediatica, non solo in termini di narrative, omissioni di fatti e titolazioni indebite, ma anche veri e propri cyber attacks volti a silenziare e censurare gli attivisti e soggetti singoli che utilizzano i canali social per portare evidenze e dar luce a fatti spesso edulcorati dai media formali[30]. È documentato che Facebook, Instagram e Twitter stiano censurando, cancellando post e hashtag relativi alle violenze nei territori occupati di Gerusalemme Est, specialmente quando si tratta di violenze della polizia o dell’esercito e di coloni israeliani[31]. Pagine come “Save Sheikh Jarrah[32] sono state chiuse su Facebook e da giorni gli utenti lamentano la censura, limitazione e chiusura dei loro account perché accusati di violare gli standard della community[33]; così come Instagram ha reso “contenuti sensibili” quanto trasmesso dai social media non solo nel caso di immagini crude, ma anche in casi in cui a essere condivise sono mere informazioni, soprattutto se si tratta di forze di polizia israeliane che arrestano o che attaccano[34]. Di difficile reperimento sono anche video di coloni israeliani che si arrampicano nelle abitazioni palestinesi per infiltrarvisi.

C’è un evidente difficoltà a portare avanti un’informazione intellettualmente onesta e dunque a essere presi sul serio soprattutto quando le denunce di evidenti violazioni di diritti umani vengono reindirizzate a sostegno di una parte o dell’altra. Questa postura elude da una necessaria presa di coscienza rispetto alle dinamiche di potere e tende a delegittimare chi parla come fosse viziat* da un filtro ideologico. Il risultato è una grave ostruzione dell’analisi oggettiva che non ha preferenze di etnia, religione o parti ma una chiara volontà di prendere sul serio le violazioni dei diritti umani e l’impunità di queste. Per quanto scomodo, bisogna nuovamente ricentrare il focus sui fatti e non impedire di parlare di quello che succede soprattutto mettendo in discussione una condizione di oppressione documentata che i palestinesi vivono e che merita di essere creduta e raccontata per come è e non come una sua versione.

Non ultimo, è da sottolineare il tempismo con cui tutto questo avviene. La politica interna israeliana è in un momento difficile. Soprattutto è un momento critico per il Primo Ministro Bejamin Netanyahu. L’escalation di violenza, repressione e la sentenza su Sheikh Jarrah coincidono con le grandi difficoltà che il Premier sta avendo nel formare un governo, dopo tre elezioni consecutive e quando il suo competitor Benny Gantz[35] – meno morbido di lui sulla questione del trattamento dei palestinesi – sta cercando di creare una coalizione[36].

La politica interna palestinese si trova allo stesso modo in un momento difficile, il Presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) Mahmoud Abbas ha annullato le elezioni – decisione che ha visto molte critiche –  e ha comunicato la sua vicinanza alle proteste.

La risposta di Gaza e i bombardamenti israeliani: mai così tante morti dal 2014 e non è ancora finita

Dal 10 maggio l’escalation si amplia con l’intervento di Hamas che aveva lanciato un ultimatum alle forze militari Israeliane (IDF) in merito ai recenti fatti di Gerusalemme e dintorni[37].

Dalla Striscia di Gaza sono stati lanciati moltissimi razzi dalle Izzedine al-Qassam Brigades, che costituiscono l’ala militare di Hamas – il partito politico eletto a Gaza la cui ala militare è considerata un gruppo terroristico da molti tra cui l’Unione Europea[38]. Ad oggi, 13 Maggio 2021 dai territori palestinesi sono stati lanciati altri 130 razzi che portano il calcolo totale a più di un migliaio[39]. Israele ha risposto con un centinaio di attacchi aerei e negato la de-escalation delle violenze su cui l’Europa si è timidamente pronunciata[40] insieme a molti altri paesi, mentre gli Stati Uniti confermano il supporto incondizionato a Israele[41]. La risposta dello Stato ebraico è di totale rifiuto di un qualsiasi coinvolgimento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nelle vicende la cui immobilità è presumibilmente dovuta al supporto tramite il meccanismo di veto da parte degli Stati Uniti.

