La guerra in Ucraina e le sue implicazioni per il MENA


La recente escalation della crisi tra Russia e Ucraina non si limiterebbe alla sola Europa, ma avrebbe notevoli effetti a catena anche in Medio Oriente e Nord Africa. Alcuni Paesi della regione temono lo scoppio di un conflitto e potrebbe avere conseguenze di vasta portata. Date le continue tensioni tra Washington e Mosca in merito alla crisi ucraina, alcuni governi arabi potrebbero trovarsi costretti a dichiarare una posizione politica, scegliendo tra USA/UE e Russia. 


Nel corso dei decenni, il Medio Oriente è stata un’area di contesa per il dominio tra le due superpotenze durante la guerra fredda. Ciò è continuato anche in seguito, almeno fino all’elezione dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Infatti, con Trump il coinvolgimento degli USA nei conflitti della regione è diminuito negli ultimi anni, con un graduale ritiro delle truppe che è durato anche durante la presidenza Joe Biden. Questo non avrebbe fatto altro che rafforzare i rapporti che i paesi arabi intrattengono con la Russia. Quest’ultima, per esempio, è ancora una forte presenza militare in Siria. Pertanto Putin, lo stretto alleato del regime di Assad, potrebbe essere in grado di aumentare la sua influenza nella regione. Inoltre gli aiuti internazionali alla Siria possono essere inviati solo attraverso i confini sotto il controllo del regime, e la gestione del flusso degli aiuti umanitari è a sua volta legata al potenziale movimento di rifugiati.
Stati del Golfo come gli EAU e il Qatar sono stretti alleati degli Stati Uniti, e la loro relazione economica coinvolge soprattutto l’esportazione di petrolio e vendita di armi. Tuttavia, paesi come l’Arabia Saudita avrebbero deciso recentemente di rafforzare la cooperazione strategica e le proprie relazioni con la Russia (nel quadro del OPEC+) a scapito degli Stati Uniti e degli alleati occidentali.
Ma al di là del settore energetico, i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa potrebbero risentire dell’impatto della guerra per quanto riguarda l’importazione di grano. Sia l’Ucraina che la Russia sono tra i principali esportatori di grano al mondo da cui dipendono molti paesi della regione.  L’Iran e l’Algeria sono tra i primi dieci importatori di grano a livello internazionale e, insieme alla Libia e al Marocco, stanno affrontando una crescente crisi del “pane” per via dell’attuale impennata dei prezzi nei mercati internazionali.
Il Libano è particolarmente vulnerabile alle carenze di beni alimentari. In Yemen la situazione è ancora più drammatica; il conflitto ancora in corso ha ucciso circa 377.000 yemeniti, il 60% dei quali sono morti proprio a causa della fame e della carestia. L’Egitto, il paese arabo più popoloso (con oltre 100 milioni di abitanti), è particolarmente esposto all’aumento dei prezzi alimentari. Inoltre, importa circa il 60% del suo fabbisogno di grano dalla Russia e il 30% dall’Ucraina.
Pertanto, un’interruzione avrebbe terribili conseguenze per la loro già fragile sicurezza alimentare, e molti di essi potrebbero soffrire di carenza di cibo in caso di un conflitto aperto e duraturo.
Al momento, anche a seguito delle dichiarazioni di guerra di Putin all’Ucraina e sul riconoscimento dell’indipendenza delle due “Repubbliche” separatiste di Donetsk e Lugansk, la maggior parte dei governi arabi sta cercando di non prendere pubblicamente posizioni politiche per mantenere relazioni equilibrate con i due Paesi. Tuttavia il precipitare della situazione potrebbe col tempo spingerli a scegliere “da che parte stare”.
Ci sono diverse ragioni che potrebbero spingere i paesi arabi ad avvicinarsi alla Russia. Da un lato, il Cremlino negli ultimi anni ha cercato di colmare parte del vuoto lasciato dal graduale ripiegamento degli Stati Uniti nell’area del MENA. La maggior parte di essi vede la Russia come un vecchio alleato (l’URSS cooperò con diversi stati arabi socialisti e terzomondisti durante la guerra fredda) e rappresenta un partner necessario dal punto di vista militare ed energetico.
Dall’altro le relazioni tra USA e Golfo sono state teatro di tensioni dovute a questioni relative ai diritti umani, alla guerra in Yemen e alle restrizioni sulla vendita di armi. Ciò ha spinto paesi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti a rivolgersi a Cina e Russia per l’approvvigionamento di armi e per instaurare una maggiore cooperazione militare. Anche Iran, Egitto, Iraq hanno rafforzato la propria relazione economica e commerciale con Russia e Cina.
Allo stesso modo, questi stessi paesi, in particolare i paesi esportatori di gas e petrolio, potrebbero però considerare la guerra come un’opportunità per migliorare le loro relazioni con Washington. Infatti alcuni potrebbero essere disposti a compensare la mancanza di fornitura di gas russo ai Paesi europei, se l’amministrazione Biden decidesse di imporre sanzioni alla Russia o di interrompere l’approvvigionamento energetico globale per motivi legati alla guerra. Paesi produttori di gas e petrolio, come Kuwait, Algeria ed Egitto, potrebbero quindi prevenire una eventuale interruzione delle forniture ed evitare uno sconvolgimento dei prezzi nel mercato globale, garantendo ai paesi UE parte dei loro bisogni energetici e ridurre la loro dipendenza dal gas russo (l’UE dipende dalla Russia per circa il 40% delle importazioni).


Foto copertina: Mappa area MENA allargata