La costa asiatica e la sua influenza geopolitica nel China Dream


Nel progetto geopolitico presentato nel 2013 dalla Presidenza Xi Jinping per la regione dell’Asia-Pacifico chiamato China Dream, Pechino ha attribuito un grado di importanza geostrategica elevato alla costa dell’Asia continentale, in particolare al suo litorale, in quanto ritenuto indispensabile per perseguire specifici obiettivi politico-strategici nei lati orientali e meridionali del Mar Cinese, rispettivamente delimitati ad est dalla Prima catena insulare.


A cura di Riccardo Rossi. Traduzione a cura di Aurora Minieri, articolo pubblicato su SpecialEurasia

Questa valutazione ha portato a un programma della Repubblica popolare cinese (RPC) per la militarizzazione di gran parte del segmento costiero cinese espandendo le basi dell’Esercito Popolare di liberazione (PLA) situate all’interno di questa area geo-marittima. Dato questo calcolo strategico operato dalla Presidenza Xi Jinping, questa analisi si propone di studiare le ragioni di Pechino che hanno portato a questa scelta e quindi valutare come ciò abbia influito sulla definizione degli obiettivi politico-strategici e delle conseguenti strategie militari.

Il valore geostrategico della costa del continente asiatico

Per capire perché la RPC attribuisce grande importanza alla costa asiatica, è necessario esaminare il piano di politica estera lanciato dalla Presidenza di Xi Jinping chiamato China Dream per riportare la nazione ad una posizione di primaria importanza all’interno della Comunità Internazionale e dell’Asia-Pacifico[1].
Nel caso dell’Asia-Pacifico, la realizzazione di questo programma ha portato Pechino a considerare la regione come uno spazio strategicamente non omogeneo perché, in quest’area, esistono zone che sono politicamente più importanti di altre. Tale affermazione trova conferma nella decisione della Presidenza Xi Jinping di concentrare buona parte delle proprie risorse economico-militari verso il quadrante Asia-Pacifico centro-sud-occidentale, compresa l’area geo-marittima del Mar Cinese, suddivisa nei suoi due lati, Mar Cinese Orientale (ECS) e Mar Cinese Meridionale (SCS).[2]
Pechino ha messo in atto tale disposizione considerando la peculiare conformazione geofisica del Mar Cinese, riconducibile alla sua posizione intermedia tra la costa asiatica e la Prima catena insulare, e l’inclusione nelle sue acque di arcipelaghi (Senkaku, Spratly e Paracelso) e quattro stretti marittimi: Taiwan, Miyako, Luzon e Malacca, che rappresentano le uniche vie di accesso e di uscita da e verso il Mar Cinese. Di questi stretti, Taiwan interconnette l’ECS con il suo gemello SCS, Miyako collega le acque dell’ECS con il Pacifico aperto, Luzon connette l’SCS con l’Oceano Pacifico. Infine, Malacca collega l’SCS con il Mare delle Andamane e il Golfo del Bengala.
Per la Presidenza Xi Jinping, questa distinta conformazione del Mar Cinese designa un fattore condizionante nell’implementazione della sua posizione attiva all’interno dell’Asia-Pacifico centro-sud-occidentale, rispondendo a due priorità politico-strategiche.
La prima contempla la necessità di sfruttare il potenziale economico del Mar Cinese assimilabile ad un gran numero di risorse fossili, e la necessità di presidiare le vitali Sea Lines of Communications (SLOC) che attraversando le sue acque e gli stretti appena esaminati, interconnettono i principali porti cinesi alla rotta del Mare del Nord e alla rotta commerciale marittima Malacca[3]. La seconda priorità è riconducibile alla vicinanza di alcuni settori della prima catena insulare come l’isola di Taiwan e l’arcipelago giapponese al segmento costiero cinese, dove vengono realizzate le città, le infrastrutture portuali e le basi militari più significative del PLA e, in caso di conflitto con gli Stati Uniti, sarebbero oggetto di operazioni di proiezione di potenza marittima condotte dalle forze armate statunitensi[4].
La combinazione di queste due preminenze politico-strategiche ha richiesto alla Presidenza di Xi Jinping di sviluppare una dottrina militare che consentisse l’adozione di un programma di sviluppo bellico per ottimizzare la chiave tattica della sua costa, in particolare verso tre settori.
Il primo comprende il tratto di costa settentrionale segnato da tre penisole: Liaodong, Shandong e Corea. Le prime due penisole, localizzate specularmente l’una all’altra, costituiscono le due sponde dello Stretto di Bohai, a cui Pechino riconosce il particolare valore strategico in quanto passaggio obbligato tra il Mare di Bohai e il Mar Giallo. A queste due penisole si aggiunge la Corea, che per la RPC rappresenta un potenziale pericolo per la sicurezza della nazione, principalmente a causa del programma di sviluppo nucleare nordcoreano, che ha portato ad un aumento degli assetti militari statunitensi in Corea del Sud[5].