È doveroso precisare che i razzi lanciati dalla Striscia sono rudimentali e hanno l’obiettivo di ostruire Iron Dome, il sistema di difesa missilistica israeliano trai più potenti al mondo. La maggior parte dei razzi lanciati dalla Striscia è stata intercettata da tale sistema di difesa, lo stesso non si può dire per i bombardamenti aerei israeliani che da lunedì hanno ucciso almeno 83 persone e ne hanno ferite oltre 500, tra le vittime anche 17 minori[42]. È stato inoltre raso al suolo un complesso che ospitava circa 80 famiglie.

In Israele, sei persone sono morte a causa dei missili lanciati da Hamas, tra cui un bambino di sei anni. Al momento, Israele ha annunciato di essere intenzionato a proseguire con i raid aerei e che si preparerà a invadere la Striscia militarmente[43].

Il contesto della Striscia di Gaza va esplicitato. Dal sito dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA)[44] è possibile leggere che Israele ha imposto restrizioni di movimento sulla Striscia di Gaza sin dall’inizio degli anni ’90. Le restrizioni si sono intensificate nel giugno 2007, in seguito al potere acquisito a Gaza da parte di Hamas, che ha visto l’attuazione da parte israeliana di un embargo terrestre, marittimo e aereo – che include beni di prima necessità – motivato da ragioni di sicurezza. Nonostante l’allentamento di alcune restrizioni legate al blocco negli ultimi anni, quasi 2 milioni di palestinesi rimangono bloccati all’interno della Striscia. A questi ultimi è negato il libero accesso al resto del territorio e al mondo esterno. Il blocco ha minato le condizioni di vita nell’enclave costiera e frammentato il suo tessuto economico e sociale.

Alla luce della gravità dei fatti risulta ad oggi indebito parlare nei termini usuali di “conflitto”, “scontri (tra le parti)” che riducono a delle vicende ormai tristemente normalizzate quelle che sono pratiche di apartheid e colonialismo, espropriazione di terre, pulizia etnica, regimi di militarizzazione e violenza poliziesca impunita, fino ai crimini di guerra e contro l’umanità che meritano di essere portati alla luce e perseguiti con strumenti legali.


