La Corea del Nord ammette il “primo” decesso dovuto al Covid


Da Pyongyang la notizia del primo decesso dall’inizio della pandemia da Covid. Il timore è che la situazione possa essere molto più grave. Intanto il paese va in lockdown.


Marzo 2020 in piena pandemia da Covid, il leader supremo Kim Jong Un annunciava la Corea del Nord paese “covid-free”, dichiarazioni che facevano storcere il naso a più di un osservatore. In effetti l’idea che Pyongyang fosse stata in grado di tenere completamente al riparo i suoi cittadini dall’avanzata del virus era un ipotesi totalmente infondata. Ma era una notizia.
Ma Kim Jong Un non era il solo, altri leader affermavano, per i più disparati motivi, le stesse cose. Nel gennaio 2021 il presidente Emomali Rahmon in un discorso al parlamento affermava che “Il Tagikistan è senza COVID-19[1]”.
Oggi però la situazione sembra essere cambiata, e l’annuncio da parte di Kim Jong Un ha il sapore di un disparato grido di aiuto per una annunciata crisi sanitaria, economica e politica in un paese completamente isolato nel contesto internazionale.
I media statali hanno confermato che almeno una persona è morta a causa del Covid e centinaia di migliaia hanno mostrato sintomi di febbre.
Secondo quanto riportato dall’ l’agenzia di stampa ufficiale KCNA il Governo “Sta adottando le misure di emergenza per bloccare tutte le province, città e contee del paese, isolare le unità lavorative, le unità produttive e i sindacati viventi, effettuare un controllo medico più rigoroso e concentrato di tutti gli abitanti per scoprire tutte le persone con febbre e sintomi anormali e isolare completamente e trattarli attivamente. E si stanno adottando misure pratiche per mantenere alta la produzione nei principali settori dell’economia nazionale, stabilizzare al massimo la vita delle persone e far fronte rapidamente al verificarsi di infezioni e sospetti nelle loro regioni e unità[2]”.

Richiesta di aiuto

La Corea del Nord ha dichiarato l’anno scorso di aver sviluppato la propria attrezzatura per la reazione a catena della polimerasi (PCR) per i test COVID. Ma ha rifiutato le forniture di vaccini dal programma di condivisione globale COVAX e dalla Cina, lasciando forse la stragrande maggioranza delle persone in una società relativamente giovane a più alto rischio di infezione. Ma la situazione sembra essere fuori controllo, e i paesi confinanti corrono ai ripari per evitare un rischio di contaminazione.
Nonostante la continua minaccia rappresentata dai lanci dei missili nordcoreani, il nuovo presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, entrato in carica questa settimana, prevede di fornire vaccini contro il COVID-19 e altro supporto medico ai nordcoreani e il suo governo discuterà i dettagli con Pyongyang. La promessa di sostegno di Yoon è arrivata il giorno dopo che Kwon Young-se, il suo candidato per essere il ministro dell’unificazione, ha dichiarato alla sua audizione di conferma che avrebbe spinto per l’assistenza umanitaria per il Nord, comprese le cure per il COVID, siringhe e altre forniture mediche. Mentre un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha affermato di non avere in programma di inviare vaccini alla Corea del Nord, ma ha sostenuto gli sforzi internazionali per fornire aiuti alle persone vulnerabili lì, esortando Pyongyang a facilitare tale lavoro[3].


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Note

[1] https://www.opiniojuris.it/tagikistan-covid/
[2] https://kcnawatch.org/newstream/1652436341-54259734/maximum-emergency-epidemic-prevention-system-comes-into-force-state-emergency-measures-taken
[3] https://www.reuters.com/world/asia-pacific/nkorea-reports-first-covid-19-death-outbreak-spreads-kcna-2022-05-12/


Foto copertina: Il leader supremo Kim Jong Un