La combinazione dell’importanza geostrategica dello stretto di Bohai e dell’instabilità nella penisola coreana ha costretto il presidente Xi Jinping a istituire in quest’area il Northern Theatre Command, al quale è stato assegnato il compito di difendere la sovranità cinese in caso di conflitto in Corea o nello spazio geo-marittimo del Bohai e del Mar Giallo. Per garantire l’esecuzione di questo compito, il Northern Theatre Command controlla una considerevole forza militare distribuita principalmente nello Shandong e nella penisola di Liaodong. Nel caso dello Shandong vicino alla città di Qingdao, la Northern Theater Navy ha una portaerei, navi di superficie, Sottomarini lanciamissili balistici (SSB) e Sottomarini nucleari lanciamissili balistici (SSBN). Nel caso di Liaodong, vale la pena ricordare il dispiegamento della Fighter/Ground Attack Brigade, un’Unità missilistica e una base della Marina che ospita una flottiglia di sottomarini convenzionali e navi da guerra[6].
Xi Jinping dedica grande attenzione anche al secondo settore della costa cinese, che comprende il tratto di costa parallelo all’isola di Taiwan, ritenuto essenziale per condurre due diversi tipi di operazioni militari nel Mar Cinese Orientale.
La prima catalogazione della missione avanza la necessità di difendere il settore costiero cinese (delimitato a nord dalla penisola dello Shandong e a sud dal territorio insulare di Laizhou) da possibili operazioni di proiezione di potenza marittima avviate dagli Stati Uniti, sfruttando le basi ubicate in Corea del Sud e Giappone[7].
Per svolgere questo tipo di operazione difensiva, Pechino ritiene di dover sfruttare il settore costiero vicino a Taipei come snodo per lanciare pattugliamenti o incursioni aeronavali nell’area geo-marittima compresa tra la sua costa e la prima catena insulare. Come esempio a sostegno di tale affermazione può essere considerato l’ambizioso progetto cinese dell’invasione anfibia di Taiwan, la cui realizzazione richiede, però, il soddisfacimento di una condizione necessaria, ovvero l’imposizione da parte del PLA di un controllo marittimo localizzato nelle acque prossime all’obiettivo, negando così l’accesso a Taipei sia alla Settima Flotta statunitense con base a Yokosuka, sia all’Amphibious Ready Group (ARG) schierato nella città giapponese di Sasebo[8].
Pechino ha creato un comando unificato chiamato Eastern Theater per implementare le due categorie di missioni considerate sopra, tra cui la Eastern Theatre Navy a Ningbo (compresi sottomarini diesel-elettrici, navi di superficie e un gruppo d’assalto anfibio) un comando dell’esercito e una base di unità missilistiche. Quest’ultimo include i sistemi di lancio di missili mobili DF-16/21 (che svolgono un ruolo chiave nel garantire la difesa costiera) e il DF-26 con una portata sufficiente per colpire la base statunitense di Guam[9].
Infine, oltre ai due settori costieri sopra considerati, la Presidenza Xi Jinping attribuisce particolare importanza al versante meridionale e all’isola di Hainan in quanto indispensabili per condurre operazioni militari nel Mar Cinese Meridionale.
Le ragioni di questa valutazione geostrategica cinese, come avvenuto per i due settori di costa precedentemente esaminati, sono da ricondurre alla peculiare struttura geografica, in questo caso, individuabile nella posizione frontale della penisola di Laizhou rispetto all’isola di Hainan, a sua volta notevole per la vicinanza agli arcipelaghi del Paracelso e dello Spratlys.
Questa particolare disposizione ha portato la RPC a stabilire due basi principali della Marina dell’Esercito di liberazione popolare all’interno di questo spazio geo-marittimo. Il primo è Zhanjiang, situato nel settore meridionale della penisola di Laizhou. Costituisce il quartier generale di comando della South Sea Fleet (composta da una portaerei, navi di superficie, SSB e SSBN), protetto da un sistema di batterie di missili mobili a medio raggio tipo HQ-9 SAM[10].
Oltre alla base di Zhanjiang, c’è l’avamposto di Yulin costruito nei pressi dell’isola di Hainan, che oltre ad essere una base per i sottomarini nucleari di classe Jin (SSBN), data la sua posizione vicino agli arcipelaghi Paracelso e Spratly, garantisce a Pechino l’utilizzazione come avamposto per il supporto logistico alle isole artificiali costruite negli arcipelaghi Paracelso e Spratly.

