La poesia, lo spiritualismo, il femminismo e tutto quello che non ci è dato sapere dell’Islam.
Che all’Islam siano molto affibbiate etichette inappropriate ne siamo consapevoli tutti, ma il perché siano esse inappropriate è un altro discorso.
In circolo dagli anni 610 d.C., l’Islam si fa promotore di nuove scoperte scientifiche e tecnologiche, usate tutt’ora in epoca moderna, e rivendica diritti umani che oggigiorno le nostre società ritengono inviolabili.
Mentre l’Europa viveva un periodo che si rammenta come “saeculum obscurum”[1], l’espansione islamica che colora sulle cartine parte dell’Europa, Africa ed Asia fu garante di contatto tra popolazioni e di conseguenza di scambi di conoscenze che portarono giganteschi progressi in ogni campo del vivere umano.
La dignità della scienza e del sapere nell’Islam
Il Messaggero di Allah (ﷺ) disse: “Allah rende facile la strada per Jannah a chi percorre il sentiero alla ricerca della conoscenza”.[2]
Partendo dall’esistenza di questo Hadith[3] del Profeta Mohammed (ﷺ) e mettendo in chiaro che i primi Ayat[4] rivelatigli da Allah (ﷻ) furono: “Leggi! In nome del tuo Signore che ha creato, ha creato l’uomo da un’aderenza. Leggi, ché il tuo Signore è il Generosissimo. Colui Che ha insegnato mediante il calamo, che ha insegnato all’uomo quello che non sapeva”[5] va da sé la grande importanza data alla conoscenza e all’approfondimento affinché l’uomo possa elevare la propria scienza.
La scienza viene considerata un elemento di patrocinio umano che aiuta l’uomo a comprendere l’operato divino e che lo convalida e lo conferma. Molti, non a caso, i fenomeni scientifici fatti menzione nel Nobile Corano che non contrastano il sapere scientifico moderno, tra essi le fasi dello sviluppo embrionale, la geologia delle montagne, l’origine dell’universo, struttura celebrale commentati da scienziati.
“Il modo in cui mi è stato spiegato è che Muhammad era un uomo molto ordinario. Non sapeva leggere, non sapeva [come] scrivere. In realtà, era un analfabeta. E stiamo parlando di dodici [in realtà circa quattordici] anni fa. Hai qualcuno analfabeta che fa dichiarazioni e affermazioni profonde e che sono sorprendentemente accurate sulla natura scientifica. E personalmente non vedo come questa possa essere una semplice possibilità. Ci sono troppe esattezze e, come il dottor Moore, non ho difficoltà a pensare che questa sia un’ispirazione o una rivelazione divina che lo ha portato a queste affermazioni.”[6]
«Andatevene a casa sporchi musulmani»[7]
Come è ben noto, il periodo del Medioevo non è famoso per la cura personale e l’igiene pubblica, ma tutt’altro; Focus ci informa che “Dal Rinascimento fino all’Illuminismo, in Europa l’uso dell’acqua per bagnarsi era scoraggiato o addirittura vietato dai medici: l’acqua, secondo loro, apriva i pori della pelle attraverso i quali potevano entrare gravi malattie. Se un bagno veniva concesso, era poi consigliato un giorno di riposo a letto per recuperare il presunto indebolimento del corpo.”[8] Nonostante gli stereotipi di arretratezza attribuiti all’Islam ed al mondo arabo in generale, sappiamo invece che gli Arabi, agli albori dell’Islam, avevano inventato il sapone moderno a base di soda caustica o grassi vegetali ed essenze aromatiche salvando “la tradizione romana dei bagni e delle latrine pubbliche, oltre agli scritti dei filosofi greci.”
È dettame, infatti, che il musulmano, prima dell’orazione, osservatasi obbligatoriamente cinque volte al giorno, compia il rituale di abluzione; wodoo.
