La sconfitta della proposta di referendum sull’eutanasia legale (e la cannabis): il significato dei risultati ottenuti ed analisi sui votanti


Il referendum per l’eutanasia legale in Italia non ha avuto esito positivo, è stato rifiutato dalla Corte costituzionale. Quest’ultima ha dichiarato inammissibile il quesito referendario riguardante l’omicidio del consenziente.


L’obiettivo del referendum per l’eutanasia legale

«Volete voi che sia abrogato l’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) approvato con regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398, comma 1 limitatamente alle seguenti parole “la reclusione da sei a quindici anni.”; comma 2 integralmente; comma 3 limitatamente alle seguenti parole “Si applicano”?». Così recitava il referendum per l’eutanasia legale in Italia. L’Associazione Luca Coscioni, dal 21 giugno dello scorso anno, ha proposto una raccolta firme per il referendum per l’eutanasia legale. A suo sostegno ci sono stati i Radicali italiani e svariati parlamentari: pensiamo a Valeria Fedeli del Partito Democratico (PD), Nicola Fratoianni di Sinistra italiana (SI), Roberto Giachetti d’Italia viva (IV) e differenti membri del Movimento 5 stelle (M5S). L’intento a cui si ambiva erano le 500.000 firme necessarie, una volta ottenute sarebbero state depositate in Cassazione entro il 30 settembre. Ovviamente per arrivare a tale obiettivo c’è stato un allestimento di gazebo in vari comuni italiani, invitando il popolo italiano a scegliere se essere favorevoli al referendum oppure contrari. Il referendum in questione vorrebbe far in modo che l’accusa d’omicidio , e quindi conseguente reclusione, si applicasse solamente se il fatto fosse commesso contro un minorenne, contro un incapace d’intendere e di volere per condizioni d’infermità mentale o abuso di sostanze, contro i casi in cui il consenso è estorto con violenza ed inganno[1].

Gli esiti del referendum

Il referendum per l’eutanasia legale in Italia non ha avuto esito positivo, è stato rifiutato dalla Corte costituzionale. Quest’ultima ha dichiarato inammissibile il quesito referendario riguardante l’omicidio del consenziente. Il quesito avrebbe mirato all’abrogazione parziale della norma sull’omicidio consenziente, ma per la Corte ciò vorrebbe dire non avere più la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, sia in generale e sia con specifico riferimento alle persone deboli e vulnerabili. Nonostante l’esito non positivo del referendum, parrebbe che la volontà di continuare a battagliare per il raggiungimento dell’obiettivo non si sia per nulla spenta; l’Associazione Luca Coscioni ha scritto in una nota che non si fermerà per l’ottenimento dell’obiettivo, anzi, non lascerà nulla d’intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari. Addirittura pare che venga menzionata, in tale nota, anche la volontà di candidarsi direttamente al governo per poi portare a compimento delle soluzioni adottate anche in altri paesi democratici. La questione dell’eutanasia legale, per quanto riguardi l’Italia nel caso del referendum, sembrerebbe assumere anche una piega più internazionale ed europea se pensiamo ai futuri appuntamenti dell’11 e 12 marzo a Varsavia, per il Congresso del Movimento paneuropeo Eumans che è stato convocato in congiunta all’Associazione Luca Coscioni, con l’intento d’instaurare un fronte europeo d’iniziative per la libertà di scelte di fine vita e per abrogare definitivamente tutte le norme proibizioniste a livello europeo[2].

Un’osservazione sui dati in digitale

Un’analisi interessante da svolgere su questo referendum circa l’eutanasia legale in Italia sta nella sottoscrizione digitale. Come riporta Il Sole 24 Ore, sono state 221.000 le donne e 171.000 gli uomini. La fascia d’età che ha ricoperto maggiormente tali numeri è compresa tra i 21 anni ed i 30 anni, con ben 92.000 donne e 61.000 uomini[3]. Da questi dati, seppur non è fattibile riscontrare una certezza scientifica, si potrebbero fare delle osservazioni o quantomeno portare avanti delle ipotesi. In primis, si osserva una predisposizione femminile superiore alla causa, come scritto poco fa la compagine femminile sembrerebbe più propensa alla legalizzazione dell’eutanasia nel Belpaese, a differenza degli uomini che risultano in netta minoranza. In secundis, si nota come ci sia stata una massiccia presenza di persone d’età non troppo avanzata nell’utilizzo del formato digitale, ma ciò ci porta a due osservazioni: prima di tutto potrebbe darsi che tra soggetti più giovani vi è una tendenza maggiore a muoversi nel mondo digitalizzato e di conseguenza sono più abili nell’utilizzo di determinati strumenti rispetto ad una fascia di persone che è nata in un’epoca dalla scarsa digitalizzazione, inoltre aggiungiamo che potrebbe anche esservi un atteggiamento meno conservatore sui diritti civili da parte delle categorie giovani rispetto ai maggiormente anziani.

