Dal 31 ottobre al 12 novembre oltre 30,000 delegati provenienti da più di duecento paesi e 100 capi di Stato e di Governo si sono riuniti a Glasgow per la ventiseiesima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP26). L’intesa USA – Cina apre uno spiraglio, ma non scongiura il fallimento di un accordo finale definito “deludente”.
Gli obiettivi
Due settimane di negoziati sul clima hanno visto impegnati i leader mondiali a Glasgow, riuniti al fine di negoziare le regole sull’operatività dell’Accordo di Parigi e gettare le basi per il processo politico che dovrebbe portare ad impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni entro il 2030. Rimandati di un anno a causa della pandemia da Covid-19,[1] intensi tavoli negoziali si sono infatti susseguiti attorno ai quattro grandi obiettivi prefissati in seno alla ventiseiesima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima a presidenza britannica, ovvero l’azzeramento delle emissioni nette a livello globale entro il 2050 e la limitazione dell’aumento delle temperature a 1,5°C; la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali; la mobilitazione di finanziamenti; ed infine la cooperazione.[2] A tal proposito, in risposta alle proteste dei Fridays For Future e alle dichiarazioni cariche di rabbia di Greta Thunberg, che dopo il celebre intervento sul “bla bla bla” alla PreCop di Milano[3] ha accusato la COP26 di essere un “festival del green-washing,”,[4] buona parte dei grandi paesi del mondo si è presentata a Glasgow con caute promesse di neutralità climatica. Se da un lato le divisioni interne al Partito Democratico di Biden e il G20 di Roma non hanno portato ad alcun impegno vincolante al 2030, l’Unione Europea – in piena crisi energetica – ha invece registrato un timido crollo delle emissioni rispetto al 1990, giungendo nella città scozzese apparentemente consapevole delle sfide che la attendono negli anni a venire.[5] Mancano tuttavia all’appello i Presidenti di Cina e Russia.
Questioni globali e giornate tematiche
Acqua, deforestazione, agricoltura, energia e trasporti sono alcune delle questioni globali affrontate nel corso dei negoziati della COP26, organizzati attorno a specifiche giornate tematiche. Ampie divisioni fra le potenze responsabili dell’inquinamento hanno caratterizzato le discussioni relative al contenimento dell’innalzamento delle temperature e le tempistiche per passare all’azione. Si allarga al contempo anche il divario fra i Paesi per l’azzeramento delle emissioni,[6] con il freno di Cina e India che rimandano l’obiettivo delle emissioni zero rispettivamente al 2060 e 2070.[7] Al contempo, Russia, Cina, India e gran parte del mondo arabo – i principali produttori di gas – restano fuori dall’accordo per la riduzione delle emissioni di metano, confermando l’orientamento in favore ad una scadenza meno stringente;[8] solamente un numero limitato di Stati ha invece firmato il Beyond Oil and Gas Alliance (BOGA), l’iniziativa promossa da Danimarca e Costa Rica che prevede l’impgno a non concedere più licenze, concessioni o leasing per la produzione ed esplorazione di gas e petrolio.[9]
Preservazione delle foreste
Tra i primi timidi e parziali risultati della COP26, il 2 novembre i leader di più di 130 paesi che insieme ospitano circa il 91% del suolo forestale globale hanno sottoscritto una Dichiarazione sulle foreste e l’uso del suolo, che mira a limitare e porre fine alla deforestazione entro il 2030.[10] Un investimento pari a 19,2 miliardi di dollari coperti da fondi pubblici e capitali privati avrà infatti l’obiettivo di promuovere la conservazione delle foreste, e allo stesso tempo preservare i diritti delle comunità locali e indigene che dipendono da tali ecosistemi per la propria sussistenza.[11] Tra gli Stati firmatari, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha sottoscritto l’accordo congiuntamente a Congo, Indonesia, Colombia e Russia, paesi i cui confini nazionali ospitano alcune tra le più estese foreste del pianeta. Il premier britannico Boris Johnson ha tuttavia invitato ad un “cauto ottimismo”, ricordando che per raggiungere gli obiettivi dell’accordo vi è ancora molta strada da fare. Gli allevamenti e le coltivazioni intensive, causa principale della deforestazione, non sono stati oggetto di discussione.