“O voi che credete! Quando vi levate per la preghiera, lavatevi il volto, le mani [e gli avambracci] fino ai gomiti, passate le mani bagnate sulla testa e lavate i piedi fino alle caviglie. Se siete in stato di impurità, purificatevi. Se siete malati o in viaggio o uscendo da una latrina o dopo aver accostato le donne non trovate acqua, fate la lustrazione con terra pulita, passandola sul volto e sugli avambracci. Allah non vi vuole imporre nulla di gravoso, ma purificarvi e perfezionare su di voi la Sua grazia affinché siate riconoscenti.”[9]
È interessante e degno di nota che il Profeta (ﷺ) fosse solito utilizzare uno degli strumenti più antichi attestati per la pulizia dentale: il siwak o miswak. Ricavato da un ramoscello di salvadora persica è rinomato per i suoi benefici su denti e gengive.
Il fondamentalismo islamico ama le donne
L’Islam è misogino, odia le donne segregandole ai margini della società, lasciando all’uomo la guida di essa e promovendo il suo status quo patriarcale. Non è proprio così, e ce lo insegna il “fondamentalismo” islamico. Fermiamoci, però, prima alla definizione di fondamentalismo come aderenza ai fondamenti, quindi concordando tutti sul concetto di “fondamenta” di una casa, concorderemo allo stesso modo che i fondamenti dell’islam, sono le sue basi e quindi gli albori di questo. Analizziamo il perché le fondamenta dell’Islam sono garanti di diritti per la donna.
Nella cultura araba preislamica l’infanticidio femminile – consistente nel seppellire vive le figlie femmine, lanciare infanti dalle scogliere, affogarli nel vino o lasciarli in pasto ad animali selvatici – era abbastanza diffuso ed avveniva per ragioni tutt’oggi non troppo chiare, sebbene si sostenga fossero barbare misure per controllare le nascite, manipolare il rapporto tra i sessi o reagire alla perdita della madre durante il parto.
“Secondo le interpretazioni del Corano, l’infanticidio era un mezzo per la prevenzione della povertà e considerato una soluzione per la responsabilità di una bambina. Alcune fonti indicano che i maschi erano considerati più forti nelle società tribali pagane e le femmine costituivano un peso economico soprattutto durante i periodi di carestia perché erano meno utili. La delusione del padre e la paura che la femmina venisse tenuta prigioniera da una tribù avversaria avrebbe causato vergogna alla famiglia”[10].
A demolire questa pratica a dir poco nefanda intervennero gli Hadith del Profeta Mohammed(ﷺ) che consideravano l’avvento di una o più figlie femmine una benedizione ed una garanzia di Paradiso e uno scudo dalle fiamme dell’Inferno per la famiglia che se ne fosse presa cura con pazienza[11] e un versetto del Corano[12] donde Allah stesso proibisce l’uccisione dei figli in caso di carestia e invita ad essere dei buoni genitori.
Oltre a ciò, l’arrivo del Corano e dell’Islam portò con sé nuove garanzie per le donne; garanzie che non “non vennero accordati con un uguale status giuridico in occidente se non molti secoli più tardi” riferisce Wikipedia riguardo all’attribuzione nell’Islam della dote come dono nuziale appartenente solo e solamente[13] alla donna stessa e dell’abolizione del contratto matrimoniale “come uno status immutabile, ma piuttosto come un contratto, in cui previo consenso della donna rimane imperativo”.
Altra patata bollente è “l’opprimente fasciatura” che incarta ed obbliga le povere donne musulmane come mummie dalla testa ai piedi, mentre l’uomo può dilettarsi ed avere le sue famigerate quattro mogli.
Anche qui, non è proprio così. Di fatti, come alla donna è comandato di indossare l’Hijab[14] e di vestire in modo modesto preservando le sue purezze, allo stesso modo, all’uomo è comandato di abbassare il suo sguardo, di non scoprire le parti che vanno dall’ombelico al ginocchio compresi e di osservare la castità.[15]
Per ciò che riguarda la donna, l’hijab è obbligatorio dopo l’arrivo delle prime mestruazioni, ma non può essere imposto, come nessuna cosa nell’Islam poiché Allah (ﷺ) lascia liberi gli uomini di scegliere. Importante affermare che anche coloro che si attengono alla regola islamica hanno un rapporto particolare con esso – ognuna di loro seguirà i dettami a seconda della sua volontà e della sua fede, chi più, chi meno – che costituisce un percorso unico e individuale per il miglioramento e l’aderenza totale alla regola.
