La guerra in Ucraina prosegue incessantemente aprendo molti scenari drammatici per la stabilità e la sicurezza in Europa. Ne parliamo con il professor Paolo Wulzer
Nella notte del 24 febbraio 2022 la Federazione Russa ha dato il via ad un’inattesa invasione su vasta scala dell’Ucraina. Dopo giorni (ma in realtà anni) di tensioni, il culmine di questa crisi è stata un’escalation totale che ha monopolizzato il panorama internazionale suscitando un’immediata risposta dell’Occidente, ma sollevando anche molti dubbi e perplessità sul futuro della sicurezza stessa europea.
La mossa operata da Putin desta molte domande anche sulla razionalità stessa dell’inquilino del Cremlino ma gli scenari possibili sono tra i più inquietanti. Nel grande caos mediatico di questi ultimi giorni abbiamo cercato di fare un po’ chiarezza, in particolare grazie all’aiuto del professore Paolo Wulzer, docente di Storia della Politica Internazionale e Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli studi di Napoli l’”Orientale”
Prima dell’escalation del 24 febbraio molti erano gli scenari che gli analisti di tutto il mondo occidentale si erano figurati. da una “replica” dell’annessione della Crimea del 2014 sino ad uno scenario simile a quello della Georgia nel 2008. crede che un’invasione come quella che abbiamo visto fosse uno degli scenari più improbabili?
“Sulla prima domanda diciamo che tutti gli analisti hanno completamente mancato questa previsione. L’ipotesi era una replica di uno scenario Gorgia 2008 con la questione dell’Ossezia del sud o come in Crimea nel 2014. Al massimo si poteva prevedere un rafforzamento della presenza russa nel Donbass. Un’invasione di così larga scala dell’Ucraina era uno degli scenari imprevisti se non dagli Stati Uniti. Quindi a questo punto dobbiamo dare merito a Biden perché la strategia e la tattica statunitense era stata profondamente criticata. Il fatto che denunciassero pubblicamente i rischi di un’invasione; ufficialmente la denunciavano ma senza dar seguito con delle promesse di assistenza all’Ucraina. “Sbattevano i pugni” sopra il tavolo ma sotto il tavolo si mostravano fondamentalmente accomodanti, facendo un po’ il contrario di ciò che si fa di solito, e però a questo punto bisogna dire che questo “al lupo al lupo” che gli Usa gridavano da metà dicembre era fondato, addirittura la data probabilmente era quella giusta e sarà stata rinviata solo di qualche giorno. Sicuramente era imprevedibile un’azione militare di queste dimensioni e mirante a prendere l’intera Ucraina. Non replica appunto gli scenari portati avanti dalla Russia.”
Negli ultimi 10/12 anni la Federazione Russa ha condotto una politica estera aggressiva ed efficace in Medio Oriente, mediterraneo orientale ed Europa orientale. la recente invasione dell’Ucraina, però, sembra una nota stonata tra tutte le “calcolatissime mosse” geostrategiche finora osservate. Si tratta di una mossa affrettata e dettata dalla paura o è plausibile che la Russia abbia un forte background che ha portato a questa invasione?