Conclusioni

In sintesi, la valorizzazione geostrategica di Pechino del suo segmento di costa asiatica rappresenta un punto essenziale per tutelare i propri interessi all’interno del quadrante dell’Asia-Pacifico centro-sud-occidentale, principalmente di natura economica e militare. La prima è ascritta all’importanza geo-economica dello spazio geo-marittimo del Mar Cinese per quanto riguarda il potenziale sfruttamento delle risorse energetiche e il controllo dei flussi commerciali attraverso il Mar Cinese Orientale e il Mar Cinese Meridionale, collegando i porti cinesi con la Rotta del Mare del Nord (NSR) e con le rotte commerciali di Malacca e Suez.
Questa centralità economica ha in parte favorito l’accrescimento dell’importanza geostrategica del Mar Cinese, obbligando Pechino a sviluppare una strategia militare che vede nella fascia costiera un’importante area in cui operare nelle acque dell’ESC e dell’SCS a tutela dei propri interessi economici, il che contrasta la politica statunitense di pivot verso l’Asia considerata dal presidente Xi Yining una grave minaccia alla sua sicurezza nazionale, in particolare alle città e alle infrastrutture civili e militari situate lungo la sua costa[11].
In conclusione, si può affermare che Pechino, valorizzando la conformazione del proprio territorio, ritiene che sia possibile ottenere un vantaggio strategico nei confronti degli Stati Uniti e dei suoi alleati come Corea del Sud e Giappone. Questa riflessione può portare a pensare che negli anni a venire le coste cinesi diventeranno sempre più centrali per Pechino nello svolgimento di operazioni militari in prossimità delle aree del Mar Cinese considerate di elevata importanza geostrategica come lo stretto di Taiwan, Miyako, Luzon, Malacca e la prima catena insulare.


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Note

[1] Ibid
[2] Ibid
[3] Ibid
[4] Eric. H, The U.S.-China military scorecard: forces, geography, and the evolving balance of power, 1996-2017, RAND Corporation, Santa Monica, Calif., 2015
[5] Rumer. E, Sokolsky. R and Vladicic. A Russia in the Asia-Pacific: Less Than Meets the Eye, Carnegie Endowment for International Peace, 2020
[6] Dipartimento della Difesa, Military, and Security Developments Involving the People’s Republic of China 2020 Rapporto Annuale al Congresso, Ufficio del Segretario della Difesa, 2020
[7] Ibid
[8] Ibid
[9] Rossi R,(2021) The geostrategic importance of the Island of Guam in the U.S. policy of containment of Chinese expansionism in the Asia-Pacific, Geopolitical Report, Vol. 14(1), SpecialEurasia.  from: https://www.specialeurasia.com/2021/12/01/geopolitics-guam-united-states/.  
[10]  Eric. H, The U.S.-China military scorecard: forces, geography, and the evolving balance of power, 1996-2017, RAND Corporation, Santa Monica, Calif., 2015
[11] Ibid


Foto copertina:GREG BAKER / AFP