“Le forme più diffuse dei vestiti nel mondo di oggi sono principalmente per l’esposizione e difficilmente vengono presi come una copertura e protezione del corpo della donna. Alle donne credenti, comunque lo scopo è di salvaguardare i loro corpi e riguardare le loro parti riservate come manifestazione dell’ordine di Allah.
È un atto di Taqwah (Timore).”[16] Le donne musulmane decidono quindi di fare del loro corpo un tempio e di preservare la bellezza per coloro che Dio ha scelto per loro.
Una religione per uomini
Dal canto suo, all’uomo sono sì concesse quattro donne, purché la prima come l’ultima sia consenziente e purché egli sia giusto con ognuna di loro, in senso materiale, coniugale ed affettivo, Aya sceso per salvaguardare le donne vedove o più sensibili alla società, ma il Corano nell’Aya successivo si legge “e non sarai mai giusto”, dunque va da sé che sia una pratica inopportuna o sconsigliata che dir si voglia.
La spiritualità e la poesia Sufi
Lo stretto rapporto tra Islam e spiritualità, intesa come percorso, lo si rintraccia immediatamente nel canonico mese di Ramadan, nel quale ci si astiene da ogni passione e si ritrova il contatto con Dio e con i naturali bisogni del corpo attraverso il digiuno dall’alba al tramonto; Maghreb.
Il cibo diviene fonte di nutrimento e l’acqua di dissetamento comprendendo a pieno la loro importanza e praticando l’arte dell’empatia per coloro che non possono permettersi il minimo necessario. La preghiera e la meditazione, osservata anche dal Profeta (ﷺ) nel momento della rivelazione sul monte Hira, sono un rituale importante più che mai nel mese della ricorrenza della rivelazione del Corano.
A praticare più che mai la contemplazione del divino e la ricordanza di esso è il Sufismo. «il Sufismo in sé stesso non è né una Scuola teologico-giuridica, né uno scisma, né una setta, poiché si pone di sopra da ogni obbedienza. È innanzi tutto un metodo islamico di perfezionamento interiore, d’equilibrio, una fonte di fervore profondamente vissuto e gradualmente ascendente. Lungi dall’essere una innovazione o una via divergente parallela alle pratiche canoniche, è anzitutto una marcia risoluta d’una categoria di anime privilegiate, prese, assetate di Dio mosse dalla scossa della Sua grazia per vivere solo per Lui e grazie a Lui nel quadro della Sua legge meditata, interiorizzata, sperimentata».[17]
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Per cui, niente di più spirituale al mondo di ciò che è traduzione delle proprie sensazioni e dell’analisi dell’io, così la poesia e la letteratura Sufi si fanno strada arricchendo la cultura araba, persiana, sindhi, urdu. “Nel campo della letteratura islamica tutto ciò che vi è di più universale appartiene al Sufismo. Lo spirito del Sufismo innalzò le letterature araba e persiana da lirica locale o tuttalpiù epica ai vertici sublimi della letteratura didattica e mistica di portata universale, arricchendo più d’ogni altro l’arabo nella sua prosa e il persiano nella sua poesia. Inoltre, molte lingue del mondo islamico strettamente locali raggiunsero l’apogeo in mano ai sufi, e debbono il loro sviluppo e la loro persistenza al genio di poeti sufi.”[18]
Il Sufi percorre un cammino di illuminazione strutturato in 10 tappe[19] e 7 gradi[20], dove i versetti del Corano sono di studio accurato.
“Rûmî[21] scrisse: «Le vie sono diverse, la meta è unica. Non sai che molte vie conducono a una sola meta? La meta non appartiene né alla miscredenza né alla fede; lì non sussiste contraddizione alcuna. Quando la gente vi giunge, le dispute e le controversie che sorsero durante il cammino si appianano; e chi si diceva l’un l’altro durante la strada “tu sei un empio” dimentica allora il litigio, poiché la meta è unica».
Questo non è “superamento” della religione, ma “rispetto” d’ogni religione, come insegna lo stesso Corano, e la chiave di volta è il dialogo. Il dialogo ha come scopo la scoperta dei valori comuni, il rispetto dei valori altrui, l’acquisizione del concetto che se rimaniamo ciascuno con la propria conoscenza possediamo una conoscenza ciascuno, ma se acquisiamo anche la conoscenza dell’altro possediamo due conoscenze.”