Note

[1]Reuters. “Ramadan nights see Israeli police and Palestinians face off in Jerusalem”. 22 Aprile 2021. Link: https://www.reuters.com/world/middle-east/ramadan-nights-see-israeli-police-palestinians-face-off-jerusalem-2021-04-22/
[2] S. Farrell, A. Rabinovitch. “Palestinians cheer as Israeli barriers come down after Jerusalem Ramadan clashes”. Reuters. 26 Aprile 2021. Link: https://www.reuters.com/world/middle-east/palestinians-cheer-israeli-barriers-come-down-jerusalem-easing-nightly-ramadan-2021-04-25/
[3] MEE Staff. “’Death to Arabs’: Chaos erupts in Jerusalem after far-right march”. Middle East Eye. 22 Aprile 2021. Link:  https://www.middleeasteye.net/news/jerusalem-death-to-arabs-far-right-anti-palestinian-march
[4] A. Rabinowitz. “Two Palestinian Teens Arrested in Jerusalem Assault of Haredi Man Shared on TikTok” Haaretz. 20 Aprile 2021. Link: https://www.haaretz.com/hblocked?returnTo=https%3A%2F%2Fwww.haaretz.com%2Fisrael-news%2F.premium-two-palestinian-teens-arrested-in-jerusalem-assault-of-haredi-man-shared-on-tiktok-1.9729592
[5] Toi Staff. “East Jerusalem teenagers arrested on suspicion of slapping Haredi boys on train”. Times of Israel. Link: https://www.timesofisrael.com/east-jerusalem-teenager-arrested-on-suspicion-of-slapping-haredi-boys-on-train/
[6]I. Kershner. “Israelis and Palestinians Clash Around Jerusalem’s Old City” The New York Times.  23 Aprile 2021. Link: https://www.nytimes.com/2021/04/23/world/middleeast/israelis-palestinians-clash-jerusalem-old-city.html
[7] Foto di Facebook dalla pagina di Jewish Voice for Peace. Link: https://www.facebook.com/186525784991/photos/a.10150125586109992/10160860845549992/
[8] C. Capelli. “Le vene aperte di Gerusalemme”. QCode Magazine. 8 maggio 2021. Link: https://www.qcodemag.it/indice/interventi/le-vene-aperte-di-gerusalemme/
[9] Foto di Instagram pubblicata dall’account di Ita Segev. Link: https://www.instagram.com/p/COAoaYFjkJb/
[10] N. Hasson. “Dozens Wounded in Far-right, anti-Arab Jerusalem Protest” Haaretz. 22 Aprile 2021. Link: https://www.haaretz.com/israel-news/.premium-we-re-burning-arabs-today-jewish-supremacists-gear-up-for-jerusalem-march-1.9737755
[11] D. Kuttab. “Violence in Jerusalem as far-right Jewish extremists attack Palestinians”. Arab News. 24 Aprile 2021. Link: https://www.arabnews.com/node/1847611/middle-east
[12] BBC. “East Jerusalem clashes leave over 100 injured” . 23 Aprile. Link: https://www.bbc.com/news/world-middle-east-56854275
[13] MEE Staff. “Israeli press review: Report finds widespread racism among Israel’s youth” Middle East Eye. 19 Febbraio 2021. Link: https://www.middleeasteye.net/news/israel-youth-racism-widespread-press-review
[14] C. Capelli. “Le vene aperte di Gerusalemme”. QCode Magazine. 8 maggio 2021. Link: https://www.qcodemag.it/indice/interventi/le-vene-aperte-di-gerusalemme/
[15] Nel merito si consiglia la lettura di: Y. Ben-Illel, “The Absentee  Property Law and its implementation in East Jerusalem”. Norwegian  Refugee Council. Maggio 2013. Link: https://www.nrc.no/globalassets/pdf/reports/the-absentee-property-law-and-its-implementation-in-east-jerusalem.pdf
[16] Si consiglia la lettura delle seguenti fonti: – Kaminker, S. (1997). For Arabs only: building restrictions in East Jerusalem. Journal of Palestine Studies26(4), 5-16.
– Shlomo, O. (2016). Between discrimination and stabilization: The exceptional governmentalities of East Jerusalem. City20(3), 428-440.
– Baumann, H. (2019). Disrupting movements, synchronising schedules: Time as an infrastructure of control in East Jerusalem. City23(4-5), 589-605.
[17] “Hundreds hurt as Palestinians protest evictions in Jerusalem”. Al-Jazeera. 7 Maggio 2021. Link: https://www.aljazeera.com/news/2021/5/7/al-aqsa-worshippers-protest-palestinian-evictions-in-jerusalem
[18] F. Andrews. “Al-Aqsa under attack: How Israel turned holy site into a battleground” Middle East Eye. 12 Maggio 2021. https://www.middleeasteye.net/news/israel-palestine-aqsa-attacks-how-violence-unfolded
[19] Ibidem
[20]“After several hours, Jerusalem highway reopened in both directions” Times of Israel. 8 Maggio 2021. Link: https://www.timesofisrael.com/liveblog_entry/after-several-hours-jerusalem-highway-reopened-in-both-directions/
[21] Ibidem