Clima e finanza
Il 3 novembre un gruppo di 450 investitori, istituti finanziari e banche appartenenti al Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ) hanno sottoscritto l’impegno a finanziare le economie mondiali con fondi pari a 130 miliardi di dollari al fine di sostenere il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050. Tra i principali firmatari, Generali, Sanpaolo e Unicredit hanno espresso il loro sostegno all’iniziativa, che rimane tuttavia una mera dichiarazione giuridicamente non vincolante. Si apre quindi la questione del monitoraggio delle attività di investimento degli istituti finanziari coinvolti, che – se non in linea agli impegni sottoscritti a Glasgow – rischiano di risultare in mere operazioni di greenwashing.[12]
Agricoltura sostenibile ed uso del territorio
La necessità di investimenti urgenti per il passaggio a metodi di agricoltura più sostenibili è stata oggetto della settima giornata di negoziazioni nella città scozzese.[13] A tal proposito, i governi di 45 paesi sotto la guida del Regno Unito hanno dichiarato il loro impegno a stanziare $4 miliardi per l’innovazione del settore agricolo, responsabile di più di un quarto delle emissioni globali di gas serra, ed in particolare per lo sviluppo di sementi resistenti ai cambiamenti climatici e tecnologie volte ad accrescere la salute del suolo.[14] Il Regno Unito ha poi annunciato un finanziamento pari a 500 milioni di sterline per sostenere l’attuazione della Forest, Agriculture and Commodity Trade (FACT) Roadmap, lanciata durante il World Leaders Summit nei primi giorni della COP26.[15] Ulteriori 65 milioni di sterline sosterranno una “giusta transizione rurale” per sostenere i paesi in via di sviluppo nella transizione verso pratiche e politiche agricole più sostenibili.[16]
9 Novembre: Gender-day
“Donne e ragazze sono colpite in modo sproporzionato dai cambiamenti climatici. Esse sono tuttavia in prima linea nella lotta alla crisi climatica, guidando le comunità di tutto il mondo nell’adattamento e nella resilienza”.[17] Così ha affermato il Presidente della COP26 Alok Sharma in apertura della nona giornata di negoziati, dedicata all’uguaglianza di genere. In tale occasione, sotto gli auspici dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’Uguaglianza di genere e l’empowerment femminile (UN Women), 14 leader e numerosi attivisti hanno firmato la Dichiarazione sulla leadership delle donne,[18] con la quale sottolineano il loro impegno in azioni volte a sostenere l’attività di donne e ragazze nella crisi climatica. Su questa linea si è pronunciata anche la Prima Ministra scozzese Nicola Sturgeon, che ha annunciato l’impegno del proprio governo all’interno della coalizione Feminist Action for Climate Justice, i cui obiettivi prevedono la possibilità per le donne di condurre una transizione giusta verso un’economia verde; l’accesso diretto ai finanziamenti per soluzioni climatiche che promuovono la parità di genere; e una maggiore resilienza di donne e ragazze agli impatti e ai danni climatici.[19]
Trasporti ad emissioni zero
La questione dei trasporti è stata al centro delle discussioni durante l’undicesima giornata del summit di Glasgow. Di fatto, i negoziati si sono svolti attorno all’obiettivo della decarbonizzazione del settore del trasporto aereo e marittimo, e di un mercato globale delle auto a zero emissioni entro il 2040 (da raggiungere però entro il 2035 in seno ai principali mercati).[20] Ciononostante, l’ostruzionismo di Stati Uniti, Germania e Cina – tra i principali mercati del settore automotive – ha impedito una possibile azione concreta verso la realizzazione dell’ambizioso obiettivo. Sono tuttavia seguite la firma della Clydebank Declaration sulla creazione di rotte decarbonizzate fra i nodi portuali più importanti,[21] e la creazione dell’International Aviation Climate Ambition Coalition sotto l’egida di un gruppo di Stati (Italia compresa) che intendono ridurre le emissioni nel settore aereo e promuovere nuove tecnologie aeronautiche innovative a zero emissioni.[22]
Stati Uniti e Cina raggiungono un’intesa