Note
[1] “Il termine fa uso del tradizionale concetto di luce contro oscurità nel quale “l’oscurità” di quell’epoca (scarsità di documentazioni e testimonianze) venne preceduta e succeduta da “luce” (abbondanza di documentazioni e testimonianze). Il concetto di “secoli bui” ebbe origine nel 1330 con lo scrittore italiano Francesco Petrarca, che considerava i secoli post-romani “bui” rispetto alla “luce” dell’antichità classica.[3][4] L’espressione fu ripresa in latino, come saeculum obscurum, da Cesare Baronio nel 1602, per definire un periodo tumultuoso nel X e XI secolo.” {cfr. Wikipedia, Storia}
[2] وعن أبي هريرة رضي الله عنه أن رسول الله صلى الله عليه وسلم قال: “ومن سلك طريقًا يلتمس فيه علما سهل الله له به طريقًا إلى الجنة” ((رواه مسلم)). {cfr. https://sunnah.com/riyadussalihin:1381 (241)Chapter: Virtues of Knowledge which is Learnt and Taught for the sake of Allah}
[3] Testimonianze di parole o azioni del Profeta (pace e benedizione su di lui) contenute nella Sunnah.
[4] Verso del Corano.
[5] {cfr. “Il Corano” Sura XCVI Al-‘Alaq, L’Aderenza versi 1-5, cura e traduzione di Hamza Roberto Piccardo}
[6] {cfr. https://www.islam-guide.com/frm-ch1-1-h.htm- parla Dr. T.V.N. Parsaud professore di Anatomia, Pediatria, Ostetricia, Ginecologia e Scienze della Riproduzione all’Università di Manitoba, Winnipeg, Manitoba, Canada.}
[7] https://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/cronaca/bidello-insulta-bimba-musulmana-1.1504572
[8] https://www.focus.it/cultura/storia/la-storia-delligiene
[9] {cfr. “Il Corano”, Sura V Al-Ma’ida, La tavola Imbandita v.6 cura e traduzione di Hamza Roberto Piccardo}
[10] {cfr. Enciclopedia site: https://it.wikiqube.net/wiki/Women_in_pre-Islamic_Arabia}
[11] {cfr. https://sunnah.com/adab/4}
[12] {cfr. Il Corano, Surat Al-An’am, v151. Di’: «Venite, vi reciterò quello che il vostro Signore vi ha proibito e cioè: non associateGli alcunché, siate buoni con i genitori, non uccidete i vostri bambini in caso di carestia: il cibo lo provvederemo a voi e a loro.}
[13] {cfr. Il Corano, Surat An-Nisa, v.4 “E date alle vostre spose la loro dote [11] . Se graziosamente esse ve ne cedono una parte, godetevela pure e che vi sia propizia.”}ù
[14] Velo coprente i capelli della donna e il collo, ben diverso dal Niqab, che lascia scoperti gli occhi coprendo il viso, e dal Burqa che copre gli occhi con una retina; ad ogni modo gli ultimi, entrambi non menzionati nel Corano e parte di una decisione personale della donna o di un retaggio culturale che non concerne la religione.
[15] {cfr. Il Corano, Surat An-Nur, La Luce, v. 30-31}
[16] http://www.donne-e-islam.it/post.php?idss=73
[17] {cfr. Hamza Boubakeur, ex rettore dell’Università Islamica di Parigi, rettore della Moschea di Parigi, discendente diretto del primo califfo, Abu Bakr}
[18] http://www.puntosufi.it/TEMI12.HTM
[19] Le dieci tappe sono: Inizi, porte, comportamenti, costumi virtuosi, principi, valli, stati mistici, santità, realtà, dimore supreme.
[20] I sette gradi: Nell’ arco di discesa, dal macrocosmo al microcosmo, dal divino all’anima, sono l’essenza divina, la natura divina, il mondo dell’informale, il mondo dell’immaginale, il mondo della percezione spirituale, il mondo delle forme, il mondo della natura e dell’essere umano.
[21] Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī, ʿālim, teologo musulmano sunnita, e poeta mistico persiano, conosciuto come uno dei massimi autori della letteratura mistica sufi persiana.
Foto copertina: Immagine web