La guerra in Ucraina ha visto l’UE particolarmente unita nella sua risposta alle azioni russe. Fin dove arriva l’“unione”? lo abbiamo chiesto a chi quotidianamente vive le istituzioni europee.
Introduzione
La guerra che la Federazione Russa ha scatenato sul suolo ucraino il 24 febbraio scorso ha letteralmente riportato il concetto di guerra in Europa. Un qualcosa che dal 1945 era uscito dalle menti europee ed era considerato solo un qualcosa di lontano e appartenente a paesi che nulla hanno a che fare con l’Europa (geograficamente parlando). Uno shock così forte, secondo quelli che forse erano i piani russi, avrebbe frammentato l’Unione Europea che da anni era divisa sulla “questione russa”, tra dialoghi bilaterali di singoli stati membri con il Cremlino e la morsa della dipendenza energetica, tanto discussa negli ultimi giorni[1]. Contrariamente alle idee del Cremlino, però, l’Unione Europea si è dimostrata solida e unita nei confronti di questa invasione, adottando nell’immediato misure economiche durissime per scoraggiare la Russia dal perseguimento delle azioni bellicose in Ucraina e organizzando anche l’invio di armi difensive all’esercito di Kiev.
Certo è che alcune crepe nel muro europeo ci sono, ma quanto sono profonde?
La guerra in Ucraina potrebbe essere il punto di svolta per l’Unione come entità sovranazionale? E i rapporti con la Russia nel futuro? Domande difficili che abbiamo posto a chi queste decisioni le vive quotidianamente, un Advisor Politico presso il Parlamento Europeo che ci ha chiesto l’anonimato, per ovvie ragioni.
L’intervista
Raramente, in seno agli organi decisionali dell’Ue, si è vista tanta coesione come nella condanna alle azioni della Federazione Russa nei confronti dell’Ucraina. Eccezion fatta per qualche crepa dovuta alla questione energetica e alla dipendenza dal gas russo, ritiene che la guerra in Ucraina possa divenire un trampolino, seppur triste, per ulteriori passi avanti della stessa Unione?
“A porte chiuse si discute da tempo una modifica dei trattati. La Conferenza sul futuro dell’Europa, assieme all’attuale crisi nell’eastern flank europeo hanno permesso a Macron di aggiungere un elemento di urgenza che si salda alla sua rielezione all’Eliseo. L’abbandono del voto all’unanimità in Consiglio europeo per passare alla maggioranza qualificata nei settori della politica estera, sicurezza comune, bilancio e fiscalità, non incontra l’eredità di figure del passato come Angela Merkel, che privilegiò sempre l’unità di intenti rispetto alle fughe in avanti di gruppi di Paesi, consapevole della fragilità e della complessità del sistema di governance europea.”
Gli esiti della guerra, come di tutte le guerre, sono ancora molto incerti ma è possibile affermare che le conseguenze di quest’ultima, molto probabilmente, perdureranno anche oltre la durata degli effettivi scontri sul campo. L’Ue come si rapporterà con la Russia del prossimo futuro? Il dialogo tornerà come anche i tentativi di europeizzare la Federazione Russa o questa, isolata, deriverà definitivamente verso accezioni “orientali”?
“Al momento la prospettiva di una normalizzazione nei rapporti bilaterali fra Ue e Russia o di rinnovata collaborazione con l’attuale establishment del Cremlino è molto lontana. Le richieste di Putin, messe nero su bianco lo scorso 17 dicembre[2], prevedono il ritiro della NATO da tutti i paesi ex URSS, PdV ed ex Jugoslavia. Tutte richieste irricevibili per gli europei e per i nostri partner transatlantici.”
L’invasione russa potrebbe portare a rispolverare i discorsi riguardanti il progetto di difesa comune europea? Se sì, questo cosa comporterebbe per la Nato come per la Russia?
“Gli europei cercheranno di intensificare la cooperazione in ambito Ue. Tuttavia, bisogna riconoscere che, nonostante l’enfasi politica e mediatica data ad alcune iniziative (si pensi ai famosi Battle Group), le capacità degli europei di agire in modo coordinato ed efficace al di fuori dell’ambito Nato rimangono scarse. Una qualche forma di autonomia strategica europea, quindi, deve essere perseguita, sebbene sia imperativo farlo in stretta collaborazione con gli Stati Uniti (una soluzione, peraltro, caldeggiata anche dall’Italia).”
Si potrebbe fare di più dal punto di vista diplomatico per la risoluzione del conflitto da parte dell’Unione Europea e non da singoli stati membri? Ritiene sia ancora possibile “parlare” ragionevolmente con e alla Federazione Russa?
“La visita nel febbraio del 2021 di Josep Borrell a Mosca fu un disastro. L’HRVP apprese da Twitter dell’espulsione dei tre diplomatici tedesco, polacco e svedese mentre era a colloquio con Lavrov. Successivamente, nel corso della conferenza stampa congiunta, l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza venne messo ulteriormente in imbarazzo. Difficilmente mediatori come USA ed Europa saranno ammessi, perché parte in causa del conflitto a favore dell’Ucraina. Turchia, Israele e Cina per importanza crescente sono i tre Paesi con maggiori strumenti di mediazione.”
Gli aiuti militari all’Ucraina sono divenuti la spina dorsale della resistenza ma anche la base per quella che gli ucraini vedono come una possibile vittoria in questa guerra. Nel mentre, questa strategia sta innervosendo sempre di più il Cremlino che minaccia “ritorsioni mai viste”. Il pericolo dell’utilizzo di armi nucleari a basso potenziale contro le truppe di Kiev è reale ? se sì come cambierebbero le carte in tavola?
“È uno scenario drammatico e complesso, che deve tenere conto di diversi fattori. Le armi nucleari sono strumenti di ultima istanza e un leader razionale potrebbe scegliere di ricorrervi solamente se percepisse l’esito della guerra come una minaccia esistenziale per il suo regime. Diversi analisti militari oggi ci dicono che la probabilità è bassa, anche se non nulla. Se le forze russe subissero un’altra sconfitta umiliante nella campagna per il controllo del Donbass, Putin potrebbe valutare, spinto dai falchi del suo establishment, l’utilizzo di armi tattiche nucleari a bassa potenza in Ucraina contro obiettivi militari per mandare un messaggio ai Paesi NATO infrangendo il tabù nucleare. Il motivo non sarebbe di natura militare, ma di intimidazione verso le opinioni pubbliche dei paesi partner di Kyiv, nel tentativo di spingere Ucraina ed Occidente ad accettare una “pace ad ogni costo”.
Note
[1] “The EU, however, has systematically failed to develop any clear collective policy towards Russia. The EU does not think in terms of balance of power and hence has never related to Russia for what the really is, that is, a great power. Russia, for its part, has never understood what sort of actor the EU is. EU member states continue to allow themselves to be seduced by Russia into multiple bilateralisms which are seriously prejudicial to the development of a unified strategic approach to Moscow”. In R. Alcaro, J. Peterson, E. Greco The West and the Global Power Shift: Transatlantic Relations and Global Governance, Pallgrave Macmillan, 2016, Londra, cit. pp 166-167
[2] Si veda: https://mid.ru/ru/foreign_policy/rso/nato/1790803/?lang=en&clear_cache=Y&fbclid=IwAR3bIIacqV1ItWCUFBfmpznPDW79kDw_FSubjcCdj6bBVzn3xNoD2q5pDic
Foto copertina: Parlamento Europeo