Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Çavuşoğlu, ha rivelato che tutti i paesi sono stati avvertiti di non far transitare navi da guerra attraverso lo stretto. La decisione presa durante una riunione del gabinetto turco chiude lo stretto dei Dardanelli e del Bosforo a tutte le navi militari. Finora la Turchia ha cercato di mantenere nella guerra in Ucraina una posizione di neutralità, premendo per una risoluzione diplomatica, dati gli impatti negativi sulle significative relazioni che la Turchia intesse con entrambi in Paesi. In una difficile posizione di bilanciamento tra obblighi verso l’Occidente, in quanto membro NATO, e la sua stretta alleanza con Putin
La pressione sulla Turchia per la chiusura dello stretto dei Dardanelli, in modo da impedire il passaggio alle navi da guerra russe, era diventata crescente. Finora Ankara ha cercato di mantenere nel conflitto in corso una posizione di neutralità, premendo per una risoluzione diplomatica, dati gli impatti negativi sulle significative relazioni che la Turchia intesse con entrambi in Paesi. In una difficile posizione di bilanciamento tra obblighi verso l’Occidente, in quanto membro NATO, e la sua stretta alleanza con Putin, la Turchia ha condannato l’invasione russa in Ucraina, definendola inaccettabile e offrendo il massimo supporto alla popolazione ucraina La visita del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan in Ucraina il 3 febbraio mirava a presentare la potenzialità turca di mediare il conflitto, garantendo, in questo modo, un ruolo turco molto più attivo negli sviluppi regionali. In occasione della visita, i due Paesi hanno firmato una serie di documenti bilaterali, tra cui un accordo di libero scambio che permetterebbe un incremento degli scambi commerciali, da 7.5 miliardi a 10 miliardi in 10 anni. [1] Gli accordi firmati interessano anche l’ambito della difesa e prevedono la coproduzione dei droni Bayraktar TB2, dalla tecnologia altamente avanzata e sviluppati dall’azienda turca Baykar Technologies.
Per l’Ucraina, la Turchia è uno dei principali partner commerciali, con una crescita degli scambi commerciali del 50% soltanto nei primi nove mesi del 2021[2]. Le relazioni tra i due paesi sono durature e consistenti e l’Ucraina rappresenta un contrappeso all’espansione russa nella regione del Mar Nero e, da parte ucraina, l’alleato turco permette di potenziare le capacità militari ucraine, oltre ad aver garantito un effettivo supporto nella crisi della Crimea del 2014.
Ciononostante, la Turchia non ha preso una posizione netta a favore dell’Ucraina. Questo perché con la Russia sono in ballo vitali interessi economici il cui deterioramento non è un’opzione possibile per Ankara, data la grave crisi finanziaria in cui riversa il paese.
La Turchia è anche altamente dipendente dal gas russo e la Russia è il principale cliente dell’industria del turismo turca. Lungi dall’essere alleati ma bensì rivali geopolitici che ricoprono posizioni contrapposte in alcuni dei conflitti recenti, come in Siria o Libia, sono riusciti con il tempo a trovare un delicato equilibrio di potere in diversi contesti regionali
Dimostratosi reticente nei giorni scorsi circa la chiusura dello stretto, il governo di Ankara ha cambiato la sua retorica. Ieri il ministro degli esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, ha ufficialmente dichiarato in un’intervista all’emittente televisivo CNN Türk che quella russa non è un’operazione militare, ma viene ufficialmente riconosciuta come guerra e ha promesso di implementare la Convenzione di Montreux[3]. Più volte Kyiv aveva chiesto all’alleato turco di bloccare ogni nave russa che transitava nel Mar Nero, in modo da impedire un attacco anche via mare verso la costa meridionale ucraina.
Secondo la Convenzione di Montreux del 1936, la Turchia detiene il controllo del passaggio delle navi da guerra nello stretto dei Dardanelli e nel Bosforo, unico passaggio verso il Mar Nero. In tempi di pace, alle navi è garantito il passaggio, previa notifica da parte del governo turco. In tempi di guerra, invece, si può limitare il passaggio delle navi, con eccezione delle navi che ritornano alla loro base.
La Turchia si trova indubbiamente in una posizione difficile, in cerca di un delicato equilibrio tra le due parti in causa, a cui è legato da importanti interessi economici. Ieri sera, Erdoğan ha ribadito[4] che “la Turchia vuole la pace nella regione”, invitando al dialogo e alla risoluzione diplomatica del conflitto, un’opzione che, però, sembra improbabile nel breve periodo. Così come è improbabile che Ankara riesca a mantenere la neutralità dimostrata finora.
Note
[1] https://www.kmu.gov.ua/en/news/ukrayina-j-turechchina-uklali-ugodu-pro-vilnu-torgivlyu#:~:text=The%20Prime%20Minister%20of%20Ukraine,of%20Turkey%20Recep%20Tayyip%20Erdo%C4%9Fan.
[2] https://www.atlanticcouncil.org/blogs/ukrainealert/free-trade-and-drones-turkey-and-ukraine-strengthen-strategic-ties/
[3] https://www.hurriyetdailynews.com/turkey-to-act-accordingly-under-montreux-fm-171850
[4] https://www.hurriyet.com.tr/gundem/son-dakika-kritik-kabine-toplantisi-sona-erdi-cumhurbaskani-erdogandan-aciklamalar-42013195
Foto copertina: Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan alla cerimonia di messa in servizio della quarta e ultima di una serie di quattro navi del progetto turco MILGEM F 514 Kinaliada corvette (tipo Ada) nella Marina turca e il primo taglio dell’acciaio per iniziare la costruzione del primo progetto MILGEM corvetta per la marina pakistana presso il cantiere navale di Istanbul, 29/09/2019.