Il 9 maggio 2022 il popolo filippino sceglie come presidente il figlio dell’ex dittatore Marcos: Ferdinando Marcos Jr, anche detto “Bongbong”.
Il 23 settembre 1972 il Presidente eletto Ferdinand Marcos impose la legge marziale nelle Filippine. Ebbe inizio così un regime autoritario che durò fino al 1986, anno in cui il dittatore, insieme alla sua famiglia, fu costretto a fuggire alle Hawaii a causa della cosiddetta “Rivoluzione del Rosario”, un’eccezionale rivolta popolare che contrassegnò l’inizio di quella che fu definita dagli osservatori come una transizione democratica dell’arcipelago.
Il 9 maggio 2022, quasi 50 anni dopo la svolta autoritaria di Marcos, il popolo filippino sceglie, come successore dell’attuale presidente Rodrigo Duterte, il figlio dell’ex dittatore: Ferdinando Marcos Jr, anche detto “Bongbong”.
Quella che potrebbe sembrare una vittoria che disorienta è in realtà secondo alcuni studiosi una ricaduta del processo di democratizzazione iniziato a metà anni Ottanta e che nel tempo non è riuscito a decollare, subendo pesanti contraccolpi.
Secondo un’analisi di Marco Garrido il popolo filippino è stato deluso più e più volte dalla democrazia, rendendo l’idea stessa di questa avvilente. Dopo la fine della legge marziale e della dittatura, abbattuta dal potere popolare, l’atteggiamento euforico delle persone si è scontrato nel tempo con l’insuccesso dei provvedimenti liberali e con le sue istituzioni deboli, corrotte e facilmente mutabili. È iniziato così dal 2016, già con l’elezione di Duterte, un tentativo del popolo filippino di superare lo stallo e la frustrazione verso il sistema, affidandosi al cosiddetto “leader forte”. L’elezione di Bongbong quindi non sarebbe altro che il proseguimento di una strada alternativa che i filippini hanno intrapreso per superare quello che Garrido definisce come un “disincanto” verso la democrazia.[1]
“Bongbong”
Ferdinand Marcos Jr nasce nel 1957 a Manila e dopo l’esilio alle Hawaii torna in patria nel 1991. Poco tempo dopo la presidentessa Aquino (1986 -1992) oltre che permettere alla famiglia Marcos di rientrare nelle Filippine acconsentì anche al loro ritorno in politica. Ha inizio così il lungo processo di ricostruzione di immagine della famiglia durante il quale vengono negate apertamente le accuse di corruzione, torture, arresti degli oppositori (50mila casi) e uccisioni (3.257) avvenute durante gli anni della dittatura.[2]
Bongbong poco dopo il suo ritorno è stato nominato deputato nella Camera dei Rappresentanti, poi nel 1998 ottiene la carica di governatore di Ilocos Norte, storico feudo controllato dalla famiglia Marcos, e nel 2010 viene eletto senatore. Una scalata lunga che lo ha portato oggi a diventare il diciassettesimo presidente delle Filippine.