La situazione giuridica italiana in merito al tema dell’eutanasia legale

in Italia il tema dell’eutanasia è particolarmente delicato poiché entrano in ballo situazioni giuridiche ostiche e difficili da risolvere. La Costituzione italiana all’art. 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”[4]. Se si prende l’art. 2 invece reciterà: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”[5]. Per concludere si osservi l’art. 13 che nella sua parte iniziale stabilisce che “la libertà personale è inviolabile” ed è in questa sua inviolabilità che rientra la sfera d’applicazione del potere della persona di poter disporre del proprio corpo[6]. Si evince da questi tre articoli che la questione non è per nulla banale sotto il punto di vista giuridico: da un lato abbiamo il diritto inviolabile di una persona di poter disporre del proprio corpo e quello di poter scegliere se sottoporsi alle cure mediche o meno, mentre dall’altro abbiamo il diritto sempre inviolabile secondo cui lo stato tutela la salute della persona. Quest’ultimo diritto prevede l’obbligo per i medici di prestare le proprie cure, pertanto soprattutto quando il soggetto, per malattia o altro non è in grado di poter esprimere il proprio consenso al suicidio medicalmente assistito il problema è reale.


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Lo scopo del referendum per la legalizzazione della cannabis

Entro il 30 settembre2021 c’è stata la possibilità di votare per il referendum inerente la legalizzazione della cannabis in Italia. Tale proposta è stata promossa dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e da partiti quali +Europa, Possibile, Radicali italiani, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Volt. Lo scopo che perseguiva il referendum era di doppia entità: in primis agire sulla rilevanza penale, in secundis agire sulle sanzioni amministrative. La proposta è stata di depenalizzare la condotta di coltivazione della cannabis e di eliminare la pena di detenzione per qualsivoglia condotta illecita riguardo la cannabis o sostanze assimilate a quest’ultima. Si proponeva anche l’eliminazione della sanzione di sospensione della patente di guida e del certificato d’idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tute quelle condotte che hanno l’obiettivo dell’uso personale di ogni tipo di sostanze stupefacenti o psicotrope. Ciò che sarebbe dovuto rimanere sanzionabile era lo stato d’alterazione psico – fisica per uso di sostanze stupefacenti, inoltre rimanere punibile ogni forma d’associazione che avesse lo scopo del traffico illecito. La Corte Costituzionale ha tuttavia dichiarato l’inammissibilità del referendum in merito alla legalizzazione della cannabis. Giuliano Amato, presidente della Corte, ha spiegato che il quesito del referendum, nella sua formulazione, andava a toccare non soltanto la cannabis bensì anche droghe pesanti (esempio papavero o coca), col rischio di violare obblighi internazionali plurimi che deve rispettare lo stato italiano[7]

Analisi del risultato sul referendum per la cannabis legale

Il referendum ha avuto ben 610.000 firme riscontrando un successo notevole da parte del popolo italiano, superando di gran lunga le 500.000 firme necessarie. Secondo le statistiche che fuoriescono dai dati raccolti, sembrerebbe che ci sia una prevalenza maschile che ha firmato per la cannabis libera; 185mila gli uomini e112mila le donne tra i 21 e i 30 anni che lo hanno sottoscritto. Il referendum, a differenza di quello per l’eutanasia si è gestito completamente online, si è escluso l’utilizzo di stand o banchetti. Inoltre, da un punto di vista partitico si è riscontrata una netta divisione tra un centrodestra fortemente contrario a legalizzare la cannabis (Lega, Coraggio Italia, Forza Italia, Fratelli d’Italia) e partiti favorevoli come M5S, Leu, Pd[8].

L’attuale legge italiana in merito al tema della cannabis

Oggi, in Italia, la legge prevede la possibilità d’utilizzare la cannabis per scopo medico – terapeutico, mentre l’uso ricreativo è stato sicuramente depenalizzato, però è ancora punibile con sanzione amministrativa. Dal 18 dicembre 2019, con un pronunciamento della Corte di Cassazione, si è depenalizzata la coltivazione di piccole quantità di cannabis nella propria abitazione per utilizzo personale, tuttavia ciò è ritenuto ancora illecito amministrativo. Specificamente, colui che è in possesso di una dose di stupefacente ad utilizzo personale potrebbe rischiare la sospensione della patente di guida come sanzione amministrativa. Si è dinanzi a limiti stringenti, facili da superare e rischiare di cadere nel penale. Chi coltiva grosse quantità di cannabis – non assimilabili quindi all’uso personale – rischia da 2 a 6 anni di carcere e una multa da 26.000 a 260.000 euro. È stata concessa in Italia, dal 2016, la vendita della cannabis light, la quale è composta da un quantitativo di THC (i principi attivi che provocano effetti psicotropi) che va dallo 0,2% allo 0,5%.


Note

[1]Valeria Sforzini, Il referendum sull’eutanasia, in Italia, e il testo della proposta di legge, in “CORRIERE DELLA SERA”, 07 luglio 2021. Il referendum sull’eutanasia, in Italia, e il testo della proposta di legge- Corriere.it
[2]La Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il referendum sull’eutanasia (AGI – Agenzia Italia)
[3]Eutanasia e cannabis legale, l’identikit di chi ha sostenuto i referendum – Info Data (ilsole24ore.com)  (Il Sole 24 Ore)
[4]Art. 32 Costituzione italiana
[5]Art. 2 Costituzione italiana
[6]Art. 13 Costituzione italiana
[7]Cannabis, Amato: “Referendum era su sostanze stupefacenti, riferimenti a droghe pesanti” (la7.it)
[8]Cannabis, tra referendum e testo alla Camera prosegue lo scontro – Il Sole 24 ORE


Foto copertina: Referendum eutanasia ansa