“Con questa seconda domanda tocchiamo un po’ quello che è il cuore del problema; se Putin si stia comportando come un attore razionale o meno. Perché la mossa non è una mossa da attore razionale, a meno che la sua razionalità non ambisca a mettere in discussione completamente gli assetti di sicurezza europea. A quel punto la partita Ucraina sarebbe solo un primo tempo di un progetto più grande perché indubbiamente Putin ha chiarito sin dalla conferenza di Monaco sulla sicurezza, del 2007 che lui non accetta un mondo unipolare a guida americana, vuole che il mondo sia multipolare dove la Russia e la Cina siano considerate, dove la voce russa e la voce cinese abbiano lo stesso peso di quella americana. Cosa gli americani non hanno mai riconosciuto. Hanno riconosciuto il ruolo della Cina come potenza globale mentre la Russia è stata relegata al ruolo di potenza regionale. Questo Putin non lo accetta, quindi il fatto di avere questa assertività nel Mediterraneo può essere considerata come la volontà russa di smarcarsi da questo ruolo di potenza regionale che gli è stata assegnata. Questa è stata una prima direttrice, la seconda è quella di rivendicare alla Russia un ruolo primario in quello che era lo spazio ex sovietico in particolare nelle repubbliche ex sovietiche. Da questo punto di vista, razionalmente si poteva ipotizzare al massimo un intervento militare nel Donbass e volendo estremizzare l’annessione delle due repubbliche separatiste, riconosciute ma non annesse. Dopo il riconoscimento si poteva ipotizzare un’annessione e al massimo una forzatura verso una amputazione territoriale dell’Ucraina tendente ad annettere le repubbliche o un’”Ucraina Orientale” modello DDR. Ma un attacco su Kiev e, in prospettiva, anche sulla Galizia, quindi su Leopoli fino al confine con la Polonia cambia lo scenario e pone il problema se Putin, in questo momento, sia un attore razionale o mosso da impulsi ed istinti in questo momento. Sicuramente è stato mosso dall’idea di un occidente fragile in questo momento, dopo l’uscita frettolosa e disordinata dall’Afghanistan. Probabilmente è stato mosso anche dall’idea di approfittare un po’ delle divisioni europee sulla questione energetica, divisioni europee transatlantiche, probabilmente è stato spinto anche da questioni anagrafiche, lui ha oramai settant’anni. Probabilmente l’idea è che o agiva ora oppure le resistenze interne ai suoi apparati avrebbero potuto bloccare questa sua mossa spericolata. Qui siamo un po’ al cuore della questione perché, devo dire, alcune uscite pubbliche di Putin come il discorso che ha fatto umiliando sostanzialmente l’Ucraina disconoscendo la sua storia nazionale è stato un discorso preoccupante da quel punto di vista e così come il trattamento che ha riservato durante il consiglio di sicurezza russo al suo capo dei servizi segreti, è stato quasi un’affermazione di una politica estera di una persona sola più che di uno stato, quindi preoccupante la questione da questo punto di vista.
La Federazione Russa detiene un vasto arsenale nucleare e lo stesso vale per i paesi nato, soprattutto gli usa. crede che la paura “di sempre” di una guerra atomica (aggravata dal concetto della MAD, mutual assured destruction) sia bastante a tenere la nato e la Russia lontane da uno scontro diretto nonostante le altissime tensioni degli ultimi giorni e l’allerta nucleare avviata dal Cremlino?
“Sicuramente, al momento, come è sempre stato nella storia il reciproco possesso dell’arma nucleare e quindi la reciproca possibilità di distruzione dell’avversario rappresenta una garanzia di pace e stabilità. Perché ovviamente il timore dell’utilizzo dall’arma atomica raffredda un po’ le tensioni come è sempre successo nella storia. Fino ad adesso però; perché è chiaro che se, una volta stabilizzata la questione Ucraina, Putin dovesse avere velleità di andare ad operare una serie di provocazioni sui baltici, ad esempio, o magari al confine con la Polonia, andando addirittura a rimettere in discussione gli assetti più radicali della difesa europea, è chiaro che lì si aprono prospettive inquietanti.
Tipo se Putin dovesse richiedere un collegamento o un corridoio tra la Bielorussia e Kaliningrad, in grado anche di andare ad infastidire le repubbliche baltiche, è chiaro che è una prospettiva inquietante. A quel punto la Nato sarebbe costretta ad intervenire in difesa dei suoi alleati e si aprirebbe un confronto militare che apre e vede come protagonista due potenze nucleari.”
Nel panorama internazionale la Cina di Xi Jinping non ha condannato l’invasione operata dal Cremlino e ha mantenuto un profilo abbastanza defilato. Cosa aspettarsi ?