È giunto a sorpresa e sul finire della COP26 l’annuncio della firma di una dichiarazione fra Washington e Pechino che prevede l’impegno dei due paesi a ridurre le emissioni di gas serra nel prossimo decennio. Protagonisti delle negoziazioni l’inviato speciale americano per il clima John Kerry e la sua controparte cinese Xi Zhenhua, i quali hanno dichiarato l’intenzione dei rispettivi paesi di “lavorare insieme in un’iniziativa comune sul clima”.[23] Oltre alla generica promessa di accelerare la transizione verso un’economia a zero emissioni nette, i termini dell’accordo appaiono piuttosto vaghi e ancora lontani dagli obiettivi prefissati sei anni fa a Parigi per il contenimento delle temperature entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali:[24] sono di fatto assenti una roadmap e scadenze precise, così come generico è il linguaggio impiegato nella dichiarazione. Ciononostante, l’intesa potrebbe inaugurare una decisiva inversione di tendenza nei rapporti di cooperazione climatica fra le due potenze, le cui emissioni rappresentano il 40% del totale globale, e allo stesso tempo fornire un chiaro segnale politico a paesi inquinatori come Australia, Russia e Arabia Saudita, tradizionalmente avversi all’assunzione di impegni ambiziosi per la lotta ai cambiamenti climatici. L’accordo è stato accolto positivamente dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il quale lo ha definito “un passo nella giusta direzione” ed un esempio della collaborazione e solidarietà necessarie ad affrontare la crisi climatica.[25] Un incontro fra Joe Biden e Xi Jinping appare dunque imminente, e secondo Bloomberg potrebbe avvenire già nel corso della prossima settimana.[26]
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Un accordo deludente
Nella serata del 13 novembre, dopo fitte ed intense trattative si è giunti all’approvazione finale del documento conclusivo della COP26, il Glasgow Climate Pact. In un totale di sette pagine, il testo ribadisce l’obiettivo di contenere la temperature entro i +1,5°C a fine secolo ed esorta i singoli Stati a presentare i propri piani di riduzione delle emissioni a cadenza quinquennale (e non decennale come previsto precedentemente per i paesi in via di sviluppo). [27] Deludente il paragrafo sul carbone, che prevedrà un phase down (riduzione) piuttosto che un phase out (eliminazione) come sperato dall’inizio delle negoziazioni: un compromesso che l’India, appoggiata dalla Cina, è riuscita ad ottenere proprio nei minuti finali della COP26, annacquando definitivamente il documento conclusivo e scatenando le durissime reazioni di numerosi Paesi partecipanti. “L’India è da tempo un elemento di ostacolo alla lotta ai cambiamenti climatici. Ma che l’abbia fatto così apertamente è una novità” commenta Bill Hare, noto climatologo australiano. E mentre le grandi potenze accolgono con fervore i progressi raggiunti a Glasgow, Greta Thunberg ribadisce la sua posizione rispetto alle due settimane appena trascorse: bla bla bla.[28]
Tempo di bilanci
Dalla COP26 è emersa in maniera evidente la difficoltà di negoziare un accordo efficace per il contenimento del riscaldamento globale in linea con gli obiettivi di Parigi, così come regole condivise per il monitoraggio dei vaghi impegni per la decarbonizzazione. Allo stesso modo, contrariamente alle previsioni delle Nazioni Unite, a Glasgow gli Stati hanno confermato la tendenza a minimizzare i costi della transizione energetica e dell’adattamento al cambiamento climatico.[29] Nonostante ciò, il raggiungimento di accordi inattesi per porre fine alla deforestazione e abbandonare il carbone entro il 2040 e, da ultimo, l’intesa tra Stati Uniti e Cina rilanciano l’urgenza di azioni immediate e riaccendono la speranza che i canali di dialogo aperti a Glasgow possano risultare in intese proficue e durature.
Note
[1] https://sdg.iisd.org/events/2020-un-climate-change-conference-unfccc-cop-26/ (ultimo accesso 11.11.21).
[2] https://ukcop26.org/it/gli-obiettivi-della-cop26/ (ultimo acceso 11.11.21).
[3] https://youtu.be/UryIL4kUcx8 (ultimo accesso 11.11.21).
[4] https://www.ilsole24ore.com/art/cop26-rabbia-giovani-e-nostro-futuro-e-non-abbiamo-sedia-tavolo-AEfrp0u (ultimo accesso 11.11.21).
