Dominatrice incontrastata del campionato di calcio tedesco orientale dal 1979 al 1988, la Dinamo Berlino conobbe un rapido declino dopo la riunificazione della Germania e la dissoluzione della Stasi.
“Tutto è politica”: nell’Ottocento lo scrittore e poeta svizzero Gottfried Keller, tra i maggiori esponenti della letteratura del suo Paese, espresse l’idea che “ogni azione, ogni pensiero e ogni sentimento dell’uomo sono inscindibilmente fusi con la vita della società, con le lotte della società, ossia con la politica”[1].
Nel “tutto” menzionato da Keller può rientrare a pieno titolo lo sport e, in particolare, il calcio, da sempre efficace strumento di propaganda politica. Gli esempi di tale connubio sono molteplici e gran parte di essi risalgono agli anni della “cortina di ferro”[2], soprattutto nei paesi dell’Est Europa[3].
Il ‘centro’ della contrapposizione tra blocco sovietico e mondo occidentale era rappresentato dalla città di Berlino, divisa tra Est e Ovest da un Muro di cemento armato – lungo 155 chilometri e alto 3,6 metri – eretto dal governo orientale nel 1961 con il duplice scopo di creare una barriera di protezione e di evitare la fuga delle persone verso la Germania Ovest.
Le origini e le vittorie della Dinamo Berlino
Questa scissione ebbe inevitabili ripercussioni anche sul sistema calcistico, poiché, in seguito alla proclamazione della Repubblica Democratica Tedesca (Deutsche Demokratische Republik, DDR)[4] nel 1949, fu istituita una nuova struttura a girone unico che aveva come vertice la DDR-Oberliga[5], le cui prime edizioni furono caratterizzate dall’assenza di formazioni competitive di Berlino Est[6]. Per ovviare al problema, Erich Mielke, dal 1957 al 1989 a capo del Ministero per la Sicurezza di Stato (Stasi), la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della neonata DDR, si adoperò per la creazione ex novo di un club in grado di dare lustro alla parte orientale di Berlino.
La soluzione fu trovata nel 1954 con il trasferimento della prima squadra della Dinamo Dresda, campione della Germania Est nel 1953, e del suo diritto di partecipare alla DDR-Oberliga alla SC Dynamo Berlin, ‘erede’ della SV Dynamo (nata nel 1953) e così rinominata nel 1954. Malgrado l’escamotage – peraltro assai diffuso nella Germania Est – di Mielke, la Dinamo Berlino fece fatica a ottenere risultati di rilievo – a eccezione della conquista della FDGB Pokal[7] nel 1959 –, schiacciata dalla concorrenza del Wismut Karl-Marx-Stadt[8], vincitore di quattro campionati tra il 1955 e il 1959, e dell’altra squadra di Berlino Est, il Vorwärts, cinque volte campione tra il 1958 e il 1966 e capace di catalizzare il supporto della maggioranza dei berlinesi.
La retrocessione del 1967, la seconda dopo quella del 1956, fu il punto più basso toccato dalla società, che il 15 gennaio 1966 era stata rifondata con il nome di Berliner Fußballclub (BFC) Dynamo per via della profonda riforma del calcio della Germania Est. Infatti, affinché s’innalzasse la competitività della Nazionale e dei club, dieci dipartimenti calcistici, tra cui la Dinamo Berlino, furono resi indipendenti dalle rispettive società polisportive, venendo organizzati unicamente come squadre di calcio. L’obiettivo era dare vita a una vera e propria élite: i club designati avrebbero avuto a disposizione i migliori calciatori e, inoltre, godendo di staff tecnici e centri di formazione all’avanguardia, avrebbero potuto inserire nei settori giovanili i giocatori più talentuosi, ‘reclutati’ nei distretti stabiliti dal governo centrale.
Apertamente appoggiata da Mielke, che ricopriva la carica di presidente onorario, e dalla Stasi, la Dinamo Berlino tornò immediatamente in massima serie, ma dovette attendere più di un decennio per iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro della DDR-Oberliga, egemonizzata negli Anni Settanta dalla Dinamo Dresda[9] e dal Magdeburgo[10].
Dal 1979 al 1988, guidata dal tecnico Jürgen Bogs[11], la Dinamo Berlino inanellò dieci titoli nazionali consecutivi in un clima, però, di forte sospetto, essendo opinione comune che la squadra della capitale venisse costantemente aiutata dagli arbitri su pressione della Stasi, di cui facevano parte, in qualità di agenti, due direttori di gara internazionali, Adolf Prokop e Bernd Stumpf. A quest’ultimo è legato l’episodio più controverso del dominio decennale della Dinamo Berlino: il 22 marzo 1986, grazie a un rigore molto contestato concesso da Stumpf[12] all’ultimo minuto, i campioni in carica pareggiarono il big match contro i padroni di casa della Lokomotive Lipsia[13], involandosi verso la vittoria dell’ottavo campionato di fila.