“La Cina finora è stata ambigua, ma più che altro contraddittoria perché da un lato ha difeso l’integrità territoriale dell’Ucraina. Ribadendo un principio storico della politica estera cinese che è quello dell’integrità territoriale degli Stati, che è un principio che la Cina utilizza anche contro le sue “spine” geopolitiche, come il Tibet, lo Xinjiang, Taiwan ovviamente. Quindi questo è un principio cardine della politica estera cinese però, in qualche modo, ha mostrato anche sostegno, diciamo, per le esigenze di difesa russa e anche rivendicando e ribadendo il fatto che comunque la sicurezza del continente europeo va costruita con la Russia e non contro la Russia. Però ad esempio, durante il tentativo che c’è stato di risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la Russia ha posto il veto, ovviamente, e la Cina si è astenuta; quindi, ha questo ruolo un po’ contraddittorio però è chiaro che ha contato un po’ di interessi economici in ucraina ed è anche timore cinese che scatti il sistema delle sanzioni e contro sanzioni, questo va ad indebolire l’Europa e questo indebolisce anche la rete di rapporti commerciali che la Cina ha con l’Europa. Però, anche qui, la prospettiva è che se si inasprisce il confronto la Cina è costretta a prendere posizione più netta e quella più naturale sarebbe al fianco della Russia, anche se la Russia è andata ad intaccare quello che è il principio cardine della politica estera cinese, quello della sovranità e rispetto dell’integrità territoriale. Tra le ipotesi e le prospettive vi è quella che la Cina in qualche modo approfitterà di questa crisi europea per utilizzarla come precedente per porre la questione di Taiwan, e cioè se la Cina in qualche modo potrà sfruttare questa ferita che si è aperta nel cuore del continente europeo per dire “ok se la Russia si è presa una parte dell’ucraina noi rivendichiamo di doverci prendere Taiwan” con la differenza che su Taiwan ci sono degli impegni forti da arte degli Stati Uniti.
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La resistenza e l’esercito dell’ Ucraina sta contribuendo ad arrestare l’avanzata dell’esercito russo che però, secondo le stime, non sta operando al 100% delle proprie forze. un tentativo di ottenere il massimo guadagno con il minimo sforzo o la nuova dottrina militare russa sta commettendo gli stessi errori del passato?
“Le difficoltà che sta incontrando la Russia? La Russia sicuramente aveva sottovalutato, o non tanto sottovalutato le capacità degli ucraini sul terreno ma aveva sottovalutato la resistenza che avrebbe opposto Zelensky, all’ipotesi di un tavolo di trattative a Minsk, però su quello Zelensky è stato coerente, duro, “io non accetto Minsk” anche se un tavolo delle trattative è aperto in queste ore in Bielorussia. Quindi probabilmente queste difficoltà della Russia sono dovute anche alla resistenza della leadership ucraina, non so se anche dalla Russia c’è stato un tentativo diciamo di procedere un po’ con il “guanto di velluto”, nel senso un po’ con l’idea di occupare l’Ucraina ma non seminando morte e terrore ma con l’idea di fare meno vittime possibili, perché se l’idea è di fare dell’Ucraina un satellite della Russia ovviamente in qualche modo l’idea resta di limitare i danni per porre le basi di un futuro rapporto di collaborazione. Caracciolo qualche giorno fa ha citato un’ipotesi di una possibile tripartizione dell’Ucraina con; un’Ucraina orientale con il Donbass sostanzialmente annesso alla Russia, un’Ucraina centrale sostanzialmente imperniata su Kiev modello Bielorussia e magari una parte occidentale dell’Ucraina, lì dove la presenza russa è minima se non insignificante, sulla Galizia, lasciata al suo destino più occidentale. Ora non so se questa ipotesi ha avuto seguito però era una riflessione interessante.”
Foto copertina: I militari ucraini camminano su un veicolo corazzato da combattimento durante un esercizio in un’area controllata dall’operazione delle forze congiunte nella regione di Donetsk, Ucraina orientale, giovedì 10 febbraio 2022. Un accordo di pace per il conflitto separatista nell’Ucraina orientale che non è mai terminato è di nuovo sotto i riflettori in mezzo a un rafforzamento militare russo vicino ai confini del paese e crescenti tensioni sull’eventuale invasione di Mosca. (Foto AP/Vadim Ghirda)