Già nei sondaggi di opinione Marcos registrava un ampio vantaggio rispetto alla principale rivale Leni Robredo, l’attuale vicepresidentessa delle Filippine nota per la sua opposizione a Duterte. Di fatto con il 97% delle schede scrutinate Bongbong ha ottenuto 31 milioni di voti, il doppio rispetto a Robredo.[3]
Anche se l’elezione presidenziale ha monopolizzato l’attenzione, il popolo filippino era chiamato a scegliere anche la carica di vicepresidente, che è votata separatamente da quella del presidente, favorendo la possibilità di due figure di colore politico opposto, 12 seggi al Senato, 300 seggi alla Camera dei Rappresentanti e circa 18.000 incarichi locali nelle 7.000 isole che compongono l’arcipelago.[4] Sara Duterte, sindaca di Davao e figlia dell’attuale presidente, è stata scelta da Marcos Jr come sua candidata alla vicepresidenza. Tale decisione, oltre che esprimere continuità rispetto all’amministrazione uscente, è stata altamente strategica, la sindaca riscuote un ampio sostegno nel sud del paese, regione che invece tradizionalmente rappresenta il tallone d’Achille della famiglia Marcos. Il popolo filippino si è quindi espresso e come previsto Sara Duterte è stata eletta vicepresidentessa con ampia maggioranza di voti.[5]
I social media nella campagna elettorale
Definite come elezioni show da alcuni giornalisti, la campagna elettorale nelle Filippine è stata caratterizzata da un’alta spettacolarizzazione e un ampio uso dei social media.[6] Non è la prima volta, già nel 2016 la campagna di Rodrigo Duterte ha utilizzato il potente ed economico mezzo cavalcando l’onda di Internet. Uno strumento senz’altro influente già a quell’epoca quando il numero degli utenti era inferiore ai 65 milioni ed ancora più efficace oggi in quello che è considerato uno dei paesi più attivi in Asia con ben 81 milioni di persone che utilizzano i social.[7] Internet ha però favorito anche una maggiore esposizione delle persone a fake news e manipolazioni. Un’indagine di Rappler ha evidenziato che nel 2016 circa 1 milione di persone sono state sottoposte a notizie false[8] e Freedom House ha registrato un importante calo nelle performance delle Filippine riguardo le “libertà in rete”, sostenendo che sempre più fonti di informazione sono controllate dal governo o altri attori, spesso troll sui social media, che manipolano le notizie per modellare precisi risultati politici.[9] Questa strategia è stata riproposta da Marcos Jr, attraverso Facebook, TikTok e YouTube. Tramite queste piattaforme si è diffusa una nuova storia passata e degli anni della dittatura di Marcos, descritti come un’epoca d’oro; come è facile immaginare la fascia della popolazione che maggiormente fa uso dei social è quella tra i 18 e i 44 anni,[10] individui che quindi o non erano ancora nati o erano piccoli per avere memoria del regime. Inoltre più del 50% degli elettori filippini ha un’età compresa nella fascia sopracitata, ciò ha incoraggiato un voto favorevole a Marcos.[11]
Sul fronte interno
La continuità tra Marcos e Duterte non è solo portata avanti dalla figlia del primo, in quello che può definirsi un programma vago del neoeletto presidente si ritrovano molte delle promesse dell’amministrazione uscente. Bongbong ha evitato dibattiti pubblici e confronti con la sua rivale Robredo, ciò ha portato a non comprendere a pieno la sua strategia.[12] Marcos Jr. ha promesso unità e prosperità per il popolo filippino, lotta alla corruzione, miglioramento dell’istruzione e guerra alla criminalità.[13] L’ultimo tema è un forte punto di incontro tra le due amministrazioni, Duterte ha perseguito una violenta lotta contro la criminalità, in particolare verso la droga. È stata definita una vera e propria guerra al narcotraffico con migliaia di uccisioni extragiudiziali, detenzioni arbitrarie e sottomissione di agenzie di controllo.[14] Tali misure hanno portato il paese alla mancanza di un sistema giudiziario che garantisse il diritto del giusto processo.[15] Il 15 settembre 2021 la Corte Penale Internazionale ha autorizzato un’indagine sulla “guerra alla droga”, definita come “un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile che ha avuto luogo in virtù o in seguito a una politica statale”.[16] Alla fine del mandato quindi la vita dell’ex presidente Rodrigo Duterte potrebbe complicarsi, ma l’elezione della figlia alla carica della vicepresidenza potrebbe alleviare i problemi legali.[17] Nonostante i metodi violenti, Duterte rimane ancora molto popolare nelle Filippine, buona parte della popolazione infatti ha appoggiato il suo approccio in quanto sinonimo di impegno e dimostrazione di volontà.[18]
Politica estera
Storicamente il popolo filippino non ha mai votato un presidente basandosi sul programma di politica estera, ma Bongbong avrà molte sfide sul fronte diplomatico. La posizione strategica delle Filippine è storica e attuale dato che la rivalità tra Stati Uniti e Cina ha individuato nell’Indo-Pacifico il principale punto di collisione. Anche in questo caso è possibile ritrovare una discreta convergenza tra il leader uscente e quello appena eletto. Duterte infatti all’inizio del suo mandato voleva allentare la storica alleanza con Washington e mettere da parte le controversie con Pechino riguardanti gli atolli contesi nel Mar Cinese Meridionale, sia per motivi economici, con la promessa di generosi investimenti da parte del dragone, sia per non esacerbare i rapporti con il vicino. Nonostante ciò le continue incursioni di Pechino nella Whitsun Reef hanno portato Duterte a riavvicinarsi agli USA e a rinnovare nel 2021 il Visiting Forces Agreement, un accordo militare che permette esercitazioni congiunte e lo schieramento di forze e sistemi d’arma statunitensi su territorio filippino.[19] Le intenzioni di Marcos Jr sembrano essere simili a quelle iniziali del suo predecessore, avendo affermato più volte la volontà di riavvicinarsi alla Cina.