[22] F. Andrews. “Al-Aqsa under attack: How Israel turned holy site into a battleground” Middle East Eye. 12 Maggio 2021. https://www.middleeasteye.net/news/israel-palestine-aqsa-attacks-how-violence-unfolded
[23] Ibidem
[24] Israeli police wound dozens of Palestinians in Al Aqsa Mosque raid” TRTWorld. 8 Maggio, 2021. Link: https://www.trtworld.com/middle-east/israeli-police-wound-dozens-of-palestinians-in-al-aqsa-mosque-raid-46546
[25] F. Andrews. “Al-Aqsa under attack: How Israel turned holy site into a battleground” Middle East Eye. 12 Maggio 2021. https://www.middleeasteye.net/news/israel-palestine-aqsa-attacks-how-violence-unfolded
[26] L. Forlani. “Israele, l’operazione contro Gaza è solo all’inizio: mai così tante vittime dal 2014. La miccia dell’”ordine di sfratto” a Gerusalemme”. Il Fatto Quotidiano. 11 Maggio 2021. Link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/05/11/israele-loperazione-contro-gaza-e-solo-allinizio-mai-cosi-tante-vittime-dal-2014-la-protesta-accesa-dallordine-di-sfratto-a-gerusalemme/6194369/?fbclid=IwAR00wfZVpGuLOw2FM4KCnEGTAZUoeG6gY1Re4jg9vzwwPbfObg1tp6W2XF8
[27] Ibidem.
[28] Assemblea Generale delle Nazioni Unite, https://www.un.org/unispal/wp-content/uploads/2020/06/AHRC43NGO185.pdf
[29]  Human Rights Watch, A Threshold Crossed Israeli Authorities and the Crimes of Apartheid and Persecution. Aprile 2021. Link: https://www.hrw.org/sites/default/files/media_2021/04/israel_palestine0421_web_0.pdf
[30] K. Kadabashy. “Facebook, Instagram accused of bias by censoring Palestinian content”. Arab News. 11 Maggio 2021 Link: https://www.arabnews.com/node/1856631/media
[31] L. Alsaafin. “Palestinians criticise social media censorship over Sheikh Jarrah”. Al-Jazeera. 7 Maggio 2021. Link:  https://www.aljazeera.com/news/2021/5/7/palestinians-criticise-social-media-censorship-over-sheikh-jarrah
[32] trad. Salvate Sheikh Jarrah
[33] “Data rights groups: Instagram, Twitter deleting Palestinian posts” TRTWorld. 11 Maggio 2021. Link: https://www.trtworld.com/middle-east/data-rights-groups-instagram-twitter-deleting-palestinian-posts-46612
[34] K. Kadabashy. “Facebook, Instagram accused of bias by censoring Palestinian content”. Arab News. 11 Maggio 2021 Link: https://www.arabnews.com/node/1856631/media
[35]  A. Bagaini. “Who Is Benny Gantz, Netanyahu’s Main Opponent” ISPI. 5 Aprile 2019 Link: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/who-benny-gantz-netanyahus-main-opponent-22765
[36] TOI Staff. “Gantz turns down Netanyahu debate challenge: ‘I don’t work for him’” Times of Israel. 19 Febbraio 2021.  Link: timesofisrael.com/gantz-turns-down-netanyahu-debate-challenge-i-dont-work-for-him/  
[37]Y. Melman. “Al-Aqsa attack: Israel’s Netanyahu, the agent of chaos”. Middle East Eye. 11 Maggio 2021 Link:  https://www.middleeasteye.net/news/israel-palestine-gaza-aqsa-attack-netanyahu-chaos?fbclid=IwAR3OGhq7SzAsG9F7DM69yiQTc8Vpkb3SIW4nWF6aFN6CM6on1ANM205GGjk
[38] “EU court takes Hamas off terrorist organisations list” BBC. 17 Dicembre 2014. Link: https://www.bbc.com/news/world-middle-east-30511569
[39] Striscia di Gaza, Israele pronto all’invasione via terra: “Ci prepariamo alla battaglia”. Nuovi raid contro Hamas: “Uccisi 60-80 miliziani”. Il Fatto Quotidiano. 13 Maggio 2021.  Link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/05/13/striscia-di-gaza-israele-pronto-allinvasione-via-terra-ci-prepariamo-alla-battaglia-nuovi-raid-contro-hamas-uccisi-60-80-miliziani/6196316/
[40] Ibidem.
[41] M.C. Hernandetz. “US President Biden: Israel “has a right to defend itself when you have thousands of rockets flying into your territory” AA. 13 Maggio2021. Link:  https://www.aa.com.tr/en/world/us-president-biden-israel-has-a-right-to-defend-itself-when-you-have-thousands-of-rockets-flying-into-your-territory/2239541
[42] Gaza death toll rises to 83, 500 injured. AnsaMed. 13 Maggio 2021. Link: https://www.ansamed.info/ansamed/en/news/sections/generalnews/2021/05/13/gaza-death-toll-rises-to-83-500-injured_ab1b882c-a7fb-4c67-b49f-69d9b6b8cd88.html#:~:text=(ANSAmed)%20%2D%20GAZA%2C%20MAY,17%20children%20and%20seven%20women.[43] C. Quln. Israel Mulls Gaza Ground Invasion. Foreign Policy. 13 Maggio 2021. Link: https://foreignpolicy.com/2021/05/13/israel-gaza-hamas-ground-invasion/
[44]  “Gaza Blockade” OCHA Link: https://www.ochaopt.org/theme/gaza-blockade


Foto copertina: Scontri davanti la Cupola della Roccia al centro della Spianata delle Moschee