[5] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ispitel-cop26-piccolissimi-passi-32192 (ultimo accesso 11.11.21).
[6] https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/01/limpegno-di-biden-i-tempi-lunghi-di-india-cina-e-russia-la-realpolitik-di-draghi-alla-cop26-si-allarga-il-divario-tra-i-paesi-sullobiettivo-delle-emissioni-zero/6376084/ (ultimo accesso 12.11.21).
[7] https://www.internazionale.it/magazine/2021/11/04/l-impegno-dell-india (ultimo accesso 12.11.21).
[8] https://asud.net/cop26-cosa-si-e-discusso-e-deciso-sin-qui-di-rilevante/ (ultimo accesso 12.11.21).
[9] https://www.teleambiente.it/cop26_italia_boga_polemiche/ (ultimo accesso 12.11.21).
[10] https://ilbolive.unipd.it/index.php/it/news/cop26-accordi-sulla-deforestazione-diavolo-nei (ultimo accesso 12.11.21).
[11] https://www.onuitalia.com/deforestazione-2/ (ultimo accesso 12.11.21).
[12] https://asud.net/cop26-cosa-si-e-discusso-e-deciso-sin-qui-di-rilevante/ (ultimo accesso 12.11.21).
[13] https://asud.net/la-seconda-settimana-di-negoziati-alla-cop-in-uno-sguardo-le-ultime-5-giornate-tematiche/ (ultimo accesso 12.11.21).
[14] https://ukcop26.org/the-global-action-agenda-for-innovation-in-agriculture/ (ultimo accesso 12.11.21).
[15] https://ukcop26.org/nations-and-businesses-commit-to-create-sustainable-agriculture-and-land-use/ (ultimo accesso 12.11.21).
[16] https://unfccc.int/news/nations-and-businesses-commit-to-create-sustainable-agriculture-and-land-use (ultimo accesso 12.11.21).
[17] https://ukcop26.org/cop-president-daily-media-statement-and-latest-announcements-9-november/ (ultimo accesso 12.11.21).
[18] https://www.gov.scot/publications/glasgow-womens-leadership-statement-gender-equality-climate-change/ (ultimo accesso 12.11.21).
[19] https://www.gov.scot/news/celebrating-gender-day-at-cop26/ (ultimo accesso 12.11.21).
[20] https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/green_economy/2021/11/10/cop26-lagenda-della-giornata.-decarbonizzare-i-trasporti_328074dd-cf67-408f-95cf-05626ee2f861.html (ultimo accesso 12.11.21).
[21] https://ukcop26.org/cop-26-clydebank-declaration-for-green-shipping-corridors/ (ultimo accesso 12.11.21).
[22] https://ukcop26.org/cop-26-declaration-international-aviation-climate-ambition-coalition/ (ultimo accesso 12.11.21).
[23] https://asud.net/delude-la-bozza-di-accordo-lintesa-cina-usa-riapre-uno-spiraglio-ma-senza-roadmap-al-2030-sono-solo-parole/ (ultimo accesso 12.11.21).
[24] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/usa-cina-intesa-sul-clima-32319 (ultimo accesso 12.11.21).
[25] https://news.un.org/en/story/2021/11/1105512 (ultimo accesso 12.11.21).
[26] https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-11-09/biden-xi-virtual-summit-is-now-planned-for-next-week?utm_source=Gmi+Mailchimp+Integration+Prod+List&utm_campaign=93ca58608e-EMAIL_CAMPAIGN_2018_07_08_04_14_COPY_18&utm_medium=email&utm_term=0_ff37 (ultimo accesso 12.11.21).
[27] https://www.theguardian.com/environment/2021/nov/13/third-draft-of-cop26-text-published-after-negotiations-overrun (ultimo accesso 13.11.21).
[28] https://www.corriere.it/esteri/21_novembre_13/conclusione-cop-26-oggi-diretta-f202baa0-4496-11ec-b1e5-ba5a56353c9e.shtml?refresh_ce (ultimo accesso 13.11.21).
[29] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ispitel-cop26-le-3-cose-che-abbiamo-imparato-32333 (ultimo accesso 13.11.21).
Foto copertina: Immagine web