Il voto del popolo filippino pare esprimere un’estensione e una continuità rispetto al mandato presidenziale di Duterte. Ancora alla ricerca di una democrazia che la dirigenza dopo la Rivoluzione del Rosario non è riuscita a delineare. Infatti dopo la caduta del regime Marcos i governi che lo hanno succeduto non sono riusciti ad affrontare a pieno neanche i bisogni sociali di base; secondo un rapporto del 2018 di un think tank statale più di un quinto del popolo filippino vive sotto la soglia di povertà del paese e solo 1,4% della popolazione ha un reddito elevato.[20]
Note
[1]https://www.washingtonpost.com/politics/2022/05/05/bongbong-marcos-philippines-election-may9-democracy-duterte/
[2] https://www.amnesty.org.ph/wp-content/uploads/2014/11/asa350011976en.pdf
[3] https://www.china-files.com/elezioni-nelle-filippine-e-adesso/
[4] https://www.reuters.com/world/asia-pacific/guide-philippines-2022-election-2022-02-08/
[5] https://www.ilpost.it/2022/05/10/marcos-filippine-vittoria-elezioni/
[6] The Essential, “Elezioni show nelle Filippine”, 23 aprile 2022: https://open.spotify.com/episode/0MEf7oZ2RaZSEJzp5njYxz?si=BA-aq2K9R9uQAxw–oRfNQ
[7]https://www.statista.com/statistics/489180/number-of-social-network-users-in-philippines/
[8] https://www.rappler.com/technology/features/fake-news-internet-propaganda-philippine-elections-2016-2019/
[9]https://freedomhouse.org/country/philippines/freedom-net/2021
[10]https://www.statista.com/statistics/1139168/philippines-social-media-advertising-audience-age-and-gender/
[11] https://asia.nikkei.com/Politics/Philippine-elections/Marcos-vows-to-bring-nuclear-power-to-the-Philippines
[12] https://www.rappler.com/voices/thought-leaders/opinion-the-great-cheat/
[13] https://www.lifegate.it/elezioni-filippine-marcos-dittatura
[14] https://www.cesi-italia.org/it/articoli/la-lotta-al-narcotraffico-e-la-difficile-gestione-delle-relazioni-internazionali-nelle-filippine-di-duterte
[15]https://freedomhouse.org/country/philippines/freedom-world/2022
[16] https://www.icc-cpi.int/news/situation-philippines-icc-pre-trial-chamber-i-authorises-opening-investigation
[17] https://www.agi.it/estero/news/2022-05-08/elezioni-filippine-per-dopo-duterte-probabile-ritorno-marcos-16655838/
[18]https://www.washingtonpost.com/politics/2022/05/05/bongbong-marcos-philippines-election-may9-democracy-duterte/
[19] https://www.china-files.com/le-relazioni-tra-stati-uniti-e-filippine-tra-alleanza-storica-e-recente-allontanamento/
[20]https://pidswebs.pids.gov.ph/CDN/PUBLICATIONS/pidspn1818.pdf
Foto copertina: Ferdinand Bongbong Marcos Jr., the son and namesake of the late Filippine dictator, delivers a speech during a campaign rally in San Fernando, Pampanga province, Philippines, April 29, 2022. REUTERS/Eloisa Lopez