Padrona assoluta in patria, la Dinamo Berlino ebbe meno fortuna nelle coppe europee: il miglior risultato rimase la semifinale di Coppa delle Coppe[14] del 1972, mentre in Coppa dei Campioni[15] non andò oltre i quarti di finale, raggiunti nel 1980 e nel 1984[16].
La fuga e la morte di Lutz Eigendorf
Il 20 marzo 1979 il mondo calcistico della Germania Est fu scosso dalla fuga a Ovest di Lutz Eigendorf, ventitreenne calciatore della Nazionale e della Dinamo Berlino, club in cui militava, comprese le giovanili, dal 1970. Il “Beckenbauer dell’Est”[17] approfittò dell’amichevole disputata dalla sua squadra contro il Kaiserslautern[18] – formazione della Germania Ovest – a Gießen, città dell’Assia, per far perdere le sue tracce e restare nella parte occidentale.
La punizione fu durissima: squalificato per un anno dalla UEFA[19], non ebbe più modo di ricongiungersi né con la moglie, ‘spinta’ a risposarsi con un agente della Stasi, né con la figlia. Scontata la sospensione, Eigendorf giocò con il Kaiserslautern e con l’Eintracht Braunschweig[20], ma, a causa della netta differenza tra Est e Ovest in ambito calcistico[21], non riuscì a imporsi.
Ciononostante, il 21 febbraio 1983 criticò aspramente la DDR in un’intervista rilasciata davanti al Muro. Due settimane dopo, il 7 marzo, morì in ospedale per le lesioni riportate nel grave incidente stradale occorsogli poche ore prima e avvenuto, secondo l’autopsia, per il tasso alcolemico troppo alto.
Tuttavia, pur non essendoci prove certe, quella che ufficialmente fu archiviata come una tragica fatalità è stata ritenuta un’esecuzione compiuta dalla Stasi, desiderosa di ‘punire’ il dissidente Eigendorf[22].
La fine della DDR e il declino della Dinamo Berlino
La supremazia della Dinamo Berlino s’interruppe nel 1989: la Dinamo Dresda si laureò campione e il 9 novembre il governo della DDR permise il libero passaggio di cittadini da Est a Ovest, dando il La alla caduta del Muro e alla riunificazione della Germania. Ciò comportò la disgregazione della Stasi e la fine del periodo d’oro della società da essa patrocinata: la Dinamo Berlino – che nel 1990, per prendere le distanze dal suo passato, aveva cambiato nome in FC Berlin, riacquisendo la denominazione BFC Dynamo[23] nel 1999 – precipitò nelle serie inferiori del calcio tedesco, patendo l’onta del fallimento nel 2001 e balzando agli onori della cronaca nel 2004 per la polemica con la Deutsche Fußball Liga (DFL)[24] in merito al numero di stelle da apporre sullo stemma[25].
L’annata in corso potrebbe regalare alla Dinamo Berlino[26] l’agognata promozione in 3. Liga, la terza divisione, a ventidue anni dall’ultima partecipazione, con il sogno di approdare in un futuro prossimo in Bundesliga e affrontare le altre due squadre della capitale, l’Hertha[27] e l’Union[28].
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Note
[1] G. Lukács, Saggi sul realismo, Torino, Einaudi, 1950, p. 19
[2] L’espressione, coniata da Winston Churchill nel 1946, fu usata per indicare la linea di confine che divise l’Europa in due zone separate di influenza politica dalla fine della Seconda guerra mondiale al termine della guerra fredda: l’Europa orientale era posta sotto il controllo sovietico, quella occidentale sotto l’egida statunitense
[3] https://www.opiniojuris.it/le-squadre-del-palazzo-quando-il-calcio-diventa-uno-strumento-di-propaganda-politica/
[4] Comunemente nota come Germania dell’Est e opposta alla Repubblica Federale Tedesca (Bundesrepublik Deutschland, BDR), fu uno Stato socialista – la cui capitale era Berlino Est – che occupava la parte della Germania assegnata all’Unione Sovietica dopo la Seconda guerra mondiale
[5] Alla fine della Seconda guerra mondiale, per sostituire la Gauliga nazista, furono introdotte delle competizioni calcistiche in ogni zona di occupazione. Nella parte sovietica, prima della nascita della DDR-Oberliga, si tennero due edizioni della Ostzonenmeisterschaft – un torneo a eliminazione diretta –, vinte nel 1948 dal Planitz (oggi Zwickau – https://www.fsv-zwickau.de/) e nel 1949 dall’Union Halle (oggi Hallescher – https://www.hallescherfc.de/)
[6] La prima squadra della capitale a vincere la DDR-Oberliga fu nel 1958 il Vorwärts Berlin (nato nel 1951 a Lipsia, successivamente spostato a Berlino Est per volere delle autorità della DDR e trasferito nel 1971 a Francoforte, dove nel 1991, successivamente alla riunificazione della Germania, venne rifondato, assumendo nel 1993 l’attuale denominazione di Viktoria Francoforte – http://www.fcfrankfurt.de/)
[7] Acronimo di Freier Deutscher Gewerkschaftsbund Pokal (Coppa della Federazione della Libera Unione Sindacale Tedesca), era la Coppa della Germania Est
[8] Fondata ad Aue, in Sassonia, nel 1946, la società fu spostata nel 1951 a Karl-Marx-Stadt (l’attuale Chemnitz), assumendo il nome di Wismut Karl-Marx-Stadt. Con la promozione in DDR-Oberliga del Karl-Marx-Stadt – oggi Chemnitzer (https://www.chemnitzerfc.de/cfc/home/) –, campione della Germania Est nel 1967, il Wismut ritornò ad Aue, prima come Wismut Aue e poi, dal 1993, come Erzgebirge Aue (in onore dei Monti Metalliferi – in tedesco Erzgebirge –, al confine tra Germania e Repubblica Ceca). Nella stagione 2021/2022 l’Erzgebirge Aue (https://www.fc-erzgebirge.de/startseite/) milita in Zweite Liga, la seconda serie del calcio tedesco
[9] https://www.dynamo-dresden.de/aktuelles.html
[10] https://1.fc-magdeburg.de/start
[11] Bogs ha allenato la Dinamo Berlino in tre periodi differenti: dal 1977 al 1989, vincendo dieci titoli – record nella storia della DDR-Oberliga – e due FDGB Pokal; dal 1990 al 1993, conducendo la squadra nella NOFV-Oberliga 1990/1991, ultima edizione del massimo campionato della Germania Est; dal gennaio 2000 al dicembre 2001, quando il club, oberato dai debiti, fu costretto a ritirarsi dalla Oberliga Nordost, la quarta serie del calcio tedesco
[12] L’avvenimento è passato alla storia come Schand-Elfmeter von Leipzig (rigore della vergogna di Lipsia), sebbene nel 2000 Stumpf, attraverso un video girato da una prospettiva diversa, abbia dimostrato la correttezza della sua decisione e l’iniquità della radiazione sancita ai suoi danni nel 1986
[13] https://www.lok-leipzig.com/
[14] Svoltasi dal 1960/1961 al 1998/1999, era una competizione riservata alle squadre vincitrici delle principali coppe nazionali
[15] https://it.uefa.com/uefachampionsleague/
[16] Nel 1983/1984 la Dinamo Berlino venne eliminata dalla Roma, a sua volta sconfitta dal Liverpool nella finale disputata in casa allo stadio Olimpico
[17] Soprannome di Eigendorf
[18] https://fck.de/de/
[19] https://it.uefa.com/
[20] https://www.eintracht.com/wir-sind-eintracht
[21] Attiva dal 1952 al 1990, la Nazionale della Germania Est, mai qualificatasi a un Campionato europeo, ha partecipato a un solo Mondiale: nel 1974, ad Amburgo, con un gol di Jürgen Sparwasser sconfisse la Germania Ovest – che ospitava la manifestazione e che avrebbe vinto il secondo titolo della sua storia – nell’unico precedente ufficiale tra le due selezioni, guadagnandosi l’accesso alla seconda fase. Decisamente più esaltanti furono i traguardi della Nazionale olimpica: una medaglia d’oro (Montréal 1976 – https://www.opiniojuris.it/la-gara-piu-sporca-della-storia-i-100-metri-che-cambiarono-il-mondo-dellatletica/), una d’argento (Mosca 1980) e due di bronzo (Tokyo 1964 e Monaco di Baviera 1972)
[22] https://storiedicalcio.altervista.org/blog/lutz_eigendorf.html
[23] https://bfc.com/
[24] La DFL (https://www.dfl.de/de/) è l’organo che gestisce i due più importanti campionati tedeschi: la Bundesliga e la Zweite Liga
[25] La DFL introdusse il Verdiente Meistervereine (Riconoscimento per squadre vincitrici), decretando che i club vincitori di tre, cinque, dieci, venti o trenta campionati dalla stagione 1963/1964, la prima di Bundesliga, in avanti (con l’esclusione dei tornei antecedenti al 1963 e di quelli della Germania Est) avrebbero potuto fregiarsi di una, due, tre, quattro o cinque stelle. Avendo conquistato dieci titoli, la Dinamo Berlino rivendicò il diritto di avere tre stelle, generando una querelle risolta dalla Federazione (Deutscher Fußball-Bund, DFB – https://www.dfb.de/index/), che nel 2005 dispose che chi si era aggiudicato un campionato diverso dalla Bundesliga potesse collocare sopra allo stemma una stella con inscritto il numero di successi
[26] Al 25 marzo 2022 la Dinamo Berlino è capolista in Regionalliga Nordost
[27] https://www.herthabsc.com/de
[28] https://www.fc-union-berlin.de/en/
Foto copertina: BFC Dynamo – Wismut Aue 2:1- Thomas Doll segna un gol su calcio di rigore (Archivio federale tedesco, ADN-ZB-Grimm-4.3.89-hko)